• Le fonti vanno dunque lette spesso "contropelo", facendo emergere ciò che la fonte
stessa lascia volutamente implicito, oppure guardandone i dettagli secondari
• Le principali fonti per questo periodo sono: fonti legislative (i capitolari carolingi, che
normavano la società), polittici (inventari di grandi possessori, come il monastero di
Bobbio), contratti agrari (soprattutto livelli), testi letterari (cronache, agiografie),
evidenze archeologiche
I cereali e i legumi
• Il frumento era il cereale più apprezzato e richiesto dai signori, gli altri cereali
(spelta, miglio, panico, sorgo, melega…) e i legumi (fave, ceci) erano lasciati in
quantità maggiore ai contadini. Come facciamo a saperlo? Dai contratti agrari, che
richiedevano ai contadini il versamento di 1/3 del frumento al padrone, ma solo 1/4
degli altri cereali e dei legumi
• Con i cereali minori, come il miglio, si facevano anche polente (la polenta era
conosciuta prima dell’avvento del mais)
La vite
• Tutti gli appezzamenti di terra avevano uno spazio dedicato alla coltura della vite
• I padroni richiedevano fino alla metà della produzione di vino ai contadini, e spesso
pretendevano la parte migliore, di prima spremitura
• Il vino era più bevuto dell’acqua, che non era purificata come ai giorni nostri, ed
era normale iniziare a bere fin dall’adolescenza. Era la bevanda della socialità, e
dava anche un apporto calorico alla dieta
La carne
• L’allevamento dei quadrupedi era allo stato brado. In particolare i maiali si
allevavano negli spazi boschivi che ogni appezzamento di terra aveva al suo
interno. Sono i polittici a testimoniarlo: i boschi si misuravano in quanti maiali vi si
potevano allevare dentro
• Dall’allevamento suino la famiglia contadina traeva un’importante apporto carneo.
Di solito però si trattava di carne salata: si ammazzava il maiale di inverno e lo si
salava per la conservazione nel resto dell’anno
• I boschi erano estesi e aperti alla caccia contadina, attuata attraverso trappole e armi
a distanza: nella dieta contadina potevano saltuariamente rientrare anche uccelli e
lepri o conigli
• Anche il pollame era presente i tutte le aie di campagna, e costituiva un apporto
carneo saltuario e legato a occasioni di festa
I pesci
• I fiumi di allora erano più pescosi di quelli di oggi, e sebbene il diritto di pesca
fosse talvolta precluso ai contadini, è probabile che nelle aree lacustri, lagunari o
più prossime al corso di un fiume le popolazioni rurali facessero un discreto
consumo di pesce fresco, pescato in proprio
• Il pesce consumato era d’acqua dolce (eventualmente salato per essere conservato
più a lungo), mentre il consumo del pesce di mare era limitato alle aree costiere (no
commercio o trasporto a lunga distanza)
Uova e latticini
• Anche le uova rientravano nei contratti agrari, richieste dai proprietari come
donativi, in occasione di festività come la Pasqua. Per il resto rimanevano nella
completa disponibilità della famiglia contadina, per fare torte (anche queste
testimoniate nei contratti come donativi) o frittate
• Il latte poteva essere bovino (soprattutto nel nord Italia) oppure capriovino (nel
centro-sud). Con il latte si facevano soprattutto i formaggi stagionati (che avevano
una evidente funzione di conservazione dell’alimento, e davano sapore alla dieta
contadina)
I prodotti dell’orto
• Fondamentali per la dieta contadina, in quanto l’orto non era soggetto a canoni
agricoli e quindi gli ortaggi rimanevano tutti ai contadini