QUEL CHE RESTA DEI SOGNI
La chiamano Urbex, sintesi di Urban exploration. Piace molto ai ragazzi, ma – a onor del vero – piace anche a noi. Perché andare a cercare, scoprire, qualche volta violare, vecchi edifici può avere un fascino irresistibile. Se, poi, si parla di fabbriche d'auto abbandonate, il sapore è ancora più forte. E si accompagna a un misto di malinconia e di rimpianto per quello che fu. Per quel tempo in cui dai capannoni ora semidistrutti uscivano modelli fiammanti, pezzi unici,prototipi.Per un'epoca in cui operai, che erano spesso fior d'artigiani, forgiavano gioielli dei quali l'industria italiana andava orgogliosa.
Di tutto questo, spesso, non è rimasto nulla, nella periferia milanese come in quella di Torino, la nostra Detroit ormai deindustrializzata (o quasi). Siamo andati a scovarne più d'una, di queste testimonianze di un passato glorioso. Trovando ammassi di metalli arrugginiti, foreste vergini di vegetazione che, lasciata in pace, cresce a dismisura, ingoiando tutto. E cogliendo i segni della presenza di un'umanità derelitta, che non trova albergo decoroso. Un viaggio in un passato che meriterebbe un destino migliore
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