“I PROMESSI SPOSI”
Scheda
I Personaggi
Trama
Titolo:I Promessi Sposi.
Storia della composizione
Autore:Manzoni
Autore:
Genere:Romanzo
Genere: Storico
Collocazione storica:
Il Seicento
I luoghi:La
luoghi: Lombardia
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I PERSONAGGI
Renzo
Lucia
Don Abbondio
Don Rodrigo
Azzeccagarbugli
Fra Cristoforo
Agnese
Innominato
Monaca Di Monza
Federico Borromeo
LA TRAMA
“I Promessi Sposi “ è il più importante romanzo storico italiano. Il romanzo storico, nato nei primi decenni
dell’Ottocento per opera dello scrittore Walter Scott è un romanzo di storia e di invenzione: esso, narra una
vicenda di invenzione ambientata, però, in un’epoca storica precisa, generalmente del passato, ricostruita più o
meno fedelmente nelle sue caratteristiche sociali e culturali. Accanto a personaggi storici, si muovono personaggi
inventati. Una caratteristica di questo romanzo è la presenza di personaggi collettivi, cioè di gruppi di persone.
Inoltre è caratterizzato da descrizioni di personaggi e da dettagliate descrizioni di oggetti e arredi. Il linguaggio è
di alto registro, che riproduce fedelmente quello parlato nell’epoca in cui si svolge la vicenda. Per quanto riguarda
l’opera di Manzoni, bisogna sottolineare che il periodo che fa da sfondo al romanzo è il 1600. Infatti siamo nel
1628, ai tempi della dominazione spagnola sul ducato di Milano. Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due
contadini e operai tessili di un non precisato paesino della provincia di Lecco, stanno per sposarsi. Don Rodrigo, il
signorotto del villaggio, infatuatosi di Lucia, impedisce le nozze, intimidendo il curato Don Abbondio. I due
promessi sposi tentano di tutto, per difendersi: Renzo si reca da un avvocato di Lecco (soprannominato Azzecca-
garbugli), Lucia si rivolge a Fra Cristoforo, un borghese che ha vestito il saio per espiare un delitto commesso in
gioventù. I fidanzati ricorrono perfino all’espediente di un matrimonio a sorpresa, comparendo all’improvviso di
fronte a Don Abbondio. Tutto inutile. In compenso Lucia sfugge al rapimento organizzato da Don Rodrigo e viene
portata al sicuro in un convento di Monza, mentre Renzo si dirige a Milano. La vicenda segue due percorsi. Il
primo porta Lucia a subire un nuovo rapimento, questa volta riuscito, da parte di un potente fuorilegge
“L’Innominato”, che proprio all’interno del convento ottiene la complicità di Gertrude. Portata al suo castello, Lucia
fa voto alla Madonna di rinunciare al matrimonio, in cambio della propria salvezza. Il miracolo avviene e
l’Innominato decide di cambiare vita. Infatti quest’ultimo, invece di consegnare la donna a Don Rodrigo, la dà in
custodia alla famiglia nobile milanese di don Ferrante. Nel frattempo, Renzo, giunto a Milano nel pieno della
carestia, si lascia trascinare ingenuamente nei tumulti, si ubriaca e viene ritenuto pericoloso dalle autorità
spagnole. Arrestato, riesce poi a fuggire e a rifugiarsi nei territori di Bergamo. In seguito arriva la peste, che
colpirà i due protagonisti principali. Proprio nel lazzaretto di Milano i due fidanzati si ritroveranno, scampati al
terribile morbo. Fra Cristoforo, prima di morire, scioglie Lucia dal suo voto e nulla impedirà a Don Abbondio di
celebrare le sospirate nozze, che concludono il romanzo (autunno 1630). In seguito Renzo e Lucia emigrano nel
bergamasco, per avviarvi un florida attività tessile.
ALESSANDRO MANZONI La vita
Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria,
figlia di Cesare Beccaria, autore del famoso trattato Dei delitti e delle pene contro la tortura e la
pena di morte.
Compiuti i suoi primi studi in collegi religiosi, a vent’anni si recò a Parigi, raggiungendo la madre
che si era separata dal marito. Gli anni parigini (1805- 1810) furono molto importanti per la sua
formazione politica, morale e culturale. Nel 1808, durante un breve soggiorno a Milano, conobbe
e sposò Enrichetta Blondel, di religione calvinista. Il fervore religioso della moglie, convertitasi al
cattolicesimo, spinse Manzoni a una profonda meditazione sui problemi morali e religiosi che
determinò il suo ritorno alla fede cristiana. Dalla conversione in poi la sua vita fu povera di
avvenimenti, ma ricca di opere e di meditazione interiore. Visse quasi sempre a Milano in modo
appartato e schivo, seguendo però con intensa passione le vicende del Risorgimento.
Il Manzoni, per la sua indole timida e riservata, non partecipò direttamente alle lotte del
Risorgimento, ma si limitò ad esortare gli italiani, mediante gli scritti, a combattere per la libertà e
l’indipendenza della Patria. sia direttamente con le opere di ispirazione patriottica e civile, come
la lode “Marzo 1821”, sia indirettamente con il romanzo. Le poesie patriottiche hanno spesso un
tono polemico, aspro e violento e fremono d’odio contro gli oppressori della Patria; invece nelle
poesie del Manzoni non c’é una sola parola d’odio o di violenza, ma la moderazione di un animo
cristiano, che parla a sentimento di tutti i popoli civili per perorare la causa della libertà della
Patria. Ma il contributo più alto che Manzoni ha dato al Risorgimento fu nella questione della
lingua, la creazione di una prosa nuova, semplice e popolare che facilitò l’unificazione spirituale e
culturale della Nazione. Nel 1848 firmò con altri patrioti la petizione a Carlo Alberto perchè
intervenisse in Lombardia contro gli Austriaci; nel 1861, nominato senatore del nuovo Regno
d’Italia, partecipò a Torino alla prima seduta del Parlamento italiano e nel 1872 accettò la
cittadinanza onoraria di Roma per aver contribuito, con la sua opera di scrittore, alla causa
italiana.
Alessandro Manzoni morì nel 1873 all’età di ottantotto anni. Tra le opere ricordiamo: gli Inni
Sacri, alcune liriche (Marzo 1821, 5 Maggiio), I Promessi Sposi.
IL ROMANZO STORICO
Il romanzo manzoniano è di tipo storico. Tale genere ebbe fortuna nel XIX secolo. Per romanzo storico si intende
una narrazione che racconta vicende immaginarie ambientate in contesti storici definiti che fanno da sfondo al
racconto. Manzoni, scrittore ottocentesco, narra una storia ambientata nel 1600, ricostruisce gli eventi e le
abitudini del tempo e in tale contesto dà vita ad una vicenda “verosimile”, cioè che sarebbe potuta accadere.
Quando Manzoni si dilunga a parlare dei “bravi” , della giustizia come arma dei potenti contro gli umili, parla di
situazioni che caratterizzavano quei tempi; “i signorotti” locali realmente si avvalevano di veri e propri eserciti
illegali, “i bravi” per l’appunto, di cui abbiamo notizia nelle cronache del tempo. Gli avvenimenti che fanno da
sfondo alla vicenda sono realmente accaduti, come ad esempio la sommossa popolare di Milano e la peste che
devastò il Milanese.
Per quel che riguarda gli attori del romanzo ci sono da una parte personaggi di pura fantasia, come Renzo,
Lucia, Agnese, Don Abbondio, Perpetua, Don Rodrigo, il Conte Attilio, il dottor Azzecca-garbugli. Dall’altra si
incontrano personaggi storici realmente esistiti, come Fra Cristoforo (= Padre Cristoforo di Cremona); la Monaca
di Monza (= Virginia Maria di Leyva); L’Innominato (= Francesco Bernardino Visconti), ecc…
STORIA DELLA COMPOSIZIONE
I Promessi Sposi ebbero tre stesure o redazioni. La prima aveva come titolo “Fermo e Lucia” e poi “Gli Sposi
Promessi”. Di questa prima stesura non solo erano diversi i nomi di alcuni personaggi (L’Innominato si chiamava
il Conte del Sagrato; Renzo Tramaglino era Fermo Spolino; Lucia Mondella era Lucia Zarella), ma erano diversi
anche alcuni episodi come quello della fine di Don Rodrigo, il quale, nel Lazzaretto, alla vista di padre Cristoforo e
delle sue vittime, Fermo e Lucia, balzava su un cavallo e, dopo una folle cavalcata, veniva raccolto morto da due
monatti e gettato su un mucchio di appestati. Insoddisfatto della sua opera, il Manzoni dopo la prima stesura ne
pubblicò un’altra nel 1827 col titolo di “Promessi Sposi, storia milanese del XVII sec., scoperta e rifatta da A.
Manzoni”. Lo scrittore, però, insoddisfatto della seconda redazione, che gli appariva ricca di lombardismi, lo
stesso anno (1827) si recò a “risciacquare i cenci in Arno” e sottopose tutto il romanzo ad un’accurata revisione
linguistica sul modello del fiorentino vivo e medio, si ebbe così la terza ed ultima edizione, che fu pubblicata tra il
1840 e il 1842.
Il Seicento
“…….avevano
“…….avevano entrambi intorno al capo una reticella verde che terminava sull’omero sinistro terminata in una gran nappa, e dalla quale usciva
sulla fronte un enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in punta: una cintura lucida di cuoio, e a quelle attaccate due piccol corno ripieno
di polvere, cascante sul petto, come una collana:un manico di coltellaccio che spuntava fuori d’un taschino degli ampi e gonfi calzoni:uno
spadone,con gran guardia traforata a lamine d’ottone, congegnate come in cifra, forbite e lucenti….”(cap.
lucenti….”(cap. I).
I Bravi nel romanzo di Manzoni appaiono subito, nel primo capitolo. Due di loro aspettano Don Abbondio al bivio che lo conduceva a casa
sua,sono aggressivi e armati fino ai denti. Da questo episodio si evincono alcune caratteristiche di questi personaggi, che cercano di persuadere
il curato attraverso minacce e bestemmie.
I Bravi sono sempre al servizio dei potenti signori e pronti ad obbedire agli ordini più crudeli e a uccidere chi osa mettersi sulla loro strada.
I Bravi descritti nel romanzo sono spavaldi, ma quando temono qualcuno sono ruffiani e codardi.
“Il Griso” è il “Bravo” prediletto da Don Rodrigo ed esegue sempre i suoi ordini.
Al Griso è ordinato di portare a compimento il rapimento di Lucia e verrà punito quando vedrà arrivare la carrozza vuota.
La codardia del Griso si evidenzia in uno negli ultimi capitoli del romanzo.
Egli torna a casa di notte, dopo una festa in compagnia di Don Rodrigo e dei suoi amici, e si accorge che il padrone sta poco bene. Già
mettendolo a dormire, si tiene a distanza, ma più tardi, quando viene chiamato e pregato di recarsi con urgenza da un medico, per soccorrere
Don Rodrigo che si è scoperto malato di peste, corre invece dai monatti. Alla fine anche questi muore di peste.
Il Nibbio, invece, è un uomo crudele ed è incaricato di nascondere i misfatti di Don Rodrigo. Nibbio è crudele, ma ha compassione di Lucia.
Infatti, nel momento in cui la trasporta al castello, cerca di farla soffrire il meno possibile.
I bravi erano i segni più evidenti dell’anarchia che caratterizzava la dominazione spagnola in Lombardia e contro di loro erano emanate delle
“griide”, cioè delle leggi gridate dai banditori in modo che anche le persone analfabete ne fossero informate.