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L’IMPORTANZA

DELL’EDUCAZIONE
LINGUISTICA
E LE DINAMICHE LINGUISTICHE NEL
MONDO CONTEMPORANEO
LE DIECI TESI PER L’EDUCAZIONE
LINGUISTICA DEMOCRATICA
 Esse costituiscono un testo collettivo preparato dai soci del GISCEL,
cioè Gruppo di Intervento e studio nel Campo dell’Educazione
Linguistica.
 Sono state scritte nel 1975 e approvate definitivamente in una riunione
tenutasi a Roma nel 1975 alla Casa della Cultura.
 Il gruppo GISCEL è nato per iniziativa di Tullio De Mauro sulla base
dell’articolo 21 dello Statuto della Società di Linguistica Italiana (SLI),
il gruppo inizia ufficialmente la sua vita il primo giugno del 1973. La
lista dei soci fondatori annovera, in ordine alfabetico: Carla Bazzanella,
Emilio D’Agostino, Tullio De Mauro, Annibale Elia, Anna Ludovico,
Caterina Marrone, Carmela Nocera, Lorenzo Renzi, Raffaele Simone.
La  Società Linguistica Italiana(SLI) è la più antica associazione scientifica italiana dedicata al
plurimo e al complesso ambito delle scienze del linguaggio.

Fondata a Roma il 27 maggio 1967 da un gruppo di studiosi, italiani e stranieri: tra gli italiani, oltre a Tullio De
Mauro, suo grande promotore, vanno ricordati tra i soci fondatori, il germanista e glottologo Federico Albano
Leoni, il linguista generale Luigi Heilmann, lo storico della lingua italiana Gianfranco Folena, il linguista
generale italo-americano Mario Saltarelli, il filosofo del linguaggio e linguista generale Raffaele Simone, il
pedagogista Aldo Visalberghi; tra gli stranieri, il linguista generale francese André Martinet, il fonetista e
fonologo svedese Bertil Malmberg, il filologo romanzo svedese Hans Nilsson-Ehle, il lessicografo ceco-
americano Ladislav Zgusta. ( Linguisticamente, Emanuele Banfi)

La SLI si pose subito come qualcosa di assolutamente originale nel panorama socio-culturale
italiano grazie a due scelte essenziali:
•l’essere aperta al mondo accademico e a tutti coloro che, pur al di fuori dell’accademia, fossero
comunque interessati alle scienze del linguaggio (l’art. 5 dello Statuto recita: “Qualunque persona,
di qualsiasi nazionalità, può essere ammessa a far parte dell’Associazione”);
•l’essere pluralista cioè aperta a diverse istanze scientifiche: dalla linguistica sincronica a quella
diacronica, dalla semiologia alla psicologia, dalla medicina (le neuroscienze) alla matematica e alla
statistica, dall’antropologia alla filosofia, dalla filologia all’informatica… (allora detta “cibernetica”),
dalle scienze dell’educazione alla sociologia, dalle scienze del territorio alla geografia ecc.).
  https://www.societadilinguisticaitaliana.net/
 Con Le dieci Tesi, il GISCEL intese definire i presupposti teorici basilari e le linee d’intervento
dell’educazione linguistica, richiamando l’attenzione dei linguisti e degli insegnanti italiani al fine di
promuovere un’educazione democratica, come è prevista secondo la Costituzione.
 Ora saranno presentati i punti principali sui quali si basano le Tesi:
 1) la centralità del linguaggio verbale, il linguaggio verbale è estremamente importante inquanto
riguarda:
 la padronanza ricettiva (capacità di capire), la capacità produttiva di parole e fraseggio, gli usi
comunicativi, usi euristici e cognitivi, usi emotivi e argomentativi.
 È una delle forme assunte dalla capacità di comunicare, che si è denominata capacità simbolica
fondamentale o capacità semiologica( o semiotica). (Tullio de Mauro)
 2) Il radicamento del linguaggio verbale nella vita biologica, emozionale, intellettuale e sociale.
Lo sviluppo delle capacità linguistiche non è estraneo allo sviluppo di tutto l’essere umano, ma affonda le
radici dalla nascita fino all’età adulta, da questo dipendono fortemente le possibilità di crescita
psicomotoria e di socializzazione, l’equilibrio dei rapporti affettivi, l’accendersi e il maturarsi di interessi
intellettuali e di partecipazione alla vita culturale e comunitaria.
 Prima di tutto lo sviluppo delle capacità linguistiche dipende da un buon sviluppo organico e da una buona
alimentazione. Giocano un ruolo importante i fattori di tipo genetico e dello sviluppo dell’embrione
all’interno dell’organismo della madre. Possibili deficit intellettivi possono aggravare l’apprendimento del
linguaggio verbale, o, tutt’al più ritardarlo.
 Una piccolo parenti, dei possibili deficit sono individuabili già durante i tre anni o con dei test focalizzati
durante i sette o gli otto anni. Questi limiti oggigiorno sono facilmente superabili, o comunque non
delimitanti grazie a nuove ricerche e a tecnologie avanzate. Si trovano anche online degli esercizi mirati
alla correzione di eventuali limiti di concentrazione, velocità e coordinazione.
 Per quanto riguarda l’alimentazione il cervello ha bisogno di zinco, selenio e vitamine per svolgere il suo
normale funzionamento e ritardare l’invecchiamento.
 Infatti, un bambino sradicato dall’ambiente native, che veda poco o niente i genitori e i Fratelli, che sia
poco e mal nutrito è normale che abbia un atteggiamento ostile verso i suoi compagni e di conseguenza
parla, legge e scrive male, poiché non ha stimoli di parlare e comportarsi bene.
 Un esempio sono i molti ragazzi dei ghetti e gli zingari, i quali spesso mancano di voti in condotta.
 << Prima la Bistecca e la frutta, e dopo Saussure e le tecnologie>> (Le Tesi GISCEL, in L’educazione
linguistica democratica, Tullio de Mauro, p.269).
 La terza presenta le complessità e la pluralità delle capacità linguistiche, in
quanto esistono anche capacità non facilmente evidenti, tra le quali le capacità
metalinguistiche, di verbalizzare e analizzare interiormente in parole e le varie
situazioni e di dare un senso alle parole e alle frasi che si sentono.
 La quarta descrive il rapporto tra la linguistica e la Costituzione. Esistono delle
leggi che riguardano anche la linguistica: L’articolo n 3 che riconosce
l’eguaglianza di tutti i cittadini << senza distinzione di lingua>> e l’articolo 6 ( la
Repubblica tutela con apposite norme le minoranza linguistiche). Richiama la
scuola all’educazione linguistica democratica ( il quale è ritenuta a tutelare tutte
le varietà linguistiche, quindi anche i dialetti e le lingue dei ghetti).
 La quinta parla della pedagogia linguistica tradizionale e quanto questa necessita
di essere superata al fine di un’educazione linguistica democratica.
 La sesta descrive in maniera più esaustiva l’inefficacia della pedagogia linguistica
tradizionale, in quanto dal decennio giolittiano non è stata capace di favorire la
corretta ortografia delle masse, e anche durante il periodo in cui sono state
scritte le tesi un cittadino su tre è in condizioni di semianalfabetismo.
 La settima descrive i limiti della pedagogia linguistica tradizionale:

 È tesa a operare settorialmente, bada solo alla produzione scritta e non orale,
tende a concentrare l’attenzione su un solo argomento e tralascia le altra
capacità, è largamente fondata sull’utilità di insegnare analisi grammaticale e
logica ( sui paradigmi grammaticali e regole sintattiche).
 Quindi trascura il fatto la realtà linguistica di partenza degli allievi, la quale è
spesso colloquiale e dialettale.
 L’ottava si occupa di coordinare i tratti di un’educazione linguistica democratica in maniera
coerente (= lo sviluppo delle capacità verbali va promosso in stretto rapporto con una
corretta socializzazione, lo sviluppo e l’esercizio delle capacità linguistiche vanno
considerati come strumenti al fine di migliorare e consentire la partecipazione alla vita
sociale e intellettuale, esso va sempre motivato all’interno delle attività di studio, di
ricerca, di partecipazione e produzione individuale e di gruppo. La sollecitazione delle
capacità linguistiche deve partire dall’individuazione del retroterra linguistico e culturale
personale, famigliare e ambientale dell’allievo; la scoperta dei retroterra degli studenti
dovrebbe essere il punto di partenza dei tentativi di apprezzamento di tale diversità, solo
così si può raggiungere un equilibrio sia con gli alunni che tra gli alunni; Occorre tener
d’occhio non solo le capacitò produttive, ma anche quelle ricettive, e in queste va
sviluppato l’aspetto sia scritto sia orale; così diventa inoltre necessario addestrare alla
conoscenza dei vari usi della lingua e dei gerghi più specifici; tutto questo lavoro di
consapevolezza del linguaggio va curato fin dalle prime esperienze scolari).

 La nona descrive quali sono le competenze e le conoscenze che dovrebbero acquisire gli
insegnanti, mentre la decima si limita a concludere il discorso della questione della lingua.
Tutto ciò che è stato descritto dalle dieci Tesi e
tenuto conto dai linguisti è che la nascita delle
lingue nasce in forma orale, e come alcuni di loro
si sono impegnati a dimostrare l’oralità e la
grammatica non sono sempre compatibili.
Su questo principio si basa il libro di Miriam
Voghera, Dal parlato alla grammatica
 Infatti è opinione comune dire che il parlato è spontaneo, poiché in assenza di deficit, per
imparare a parlare non dobbiamo sottoporci a un programma di insegnamento formale. È
sufficiente che fin dalla nascita i piccoli della specie umana siano inseriti in scambi
comunicativi di cui diventano destinatari e produttori, indipendentemente dal loro livello di
conoscenza della lingua. Gli adulti si rivolgono ai bambini fin dalle loro prime ore di vita in
modo naturale e spontaneo, non solo come se i bambini potessero capire ciò che ascoltano,
ma interpretando le loro vocalizzazioni, gesti e movimenti come risposte intenzionali, cioè
mosse comunicative.(Voghera,2017, p.15)

 Si riporta l’esempio di una conversazione tra una madre e il figlio di 3 mesi (Crystal, 1986,
p. 50), in cui la madre considera le reazioni del neonato al pari di risposte verbali
pienamente significative e intavola con lui una vera e propria conversazione.
 Michael: (loud crying)
 Mother: Oh my word what a noise! What a noise! (picks up Michael)
 Michael: (sobs)
 Mother: Oh dear, dear, dear. Didn’t anybody come to see you? Let’s have a
 look at you (looks inside nappy). No you’re all right there, aren’t you?
 Michael: (spluttering noises)
 Mother: Well, what is it then? Are you hungry? Is that it? Is it a long time since
dinner-time?
 Michael: (gurgles and smiles)
 Mother (nuzzles baby): Oh yes it is, a long long time.
 Michael: (cooing noise)
 Mother: Yes, I know. Let’s go and get some lovely grub, then. How about
that...
 Esempio ricopiato dal libro di Miriam Voghera la quale lo ha ripreso da diversi
Corpora. Di seguito viene riportata la traduzione
 Michael: (singhiozzi)
 Mamma: Oh caro, caro, caro. Nessuno è venuto a vederti? Adesso ti diamo una
guardata (guarda nel pannolino). No, va tutto bene, vero?
 Michael: (borbotta)
 Mamma: E allora? Che c’è? Hai fame? È così? È passato tanto tempo dall’ora di
cena?
 Michael: (gorgoglia e sorride)
 Mamma (soffiandogli il naso): Oh sì, tanto tempo.
 Michael: (tubando)
 Mamma: Sì, lo so. Andiamo e prendiamo qualcosina di buono da mangiare.
Che ne dici di questo...»
 Checco: Quindi fammi capire.. tu sei venuto in Italia, hai assaggiato la nostra cucina e poi
hai pensato di aprire un ristorante italiano qui..

 Cuoco: Sì!
 Checco: E senti un po', come lo cucini questo spaghettino qui?

 Cuoco: Ah facile! Prendi acqua, metti pasta, accendi fuoco ...mmh... 30 minuti!

 Checco: Io invece la facevo bollire, pensa che stronzo!

 Cuoco: Dopo volete altro?

 Checco: Sì, un cacciavite e una scala.

 Cuoco: Cosa? …. Ma cosa fa?!

 Checco: Vaffanculo a sorate! Non si scrive l’Italia invano! Vichingo! Sei un vichingo!

 ( video youtube: https://www.youtube.com/watch?v=a8uU1IZoRPU )


 Insegnante: Ora vi faccio una domanda […] un po’ difficile […] prima però mi dovete dire una cosa
[…] voi quindi parlate quante lingue?
 Gioia: Io due
 Insegnante.: Tu due? […] cioè italiano …
 Gioia: […] italiano e l’inglese […] i-in- al mare incontro tanti tedeschi parlo solo in inglese
 Insegnante: Ah […] quindi anche l’inglese abbastanza bene
 Gioia: Sì si io l’inglese infatti
 Matteo: Sì lei è bravissima in inglese
 Insegante: Okay […] tu Matteo italiano e …
 Matteo: Mah io così così […]cioè italiano inglese ma l’inglese così così però […][…][…]
[inspira] spero di impararlo molto meglio
Insegnante: Okay […] il dialetto […] un po’ lo parlate voi?
Matteo: ehm si- no […] non molto […] proprio alcune parole
Gioia: io so […] […] […] io so due dialetti […] quello reggiano e quello siciliano perché il 90% della mia
famiglia è […] siciliana.
Insegnante: Okay[…] quindi un pochino anche il dialetto o i dialetti li conosci?
Gioia: si […] però non li parlo perché [ride] non mi suonano bene
 Tra canale e modalità non c’è un rapporto meccanico: possiamo adottare infatti più
modalità di comunicazione pur usando lo stesso canale.
 Per esempio sia lo scritto a stampa tradizionale e sia molta comunicazione mediata
dal computer usano il canale grafico-visivo, ma appartengono, a modalità di
comunicazioni molto diverse.
 Nello stesso modo possiamo avere diverse modalità di comunicazione usando il
canale fonico-uditivo: si pensi alle differenza di modalità comunicativa tra il parlato
faccia a faccia e il parlato telefonico.
 Ma vi è un rapporto di correlazione: dato l’uso di un determinato canale è molto
probabile che si sviluppi una modalità di comunicazione con specifiche
caratteristiche.
 L’esclusione del parlato dall’oggetto di descrizione delle grammatiche e il fatto che
esso esibisca meccanismi e strategie diversi da quelli normalmente descritti nella
maggior parte delle grammatiche hanno rafforzato l’idea comune che esso fosse
meno regolare dello scritto, e senza grammatica. In realtà non è così, degli studi
condotti da linguisti come Lepschy(1994), Ong (2002), Olson (1994), Goody (2001),
Valeri (2001),Mancini e Turchetta concordano sul fatto che gli enunciati e i testi
parlati presentino caratteristiche molto regolari, diverse da quelle dei testi scritti, e
simili in tutte le lingue.
 È a questo a cui si riferisce Jack Goody nel The power of the Written Tradition (p.144) quando definisce
la scrittura una nuova tecnologia dell’intelletto:
 So when I use the phrase “technology of the intellect” about writing, I am thinking mainly not about the
primary level of physical instrumentation but about the way that writing affects cognitive or intellectual
operations, which I take in a wide sense as relating to the understanding of the world in which we live,
especially the general methods we use for this.
 È l’invenzione che ha permesso la transizione dalla forma orale, pre-letteraria a quella della modernità.
 Dal concetto di scrittura come tecnologia e dalle differenti forme di sviluppo dei segni aritmetici e logici,
l'antropologo riflette sui comportamenti sociali, dimostrando l'influenza dei sistemi di pensiero nella vita
quotidiana.
 Le abilità psicogenetiche di base degli individui sono pressoché le stesse: l'esempio significativo è quello
dell'automobile, che in teoria chiunque può imparare a guidare, indipendentemente dalla sua provenienza
culturale, sociale o religiosa ma che certamente ha funzioni pratiche e valori simbolici differenti a seconda
del contesto di riferimento.
 Perciò anche al livello di produzione del linguaggio e del sistema di scrittura, tutti gli esseri umani, dal
principio, hanno imparato una lingua e un sistema di scrittura, ma le pratiche e i valori simbolici sono
differenti a seconda del periodo, del luogo, dell’identità e del ruolo sociale dei suoi utenti. (dipende,
inoltre, dai significati che più frequentemente questi utenti esprimevano attraverso la produzione scritta)
 Benché qualsiasi contenuto sia esprimibile sia attraverso il parlato sia attraverso
lo scritto, nel momento in cui si comincia a diffondere la scrittura si cominciano
a differenziare anche i contenuti e gli usi della scrittura dai contenuti e dagli usi
del parlato.
 Tutto ciò che è pubblico, istituzionale, formale è associato alla scrittura, mentre
al parlato sono destinate le pratiche più private e personali.
 I testi scritti divengono quindi testi di riferimento per la costituzione
dell’identità linguistica, ed eventualmente etnica e nazionale e, tra questi,
assumono un ruolo decisivo i dizionari e le grammatiche che hanno il compito di
dare dignità alla forme linguistiche che le realizzano.
 (Dal parlato alla Grammatica, Voghera, p.22)
La grammatica secondo lo strutturalismo è l’insieme dei rapporti astratti tra i segni, che
costituiscono l’invariabilità ( essa crea l’intercomprensione tra grammatiche diverse);
Secondo il generativismo (Noam Chomsky) è la lingua che deriva dalla grammatica, in
quanto la grammatica sarebbe il meccanismo generativo del codice.

 È naturale quindi che per poter studiare la Grammatica Universale, così intesa, l’unica strada
possibile è rivolgersi ai parlanti, poiché sono gli unici a tenere in funzionamento del dispositivo
linguistico, e quindi a poter dare informazioni sul funzionamento della grammatica che è dentro di
loro.
 I giudizi dati dai parlanti nativi sulle frasi della loro lingua madre sono considerati in ambito
generativo il test più attendibile di grammaticalità.
 Gran parte della linguistica teorica è stata infatti sostanzialmente priva di qualsiasi riferimento alle
proprietà derivate dalla sostanza dei segni, dalle proprietà del canale.
 Questa posizione ha avuto come conseguenza un lungo disinteresse non solo per la realizzazione fisica
dei segni (per es. la fonetica), ma anche per i processi di produzione ed elaborazione cognitiva dei
segni linguistici.
 È interessante per esempio che Acquaviva (2000), nel valutare se la disomogeneità nei giudizi di
grammaticalità vadano considerate come spia dell’esistenza di competenze diverse, considera il peso
delle variabili diafasiche, diastratiche e diatopiche nei giudizi di accettabilità dei parlanti italiani
 Ciò che non viene preso in considerazione è che si possano usare nelle diverse
modalità varietà di lingua diverse (o addirittura lingue diverse) e che questo
non combacia con la grammatica che si conosce: alcune frasi non paiono
scrivibili, ma paiono dicibili e viceversa o cambiano significato a seconda che
siano parlate o scritte.
 La distinzione tra usi parlati e usi scritti interseca infatti quella tra usi primari e
appresi fin dalla nascita e usi appresi successivamente, per esempio a scuola.
La comunicazione linguistica è, come abbiamo già detto, primariamente orale
sia dal punto di vista funzionale sia quantitativo, De Mauro (1971).
 Fin da piccoli possediamo una grammatica implicita costruita sulla base delle
nostre osservazioni e delle indicazioni, seppure non formali, degli adulti, dei
coetanei (Ferreri, 2012, dal Parlato all.Gr. di M.V., pag.27).

 Limitarsi a o concentrarsi prevalentemente sui testi scritti formali vuol dire


quindi escludere le varietà native e separare la riflessione metalinguistica dalla
lingua delle nostre prime esperienze comunicative ( e quindi, dalla lingua
quotidiana con cui ci identifichiamo e gli altri ci identificano).
 Questo significherebbe considerare la grammatica come qualcosa di esclusivo, che fa parte
solo di alcuni linguaggi. Cosa che non è affatto in questo modo, come lo hanno dimostrato i
vari linguisti generativisti.
 (La funzione metalinguistica, quindi, si sviluppa e cresce col crescere dell’acquisizione
delle lingue)
 prime manifestazioni della «metalinguisticità riflessiva» delle lingue, come la definisce De
Mauro (2008), il poter usare la lingua per descrivere se stessa, sono parte essenziale della
fisiologia del linguaggio e della naturale e spontanea crescita linguistica, ma non
fondamentali per l’insegnamento della lingua.
 Infatti l’insegnamento della sola grammatica tradizionale ha dimostrato essere
fallimentare secondo alcuni dati sull’alfabetizzazione in Italia:
 Negli anni compresi tra il 1998 e il 2005 sono state promosse da Statistic Canada e
dall’OCSE(l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo) due indagini sui livelli di
alfabetizzazione della popolazione adulta di vari paesi.
 La prima è la IALS (International Adult Literacy Studies), la seconda è la ALL (Adult
Literacy and Life Skills).
 La prima indagine comparativa internazionale sulle competenze della popolazione
adulta è stata la IALS, svoltasi dal 1994al 1998.
  Dopo di questa l’attenzione dei decisori politici e dei responsabili dell’educazione e
formazione si rovolgeva alle nuove esigenze di conoscenza che emergevano nel mondo
globale.
 Così nacque la ALL, come il risultato di un lavoro di collaborazione tra governi, agenzie
nazionali di statistica, istituti di ricerca e agenzie multilaterali.
 Si è messa in luce la necessità di una nuova ricerca sulle condizioni in cui si
acquisiscono e si perdono le competenze nella vita adulta, e che individuasse le
dimensioni che possono essere oggetto di accertamento(assessment), di musurazione e
di comparazione tra vari Paesi.
 la domanda che si è posta è stata la seguente:
 La descrizione della distribuzione delle competenze della popolazione adulta
analizzata hic et nunc è sufficiente per orientare chi ha la responsabilità di
assumere decisioni in merito alle politiche sociali ed in particolare alle politiche
relative all’istruzione e formazione per il prossimo futuro?
 (Vittoria Gallina)
 Le indagini sono state realizzate assegnando ad alcuni strati della popolazione adulta in età
lavorativa (in epoca 16-65 anni, escludendo i bambini e ragazzi in età scolare dell’obbligo e degli
anziani) questionari graduati: Uno di accesso; e cinque graduate in modo da consentire una
divisione di cinque livelli di literacy.
 Le domande richiedevano e valutavano le capacità di lettura e comprensione di testi in prosa e
documenti; la capacità di utilizzare gli strumenti matematici (numeracy) e, nella seconda indagine,
la capacità di risoluzione di problem e di <<abilità per la vita (problem solving)>>.

 Alla prima indagine hanno partecipato ventuno paesi, tra cui l’Italia con il finanziamento e
l’appoggio del minister dell’Istruzione.
 Alla seconda sette paesi, tra cui l’Italia, questa volta non con il sostegno del minister
dell’Istruzione, ma della Provincia autonoma di Trento e delle Regioni della Campania, Lombardia,
Piemonte e Toscana.
 Le competenze/ abilità evidenziate, rispetto allo svolgimento delle prove,
producono profili di diverso livello:
 1 = il più basso, che rappresenta competenze/abilità estremamente modeste e
fragili;

 I Livelli 2 e 3 sono una via di mezzo, cioè la sufficienza permuoversi nel mondo
sociale
 Fino ad arrivare al livello 5 che indica la piena padronanza degli alfabeti
indispensabili a garantire nelle attuali società della conoscenza, un agire efficace.
 Dato che pochissime sono le persone che si trovano nei due livelli più elevati il
livello 4 e 5 sono presentati insieme 4/5.
 Dalla prima indagine emergono dislivelli di competenze alfabetiche e linguistiche, cioè
di pieno possesso dell’Italiano e della lettoscrittura, tra le diverse fasce della
popolazione in misura maggiore rispetto agli altri paesi.
 Quasi il 5 % della popolazione italiana adulta risultava non in grado di sottoporsi a
qualsiasi tipo di questionario scritto. Si tratta di circa due milioni di persone
completamente analfabete (tagliate fuori da ogni forma di comunicazione scritta).
 Il resto della popolazione appariva distribuito in modo altamente diseguale.
 Il 33% di quelli che rispondevano al questionario ( quindi che leggono un testo, leggono le
domande e provano a rispondere) si ferma al primo gradino della scala di valutazione a
5 livelli.
 Questa parte della popolazione ha acquisito la strumentalità necessaria per leggere e
scrivere ma non va oltre l’esercizio del livello strumentale ( decifrano ma non leggono,
firmano ma non scrivono).
 Il 33 % fa un passo in piu nella letteratura e comprensionee dei testi e raggiunge il
secondo livello della scala: sa usare la strumentalità alfabetica per fornire qualche
risposta, ma non riesce ad utilizzare quello che sa per approfondire quesiti e risposte
( cioé resta al di sotto della soglia di alfabetizzazione funzionale).
 Un ulteriore 33% si ripartisce tra terzo, quarto e quinto livello:
 È la parte di popolazione adulta che possiede, utilizza e sfrutta la strumentazione
alfabetica acquisita come chiave per aprirsi la via a comprendere e produrre dei
testi con gradi diversi di consapevolezza ma con sufficiente dominio degli
attrezzi.
 Tutto ciò vuol dire che più di un terzo della popolazione risulta completamente
analfabeta.
 La seconda indagine ALL offre variazioni in negative, legate in parte alla
maggiore meticolosità dei questionari (V. Gallina, Adult Literacy and Life Skill):
 Nella comprensione dei testi in prosa il 46,1% della popolazione italiana si trova
in condizione di illetteratismo, cioè non supera il livello 1; il 35% si ferma al
livello 2: il 16,5% raggiunge il livello 3; I livelli 4 e 5 (piena letteratezza) sono
raggiunti solo dal 2,3% della popolazione italiana.
 Più del 30% dei diplomati e più 20% dei laureati si collocano ai livelli 1 e 2 del
questionario, quindi tra gli analfabeti e semianalfabeti funzionali.
 Visto l’indicatore negativo i ricercatori si sono impegnati in ulteriori indagini: (Indagine
ISTAT,e indagine Audipress tra il 2003 e 2007 correlato alle vendite) appare che, in misura
maggiore o minore, una parte delle persone collocate al di sotto dei livelli 1 e 2
dell’indagine ALL si impegna comunque nella lettura di quotidiani e settimanali;
 Insieme ad un’altra indagine su campione ristretto ( MONDADORI-IPSOA 2007) fanno salire
intorno al 40% i lettori di almeno un libro non scolastico all’anno.
 Emerge una propensione al leggere la quale è superiore al 20% prevedibile sulla base di
ALL e va oltre la limitata presenza (21,5%) di famiglie con un nucleo consistente di libri in
casa, oltre 100(ISTAT 2007).
 Di tale propensione al leggere non sono partecipi il 21% dei dirigenti, imprenditori e liberi
professionisti e il 9% dei laureati (completi non lettori, nemmeno tentati di dare risposte
di prestigio).
 Il rendimento scolastico di allieve e allievi è l’ambito in cui si registrano le ineguaglianze
e disparità di capacità linguistiche.
 Dagli anni ‘50 in poi (da Lorenzo Milani a De Mauro) si è andato facendo evidente che sul
destino scolastico di bambini e ragazzi per quanto riguarda le loro capacità linguistiche e
matematico-scientifiche pesa in modo determinante, in Italia come in ogni altra parte del
mondo studiata, la qualità culturale degli ambienti familiari di provenienza.
Si è notato il collegamento tra il livello di istruzione dei
genitori e il rendimento dei figli
Esso mostra come la manchevole istruzione formale tra gli adulti, la manchevole qualità sostanziale
dell’istruzione tra una metà circa delle giovani leve di diplomati porta a un rapporto problematico con
l’uso della lingua italiana. (De Mauro, 2018, p.239)
 C’è una frattura, dunque, celata sotto la diffusa capacità di usare
l’italiano nel parlare: il 95% della popolazione dichiara di saper
parlare italiano, ma solo una parte (fra il 30 e il 50%) dichiara di
avere rapporto con la lettura di libri e giornali e solo una parte assai
più ristretta, quella che accede ai questionari di livello 3, 4, 5,
mostra di possedere un buon possesso delle capacità di lettura e
scrittura.
(Quaderno di Italia 10, Come parlano gli italiani, de Mauro, p.146)
INDAGINI ANNI NOVANTA: le dimensioni
linguistiche della diseguaglianza
 Secondo ulteriori indagini ISTAT e l’indagine IEA affiancano alle risposte alle domande << a casa parli
italiano?>> i punteggi medi nelle prove di comprensione:
(De Mauro, 2018, p.238)
 Mezzo secolo fa il 59,2% della popolazione di oltre 14 anni era privo di ogni titolo scolastico (persino della licenza elementare) secondo l’Istat
sul totale della popolazione.
 Se si ignora questo dato, come purtroppo spesso avviene, non si è in grado di intendere che la scuola italiana nei decenni di vita repubblicana e
democratica ha fatto un lavoro enorme per sottrarre il paese a questa condizione di descolarizzazione, retaggio di secoli di arretratezza.
 Già negli anni novanta quei quasi due terzi di popolazione senza scuola degli anni cinquanta erano ridotti a pochi punti percentuali. Questo lo si
deve alla scuola e il fatto che le fasce giovani della popolazione hanno conquistato livelli di scolarità tre volte superiori a quelli delle generazioni
anziane.
 I figli e nipoti dei senza scuola di ieri hanno conquistato tutti fin dagli anni ottanta la licenza elementare, quasi tutti negli anni novanta la licenza
media dell’obbligo e nei primi anni duemila giungono per il 75% a conquistare il diploma negli esami di stato al termine delle scuole secondarie.
 nei recenti dati Istat tra i giovani sotto i 25 anni si va sviluppando una qualche familiarità con le lingue straniere, inglese, francese, poi, in misura
purtroppo assai più modesta, spagnolo e tedesco e infine, in percentuali assai più ridotte , russo e arabo. Troppo poco per le esigenze di una
società europea moderna, specie se entro la familiarità si ricercano i dati relativi a una buona comprensione e produzione del parlato e a una
buona competenza dell’uso scritto.
 Anche questi dati dai primi anni novanta al 2000 appaiono in crescita, ma non si va per ora oltre il quinto della popolazione. Tre quinti sono
ancora solo orecchianti di una lingua straniera.
 Un altro quinto non giunge neanche a questo. Il lavoro da fare resta enorme. Ma la generazione più
giovane ha una funzione guida anche in questo processo, decisivo per la buona salute linguistica di
un paese europeo moderno.
 I progressi compiuti nei livelli di scolarizzazione sono stati dunque enormi.
 Le eredità del passato e la mancanza di un sistema di educazione degli adulti fanno sì che ancora
nel 2000 quasi il 50% della popolazione adulta sia privo di licenza media dell’obbligo o titoli
superiori.
 Per metà della popolazione la licenza elementare è il tetto dell’istruzione. In quanto la società
italiana è stata una società contadina, statica, e per raggiungere questo tetto dava ai privilegiati
che vi arrivavano un sufficiente grado di controllo del loro mondo culturale e degli stessi idiomi in
presenza. Oggi, in una società postindustriale, mobile, aver raggiunto soltanto ciò è insufficiente.
Il corretto uso dei dialetti e dell’italiano è
connesso a questo sviluppo dell’istruzione
favorito dal miglioramento dell’istruzione
dagli anni ‘70 in poi.

De Mauro, 2018, p.238


Internet e la scuola
 Gli usi primari sono di tipo informale, e oggigiorno, le sfumature tra scrittura e parlato grazie a internet e
ai social vanno a sciogliersi.
 Ma Internet è entrato nella scuola? È presente nelle pratiche quotidiane di lavoro?
 Purtroppo non si hanno dati certi sulla didattica propriamente legata alla rete.
 E' difficile dire qualcosa di sensato sulla didattica legata a Internet senza tenere nella giusta
considerazione i mutamenti avvenuti in anni recenti nello scenario scolastico.
 In questi ultimi anni abbiamo tutti assistito a una gigantesca trasformazione del modo di accumulare e
trasmettere conoscenze nella società.
 È molto probabile che artefici di questi cambiamenti siano stati la diffusione del computer, da un lato, e
l'incremento quasi esorbitante di informazione che la globalità dei media riesce a diffondere, dall'altro.
Questa trasformazione ha tolto 'peso' alla scuola.
 C’è chi afferma che la scuola vive di una marginalizzazione crescente rispetto al compito di formare e
accrescere le conoscenze, e quindi non è più il luogo di trasmissione e diffusione delle conoscenze.
 Secondo altri: a scuola molti bambini entrano sapendo già leggere (lo fanno istintivamente
all'ipermercato, ad esempio), in taluni casi sapendo scrivere e certamente avendo discrete abilità
nel maneggiare gli elementi d'interfaccia con un computer. E c'è stato perfino chi ha parlato di un
sostanziale rovesciamento dei tradizionali canali scolastici, sostenendo che oggi gli insegnanti
imparano dagli allievi!
(Dario Corno, Italiano e Oltre, edizione 1999)

Così la scuola ha reagito in due modi: si è trasformata da luogo specifico di attivazione delle
conoscenze a luogo in cui si diffondono e difendono conoscenze sedentarie (è il caso della
grammatica tradizionale, considerando i testi più adottati nelle scuole medie e biennio delle
superiori)
La seconda è stata invece la tendenza della 'rincorsa delle novità’, in maniera fiduciarie con il
risultato di gettare via tutto.
Questo ha portato a un progressive annichilimento del mestiere dell’insegnante che si è visto
superato da mezzi superiori alle sue possibilità.
Rispetto a questo stato di cose si sono fatte strada nuovi tipi di pedagogia, descritte attraverso gli
aggettivi <<globale e costruttivista>>.
 Questo punto di vista presuppone il necessario cambiamento di fondo della figura dell’insegnante:
l'insegnante non lo è più nel senso tradizionale del termine:
 È una nuova figura professionale che si sta designando man mano che cambiano le situazioni di
riferimento. Si pensi al ruolo del giornale - se escludiamo piccoli fatti di cronaca molto locale - non è
più quello di informare, perché a informare ci pensa già la tv; è bensì quello di commentare, valutare,
approfondire quanto «si sa già».
 È probabile che qualcosa di analogo stia avvenendo a scuola e nell'ambito delle didattiche. (Dario
Corno, cit. Italiano e oltre)
 Così considerati, Internet e il Web sono semplicemente l'evoluzione del telegrafo. L'osservazione è stata
fatta a suo tempo dal massmediologo Harold Winnis (nel 1951) quando osservò che i due principali
mezzi di comunicazione per gli Stati Uniti d'America sono stati il treno e il telegrafo.
 Come le ferrovie prima e le autostrade poi, il telegrafo e ora Internet giocano un ruolo
enorme nel rendere 'trasportabili' i pensieri e le conoscenze al punto da rendere immateriali
e secondari persino gli stessi oggetti (si pensi al successo di «agente commerciale» di
Internet).
 il «messaggio» trasferito via Rete è sempre in qualche misura soggettivo, porta cioè con sé
il confezionatore che l'ha costruito, con tutto il peso delle sue scelte di comunicazione.
 In più, dato che la Rete è gigantesca ed enciclopedicamente vivacissima, questo ha
permesso al confezionatore di collegare i discorsi in maniera sempre meno rispettosa dei
tradizionali confini «di genere», fino a farli affluire in un agglomerato discorsivo dai
confini incerti, ma che reca la cifra della soggettività.
 Come ha scritto Guido Ferraro, siamo in presenza di un «agglomerato di discorsi non più
pienamente separabili, costruiti per moduli che si aggiungono e si combinano, ove ogni
intervento riprende e reinterpreta il discorso degli altri, e ogni testo da leggere è il testo che
noi costruiamo a partire da una nostra personale ricomposizione di questo tessuto già
segnato dal passaggio di tanti» (Ferraro, 1999).
 (notizie prese da Italiano e Oltre, Dario Corno, p.76)
Da queste considerazioni si possono distinguere
gli scopi della Televisione da quelli del Web

LA TV è UN BUON MEZZO PER IL WEB è UN BUON MEZZO PER

Far vedere immagini in movimento Informare (ad es. e-mail)

Trasmettere suoni Comunicare (es. , whats up, messenger,


facebook, Instagram)
Intrattenere passivamente Intrattenere attivamente (youtube e
giochi)
Interruzioni commerciali Scelte personali
INTERNET HA BISOGNO DELLA SCUOLA
 Prima di tutto per usare il computer e sapere come collegarsi a internet si necessita una serie
di informazioni «operative» le quali sono essenziali per poter impostare la didattica che voglia
sfruttare il mezzo.
 Ma c'è un’ulteriore indicazione, probabilmente più importante, che riguarda una sorta di
«galateo educativo»: l'insegnante deve sapere in anticipo dove è possibile andare con la
navigazione, che cosa fare del Web.
 Data l'enorme quantità di tragitti possibili, lasciare che una scolaresca proceda su Internet da
sola e senza guida è come portarli in gita e lasciarli liberi di girare senza indicazioni.
Naturalmente, questa decisione comporta una serie di navigazioni preliminari che sono guidate
da una programmazione semplice, ma efficace:
 identificare l'area di ricerca sul Web; contrassegnare i siti interessati; visitare i siti e
determinarne l'informazione importante (e i possibili collegamenti); mappare il tutto;
registrare i siti più importanti su dischetto; proporre la ricerca agli studenti.
 Questa didattica è contrassegnata anzitutto da una visione «globale» di un problema di
ricerca e di studio: di qualsiasi argomento la Rete promuove un incremento enorme di
conoscenza tanto che «studiare» non è solamente formarsi una conoscenza da riusare in
situazioni extra-scolastiche; è bensì collegare le diverse informazioni.
 L'insegnante deve assumere la veste di 'facilitatore-mediatore' del sapere che gli allievi
costruiscono nel loro percorso guidato di accesso ai siti.
Cosa devono fare gli insegnanti e come
migliorare l’istruzione
 Come abbiamo visto in precedenza all’interno della società sussistono delle fratture.
 Fratture e ostacoli non sono insuperabili. Un innalzamento quantitativo e qualitativo dei livelli di istruzione delle
giovani generazioni e degli adulti, la promozione della lettura e del bisogno di leggere e informarsi, lo sviluppo di
stili di vita che favoriscano l’apprezzamento della cultura intellettuale, dei saperi, delle scienze: sono i maggiori
percorsi che altre società non solo europee hanno imboccato e stanno seguendo per superare quegli ostacoli e quelle
fratture.
 Pare chiaro che ciò sia possibile anche in Italia: è un impegno più lungo e faticoso di qualche predica contro questo o
quel malvezzo linguistico, ma è l’unica via per migliorare realmente la condizione linguistica di tutta la popolazione.
 Del resto, è un impegno che sta dinanzi al paese non solo per i motivi linguistici e culturali qui in primo piano. Nelle
librerie, nelle biblioteche, nelle scuole, nei teatri, nei corsi per adulti, nel modo di fare e ricevere informazione si può
e si deve combattere la buona battaglia per migliorare le condizioni linguistiche del paese. (anche il linguaggio è
stato, diciamo, sporcato dai mezzi comunicativi offerti da internet, basti pensare alle abbreviazioni nate nell’era
digitale: tvb, vvb, cpt, cm, afk[= sono lontano dalla tastiera al momento], o ai post e blog scritti male per la fretta)
 il processo di sviluppo cognitivo si confermerebbe oggi, come ieri, come un processo fatto di piccoli aggiustamenti
progressivi secondo una linea guida di «cognizione intenzionale» (o «metacognizione» ), dove intenzionale vuol
semplicemente intendere una vita mentale che procede consapevolmente
 Le classi scolastiche di ogni ordine e grado sono spesso lo specchio del multilinguismo e del plurilinguismo del nostro
paese. Come già detto, non sono rare le situazioni multilingui, in cui abbiamo bambine e bambini o adolescenti di
lingue native diverse. A questo si aggiunge l’uso di varie e diverse modalità di comunicazione sia per costruire le
relazioni interpersonali sia nell’attività didattica in senso stretto.
 L’attività didattica vera e propria si serve sia del parlato sia dello scritto, a diversi livelli di formalità, e, a seconda
delle varie discipline, di altre modalità di comunicazione non verbale, di cui in questa sede non mi occuperò.
 rappresentazione del repertorio potenziale di una classe nel caso in cui ci limitassimo solo alla modalità del parlato e
scritto:
Voghera propone una scomposizione in
passaggi modali:

Modalità parlata e scritta in


classe, Miriam Voghera, 2019.
 In poche parole bisognerebbe considerare i correlati nella loro interazione a tutti i livelli scolastici, naturalmente
con un progressivo aumento di dettaglio e profondità nei vari cicli scolastici; capire quali sono gli elementi
imprescindibili per ciascuna modalità e quali invece sono gli elementi che dipendono da variabili contestuali.
 Questo permetterebbe inoltre di spiegare agli allievi perché possono coesistere norme in conflitto e a quale
livello eventualmente si situi il conflitto.
 Una riflessione sistematica sulla modalità di comunicazione e sui passaggi intermodali consente, inoltre, di
esercitare la naturale abilità plurisemiotica dell’essere umano (chiamata anche la quinta abilità). Come tutte le
abilità linguistico-semiotiche, anche la quinta abilità deve essere esercitata, non solo quando siamo alle prese con
nuovi strumenti tecnologici.
 Questo risponderebbe anche alla necessità della variazione nell’uso delle modalità di comunicazione che
risponderebbe alla necessità di sviluppare le abilità linguistiche produttive e ricettive richiamata all’attenzione
dalle Tesi GISCEL.
 Se vogliamo portare bambini e bambine, ragazzi e ragazze a saper scrivere, occorrono strategie complessive,
plurisemiotiche e culturali, in parte indirette.
 Occorre motivare la scrittura facendone vivere la sua utilità ed efficacia in larga misura e aprire gli orizzonti
della lettura in tutte le sue stratificazioni, senza puzze sotto il naso per letture ‘basse’e curando molto la lettura di
gruppo.
 Sarebbe utile far scrivere i bambini singolarmente e in gruppo ogni giorno e l’esperienza di un giornalino di
classe tenuto insieme da insegnanti e allievi.
 Mario Lodi, ad esempio, ha prodotto con i suoi alunni delle elementari diversi esemplari
giornalini e seguito da altri insegnanti (Lorenzo Milani e don Roberto Sardelli, con la Scuola 725)
i quali hanno mostrato come non solo nella fase iniziale dell’imparare e scrivere la coralità
linguistica opera come un motore per aiutare tutti <<non uno di meno>> a superare il blocco
dello scrivere e sperimentare formulazioni scritte, nette, definite e efficaci.

È la via del <<testo collettivo>>, che a


tutti i livelli di insegnamento meriterebbe
più attenzione.
(L’educazione linguistica democratica, T. De M., p.265)
BIBLIOGRAFIA
Corno Dario, L’ora di Internet, in Italiano Oltre, p.76-80, 1999.
De Mauro Tullio, Come parlano gli italiani, Quaderni d’Italia, 2005, p.133-148.
-L’educazione linguistica democratica, a cura di Silvana Loiero e Maria Antonietta Marchese, Roma-Bari, 2018.
-Lezioni di Linguistica Teorica, Laterza, Roma-Bari, 2008.
-Pedagogia della creatività linguistica, Napoli, Guida, 1971.
Gallina Vittoria, Adult Literacy and Life Skills (ALL)-Competenze della popolazione adulta e abilità per la vita, articolo in
rete: http://docplayer.it/429305-Adult-literacy-and-life-skills-all-competenze-della-popolazione-adulta-e-abilita-per-la-
vita.html
Voghera Miriam, Dal Parlato alla Grammatica costruzione e forma dei testi spontanei, Carrocci editore, Roma, 2017.
-Modalità parlata e scritta in classe, in le tendenze dell’Italiano contemporaneo rivisitate, pa.419-432, Milano, 2019.

SITOGRAFIA:
Società linguistica italiana (SLI): https://www.societadilinguisticaitaliana.net/
Wikipedia, Jack Goody: https://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Goody

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