
Per una curiosa circostanza geografica, il Kenshiki Forum, cioè l'annuale appuntamento della Toyota con la stampa europea per fare il punto sulle proprie strategie, si tiene a Bruxelles. È una coincidenza singolare che il verbo tecnologicamente neutrale del costruttore giapponese venga diffuso nella città che ospita i lavori della Commissione europea, quello stesso organo che ha stabilito che dal 2035 la tecnologia applicabile alla propulsione del traffico privato debba essere solo e soltanto quella elettrica.
Che su questo punto ci fossero differenze di visione tra il gigante giapponese e le istituzioni comunitarie era già emerso da tempo, da quando Akio Toyoda, presidente e nipote del fondatore, ormai due anni or sono, aveva tuonato contro i rischi di una transizione troppo accelerata verso la neutralità carbonica. Ora, però, che anche la Toyota ha le sue prime auto a zero emissioni e un robusto piano di espansione della gamma, si potrebbe pensare che quelle differenze siano destinate a sfumare. Invece, a pochi chilometri dagli uffici dell'organo esecutivo delle istituzioni comunitarie, Gill Pratt, capo scienziato della Toyota, ribadisce che concentrare tutte le, limitate, risorse di cui disponiamo sull'elettrico è un errore sul piano ambientale. «L'anidride carbonica rimane nell'atmosfera per lungo tempo, fino a cento anni. Perciò, con le emissioni che produciamo oggi, noi danneggiamo anche le quanto più possibile e nel più breve tempo possibile», dice il guru. Farlo con una sola tecnologia, però, allontanerebbe dal risultato: è il teorema Toyota.