Melaverde

L’armonia dei contrasti

oltivato prevalentemente in Campania, nella provincia di Avellino, il Fiano è un vitigno a bacca bianca considerato tra i migliori in Italia per via della sua struttura e straordinaria finezza. Diffuso anche in Puglia, in Basilicata e, recentemente, in Sicilia, deve il suo nome, pare, a una popolazione ligure delle Alpi Apuane migrata, nel secondo secolo a. C., in Campania, dove sembra abbia portato la vite (poi divenuta , a richiamare la dolcezza di queste uve di cui andrebbero ghiotte le api, poi e infine ). La prima storica testimonianza del vino Fiano di Avellino risale al XIII secolo in un documento di acquisto da parte di Federico II di Svevia. Un secolo più tardi Carlo II d’Angiò, re di Napoli e di Sicilia, comprò 16.000 viti di Fiano da impiantare nella propria tenuta reale a Manfredonia. Da qui inizia l’ascesa di questo vino bianco che, negli anni, si diffonde nelle corti medievali del territorio irpino. Nel 1800 il Fiano di Avellino raggiunge altissime quantità di produzione, al punto da essere esportato anche in Francia. L’uva Fiano viene in seguito colpita dalla catastrofe della fillossera, ma piano piano il vino Fiano di Avellino si rialza grazie all’aiuto degli innesti americani e al lavoro di recupero effettuato da grandi e coraggiosi produttori, che compravano le uve degli agricoltori locali al fine di non farle soppiantare per altre varietà internazionali. In Irpinia, infatti, su terreni vulcanici e argillosi, tra i 400 e i 700 metri d’altitudine, trova la sua area migliore, anche grazie agli inverni rigidi e alle estati fresche, con escursioni termiche nette e decise, un’area illuminata per tutto l’anno dal cocente sole del Mediterraneo, temperato dalle brezze marine che si alzano dal Mar Tirreno e dai venti più freddi degli Appennini e attraversata dal fiume Calore. Dal Fiano si vinificano ottimi bianchi strutturati e aromatici, con gusti secchi e vini che possono essere anche invecchiati, questo grazie a un’attenzione particolare dei produttori che hanno trasformato il loro modo di vinificare e allevare il Fiano, con un cui una volta producevano solo dei dolci e frizzanti vini da tavola. Oggi nelle vinificazioni in purezza riesce a esprimere tutto il suo carattere territoriale con le varie microaree a fare di ogni piccola zona un suo Fiano del tutto personale e diverso, dai vini equilibrati di Lapio, a quelli importanti e opulenti di Summonte. A Montefredane, invece, il Fiano si fa minerale per divenire invece fine e delicato a San Michele. Questo tipo di attenzione verso il Fiano ha coinvolto quasi tutti i viticoltori e i produttori rendendo le vinificazioni sempre più qualitative, e di notevole importanza anche a livello internazionale. Il principale vino prodotto con il Fiano, in purezza o assemblato con altre uve campane, è il Fiano di Avellino DOCG, la cui zona di produzione comprende un territorio di 26 comuni in provincia di Avellino e che rappresentano una zona rilevante nella storia della viticoltura campana, tanto che alla linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio venne dato il nome di “Ferrovia del vino”. Completamente circondata da vigneti, infatti, la provincia di Avellino offre altri vini di fama internazionale come il Greco di Tufo e il Taurasi. Sono gli stessi suoli vulcanici che rendono l’Aglianico corposo e balsamico, mentre il Fiano ne ricava finezza e mineralità, in un concentrato di freschezza che unisce fiori e rocce, ritrovati anche nella DOC Sannio Fiano e nella DOC Cilento Bianco, dove spesso il Fiano è prodotto in purezza. Dal colore giallo paglierino più o meno intenso, tendente al verde, che può virare verso sfumature dorate nelle versioni più evolute, il Fiano di Avellino è caratterizzato da un profumo intenso, ma allo stesso tempo fine, e fortemente caratteristico, con spiccate note di nocciola tostata, che è una pianta tipica delle campagne irpine, e che accompagna un sapore tanto fresco quanto armonico. Secondo il disciplinare di produzione, il Fiano di Avellino viene prodotto con uve Fiano all’85% ed è consentita l’aggiunta non superiore al 15% di altri vitigni a bacca bianca come il Greco, la Coda di Volpe e il Trebbiano, utilizzati per abbassare l’acidità eccessivamente alta sia nel Fiano che nel Greco di Tufo. Profumato ed elegante, corposo ma fresco, strutturato ma dotato di grande finezza espressiva, il Fiano di Avellino è apprezzato proprio per la sua complessità, resa ancora più unica dalla certosina lavorazione in vigna con rese basse e affinamento lungo, spesso anche in legno, che lo rendono tanto pregiato.

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