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Relatività di Galileo, l’inizio della fisica oggi

conosciuta
Galileo Galilei vita
Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 febbraio del 1564. Nel 1574. Durante gli studi, si appassiona alla fisica. Nel
1585 ritorna a Firenze senza aver completato gli studi, e comincia a dedicarsi alla fisica e alla matematica. Nel
1588 ottiene una cattedra di matematica all'Università di Pisa, che mantiene fino al 1592. E' in questo periodo
che si interessa al movimento dei corpi in caduta e scrive ‘De Motu’. Negli anni successivi si dedica a studi di
idrostatica e sulla resistenza dei materiali, costruisce la sua bilancia idrostatica e scopre il moto parabolico dei
proiettili. Nel 1609, mentre Keplero pubblica la sua "Nuova astronomia", che contiene le prime due leggi del
moto planetario, Galileo comincia ad interessarsi ad un nuovo strumento, il telescopio. Fino a quel momento
le osservazioni astronomiche erano state compiute ad occhio nudo.
 
Negli anni successivi, si accende una disputa intorno alle sue scoperte; l'interpretazione che ne da' lo
scienziato confuta la teoria tolemaica del moto, adottata ufficialmente nel mondo scientifico e religioso
dell'epoca, e conferma invece la teoria copernicana. L'inquisizione bolla come eretica questa teoria e
proibisce formalmente a Galileo di appoggiarla. Nell'aprile del 1630, Galileo termina di scrivere il "Dialogo sui
due massimi sistemi del mondo", nel quale le teorie copernicana e tolemaica vengono messe a confronto; in
seguito concorda con il Vaticano alcune modifiche per poter far stampare l'opera, ma decide poi di farla
stampare a Firenze, nel 1632. Papa Urbano VIII, esaminato il "Dialogo", ne proibisce la distribuzione e fa
istituire dall'Inquisizione un processo contro Galileo. Lo scienziato viene chiamato nel 1633 a Roma, dove Galileo Galilei davanti al
sotto processo gli viene chiesto di abbandonare la teoria copernicana. Imprigionato e minacciato di tortura, tribunale dell’inquisizione
Galileo viene costretto ad abiurare pubblicamente. Nel luglio dello stesso anno, comincia a scrivere
il "Discorso intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica e ai movimenti locali".
Muore, malato e ormai cieco, l'8 gennaio 1642, nella casa di Arcetri.
 
 

 
La relatività di Galileo Gallilei
Galileo fu il primo della storia a parlare del principio della relatività
(1632). Egli affermò nel «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo:
«Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto
coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili
animaletti volanti: siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de'
pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a
goccia vada versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia
posto a basso; e stando ferma la nave, osservate diligentemente come
quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della «Dialogo sopra i due massimi
stanza. Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benché sistemi del mondo»
niun dubbio ci sia mentre il vascello sta fermo non debbano succedere di Galilei
così: fate muovere la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur di moto 1632
uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una
minima mutazione in tutti li nominati effetti; né da alcuno di quelli
potrete comprendere se la nave cammina, o pure sta ferma.»
L’esempio della barca
In sostanza ciò che vuol dire Galileo è che,
quando una nave è ferma o a velocità costante
l’ acqua che gocciola da un secchiello entra
sempre in una bottiglia posta esattamente sotto
e che saltando verso poppa o verso prua con
entrambi i piedi e con la stessa forza si percorre
la stessa distanza.
Quindi noi non possiamo determinare se siamo
fermi o in moto rettilineo e costante finché non
abbiamo almeno un valido punto di riferimento
come ad esempio un’isola; questo ci fa capire L’esempio della bottiglia indicato nel testo di Galileo
che il moto è relativo.
Ciò ci può capitare anche nella vita quotidiana
quando siamo in stazione dentro a un treno e ne Tramite queste informazioni Galileo arriva ad
abbiamo un altro accanto e lo vediamo affermare che «Le leggi della meccanica sono le
muoversi, non possiamo sapere se il nostro
treno è in moto o quello che abbiamo accanto a stesse in tutti i sistemi di riferimento che si
meno che non abbiamo un terzo elemento spostano con velocità costante,
valido come una montagna o un albero, così
capiremo quali dei 2 treni è realmente in moto. indipendentemente dalla velocità».
Le trasformazioni Galileiane
Tramite le trasformazioni, successivamente alla formulazione della relatività, vengono analizzate le differenze che
si presentano nella descrizione di moti analizzati da punti di vista differenti; se dovessimo infatti calcolare la
velocità di un punto materiale che a sua volta si trova in un sistema in movimento con moto rettilineo uniforme
(come ad esempio un treno), a quel punto il soggetto immobile non dovrà solamente considerare lo spostamento
che sta facendo quel punto materiale, ma infatti, anche quello del sistema.
Al contrario il punto materiale che si trova nel sistema inerziale prima indicato – quindi che si muove con un moto
rettilineo uniforme- se si muovesse da un punto all’altro, dovrà solamente considerare il movimento compiuto,
quello che ha fatto in prima persona, senza valutare il sistema in moto.

Consideriamo innanzitutto due Anche se sono


leggermente
sistemi, a cui attribuiamo ad
distanziati i due
entrambi spazio e tempo (quindi sistemi di
avremo un s e un s’, oltre a t e t’). riferimento, bisogna
Ci troviamo perciò in un sistema considerarli con
a 4 coordinate come si deduce un’origine che
dall’immagine qui vicino. coincide.
1)Dobbiamo ipotizzare successivamente che il secondo sistema di riferimento non sia
immobile come il primo ma si trovi in movimento: prendiamo come esempio una stazione
t=0
del treno e il treno che sta per partire (la stazione rappresenta il sistema di riferimento
immobile mentre il treno quello mobile). Successivamente immaginiamo anche due
persone, una ferma in stazione e l’altra che si trova all’interno del treno.

2)Ad un certo punto il treno parte; la persona nel treno dal suo punto di vista non percepisce
movimento, dato che infatti, non lo sta compiendo in prima persona (non sta camminando
all’interno del treno ma è seduta), è invece il sistema in cui si trova che si sposta.
La persona che si trova nel sistema immobile riesce a percepire il movimento che sta
compiendo il sistema mobile (la persona in stazione certamente nota che il treno si sta
muovendo, mentre quella nel treno no, dato che come si è accennato prima le leggi della
t>0
meccanica si mantengono le stesse in un qualsiasi sistema con velocità costante)
Il problema che qui si pone Galileo è quello di poter determinare: lo spazio che percorre il punto materiale nel
sistema mobile (la persona che stava nel treno), analizzandolo da un sistema esterno e immobile, la relazione tra
il tempo che passa nel sistema immobile e in quello mobile e tra la velocità del punto materiale all’interno del
sistema mobile e lo stesso sistema.

1. Per quanto riguarda innanzitutto lo spazio, Galileo deduce che lo spazio compiuto
dal corpo che si trova nel sistema mobile è uguale alla somma tra lo spazio compiuto
dal punto materiale (che si traduce nella posizione iniziale nel caso in cui il corpo si
mantiene fermo, 0 invece nel caso in cui lo spazio iniziale oltre a mantenersi uguale,
coincide con l’origine) e lo spazio compiuto dal sistema mobile che corrisponde,
s = s’+Vt’
come già si sa dalla formula, al prodotto tra velocità e tempo.

2. Per Galileo, anche per un’analisi logica, il tempo si mantiene uguale


a prescindere dal sistema in cui ci ritroviamo; perciò il tempo del primo sistema
coincide con il secondo
t’=t
3. Infine, per quanto riguarda la velocità, Galileo conchiude dicendo che all’interno del
secondo sistema (ovvero quello mobile) la velocità dell’oggetto rispetto al primo sistema è
uguale alla velocità di questo sommata alla velocità del sistema in movimento. Ad esempio se
io sono fermo e passa un treno che si sposta alla velocità di 25 m/s e all’interno di quel treno
un ulteriore soggetto sta correndo alla velocità di 3 m/s, allora la velocità di quel soggetto,
v = v’+ V
rispetto al mio sistema che è fermo, risulterà come 28 m/s
La nuova teoria di Galileo darà origine ad una nuova meccanica che
presenta nelle sue fondamenta queste affermazioni:

il tempo è una In un sistema mobile


costante, sempre e dove si presenta un
• alla base di questo dal sistema in cui ci punto materiale
pilastro ritroviamo
quelle leggi che troviamo. anch’esso mobile, le
aveva fondato velocità si sommano.
Galileo
La crisi della relatività di Galileo e
Maxwell
Con il passare del tempo, la fisica fa conoscenza di nuove leggi della natura, ma una tra queste scoperte si
presenta come quella più rivoluzionaria per questa scienza; stiamo parlando dell’elettromagnetismo, espresso
per la prima volta nel testo “A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field” da James Clerk Maxwell.

La luce, essendo un’onda


elettromagnetica segue le leggi qui
descritte; di conseguenza la natura della
luce cambia e i fisici a questo punto si
pongono un problema: se la luce è
un’onda – e dunque una perturbazione
che si propaga nello spazio-, bisogna
spiegare con quale mezzo si sposta e
descrivere le sue caratteristiche. Le quattro equazioni di Maxwell indicano l’esistenza delle onde
elettromagnetiche; da un campo magnetico che varia si ha un effetto elettrico e da
un campo elettrico che varia si ha un effetto magnetico, dunque per logica si
deduce l’esistenza di onde strettamente legate (come viene indicato nelle ultime
due equazioni indicate) dette elettromagnetiche che si propagano all’infinito
Ideazione di una nuova
dimensione
• Maxwell riconosce come mezzo su cui si sposta la luce come
l’etere. In realtà non intende considerare l’etere che viene
descritto da Aristotele come la dimensione che caratterizza
l’universo al di sopra della luna, ma descrivere l’etere
semplicemente come il mezzo su cui le onde elettromagnetiche si
spostano. Egli dimostra per un ragionamento logico l’esistenza di
un vento d’etere che si manifesta a causa dello spostamento della
terra e di tutta la galassia e che tende a deviare lo spostamento
delle onde elettromagnetiche in sistemi mobili come la terra, che
si muove intorno al sole ad una velocità di 30 km/s

Questa teoria sarà presto confutata da i due


fisici statunitensi Michelson e Morley nel
1887 con uno degli esperimenti più
importanti della storia della fisica.
L’esperimento di Michelson e Morley e la sua conseguenza
In questo esperimento vennero usati: due specchi riflettenti, uno semi-riflettente, una fonte di luce e un rilevatore di interferenze. Quando la
fonte di luce emette il fascio di luce, all’incontro con lo specchio semi-riflettente questo si divide. Da una parte un fascio di luce si sposta verso lo
specchio riflettente dinanzi alla fonte mentre l’altra parte viene riflessa verso il secondo specchio. I due specchi dopo aver ricevuto il fascio di luce
dunque lo riemettono ed entrambi vanno ad incontrarsi creando una interferenza (che di certo non si verrebbe a creare nel momento in cui esiste
un vento d’etere che non permette il loro contatto). In fine entrambi i fasci di luce vengono rilevati dall’interferometro.

Nell’analisi dello spostamento dei fasci di luce, i fisici notarono che i tempi
di percorrenza della luce sono differenti. Questa differenza temporale da
luogo a dei fenomeni di interferenza, che si generano quando i due fasci di
luce vengono in contatto, e dipende da tale differenza e dai valori delle
Rappresentazione
velocità. schematica dello
I due tempi sarebbero uguali solo nel caso in cui la Terra fosse ferma, e spostamento del
quindi fosse assente anche il vento d’etere; ma dato che la terra non è
fascio di luce
ferma, allora per esclusione di conclude affermando che l’etere non esiste.
emesso dalla fonte

Venne però confermato tuttavia che la velocità della luce è costante: infatti la velocità della luce avrebbe dovuto sommarsi a quella della
Terra nel percorrere un tragitto nella direzione del moto di rivoluzione e di rotazione terrestre. Anche quando l'esperimento fu ripetuto sei
mesi dopo, con la Terra in moto in direzione opposta rispetto a un sistema solidale col Sole, si ottenne lo stesso risultato: la velocità della
luce era sempre la stessa entro i limiti degli errori sperimentali; questo rappresenta un grande problema dato che come detto
precedentemente, nella relatività Galileiana viene definito che il moto è sempre relativo.
La costanza della luce, la soluzione di Einstein e
relatività ristretta
Nel 1905 Albert Einstein trova la soluzione al problema che
aveva afflitto la fisica del XIX secolo e fondò la teoria della
relatività ristretta. In questa teoria Einstein mise in analisi due
sistemi ma utilizzando velocità altissime, quasi vicine a quelle
della luce, per rendere più chiara e definita la sua tesi. Egli
affermò che quando un corpo si trova in stato di fermo, e un
fascio di luce attraversa una traiettoria vicina a questo, esso
percepirà la velocità come 300000 km/s. Quando questo corpo
comincia a spostarsi ad una velocità altissima, anche quasi
vicina a quella del fascio di luce, il corpo percepirà allo stesso
modo la velocità della luce, ovvero 300000 km/s. In questo
modo quindi cede quella che era la seconda premessa del
pilastro su cui si basò la scienza di Galileo, secondo cui in un
sistema in moto con un punto materiale all’interno in moto, la
velocità del punto materiale e quella del sistema si sommano per
determinare la velocità del primo. Einstein afferma
ulteriormente che non è il tempo ad essere una grandezza
costante (come afferma Galileo con la formula t’=t) ma lo è la
velocità della luce. L’equazione del tempo da essere formulata
come «t’=t» si trasformerà nella formula indicata a destra.
Esempio pratico e l’esperimento di Hafele-Keating
Secondo la teoria della Relatività ristretta, per un orologio che si trova
all'equatore il tempo è dilatato e dunque scorre più lentamente rispetto ad
un orologio fermo ad uno dei due poli terrestri. Questo effetto è dovuto al
fatto che un orologio all'equatore ha una velocità dovuta
alla rotazione della terra che nei poli è assente. Se inoltre si pone un terzo
orologio su un aereo che si muove con una certa velocità rispetto
alla superficie terrestre ci si aspetta che anche per questo il tempo scorra
diversamente rispetto ai due orologi citati prima. Questo è ciò che
pensarono i 2 scienziati Hafele e Keating, i quali nel 1971 fecero un
esperimento che consisteva nel far partire ben 4 aerei, ognuno con un
orologio atomico (orologio di massima precisione), in direzioni diverse.
Tutto questo serviva per misurare la variazione del tempo data la presenza
dei campi gravitazionali, quindi di capire quanto un orologio sentisse la
differenza del campo gravitazionale da terra a quota di volo. Nel calcolo
dell'effetto si tenne conto quindi non solo della differenza d'altezza, ma
anche dell'effetto di variazione temporale della relatività. Quello di Hafele e
Keating è stato il primo esperimento di questo genere, che ha permesso di
misurare gli effetti relativisti sulla Terra, grazie allo sviluppo degli
enormemente precisi orologi atomici raggiunto negli anni '70
Conclusioni
Certamente, nonostante gli errori che qui sono stati esposti e di
cui ne abbiamo analizzato la soluzione, è innegabile che si deve
molto a Galileo, poiché se noi oggi conosciamo la geniale
formula della relatività speciale di Einstein lo dobbiamo in parte
a lui, perché è stato il primo fisico a porsi il problema della
relazione tra due sistemi con caratteristiche diverse (in
particolare il moto) e il primo a trovare una risposta che sarà
ritenuta esatta fino a Maxwell; è innegabile infatti che dal punto
di vista logico tutte le leggi che prima erano state fornite da
Galileo apparivano inconfutabili, dato che erano frutto di grande
ingegno e logica da parte del fisico, tant’è che Galileo, non
essendo vissuto in un’era in cui la tecnologia permette di
eseguire esperimenti sempre più sofisticati e che hanno dato già
dal XX secolo scoperte geniali proprio come quella di Hafele e
Keating che diede la conferma definitiva della teoria di Einstein,
non aveva avuto la possibilità di confrontarsi con degli
esperimenti più precisi. Insomma si può dire che è stato Galileo
a far partire tutto, il concetto di relatività stesso ha avuto un’
evoluzione molto articolata ideata per l’appunto da Galileo,
modificata da Maxwell, ritoccata da Michelson e Morley,
evoluta da Einstein e sperimentata da Hafele e Keating, ma tutto
questo infatti ha avuto origine da un uomo che si è posto una
domanda e ha provato a trovare una risposta, l’erudito Galileo
Galilei
Grazie per l’attenzione

Fatto da
Guorgueb Ziden
Garofalo Michele

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