«È il 2-0-2-1. Ragazzi, siamo così fottutamente stupidi». Conosco Jamian Juliano-Villani da meno della durata di una sigaretta quando mi dà il codice per la VIP room dell’O’Flaherty’s, la sua nuova galleria d’arte sulla Avenue C a New York. Per onestà, va detto che somiglia più a uno stanzino delle scope rinnovato. Foto incorniciate di Kevin Hart, Faith Hill e Paul Sorvino sono allineate sui muri che sono stati dipinti di rosso mentre dei palloncini sbattono sul pavimento. «Non puoi stare qui più di qualche minuto», dice. «Non c’è proprio ventilazione. Però è Molto. Fottutamente. Cool». Forse è perché c’è qualcosa di perentorio nel modo in cui cammina con passo pesante, in modo discontinuo: forse è perché sembra Al Pacino nel ruolo di Carlito Brigante. Ad ogni modo, la 34enne ex-cheerleader dal New Jersey si dice pronta al dibattito.
Dopo circa 15 minuti insieme, Juliano-Villani mi ha dato un po’ di merchandise della O’Flaherty’s (una paletta per le mosche, una T-shirt con su scritto sulla schiena “Fanculo McSorley” e un biglietto da visita che dice “Di solito non siamo così ubriachi”); mi ha chiesto di sussurrare mentre eravamo dentro (a seguito dello scoppio di una rissa tra Juliano-Villani e l’artista Kim Dingle).