

Il computer è oramai uno strumento che ci guida e ci assiste in ogni nostra attività, uno strumento di cui non possiamo più fare a meno. Se questo è vero nella nostra vita quotidiana, è ancor più vero in una qualsiasi attività di progettazione, compresa la progettazione di un’imbarcazione.
Ma, quando oggi si progetta una barca, con il computer non solo si disegna lo scafo e gli arredi per realizzare quelle bellissime immagini (render) e video che ci fanno sognare di essere già a bordo. Il computer è, infatti, utilizzato anche per fare i calcoli delle strutture e per disegnarle, per verificare la stabilità della barca, per tagliare le lamiere e le seste, per costruire, con frese a controllo numerico e stampanti 3D, parti e componenti della barca, fino all’intera imbarcazione. Non solo! Il computer è sempre più utilizzato anche per prevedere il comportamento idrodinamico dell’imbarcazione stessa, la sua resistenza al moto, il suo comportamento su onde, le prestazioni del propulsore o dei propulsori. Stiamo parlando della Computational Fluid Dynamics, meglio conosciuta con il suo acronimo CFD. O simulazione numerica se vogliamo rimanere in Italia.
Sviluppatasi di pari passo con il progresso dei computer, oggi la CFD è diventata molto affidabile ed è utilizzata in modo intensivo un po’ ovunque, a partire da quei contesti dove si ricercano prestazioni di rilievo, come ad esempio il mondo delle gare. Proprio per lo sviluppo degli AC75 dell’ultima America’s Cup, i monoscafi volanti che hanno regatato ad Auckland lo scorso anno, la CFD ha avuto un ruolo determinante per disegnare ed ottimizzare le forme di carena, le vele e l’albero, i foil, le ali su cui queste