

Secondo lo scrittore francese Louis Charpentier, il percorso del Cammino di Santiago sarebbe stato creato migliaia di anni fa da un antico popolo arrivato dal mare.
Quando si parla del Cammino di Santiago si pensa immediatamente a un viaggio fatto con l’anima oltre che con il corpo. Le centinaia di chilometri percorsi a piedi per raggiungere la città che custodisce le reliquie dell’apostolo Giacomo Maggiore sono un vero e proprio viaggio fisico e spirituale, che molti pellegrini decidono di affrontare per varie ragioni. C’è chi lo fa per la fede, chi per la ricerca di una nuova vitalità, chi perché è a caccia di avventura o vuole esplorare i propri limiti o ancora per via di eventi complessi che la vita gli ha messo davanti, come una malattia o una delusione d’amore. I motivi per imbarcarsi in questa sfida contro sé stessi possono essere i più svariati, come svariate sono le strade che possono essere affrontate per raggiungere Santiago: il tracciato francese, quello inglese, quello portoghese, solo per citarne alcuni. Tutti questi differenti cammini hanno rappresentato delle vere e proprie antiche autostrade che consentivano ai pellegrini europei di raggiungere la cittadina di Compostela. Da lì erano in molti poi a spingersi fino alla vicina località di Finisterrae, sulle coste dell’Atlantico, che era considerata, come si evince dal toponimo, la fine della Terra. Per secoli, dunque, un enorme flusso di persone si è spostato da tutta Europa verso Ovest, fino ad arrivare all’oceano. Quell’oceano che per secoli è stato considerato il confine del mondo conosciuto.
UN CAMMINO ALTERNATIVO
Esiste però una teoria alternativa, proposta dallo scrittore francese Louis Charpentier, che letteralmente rovescerebbe il senso di questo percorso. Una tesi ardita, ovvero che il tragitto del Cammino di Santiago sarebbe stato creato migliaia di anni fa da un antico popolo arrivato