lIMONTENEGRO CELA UN SEGRETO che non è stato ancora svelato. In un fazzoletto di terra (la sua estensione non supera i 14mila chilometri quadrati, più o meno come la Campania) sono custodite meraviglie inesplorate: cinque parchi nazionali, quattro siti Patrimonio Unesco, fiumi, canyon, foreste, e ancora borghi medievali e fortezze. Natura e architettura si fondono dando vita a una biodiversità armonica e a contrasti piacevoli agli occhi.
Conoscere il Montenegro significa lasciarsi inebriare dai profumi mediterranei che permeano le coste frastagliate, farsi sedurre dalle forme sinuose delle montagne punteggiate da boschi e pinete, confondersi tra vigneti a perdita d’occhio e celebrare l’unione tra cielo, terra e mare che si mescolano creando sfumature autentiche messe in risalto dal chiarore della golden hour.
Il nostro viaggio comincia così, con un calice di Vranac del 2016 tra le dita, formaggio stagionato e botti di rovere. Presso la cantina Šipčanik la degustazione acquista originalità: ci troviamo all’interno di un tunnel, un tempo hangar segreto e deposito di aerei jugoslavi, oggi custode del nettare degli dèi riposto qui a invecchiare.
Lungo la carreggiata chilometri di filari di viti dell’azienda agricola Plantaze ci accompagnano fino alle porte della giovane capitale. Se dovessi descrivere Podgorica con una parola la definirei anonima, nel suo mix di architetture antiche e moderne che la priva di ogni atmosfera. Di fronte a noi, la cattedrale della Resurrezione di Cristo si erge al centro di uno spoglio parcheggio nei: al momento della sua consacrazione, nel 2013, la cattedrale divenne oggetto di controversie per la rappresentazione di Tito, Karl Marx e Friedrich Engels tra le fiamme dell’inferno in attesa del giudizio supremo.