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La colonna vertebrale

La colonna vertebrale dell’uomo è


composta da 24 vertebre separate da Le vertebre sono numerate in
ordine ascendente dall’alto al
dischi pieni di liquido. basso

La colonna vertebrale è divisa in 4 regioni:

Cervicale 7 vertebre
Toracica 12 vertebre
Lombo/sacrale 5
vertebre
Osso sacro

L’osso sacro sostiene la colonna; se


indebolito può rompersi o deformarsi
provocando una pressione sui nervi vicini
e un dolore molto forte
La struttura ossea della colonna è
ottimizzata per svolgere il suo compito di
sostegno del corpo; in particolare:

L’osso esterno (compatto) è progettato


per sopportare carichi da compressione;

L’osso interno (spugnoso) delle


vertebre ha le trabecole che forniscono
supporto anche se leggere (esempi
ingegneristici:
strutture a nido d’ape usate per
rinforzate le ali degli aerei;
strutture a telaio utilizzate per
sostenere e rinforzare gli edifici
La spina dorsale non è dritta:
-curvatura primaria: vertebre toraciche e sacrali (cifosi dorsale, cifosi sacrale –
concavità anteriore)
-curvatura secondaria: vertebre lombari e cervicali (lordosi lombare, lordosi
cervicale – concavità posteriore)

L’andamento curvilineo del profilo della colonna (forma a S), oltre che la
particolare morfologia delle singole vertebre, consentono la flessione e la
torsione del busto.

L’angolo formato dal piano


parallelo alla faccia superiore
di L5 e l’orizzontale,
angolo lombosacrale,
definisce il grado di lordosi
lombare
Normalmente l’angolo lombosacrale è prossimo a
30° => normo-lordosi

30° > 30°


Ogni vertebra ha una parte anteriore (verso il ventre) e una parte posteriore verso
l’esterno del corpo (verso il dorso)

La parte anteriore è quella che


sopporta i carichi compressivi dovuti al
peso corporeo ed alla sua attività
dinamica
Le componenti essenziali della parte
posteriore della vertebra sono i processi
articolari superiori ed inferiori con le
relative facce o superfici articolari.
Fra le vertebre sono posti i dischi vertebrali: I processi articolari guidano o
fermano i moti trasversali della vertebra, i dischi ne attenuano le compressioni.

Quando il disco si assottiglia o si deforma si ha infiammazione delle capsule


sinoviali e della radice nervosa.

Un fenomeno molto comune è il disallineamento dei dischi. Questa condizione


si verifica quando la parete del disco si indebolisce e si strappa, provocando
un’ernia che spinge contro il nervo passando attraverso i forami ai lati della
vertebra. Per alleviare il dolore si ricorre a trazione o chirurgia.
Stando in posizione eretta, c’è una pressione relativamente
alta nel disco, dovuta a effetti combinati del peso e della
tensione muscolare.
Se il disco è sovraccarico, ovvero sottoposto ad elevata
pressione (stress), come potrebbe accadere in un
sollevamento scorretto, esso può rompersi causando dolore.

È chiaro che il sollevamento di oggetti pesanti in modo


scorretto sia la causa principale del dolore alla parte bassa
della schiena.
Poiché il dolore lombare può essere serio, i fisiologi sono
interessati nel trovare esattamente quanto sono intense le
forze nella regione lombare.

Sono state fatte misure di pressione nei dischi vertebrali.


Le vertebre lombari sono soggette a forze molto intense, derivanti dal
peso del corpo e da tutte le forze a cui è sottoposta la regione lombare
per sollevamenti sbagliati.
La figura rappresentata la curva di carico per una
compressione del disco lombare (disco L5–S1)
Un uomo di P = 90 Kg esercita,
sul disco lombosacrale, una
forza pari a:

150kg in posizione eretta


(R =2,500,65P)
250kg in posizione piegata
(R = 2,7P)

Dal grafico della curva di


carico del disco lombare si
ricava che tale sforzo
comporta una compressione
rispettivamente di:

 18% (posizione eretta)


 20% (posizione piegata)
Poiché il riempimento del disco è liquido il suo
volume si deve conservare => una compressione
del disco del 20% corrisponde ad un aumento
del suo raggio del 10% .

=> Il disco si appiattisce e si espande


comprimendo i nervi e le capsule sinoviali
La figura rappresentata la curva di carico
per una compressione del disco lombare
(disco L5–S1)

La contrazione del disco


per carichi dell’ordine di
1500kg è pari al 35% del
suo volume iniziale.
Il disco si rompe.
Il valore del carico limite decresce per le
vertebre al salire dalle lombari alle toraciche e
quindi alle cervicali, per cui se nella 12a toracica
si ha un carico limite di 1150Kg , tale valore si
riduce a 320Kg per le cervicali.

Parallelamente salendo dalle vertebre lombari


alle toraciche e quindi alle cervicali si ha una
diminuzione della superficie dei dischi per cui

La pressione limite (stress limite) diviene


costante per tutti i dischi vertebrali ed è pari a
1,1 Kg/mm2.
Analisi in caso di posizione eretta dell’individuo

E’ noto che stare a lungo in posizione eretta


possa dare dolori alla colonna presso la zona
lombosacrale.

Questo dipende dalla postura del soggetto


In figura è rappresentato il diagramma
delle forze.
In questa situazione possiamo considerare
il baricentro del corpo allineato alla V
vertebra lombo sacrale spostato
anteriormente verso l’ombelico (a circa 6 w
cm dalla vertebra).
I muscoli dorsali si possono considerare
ad una distanza di circa 4 cm dalla
m
vertebra.
Quindi la forza esercitata dai muscoli
dorsali per sostenere il peso di tronco,
testa e braccia (pari a circa 0,65peso
corporeo W) la forza esercitata dai
muscoli dorsali è
Fm = 1,5  0,65W= 0,98 W
e la reazione vincolare sulla vertebra è
R = 2,5  0,65W = 1,6 W
La forza reattiva può essere
scomposta in 2 direzioni:
•parallela alla superficie del
disco
•Perpendicolare alla superficie
del disco

La compressione è
proporzionale alla componente
ortogonale ( cos )
La tensione è proporzionale alla
componente parallela ( sin).
Nel caso di iperlordosi, si ha un aumento dell’angolo lombosacrale =>
aumenta la forza di tensione sul disco (aumenta il seno).
Esempio: con un angolo che da 30° passi a 40°
Il seno passa da 0.5 a 0.64 => la forza di tensione sul disco aumenta da 0,8
a 1,02 volte il peso corporeo.
La conseguenza di questo è che il disco tende ad essere estruso e, di
conseguenza la quarta lombare slitta in avanti sopra la quinta (e così via)
irritando le capsule sinoviali

Nel caso di ipolordosi, si ha una diminuzione dell’angolo lombosacrale =>


aumenta la forza di compressione sul disco (aumenta il coseno).
Esempio: con un angolo che da 30° passi a 20°
Il coseno passa da 0,87 a 0.94 => la forza di compressione sul disco
aumenta da 1,4 a 1,5 volte il peso corporeo.
La conseguenza di ciò è che il disco si appiattisce e si espande comprimendo
i nervi e le capsule sinoviali

….ed ecco il mal di schiena conseguente allo stare a lungo in piedi … specie
per coloro che soffrono di iperlordosi/ipolordosi lombare
Modello della schiena
Chinando la schiena i due
principali gruppi muscolari
coinvolti nel movimento sono:
• l’erettore spinale
• muscoli sacrospinali
che si attaccano tra l’ilo ed il
sacro ed ai processi spinosi delle
lombari e delle prime 4 vertebre
toraciche

E’ possibile schematizzare la
situazione come da figura
Modello della schiena
Usiamo come modello di spina dorsale una asta
rigida con forze applicate in punti specifici.

L'insieme dei muscoli posteriori che vanno dalla


cresta iliaca al cranio sono modellizzati da un
singolo muscolo inserito a 2/3 dal centro di massa
di tronco e braccia ad un angolo di 12° rispetto alla
spina dorsale. (Sia L la lunghezza tra osso sacro e
spalle)
Il peso del tronco W1 è uniformemente
distribuito lungo la schiena; il suo effetto può
essere rappresentato da un peso applicato nel
baricentro  a metà del tronco  L/2
Il peso di testa e braccia, rappresentato da W2 è
applicato a livello delle spalle
Assumiamo che la spina dorsale formi un angolo
θ con l'orizzontale. Prendiamo θ=30° (rappresenta
un grande piegamento).
La cerniera è al disco lombosacrale , sotto la
quinta vertebra lombare e il sacro.
La schiena come corpo rigido
Prendiamo come polo rispetto a cui calcolare i momenti il punto O
e il sistema di riferimento come in figura.

Le forze che agiscono sono:


- R: reazione dal sacro
- W1: peso del tronco
- W2: peso delle braccia,
e un eventuale peso in mano
- M: forza muscolare

= 30°
La schiena: equilibrio di forze e momenti

La forza muscolare e la reazione sulla parte bassa della spina dorsale sono molto
più grandi del peso corporeo (2,5Wb e 2,74Wb). La reazione R spinge verso l'alto
per bilanciare le forze che spingono verso il basso.
La schiena: forza muscolare e reazione vertebrale
No lifting:

Extra 0,2Wb

Questi calcoli indicano che, a livello della quinta vertebra lombare si esercitano
forze molto elevate. Questo spiega il motivo per cui il «mal di schiena» origina
spesso a questo livello. E’ inoltre evidente che la posizione mostrata in figura non
è raccomandata per sollevare pesi.
Articolazione dell’anca

L'anca non è costituita da un unico osso ma da molte


ossa fuse assieme.
L'acetabolo è la cavità dove si attacca il femore, dove
abbiamo l'articolazione.
La testa del femore è tenuta dai
muscoli adduttori dell'anca attaccati al gran trocantere
Il muscolo piccolo gluteo ( ) ha
origine dalla faccia glutea
dell’ala iliaca (18) tra le linee
glutee anteriore e inferiore; si
inserisce sul grande trocantere.
Il medio gluteo ( ) ha origine
dalla faccia glutea dell’ala iliaca
(14) tra le linee glutee
anteriore e posteriore, dalla
cresta iliaca (15) e dalla sua
fascia; si inserisce sul grande
trocantere (16)
Prendiamo come esempio il caso di una
persona in piedi, il cui tronco e bacino
pesano P.
Intuitivamente il peso P del tronco e del
bacino si divide egualmente sulle due
teste femorali, caricando ciascun arto
inferiore di P/2. Le reazioni sulle due
anche R1 e R2 saranno uguali. (entrambe
uguali a P/2).

Se il soggetto si sposta, come in figura, le


reazioni agli appoggi sono diverse.
I dati sono il peso P, le distanze L1 e L2
(dal baricentro corporeo) e le entità delle
forze di reazione agli appoggi R1 e R2 che
risulteranno inversamente proporzionali
alla loro distanza dal punto di
applicazione del peso P.
Contrariamente a quanto si può pensare un
arto più corto non indica conseguentemente
un carico maggiore su uno dei due arti.

Le reazioni di R1 e R2 dipendono dalla


distanza (dal baricentro) e non dall’altezza a
cui le reazioni vengono applicate.
Per riscontrare una modifica alla reazione
bisogna che il carico si sposti.

Nell’esempio dell’immagine in figura 2, il


tronco si appoggia sui due arti inferiori e le
reazioni di appoggio dipendono dalla
distanza dal carico.

Una differenza di lunghezza tra gli arti, come


nell’esempio dell’immagine in figura 3, non
crea differenza di carico tra gli arti. Solo lo
spostamento del peso del tronco crea una
differenza di carico sugli arti.
Anca: Studio dell'equilibrio
Vogliamo determinare la forza sulla testa del femore e la forza
dei muscoli adduttori dell'anca per un individuo che sta in piedi
su una gamba sola.

Un uomo in piedi su una gamba sola risulta essere un buon


modello per descrivere la camminata lenta.

analizziamo le forze che agiscono su tutto il corpo e


studiamone l'equilibrio;
trattiamo la gamba come un corpo rigido che interagisce col
corpo tramite l'anca.
Forze sull’articolazione dell’anca
Diagramma delle forze di un individuo
che scarica il peso su un solo piede
Fm (situazione tipica durante la
deambulazione).

La figura mostra le distanze tipiche dalla


testa femorale (asse di rotazione) e le
forze in gioco.
Abbiamo 4 forze esterne:
1. N la reazione del piano, N=Wb
2.Wleg peso della gamba, applicato nel CM
della gamba
3. R forza di reazione dell'anca sulla
gamba ortogonale alla cavità
4. F forza dei muscoli adduttori dell'anca.
(I muscoli coinvolti sono molti ma
consideriamo una unica
struttura rappresentata dal vettore F che
forma un angolo di
70° con l'orizzontale applicato al gran
trocantere
Fm = trazione muscoli abduttori (glutei) Fm
Wb = peso corporeo
N = reazione vincolare = (- Wb)
Wleg = forza-peso della gamba  0,16 Wb
R = reazione esercitata sulla testa del
femore dall’acetabolo
dF  7cm
dN  10,8cm (17,8-7)
dWleg  3.2cm (10,2-7)

Fx = 0 => Fmcos(70°) - Rx = 0


 Fy = 0 => Fmsen(70°) - Wleg + N - Ry = 0
 Mi= 0 => MFz + MPgz + MNz + MRz=0
=> -7·sen(70°)·Fm-3,2·0,16Wb+10,8·N= 0
Fm = 1,56 ·Wb
Rx = 0,53 ·Wb
Ry = 2,31 ·Wb
R = (Rx2 + Ry2 )1/2 2,37 ·Wb
= artg(Rx\Ry) = 13
Considerazioni:
Lo stato di equilibrio su un solo piede si realizza normalmente nella
deambulazione in cui si passa alternativamente dall’equilibrio su un piede
all’altro.
La reazione sulla testa del femore risulta pari a  2,4 volte il peso del corpo
quindi lo sforzo sulle cartilagini di tale articolazione è notevole e giustifica la
loro usura nel tempo.
L’angolo che R forma con l’asse verticale è  13° e il tessuto osseo tende a
crescere nella stessa direzione dello sforzo ad esso applicato; questo spiega
la deviazione della testa femorale rispetto al resto del femore.

R
Deambulazione con anca lesa
Nelle persone con un'anca indebolita, (per es. a
causa di artrosi oppure riposo prolungato dopo una
frattura), la forza muscolare dei muscoli adduttori è
inferiore. Queste persone, quindi, tendono a
camminare zoppicando e piegandosi verso il lato
indebolito.
Di conseguenza, il centro di gravità del corpo si
sposta in una posizione più direttamente sopra
l'articolazione dell'anca, diminuendo così la forza
sull'articolazione lesa.
Infatti, si dimostra che in questo caso
la forza muscolare da applicare è: b

Fm = 0,47 ·Wb
la forza di reazione sull'articolazione dell'anca è:
R = 1,28 ·Wb
Quindi vi è una riduzione significativa delle forze
applicate durante la deambulazione

b
Deambulazione con anca lesa
 l’equilibrio nella deambulazione
si realizza con uno sforzo R
diretto più verticalmente (al
limite se Fm = 0, R sarebbe
verticale)
 la testa del femore crescerebbe
ad un angolo > del normale
provocando un > allungamento
dell’arto che, a sua volta,
produrrebbe una rotazione della
cintura pelvica per compensare
lo sbilanciamento degli arti
 rotazione della colonna
vertebrale (scoliosi).
Deambulazione con bastone
Per ovviare a questo problema è
necessario l’utilizzo di un bastone
su cui scaricare una parte del peso
corporeo. Quindi l’equilibrio si
mantiene con valori di Fm < del
normale, ma la direzione di R
rimane inalterata.

Il bastone riduce le forze,


consentendo al piede di muoversi
dalla posizione sotto l’asse centrale
del corpo a una nuova posizione
più vicina ad essere sotto la testa
del femore, evitando la distorsione
della colonna.
Deambulazione con bastone

Calcolare Fm dei muscoli adduttori


e la reazione R sulla testa del
femore quando parte della forza
peso del corpo (1/6) è scaricata su
un bastone
(con distanza 30,5 cm dal
baricentro)

In questo caso ci sono tre forze che agiscono sul corpo:


1.Peso W
2.Forza Fc che spinge verso l’alto sul bastone
3.Forza verso l’alto sul piede W-Fc
Deambulazione con bastone

L’adozione di un bastone rende possibile posizionare il piede a  6cm oltre la


linea del baricentro. Questo riduce il momento di N sulla testa del femore =>
riduce R.
Deambulazione con bastone

L’uso del bastone può considerevolmente aiutare il processo di


guarigione di lesioni all’articolazione dell’anca.
Articolazione dell’anca: studio dell’equilibrio con
peso aggiuntivo
F

Un uomo di 200 libbre è in appoggio sul piede destro e


porta una valigia di 100 libbre nella mano sinistra.
Il centro di massa della valigia è 12 pollici dal suo centro
di massa (vedi Figura).
(a)Mostrare che la posizione del piede (come mostrato)
non causa alcun momento rotatorio
(b)Trovare la reazione R (intensità e direzione) sulla
testa femorale e la forza del muscolo adduttore
dell'anca esaminando la gamba destra.

1 libbra = 0,45kg
1 pollice = 2,54cm

Wb = peso corporeo= 90kg


Wv= peso valigia = 45kg = 0,5Wb
Wleg = peso gamba = 14kg = 0,16Wb
Articolazione dell’anca: studio dell’equilibrio con
peso aggiuntivo
a)

Equilibrio rotazionale:

(Wb+Wv)x = Wv(12’’)

3Wv x =Wv(12’’)

x= 4’’ (10,16cm)
Articolazione dell’anca: studio dell’equilibrio
con peso aggiuntivo
F

b)

Fx = 0 => Fcos(71°) - Rx = 0 3,8

Fy = 0 => Fsen(71°) - Wleg + N - Ry = 0


Mz= 0 => MFz + MPgz + MNz + MRz=0
=>
9,5
-3,8·sen(71°)·F-9,5·0,16Wb+12,7·N= 0

F = 4,9 ·Wb
Rx = 1,6 ·Wb
Ry = 5,9 ·Wb
Wleg= 0,16Wb
R = (Rx2 + Ry2 )1/2 6 ·Wb
= artg(Rx\Ry) = 15 12,7

F = 1.56 ·Wb
N = 1,5Wb Rx = 0,53 ·Wb
Ry = 2,31 ·Wb
N.B. Si riportano, per confronto, i valori ottenuti R = (Rx2 + Ry2 )1/2
durante la deambulazione senza valigia 2.37 ·Wb
= artg(R \R ) = 13
Attrito nell’articolazione dell’anca
Come dimostrato, le forze che agiscono sulle articolazioni sono molto elevate.
Quando le articolazioni sono in movimento, queste grandi forze producono attrito
che potrebbe essere dannoso usurando le articolazioni. Per tale motivo, le
articolazioni sono ben lubrificate; alle estremità di contatto delle ossa vi è infatti
un rivestimento cartilagineo liscio e il fluido sinoviale che lubrifica le aree di
contatto.

Esaminiamo l'effetto della lubrificazione sull'articolazione dell'anca in una


persona.
Quando una persona cammina, il peso completo del corpo poggia su una gamba e,
poiché il baricentro non è allineato all'articolazione, la forza di reazione
sull’articolazione dell’anca è maggiore del peso; dipendentemente dalla velocità
di deambulazione, questa forza è di circa 2,4 volte il peso dell’individuo.
La forza di attrito sull'articolazione è:

Fa = 2,4·W·μ

In ogni passo, l’anca compie un arco di circa 60 gradi e, poiché il raggio


dell'articolazione è di circa 3 cm, l'anca scorre al suo interno compiendo uno
spostamento di circa 3 cm.
Attrito nell’articolazione dell’anca
Il lavoro speso durante lo scorrimento dell'anca contro questo attrito è il prodotto tra
la forza di attrito e la distanza su cui agisce la forza. Pertanto, il lavoro L speso durante
ogni passo è:

L = Ff ·distanza = 2,4·W·μ·0,03 =0,072·μ·W (Nm)

Se l'articolazione non fosse lubrificata, il coefficiente di μ di attrito sarebbe di circa 0,3


quindi, il lavoro speso sarebbe:
L = 0,0216·W (Nm)

Si tratta di una grande quantità di lavoro che sarebbe spesa in ogni passo; infatti
equivale a sollevare di 2,16 cm il peso completo di una persona. Inoltre, questo lavoro
sarebbe dissipato in energia termica, che distruggerebbe l'articolazione.
Invece, l'articolazione è ben lubrificata, il coefficiente di attrito μ è solo 0.003.
Pertanto, il lavoro speso per contrastare l'attrito e il conseguente riscaldamento
dell'articolazione sono trascurabili (0,000216W).

Tuttavia, con l'età, a livello della cartilagine articolare, l'efficienza di lubrificazione


diminuisce con conseguente danneggiamento dell’articolazione stessa. Si stima che,
all'età di 70 anni, circa un terzo delle persone ha problemi all'anca e circa due terzi
delle persone hanno problemi all’ articolazioni del ginocchio.
Articolazione del ginocchio
Il ginocchio è una giuntura piuttosto
complessa, formata in realtà da 2 giunture:
giuntura tibio-femorale tra tibia e femore e la
giuntura patello-femorale tra rotula e femore.

Le forze muscolari vengono trasmesse


attraverso i tendini (strutture fibrose che
collegano le estremità del muscolo all’osso,
minimizzando il carico all’articolazione).

I tendini devono essere mantenuti in posizione


per funzionare correttamente. Nella gamba, i
tendini passano sopra scanalature nella rotula
del ginocchio e si collegano alla tibia.

La funzione del ginocchio è di consentire il movimento dei segmenti ossei durante la


deambulazione, nella corsa, nella salita e discesa delle scale, modulando la
trasmissione dei diversi carichi. Alcune delle forze più intense nel corpo avvengono
nella rotula.
Articolazione del ginocchio: esempio 1
Trovare la forza esercitata dai quadricipiti e la
reazione della giuntura del ginocchio nel caso
in cui la persona sia seduta e abbia un peso
sulla caviglia.

Le forze che agiscono sono:


Wo: forza peso dovuta all'oggetto sulla caviglia
W1: forza peso della gamba
M: forza esercitata dai quadricipiti e trasmessa
dai tendini della rotula
R: reazione della giuntura

β e' l'angolo tra gamba e orizzontale.


θ e' l’angolo tra M e gamba
Articolazione del ginocchio: esempio 1

a = distanza tra O e A (punto di applicazione di M) = 12cm


b= distanza tra O e B (CM della gamba, punto di applicazione di W1) = 22cm
c= distanza tra O e C (caviglia) = 50cm

W1 = 150N (15kg)
W0 = 100N (10kg)

 = 15°
 = 45°

(in blu è rappresentato M e in rosso il braccio


relativo ad M)
Articolazione del ginocchio: esempio 1

Sostituendo i valori si ottiene:


M = 1381N (138kg)
R = 1171N (117kg)
M; R >> peso
M; R elevati possono danneggiare le cartilagini del ginocchio
Articolazione del ginocchio: esempio 2

Studiare l’equilibrio della gamba


inferiore in posizione
accovacciata per una persona di
80 kg

Modello di corpo rigido


Le forze che agiscono sono:
Articolazione del ginocchio: esempio 2

Quando una persona si accovaccia, la tensione nei tendini che passano sopra
la rotula e la reazione sull’articolazione del ginocchio sono quasi 4 volte il
peso corporeo!
Aspetti dinamici della postura
In questa trattazione del corpo umano, si è assunto che le forze esercitate dai
muscoli siano statiche, ovvero, costanti nel tempo. In realtà, il corpo umano (e il
corpo di tutti gli animali) è un sistema dinamico, infatti il sistema muscolare umano
reagisce agli stimoli generati dall’interno e dall'ambiente esterno.
Il baricentro del corpo umano, in posizione eretta, è circa a metà dell'altezza
dell’individuo, sopra la pianta dei piedi, quindi anche un piccolo spostamento
tende a far cadere il corpo. Come dimostrato sperimentalmente, il semplice atto di
stare in piedi, in posizione eretta, richiede al corpo continui (micro)movimenti
oscillatori per mantenere il centro di gravità sopra la base di appoggio. In un tipico
esperimento progettato per studiare questo aspetto della postura, la persona deve
stare in posizione eretta, con i piedi uniti, il più fermo possibile, su una piattaforma
che registra il punto di applicazione delle forze applicate sulle piante dei piedi
(centro di pressione). Per compensare lo spostamento del baricentro, il centro di
pressione si sposta continuamente di diversi centimetri in un brevissimo tempo
(circa mezzo secondo). Inoltre, piccoli spostamenti del baricentro (inferiori a circa
1,5 cm), in avanti e indietro (sul piano sagittale), vengono compensati da
movimenti delle caviglie, mentre, per mantenere l’equilibrio e compensare
movimenti maggiori o spostamenti sinistra-destra (sul piano frontale), sono
necessari movimenti dell'anca.
Aspetti dinamici della postura
La deambulazione richiede una serie maggiormente complessa di movimenti di
compensazione come supporto per il baricentro che si sposta da un piede all'altro.
Quindi, il mantenimento della posizione eretta o la deambulazione richiedono al
sistema nervoso un compito complesso. Questo compito diventa ancora più
difficoltoso quando accidentalmente scivoliamo e il centro di gravità si sposta
momentaneamente rispetto alla base di appoggio. Senza compensare i movimenti,
un individuo che perde l'equilibrio colpirà il pavimento in un tempo di circa 1
secondo. Durante questo breve intervallo di tempo, l'intero sistema muscolare è
chiamato in azione per mobilitare varie parti del corpo in modo da riportare il
centro di massa sopra la base di appoggio, eseguendo anche incredibili contorsioni
nel processo di ripristino dell’equilibrio.
Per mantenere l'equilibrio, il sistema nervoso ottiene le informazioni necessarie
principalmente da tre fonti: 1) visione, 2) sistema vestibolare - situato nell'orecchio
interno - che controlla il movimento e la posizione della testa e 3) sistema somato-
sensoriale che controlla la posizione e l'orientamento delle varie parti del corpo.
Con l’età, l'efficienza delle funzioni necessarie a mantenersi in posizione eretta
diminuisce con conseguente aumento del numero di lesioni dovute a cadute. Si
stima che, negli Stati Uniti, il numero di morti accidentali, dovute a cadute, nelle
persone di età superiore di 80 anni è circa 60 volte superiore rispetto a quello delle
persone di età inferiore ai 70 anni.
Aspetti dinamici della postura
Un altro aspetto della dinamica posturale è l'interconnessione dell'apparato
muscolo-scheletrico. Tutti i muscoli e le ossa sono collegati tra loro e un
cambiamento nella tensione muscolare o nella posizione degli arti di una parte del
corpo deve essere accompagnata da un cambiamento di compensazione altrove.
Il sistema può essere visualizzato come una struttura a tenda. Le ossa agiscono
come i pali della tenda e i muscoli come le corde che bilanciano il corpo nella
posizione desiderata. Il buon funzionamento di questo tipo di struttura richiede
che le forze siano adeguatamente distribuite su tutte le ossa e i muscoli. In una
tenda, quando le funi di trazione anteriori sono tese, la tensione delle funi
posteriori deve essere aumentata corrispondentemente, altrimenti la tenda crolla
nella direzione anteriore.
Il sistema muscolo-scheletrico funziona in modo analogo. Ad esempio, un'eccessiva
tensione, dovuta a uno sforzo eccessivo, dei muscoli nella parte anteriore delle
gambe tenderanno a tirare in avanti il ​busto. Per compensare questa trazione in
avanti, anche i muscoli della schiena devono contrarsi, esercitando una forza
eccessiva sulle strutture più delicate della parte bassa della schiena. In questo
modo, l'eccesso di tensione in un gruppo di muscoli può essere riflesso come
dolore in una parte completamente diversa del corpo.

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