
CON IL CONTRIBUTO DI
MARIA CRISTINA ANTONUCCI EMILIO CARELLI GABRIELE CIRIECO DONATO OCCHILUPO ANNA LISA MANDORINO CARLO MIRANDA GAETANO SCALISE
PROGETTO GRAFICO STEFANIA RUGGERI
NONOSTANTE IL FENOMENO SIA AMPIAMENTE DIFFUSO
n tutte le democrazie occidentali, rappresentando paradossalmente uno strumento indispensabile per il corretto funzionamento dell'attività parlamentare, il lobbying soffre - specialmente nel nostro Paese - di un ostinato ostracismo ed è, ancora oggi, considerato dai più “una forma di inquinamento della vita democratica”. Prevale ancora nell’opinione pubblica una generale diffidenza e l'esercizio di queste pratiche è erroneamente considerato sinonimo di malaffare. Un tempo, il lobbista era sostanzialmente visto come un facilitatore di relazioni. Era un’attività che si esercitava, secondo le leggende della Prima Repubblica, nei più noti ‘salotti’ romani ed era affidata a faccendieri di dubbia moralità ma ‘ben introdotti’. Con il crescere della professionalità dei portatori di interessi è prevalsa, ancor peggio, l’idea che le lobby