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e le città-stato italiane
FONTI E METODI PER LA STORIA MEDIEVALE SP.
A.A. 2020/2021
Marasciulo Carlo – N° Matricola 864475
Cronologia e teorie dello sviluppo
Unica crescita economica pre – industriale che coinvolse l’intero continente (1500 – 1800 solo Inghilterra e Olanda)
Dal X/XI al XIII/XIV secolo (280/340 anni circa), ma prodromi già nel VIII/IX secolo. No improvviso balzo ma sviluppo lento e costante,
nemmeno «rivoluzione» o «svolta epocale».
Fattori decisivi: sviluppo agrario e surplus produttivo della curtis; sviluppo artigianato volto alla vendita, crescita mercato locale; saldatura
commercio regionale e subregionale con quello a lunga distanza. No sviluppo omogeneo (città costiere o fluviali raggiungono l’obbiettivo prima di
quelle all’interno)
Le dinamiche della popolazione determinano mutamenti attraverso i suoi effetti sulla disponibilità delle risorse (Malthus).
Il motore delle trasformazioni consiste nell’evoluzione delle strutture di classe e nei conflitti e nei rapporti fra signori e contadini (Marx)
Periodo caldo medievale/Optimum climatico medievale: cambiamento climatico favorevole all’agricoltura, allvamento e pesca dovuto inverni miti e
piovosi ed estati lunghe e calde, favorendo crescita vegetali, riducendo gelate e permettendo estensione dei coltivi. Generale assenza di pestilenze.
Agricoltura
Il mito della «rivoluzione agraria del Mille»: aratro pesante, sistema dei campi
aperti, rotazione triennale e nuovi metodi per lo sfruttamento animale. Innovazioni
già presenti in certe aree, non equamente distribuite o apparse solo
successivamente.
Estensione economia di scambio a prodotti, aree e gruppi prima esclusi o poco toccati,
con divisione del lavoro e specializzazione che favoriscono accumulo di capitale.
Sviluppo dei mercati sostenuto anche da istituzione traffici con Oriente (materia prima
<-> beni di lusso).
Libertà nel gestire rapporti commerciali con altre comunità di mercanti poiché non
sottoposte a stretto controllo imperiale, con stipula di contratti fra singoli o altre
città.
A sud, iniziale autonomia garantita dai Normanni si trasformò in una stretta lenta
ma inesorabile. Difficoltà a creare alleanza dato che rapporti fra i centri sporadici
e resi difficoltosi dalla distanza, accentuata dalla mancanza di adeguate vie di
comunicazione. Determinate presenza di un potere locale che attuò istanze
accentrartici, soprattutto dopo Costituzioni di Melfi (1231).
Gli scontri per il potere
Crescita del potere delle città comporta razionalizzazione dell’amministrazione e imporre controllo sul contado.
Cambiamento amministrativo necessario per fare fronte alle lotte interne ma anche alle rivalità con altre città. I patti sottoscritti spesso
venivano disattesi in funzione del controllo di aree chiave o detenere importanti monopoli (la Lega Lombarda era un’entità costituitasi per
non durare in tempo di pace).
I centri più piccoli, per evitare di essere inglobati, imitano le strutture politiche di quelli più grandi, creando ulteriori attori politici.
Potestas imperiali imposti ai centri soggetti (1150 ca), poi cacciati ed elezione di rappresentanti locali.
Il potere consolare degli aristocratici/maiores sostituito da quello dei podestà (1210 ca), simbolo convergenza interessi nobiltà
cittadina/fondiaria con quelli della borghesia mercantile agiata.
I podestà rimpiazzati dai capitani del popolo (1250 ca), espressione della volontà della classe media e in opposizione alle aristocrazie e ai
proprietari fondiari, oppure signorie, potere instabile che fa affidamento sul supporto dei mercanti e del popolo. Possibili interludi di
poteri popolari in seguito a moti cittadini.
No passaggi netti ma spesso coesistenza di poteri anche o in diretta opposizione. Non attuati per motivazioni progressiste o valori civici,
ma per migliorare l’efficienza politica, miliare ed economica e porre fine alle lotte di fazione. Difficoltà nel far coincidere la
collaborazione delle parti e la redistribuzione delle risorse
Apogeo
Estensione del potere della città sul contado, generando conflitti con realtà
minori e aristocrazia rurale, espansione dovuta al controllo di maggiori
derrate alimentari e all’accrescimento del prelievo fiscale.
Ampliamento contado sino confini con altre città innesca lotte fra centri. Investimento di uomini e capitale per sostenere conflitto finalizzato ad
espansione economica e territoriale.
Strategia di ampliamento costante supportata da utilizza di truppe mercenarie, ma in realtà si preferisce «comprare» la resa altrui per evitare
campagne militari e dispendiose.
Scontro dovuto a necessità di espandere i commerci per evitare declino dei profitti e all’assenza di un governo unico e centralizzato che assicuri
validità ai patti fra città, continuamente disattesi per ottenere maggiore profitto.
Difficoltà nell’amministrazione del territorio causata da dissidi fra aristocrazia (frammentazione politica per mantenere una propria indipendenza,
vendita prodotti agricoli svincolati dal controllo urbano e mantenimento diritti sulle vendite) e borghesia mercantile (unità giuridica, controllo
cittadino delle derrate per stabilirne il prezzo).
Quando convergenza, classe dominante confondeva interessi personali con quelli statali. Soggetti in competizione fra loro e impedendo il
compromesso che avrebbe garantito governo stabile. Confusione di diritti e poteri. Incertezza politica ed economica.
Sottomissione a signorie governate da esponenti di quelle famiglie nobili che per anni avevano avuto un ruolo di preminenza nella vita politica
della città, potere che spesso tuttavia si dissolveva alla loro morte, o sperimentare esperienze repubblicane, comunque fallimentari.
Ascesa di singole famiglie potenti che imporranno il loro potere dando vita a quelli che poi saranno gli stati regionali.
Bibliografia
F. Franceschi, , La crescita economica dell’occidente medievale: un tema storico non ancora esaurito. Introduzione in La
crescita economica dell’occidente medievale: un tema storico non ancora esaurito., Roma, Viella, 2017,