

Cuochi di altre nazioni e di altri continenti non solo oggi hanno due passaporti ma anche due (o più) bagagli gastronomici
a rumore la fuga dei cervelli ma poco si parla dei loro arrivi e mentre gran parte del mondo ha conosciuto la pasta e la pizza grazie alle migrazioni dei nostri (bis) nonni, oggi sono proprio i nuovi nativi o naturalizzati italiani, giunti più o meno da lontano, a preparare alcuni dei piatti più buoni della Penisola. Cuochi di altre nazioni e di altri continenti divenuti italiani d’adozione che, a forza di spadellare e impastare nei nostri ristoranti e nelle nostre pizzerie, non solo oggi hanno due passaporti ma anche due (o più) bagagli gastronomici. In casa Kondo-Lopez le nazionalità sono tre: quella messicana di lei, la giapponese di lui e l’italiana per entrambi e per la loro bambina, nata nel cuore dell’Emilia Romagna. «Ho vissuto più a Modena che a Tokyo – afferma Takahiko (detto Taka) Kondo, dal 2005 nel sistema del Lider Maximo di Osteria Francescana – e a Campazzo la signora Lidia (esatto, la rezdora che è stata la maestra di Bottura) mi ha insegnato a chiudere i tortellini: per me è