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PAOLO UCCELLO

(1397-1475)
16. Rinascimento a Firenze. La stagione delle esperienze

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quinta edizione, © Zanichelli editore 2023


Paolo Uccello (1397-1475)
Resta a lungo affascinato dalla pittura del Gotico Internazionale.
Nel 1430 si avvicina alle novità prospettiche del Rinascimento.

La sua pittura si distingue per:


• una costante sperimentazione prospettica
• un disegno preciso
• figure realizzate secondo precise geometrie
• un’ambientazione fantastica legata al gusto internazionale
• un uso irrealistico del colore
• l’impiego di punti di vista diversi.

Le tappe della biografia:


• Nasce a Firenze nel 1397 e si forma presso la bottega di Lorenzo Ghiberti
• Nel 1425 si trasferisce a Venezia e lavora come mosaicista; fa ritorno a Firenze nel 1430
• Muore a Firenze nel 1475
Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quinta edizione, © Zanichelli editore 2023
Monumento a Giovanni Acuto (1436)
È un affresco situato nella navata sinistra
della cattedrale di Santa Maria del Fiore a
Firenze. L’opera celebra il condottiero
inglese John Hawkwood (italianizzato dai
Fiorentini in Giovanni Acuto), che aveva
condotto tante battaglie vittoriose alla
testa dell’esercito fiorentino.

L’affresco finge un gruppo equestre


(cavallo e cavaliere) sopra un sarcofago
che poggia su un basamento a mensoloni.

L’opera è firmata dall’artista sul


basamento come «Pauli Ugielli opus»,
cioè opera di Paolo Uccello.
Monumento a Giovanni Acuto (1436)
• L’affresco è un monocromo «in terra verde»
che dà l’impressione di una scultura in
bronzo.
• Il gruppo è illuminato da una luce posteriore
che costruisce i volumi e annulla l’effetto di
a
sagoma contro un fondo scuro.

• Il gruppo equestre è racchiudibile in un


quadrato perfetto, mentre le curve del
cavallo seguono circonferenze il cui raggio è
¼ dell’altezza del cavallo (a).

• Vi sono due punti di vista (b, c): il primo dal


basso per la base, il secondo frontale per la
statua equestre.
• Se ne ricava un effetto più maestoso per la
figura del cavaliere che, in scorcio dal basso, b c
parrebbe più piccolo.
Battaglia di San Romano (ca 1438)
Niccolò da Tolentino alla testa dei Fiorentini (Londra)
Battaglia di San Romano (ca 1438)
Il disarcionamento di Bernardino Ubaldini della Carda, condottiero della
parte senese (Firenze)
Battaglia di San Romano (ca 1438)
Intervento di Micheletto Attendolo in soccorso del Tolentino (Parigi)
Battaglia di San Romano (ca 1438)
È un gruppo di tre tavole (trittico) raffigurante la battaglia di San
Romano, in Val d’Arno, del 1432, che si concluse con la vittoria dei
Fiorentini sui Senesi.

Le tavole sono commissionate da Lionardo di Bartolomeo Bartolini


Salimbeni, membro di una ricca famiglia fiorentina, per la sua
residenza cittadina.

Tra il 1480 e il 1485 le tavole passarono nelle mani di Lorenzo il


Magnifico che fece dare loro l’attuale forma rettangolare per
adattarle alle pareti del salone di Palazzo Medici di Via Larga.

Oggi le tavole sono disperse tra Londra (National Gallery), Firenze


(Galleria degli Uffizi) e Parigi (Museo del Louvre).
Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quinta edizione, © Zanichelli editore 2023
Battaglia di San Romano (ca 1438)

La tavola di Londra raffigura il momento in cui il


comandante Niccolò da Tolentino incita
l’esercito fiorentino alla battaglia.

La tavola di Firenze mostra il disarcionamento


del capitano dell’esercito senese Bernardino
della Carda.

La tavola di Parigi rappresenta l’arrivo della


cavalleria alleata dei Fiorentini guidata da
Micheletto Attendolo da Cotignola.
Battaglia di San Romano (ca 1438)
Nella tavola di Parigi, prolungando le direttrici delle Nelle tavole di Londra e di
zolle erbose del terreno, si vede come vi siano più Firenze, seguendo le armi
punti di fuga: in questo modo l’artista costringe sparse a terra, si nota al
l’osservatore a spostare continuamente lo sguardo, contrario la presenza di un solo
come vuole la visione naturale. punto di fuga.

Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quinta edizione, © Zanichelli editore 2023


Niccolò da Tolentino alla testa dei Fiorentini
(ca 1438)
Cavalli, cavalieri e armature Il capitano, fulcro della Come nella pittura tardo-
sono raffigurati come storia, è collocato in uno gotica, il paesaggio si erge
perfetti solidi geometrici. spazio vuoto al centro della in verticale annullando
composizione. ogni profondità.

Anche nei momenti più


cruenti della battaglia la
lotta assomiglia a un
torneo cavalleresco.

Contribuisce a creare la La profondità della scena è Il piano è un trapezio (cioè


scacchiera prospettica suggerita dalle linee un quadrato visto in
l’abile scorcio del cavaliere diagonali delle lance prospettiva) di colore
caduto a terra. spezzate sul terreno. rosato.
Storie di Noè (1447/1450)
Storie di Noè (1447/1450)
È un ciclo di affreschi che si trovano nel chiostro verde di Santa
Maria Novella a Firenze e che rappresentano le storie di Noè
raccontate nella Genesi.

L’indagine prospettica è portata fino agli estremi e non c’è un unico


punto di fuga:
Storie di Noè (1447/1450)
Il colore è innaturale, L’arca coincide con uno dei Noè compare per due
segno della totale libertà due punti di fuga: lo spazio volte.
dell’artista. sembra infinito.

Alcuni uomini
cercano, come
possono, di
salvarsi dal
diluvio.

Due giganti
armati di
clava e di
spada
combattono.

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