Sono ormai anni che i piccoli investitori riescono a coglierli alla sprovvista, ma ora i professionisti degli investimenti si stanno attrezzando guardando alla ‘econofisica’. Per questo stanno studiando storni, terremoti e le teorie del Premio Nobel italiano Giorgio Parisi
PUNTUALE COME UN OROLOGIO, nelle sere di fine autunno e inizio inverno, una nuvola di punti neri appare sopra lo skyline romano. Sono gli storni. Il Tevere sembra attirare gli uccelli in città. Sopra la Basilica di San Pietro, si piegano, virano e serpeggiano in formazioni ipnotiche. Certe sere migliaia di storni ballano in alto sopra le rovine romane, senza curarsi del punto, sotto di loro, dove venne ucciso Giulio Cesare. Poi potrebbero superare la prigione dove San Pietro passò gli ultimi giorni prima della sua crocifissione. O forse torneranno verso il fiume, tuffandosi in picchiata e sfrecciando sopra la chiesa dell’XI secolo che ospita la Bocca della Verità, dove Audrey Hepburn e Gregory Peck hanno girato quella scena memorabile di ‘Vacanze romane’. Il viaggio degli storni attraverso il cielo sembra assolutamente casuale, ma lo spettacolo è assicurato.
Per decenni, a Roma e altrove, gli scienziati hanno studiato i ‘mormorii’ degli storni, dal nome tecnico inglese ‘murmurations’ usato per indicare gli schemi di volo degli storni. Lo scopo: trovare indizi sulle dinamiche di gruppo e sulla ‘saggezza della folla’, una folla composta non solo da storni. I ricercatori si sono soffermati sul ‘perché’ gli uccelli ‘mormorano’. I movimenti apparentemente imprevedibili hanno uno scopo: confondere i predatori e persino convincere altri storni a unirsi al gruppo. La domanda più interessante: come fanno? In che modo una massa di individui si coordina al volo per muoversi insieme? La speranza è che, scoprendo cosa si nasconde dietro il comportamento collettivo degli storni, una città possa capire come tenere le feci degli uccelli lontane dai suoi tesori storici.
Economisti, banchieri centrali e professionisti di Wall Street sono da tempo interessati anche a questa domanda. In che modo le azioni degli individui o dei piccoli gruppi innescano le manie, i crolli e le crisi che alla fine abbattono i mercati e colpiscono l’economia globale? Dopo la crisi finanziaria globale del 2008, questa domanda ha assunto una nuova urgenza. Se quella debacle ci ha insegnato qualcosa, è che le persone a cui abbiamo affidato i nostri risparmi erano, a differenza degli storni, incapaci di individuare