Il mare più vicino è a più di 20 chilometri, eppure alla fine dell’Ottocento Gorizia era conosciuta come “la Nizza dell’Impero”. Quello austriaco, naturalmente.
Qui scendevano nobili e alti funzionari di Sua Maestà Imperiale per soggiornare o tenere palazzo, attratti dal paesaggio e da un clima ben più ameno di quello viennese. Erano gli anni della Belle Epoque, di cui resta memoria in magnifici edifici di gusto austroungarico che si susseguono nel cuore della città.
La Serenissima, che pur si estendeva al vicino Friuli e lungo le coste dell’Alto Adriatico, qui riuscì a prendere casa solo per lo spazio di pochi mesi, prima di essere respinta dall’Impero. Che tenne Gorizia, fatta salva l’occupazione napoleonica, sino alla prima guerra mondiale, quando ripetute carneficine segnarono la conquista, o la perdita, di lembi di territorio collinare intorno all’Isonzo, sino alla disfatta italiana a Caporetto, cittadina a pochi chilometri dall’attuale confine, oggi in territorio sloveno. Poi la battaglia del Piave e la guerra cambia registro, così nel novembre del 1918 a Gorizia sventola il tricolore di Casa Savoia. Per definire i confini furono