La Russia si è trasformata in un incubo per il settore automobilistico. Le tante Case occidentali e asiatiche che negli ultimi anni avevano investito in modo massiccio nel mercato locale per insediare impianti produttivi, o per rafforzare la loro presenza commerciale, si trovano ora alle prese con una delicata exit strategy.
Eppure, fino a poco fa, europei, statunitensi, giapponesi e coreani guardavano a Mosca e dintorni con ben altre aspettative e speranze. Nel 2001, Jim O'Neill, economista della banca d'affari Goldman Sachs, conia il termine BRIC – acronimo di Brasile, Russia, India e Cina – per indicare i quattro principali attori economici del futuro, con il Paese ex sovietico che entra nel novero dei mercati da presidiare. Ciò vale per tutte le maggiori realtà industriali del mondo, e ancor più per le case automobilistiche. Inizia così una corsa senza freni per insediare fabbriche