Magia Do Brasil
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About this ebook
Una ragazza misteriosa trasporta un giovane impiegato, protagonista del racconto, in un’avventura a tinte horror, fatta di incantesimi, entità mostruose, dimensioni sconosciute e inaccessibili. Una storia in cui paura e istinto, umano e sovrumano, realtà e fantasia si intrecciano nella terra magica e viscerale del Brasile.
Federico Negri
Federico Negri was born in Turin in 1972 and works full time in the finance area of a multinational corporation. He published his first novel just a few months ago, in Italian.
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Magia Do Brasil - Federico Negri
Magia do Brasil
Published by Federico Negri at Smashwords
Copyright 2012 Federico Negri
Smashwords Edition, License Notes
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MAGIA DO BRASIL
Gleison batteva furiosamente sui tasti del suo computer, neanche fosse Beethoven mentre componeva la quinta. Ricardo aveva detto subito e questo significava che entro pochi minuti sarebbe entrato in ufficio chiedendo il risultato.
Batté forte l'indice e il medio chiusi a mazzetto sul tasto invio, per lanciare la query nel sistema contabile e si lasciò andare sullo schienale. La barra blu del programmino si riempiva lentamente mentre il sistema effettuava i suoi complessi calcoli.
Gleison volò col pensiero al fine settimana che si avvicinava, alla piscina della domenica, alla partita di calcio da organizzare, ma, tra un'idea e l'altra, si insinuava sempre il numero maledetto: 535.
535, 535, 535… Alla fine tutti i pensieri scomparvero e rimasero solo quelle tre cifre. 535 reais: tutto quello che aveva sul conto. E doveva ancora pagare l'affitto.
Ricardo entrò in ufficio e iniziò a sbraitare, ricordandogli in tutti modi che lui era ancora e sempre il capo. Due ore più tardi, con gli occhi rossi e le gambe pesanti, Gleison uscì dall'ufficio.
Era una sera calda e piacevole e Gleison si trovò quasi a sorridere mentre camminava sul marciapiede verso il parcheggio. Le vetrine del centro commerciale splendevano di luci e invogliavano agli acquisti. Gruppetti di giovani si rimbeccavano camminando, ridendo della vita e del fine settimana appena iniziato.
C'era però qualcosa che non andava nella sequenza dei colori delle macchine parcheggiate. Mancava il rosso amaranto della sua auto. Gleison si fermò di colpo. Una persona che camminava dietro di lui quasi gli finì addosso e lo schivò all'ultimo momento. Eppure, era certo, quella mattina aveva parcheggiato lì. Si voltò verso i negozi. Era proprio davanti a quella rivendita di biglietti per la lotteria. Si volse nuovamente verso il marciapiede, fissando la Golf bianca che occupava il posto della sua macchina. Fece quattro passi avanti scrutando ansioso il resto della via. Poi si volse indietro, fece altri due passi. Sentiva la testa girare.
Rubata. Gli avevano rubato la macchina. Si appoggiò a un idrante. Non poteva essere successo. Era vecchia e tutta bollata. Chi mai poteva rubare l'auto di un poveraccio?
E adesso come sarebbe tornato a casa? Sapeva che c'era un pullman che portava da lì alla stazione degli autobus metropolitani, ma in quel momento non riusciva neanche a ricordare il numero. E, soprattutto, come avrebbe fatto l'indomani mattina ad arrivare al lavoro in tempo? Ricardo gli aveva detto alle otto in punto, sabato o non sabato. In pullman ci sarebbero volute due ore da casa sua. Forse tre.
Si lasciò quasi cadere a terra, sedendosi sullo scalino accanto all'idrante. La macchina gli serviva per venire al lavoro, tutti i giorni. Senza era morto, non sarebbe mai riuscito a rispettare gli orari. E questo voleva solo dire una cosa: licenziamento. Perdere quel posto significava tornare