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Il Suono Segreto dell'Arpa: Delitti di Provincia 3
Il Suono Segreto dell'Arpa: Delitti di Provincia 3
Il Suono Segreto dell'Arpa: Delitti di Provincia 3
Ebook94 pages1 hour

Il Suono Segreto dell'Arpa: Delitti di Provincia 3

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About this ebook

L’ex brigadiere Pucci, ora maresciallo in pensione, ha aperto una agenzia investigativa. Tra casi di corna e disavventure varie in cui viene coinvolto con il suo nuovo assistente, Pucci si troverà a dover indagare suo malgrado per conto della sorella impicciona sulla strana vita di una signora perbene.
E’ “Il suono segreto dell’arpa”, terzo giallo della serie “Delitti di provincia”. Un caso... Per caso!

LanguageItaliano
Release dateSep 13, 2012
ISBN9781301467716
Il Suono Segreto dell'Arpa: Delitti di Provincia 3
Author

Annarita Coriasco

Annarita Coriasco, italian poetress and writer.Annarita Coriasco, scrittrice, ha ricevuto due volte il premio “Courmayeur” di letteratura fantastica. Le sono stati attribuiti i premi internazionali “Jean Monnet” (patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dall’Università di Genova e dalle Ambasciate di Francia e Germania) e "Carrara - Hallstahammar". Ha ricevuto l'onorificenza di "Cavaliere" dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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    Il Suono Segreto dell'Arpa - Annarita Coriasco

    Il suono segreto dell’arpa: delitti di provincia 3

    Annarita Coriasco

    © Annarita Coriasco 2012

    Edizione Smashwords

    Prima edizione

    Smashwords Edition,

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

    Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, è necessario acquistare una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Questo libro costa pochissimo, se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, siete pregati di tornare a Smashwords.com per acquistare la vostra copia.

    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    Il suono segreto dell’arpa: delitti di provincia 3

    Dedicato a Charles D.Willow,

    impagabile correttore di bozze.

    In un bar di periferia di un paese come Foli, che è già di per sé, periferia, Pucci sorseggiava la sua birra ghiacciata. Un signore dal naso lungo e imperioso, leggeva un giornale più alto di lui. L’afa incombeva su tutto. Persino il ventilatore ronzava stracco come una vecchia auto asfittica. E non pareva sudare in misura minore del proprietario del bar, un grassone che asciugava bicchieri dietro al bancone a ritmo nevrotico. Pucci diede un’occhiatina alla strada, detergendosi il sudore dalla fronte, con un fazzoletto spiegazzato estratto da una tasca dei jeans nuovi, troppo stretti. Erano un dono della sua unica e amatissima figlia e quindi, li avrebbe indossati anche a rischio della sua incolumità. Mentre li sentiva segargli il fegato in due, non poté impedirsi un grato pensiero ai suoi vecchi pantaloni grigi con la riga, così comodi e ariosi...

    Con un sospiro di rimpianto, accolse la comparsa nella strada assolata e polverosa di quel tre agosto, dell’individuo al quale aveva dato appuntamento telefonico la sera prima.

    Il giovanotto indossava un paio di jeans e un cappellino con visiera, proprio come Pucci. Era sui trent’anni, un tipo assolutamente anonimo. S’avvicinava alla vetrina con un espressione tra il preoccupato e il perplesso. Il monumento all’anonimità era un tipo d’altezza media, né grasso né magro, né bello né brutto. Forse carino. Anche i capelli castani, rientravano nella media. Un uomo invisibile, perfetto per i pedinamenti. Anche i suoi ex colleghi carabinieri l’avrebbero pensato. La sua mimetica piacevolezza, seguitava nell’abbigliamento: un casual assolutamente comune, ma non inelegante. Costui entrò nel locale e si guardò intorno dubbioso. Poi vide Pucci fargli un cenno con la mano, ne valutò il cappellino con visiera e i jeans e si avvicinò esibendo un timido sorriso.

    Pucci si augurò che il cervello del giovane non seguisse di pari passo tutto il resto. Si strinsero la mano e Pucci lo invitò a sedere dopo aver appreso che si chiamava Paolo Stenti.

    - Vuole qualcosa da bere?- gli chiese Pucci. Stenti ordinò direttamente al barista poco distante, una birra ghiacciata.

    Il maresciallo, com’era sua consuetudine, giunse subito al dunque.

    - Lei non deve sentirsi privilegiato perché la signora Rosa, zia di mia moglie, ci ha indirizzati verso di lei...

    Lo Stenti annuì tamburellando nervosamente con la mano sul tavolino. Pucci ne fulminò il movimento con occhio indagatore.

    Lo Stenti se ne avvide immediatamente e infilò frettolosamente la mano in tasca.

    Pucci si accorse solo allora che portava una giacca marrone a due bottoni di tela e indossava una cravatta d’un colore indefinibile tra il blu e il verde.

    - Vede – proseguì tagliando corto quest’ultimo- Non è né per cattiveria, né per sfiducia, ma per questo lavoro bisogna esserci tagliati.

    La mente del maresciallo vagò posseduta dalle due casalinghe in cerca di serial killer e il postino in pensione che diceva di avere una memoria fotografica e poi si era dimenticato d’essere venuto all’appuntamento in auto. Se anche questo è così, gli sparo pensò torvamente.

    - Spero di avere questa possibilità – fu il breve commento del quarto esaminando che Pucci aveva contattato.

    "Eppure costui lo devo avere già visto" pensò d’un tratto. Irritato per non saper collocare in tempo e luogo l’incontro, Pucci seguitava a parlare del tipo di lavoro che attendeva un aspirante detective.

    - Certo, l’avrei preferita con un po’ d’esperienza...

    - Eh no... Io lavoravo al comune di Foli...

    Ecco dove l’aveva visto. Al comune di Foli, durante il caso del lampadario. Certo: era quell’impiegato tra il coraggioso e il rassegnato che aveva mantenuto un certo sangue freddo quando il lampadario della stanza del sindaco era caduto in testa al povero assessore...

    -...Sono stato licenziato per aver dato delle informazioni riservate ad un quotidiano sulla famosa discarica...

    - Si. Ne ho letto sui giornali. Quindi era lei il misterioso franco tiratore.

    - Già. Glielo dico subito, così se preferisce non assumermi, non perdiamo altro tempo.

    - La faccenda non mi riguarda in alcun modo – lo sorprese Pucci.

    - Ma ho violato le regole...

    - Qui non siamo in un Ente pubblico ed io, poi, non faccio nulla di pericoloso per la comunità. A me basta che riesca a fare, possibilmente bene, quello che le chiedo e che mantenga un certo riserbo sui nostri clienti.

    Stenti sorrise amaramente.

    - Non credo che mi prenderà. Non è la prima volta che mi viene rifiutato un lavoro.

    - Io non sono così puntiglioso, signor...?

    - Stenti, Paolo Stenti. – ripeté l’ex impiegato.

    Il barista grasso si allontanava ansante e la birra gelata era davanti allo Stenti che l’afferrò bramoso. La bevve tutta d’un fiato, mentre Pucci lo osservava pensoso.

    Purtroppo, come le dicevo – continuò il maresciallo, mentre lo Stenti posava il boccale sul tavolino con estrema lentezza – la paga è quella che è. Ci sarà un fisso di quattrocento euro mensili e potrò corrisponderle, grosso modo, il sei, l’otto, al massimo il dieci per cento sui compensi per i lavori particolarmente retribuiti. Le spese rimborsabili sono la benzina, le telefonate, i rullini fotografici, i panini...

    - Per me va bene, maresciallo. – lo interruppe con una certa dose d’ansia l’esaminato.

    - Si tratterà di usare una reflex con obiettivo normale e cambio con zoom, di fare appostamenti e...

    - In questo momento accetterei anche di lavarle la biancheria intima, maresciallo... Laverei anche i cessi comunali, non le mento. Però lei mi deve credere che, in tempi migliori, quando avevo il mio lavoro al comune, ho sempre, in

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