Mistero Magazine

Le SCOGLIERE hanno gli occhi

Nell’antica Scozia ha luogo una delle storie più cupe dell’Occidente. Alexander “Sawney” Beane (o Bean secondo la grafia odierna) nacque nella contea di East Lothian, a circa otto o nove miglia a est della città di Edimburgo, durante il regno di Elisabetta e di Giacomo I. Suo padre lavorava come costruttore di canali e potatore di siepi, e la famiglia crebbe il figlio perché svolgesse la stessa occupazione, cosa che fece in gioventù, ma essendo molto incline all’ozio lasciò i genitori e fuggì insieme a una donna, Agnes Black, con le sue stesse inclinazioni al vizio.

I due ebbero per casa una gigantesca caverna in uno scoglio vicino al mare, sulla costa della contea di Galloway, dove vissero per venticinque anni senza allontanarsene mai per andare in una città, in un paese o villaggio. In questo periodo ebbero un gran numero di figli e nipoti (tutti nati da rapporti incestuosi), che crebbero seguendo le proprie inclinazioni, senza alcuna nozione di umanità o società civile. Non ebbero mai conoscenze al di fuori del clan, ma si sostennero solo tra loro derubando; inoltre, poiché erano crudeli, non rapinarono mai nessuno che non avessero prima debitamente ucciso. Per evitare che vi fossero fuggiaschi, innanzitutto circondavano i malcapitati che venivano attaccati sempre e soltanto di notte. Con questo metodo e con la loro vita così ritirata dal mondo, continuarono per molto tempo a non venire scoperti: nessuno infatti era in grado di comprendere come e dove si perdessero le persone scomparse. Non appena avevano depredato e ucciso un uomo, una donna o un bambino, Bean & Company portavano via la carcassa nella loro grotta, dove, dopo averla tagliata in quarti, ne mettevano in salamoia gli arti mutilati e infine la mangiavano: questa, per quanto possa sembrare incredibile, pare fosse la loro unica forma di sostentamento. E nonostante i componenti del clan fossero assai

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