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Istituzioni di diritto

pubblico
Prof.ssa Michela Michetti
Università degli studi di Teramo
La potestà
di normazione
secondaria
I regolamenti dell’esecutivo
I regolamenti dell’esecutivo sono atti di
normazione secondaria approvati dagli organi
titolari del potere esecutivo attraverso un
procedimento completamente differente
rispetto a quello delineato per l’approvazione
delle leggi.
Nel sistema delle fonti, i regolamenti si
collocano in una posizione gerarchicamente
sottordinata alla Costituzione e alle altre fonti
primarie e attizie.
Fondamento costituzionale
Nella Carta costituzionale non è dato rinvenire alcun
fondamento espresso della potestà regolamentare.
La dottrina ha tuttavia individuato un fondamento implicito
nell’art. 87, quinto comma, Cost., a norma del quale il
Presidente della Repubblica «promulga le leggi ed emana i
decreti aventi valore di legge e i regolamenti».
Con la riforma del Titolo V Cost. del 2001, l’art. 117, sesto
comma, Cost., rappresenta una espressa base costituzionale
cui ancorare la potestà regolamentare dell’Esecutivo in quanto
prevede che «La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle
materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni. La
potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia.
(….)». (Principio del parallelismo tra funzioni legislativa e
funzione regolamentare).
Fondamento normativo
La disciplina generale del potere regolamentare
dell’esecutivo è contenuta nella legge n. 400 del
1988, recante «Disciplina dell’attività di Governo e
ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri».
Tuttora incerta appare la «natura» della legge in
questione: difatti, pur non trattandosi di una fonte
costituzionale, una parte della dottrina ritiene che
ad essa debba riconoscersi una particolare
collocazione nel sistema delle fonti, tale da non
poter essere abrogata, derogata o disattesa da
altre leggi, e potendo persino fungere da
parametro del giudizio di legittimità costituzionale.
Classificazione
Tipi di regolam enti

De l p o t e r e Al t r i
Es e c u t iv o

G ov ernativ i Parlam entari

UE
esecuzione attuazione e
integrazione Enti territoriali

autonom i o organizzazione
indipendenti

autorizzati

M inisteriali

Interm inisteriali
Tipologia dei regolamenti
L’art. 17, comma 1, della legge n. 400 del 1988
distingue diverse tipologie di regolamento
governativo:
• a) regolamenti di esecuzione delle leggi e dei

decreti legislativi, nonché dei regolamenti


comunitari: si tratta di regolamenti che
vengono emanati per rendere più concreto il
contenuto degli atti sopra menzionati qualora
questi necessitino, ai fini di una più coerente
applicazione, di norme di dettaglio, integrative
o esplicative.
Tipologia dei regolamenti
• b) regolamenti di attuazione e di integrazione
delle leggi e dei decreti legislativi recanti
norme di principio, esclusi quelli relativi a
materie riservate alla competenza regionale;
• c) regolamenti autonomi o indipendenti: si
tratta di una categoria di regolamenti
particolarmente discussa in dottrina perché
emanati in materie non ancora disciplinate da
leggi o atti aventi forza di legge, sempre che
non si tratti di materie comunque riservate
alla legge;
Tipologia di regolamenti
• d) regolamenti di organizzazione: si tratta di
regolamenti che, in materia di organizzazione
dei pubblici uffici, afferiscono, in senso lato,
alla struttura, alla ripartizione delle
competenze e allo stato giuridico del
personale.
I regolamenti di delegificazione
Di maggiore complessità appare l’inquadramento
dei regolamenti di delegificazione, disciplinati
all’art. 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988.
Più nel dettaglio, si tratta di regolamenti emanati
per la disciplina di materie, non coperte da riserva
assoluta di legge, «per le quali le leggi della
Repubblica, autorizzando l’esercizio della potestà
regolamentare del Governo, determinano le norme
generali regolatrici della materia e dispongono
l’abrogazione delle norme vigenti, con effetto
dall’entrata in vigore delle norme regolamentari».
I regolamenti di delegificazione
La funzione dei predetti regolamenti è quella di produrre
una «delegificazione» e dunque una sostituzione della
previgente disciplina di natura legislativa con una nuova
disciplina di livello regolamentare.
È bene precisare, tuttavia, come l’abrogazione della
legislazione precedente non sia disposta dal
regolamento governativo ma dalla legge ordinaria che
autorizza l’esercizio della potestà regolamentare su
quella data materia.
L’abrogazione, infatti, è un effetto discendente
dall’applicazione del criterio cronologico e dunque
presuppone una equiordinazione tra le fonti che è certo
da escludere nel rapporto tra legge e regolamento.
I regolamenti di delegificazione
Il regolamento di delegificazione, quindi, deve
ritenersi, al pari degli altri regolamenti
governativi, un atto di normazione secondaria
privo della forza e del valore della legge (come
tale non sottoponibile al sindacato di legittimità
costituzionale).
Su questi e ulteriori profili, si veda più
ampiamente la sentenza n. 427 del 2000 con cui
la Corte costituzionale ha escluso che i
regolamenti di delegificazione possano costituire
oggetto dello scrutinio di costituzionalità.
Procedimento di formazione
Sempre l’art. 17 della legge n. 400 del 1988 dispone
che i regolamenti governativi vengono deliberati dal
Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio di
Stato, che deve pronunziarsi entro 90 giorni dalla
richiesta, ed emanati, con decreto, dal Presidente della
Repubblica.
Il parere del Consiglio di Stato è obbligatorio ma non
vincolante: ne deriva che, ai fini della validità del
procedimento di formazione, il Consiglio di Stato dovrà
essere obbligatoriamente investito del compito di
rendere un parere sullo schema regolamentare, ma il
Governo potrà discostarsene, motivandone le ragioni.
Procedimento di formazione
I regolamenti, inoltre, sono sottoposti al visto e
alla registrazione della Corte dei Conti e,
infine, sono pubblicati in Gazzetta Ufficiale;
entrano in vigore dopo un periodo di vacatio,
generalmente pari a 15 giorni.
I regolamenti ministeriali
Accanto ai regolamenti governativi, deliberati dal
Consiglio dei ministri, si pongono i regolamenti
ministeriali, emanati su proposta del Ministro
competente per il settore di relativa spettanza.
Si parla invece di regolamenti interministeriali quando
le materie interessate dall’emanazione di un
regolamento riguardano settori di competenza di più
ministeri.
Prima dell’emanazione, i decreti devono essere
comunicati al Presidente del Consiglio ed è sempre
necessaria l’acquisizione del parere del Consiglio di
Stato.

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