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Sylvia S. Mader

Immagini e
concetti
della biologia
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Sylvia S. Mader, Immagini e concetti della biologia © Zanichelli editore, 2018


B3 – La biologia
molecolare

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Il ruolo del DNA nell’ereditarietà
Gli esperimenti di Fredrick Griffith su Streptococcus
pneumoniae (nel 1931) hanno dimostrato la presenza di
un «principio trasformante» ereditabile.

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Il ruolo del DNA nell’ereditarietà
Alfred Hershey e Martha Chase (nel 1952) scelsero un
virus, il batteriofago T2, per determinare quale dei
componenti virali (DNA o proteine) sarebbe penetrato nel
batterio Escherichia coli.

Con i loro esperimenti si dimostrò che il materiale


ereditario è il DNA: esso penetra nelle cellule batteriche e
trasmette ai batteri infettati le informazioni genetiche
necessarie a produrre nuovi virus. 5

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Il ruolo del DNA nell’ereditarietà
Gli esperimenti di Hershey e Chase con i batteriofagi T2 ed E. coli.

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Il DNA e l’RNA sono polimeri di
nucleotidi

Il DNA è un polinucleotide,
cioè un polimero di nucleotidi,
ognuno formato da tre parti:

•uno zucchero C5 detto


desossiribosio

•un gruppo fosfato

•una base azotata

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Il DNA e l’RNA sono polimeri di
nucleotidi
Esistono quattro diversi
tipi di basi azotate:
•l’adenina (A) e la
guanina (G) sono
caratterizzate da un
doppio anello e sono
chiamate purine

•la timina (T) e la


citosina (C) sono
caratterizzate da un
anello singolo e sono
chiamate pirimidine 8

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Il DNA e l’RNA sono polimeri di
nucleotidi
L’RNA (acido ribonucleico) differisce dal DNA:
•per il tipo di zucchero C5 che contiene, il ribosio
•perché al posto della base azotata timina contiene
un’altra pirimidina, l’uracile (U)

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Il DNA ha i requisiti per essere il
materiale genetico
Il DNA è:

•variabile tra le diverse specie


•in grado di custodire le informazioni che fanno una
specie diversa dall’altra
•è costante all’interno di una stessa specie
•in grado di duplicarsi con grande precisione durante la
divisione cellulare
•soggetto a rari cambiamenti, chiamati mutazioni, che
forniscono la variabilità genetica che permette agli
organismi di evolversi nel tempo
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La struttura del DNA
La molecola del DNA ha la forma di una doppia elica di
nucleotidi in cui la base A è sempre in coppia con la base
T, e la base C con la base G.

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La molecola del DNA ha la forma di
una doppia elica
James Watson e
Francis Crick
costruirono il primo
modello tridimensionale
del DNA, basandosi sui
risultati dei lavori di
Rosalind Franklin e
Maurice Wilkins, che
avevano studiato la
struttura del DNA
usando la cristallografia
a raggi X.
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Il DNA ha la
forma di una
doppia elica
L’appaiamento
complementare delle
basi azotate suggerisce
che il DNA è una
molecola a doppio
filamento, simile a una
scala a pioli in cui i
montanti sono costituiti
dallo scheletro
zucchero-fosfato, e i
pioli dalle basi
accoppiate e unite da
legami a idrogeno.
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Il DNA è adatto alla duplicazione

La duplicazione del DNA


è semi-conservativa, dato
che ogni filamento funge
da stampo per la
formazione del filamento
complementare: ogni
nuova molecola di DNA
ha un filamento
conservato dall’originale e
uno neoformato.

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Il DNA è adatto alla duplicazione

La duplicazione di una molecola di DNA si può


suddividere in tre stadi:

1.srotolamento e apertura dei filamenti

2.appaiamento delle basi complementari

3.unione dei due nuovi filamenti

Gli stadi 2 e 3 sono assistiti da un complesso enzimatico


chiamato DNA polimerasi.
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Dopo l’innesco, la DNA
polimerasi aggiunge nucleotidi
all’estremità 3’ del DNA
La DNA polimerasi può unire nucleotidi
solo all’estremità 3’ del filamento in
formazione.
Essa non è in grado di iniziare dal nulla
la sintesi di una nuova catena di
nucleotidi, ma ha bisogno di un
frammento di partenza chiamato
primer.

I telomeri sono speciali sequenze di


nucleotidi, che non codificano alcuna 16
proteina.
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Il filamento in ritardo si duplica in
direzione opposta alla forcella
Il filamento guida (leading strand) viene duplicato a partire dal
primer verso la forcella di duplicazione, mentre l’altro filamento deve
essere copiato nella direzione opposta.
Quindi, mano a mano che il DNA originale si srotola, la duplicazione
viene avviata molte volte e procede per piccoli segmenti: il filamento
sintetizzato viene detto filamento in ritardo (lagging strand).

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I geni dirigono la sintesi delle proteine

I geni sono espressi


nelle proteine.

L’ipotesi «un gene, un


enzima» è basata
sull’osservazione che un
gene difettoso dà origine
a un enzima esso stesso
difettoso.

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La costruzione di una proteina prevede
due fasi: la trascrizione e la traduzione
1. Durante la trascrizione il DNA viene usato come
stampo per la formazione dell’RNA messaggero (mRNA).

2. Durante la traduzione, un RNA trascritto dirige la


sequenza degli amminoacidi di un polipeptide che deve
essere costruito.

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Una tripletta di basi
codifica per un
amminoacido
• La sequenza di nucleotidi del
DNA (il codice genetico)
specifica l’ordine degli
amminoacidi di un polipeptide.
• Il codice genetico è basato su
una tripletta di basi, ossia un
codone, che è una sequenza
precisa di tre basi nucleotidiche
indicate da tre lettere, per
esempio AUC, e corrisponde a
un amminoacido.
• Il codice genetico è universale.
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Nella trascrizione ogni gene
trasferisce l’informazione
all’RNA messaggero (mRNA)

Un segmento di doppia elica


di DNA si srotola e si apre al
centro, cosicché i nucleotidi
di RNA si possano appaiare,
mano a mano che il filamento
di DNA viene trascritto.

I nucleotidi si uniscono uno


alla volta grazie al lavoro
dell’RNA polimerasi.
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Prima di lasciare il nucleo
l’mRNA viene elaborato
I geni degli eucarioti sono costituiti
da sequenze nucleotidiche codificanti
chiamate esoni, intercalate a regioni
non codificanti dette introni.

Sia gli esoni sia gli introni vengono


trascritti, e l’RNA messaggero che si
forma viene detto trascritto
primario.

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Nella traduzione, ogni RNA di trasporto
(tRNA) veicola un amminoacido

I tRNA trasferiscono gli


amminoacidi che si trovano
nel citoplasma ai ribosomi,
dove l’mRNA viene
trasformato nella sequenza
di amminoacidi che
corrisponde a una proteina.
Gli anticodoni del tRNA si
accoppiano con i codoni
complementari dell’mRNA.

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La traduzione avviene presso i
ribosomi nel citoplasma
I ribosomi hanno 1 sito di legame per l’mRNA e 3 siti per il tRNA.
Quando un ribosoma si sposta lungo una molecola di mRNA, il
polipeptide in formazione si allunga di un amminoacido alla volta.
Spesso molti ribosomi sono associati per tradurre lo stesso mRNA;
l’intero complesso di traduzione è detto poliribosoma.

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La prima fase della traduzione
dell’mRNA in polipeptidi è detta «inizio»
L’inizio è la fase che
mette insieme tutti i
componenti necessari
alla traduzione.

Il codone di inizio è
AUG. Ogni ribosoma
ha 3 siti di attacco per i
tRNA:
•sito E (da exit)
•sito P (da peptide)
•sito A (da
amminoacido) 25

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La seconda fase della traduzione è
l’allungamento
Durante l’allungamento, un tRNA
che porta un peptide si trova sul sito
P e un tRNA associato al proprio
amminoacido sta arrivando al sito A.
Una volta che il tRNA successivo si
aggancia al sito A, il peptide in via di
formazione sarà trasferito a questo
tRNA.

Poi, avviene la traslocazione:


l’mRNA si sposta in avanti, in modo
che il tRNA che porta agganciato il
peptide si trovi ora al sito P del
ribosoma.
Infine, il tRNA usato fuoriesce dal
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sito E.
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La terza fase della traduzione è la
terminazione
Il processo di allungamento e traslocazione si ripete più
volte, con il tRNA usato che fuoriesce dal sito E, mentre
sul sito A si aggancia un nuovo codone, pronto a ricevere
un altro tRNA.

Quando il ribosoma raggiunge un codone di terminazione,


la traduzione si conclude con la fase di terminazione, in
cui il polipeptide viene rilasciato.

La trascrizione e la traduzione rendono possibile


l’espressione genica.

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Le mutazioni cambiano la sequenza
delle basi nel DNA
• Una mutazione genica è un cambiamento permanente
nella sequenza di basi del DNA.
Le mutazioni possono alterare l’espressione genica.
• Le mutazioni germinali avvengono nelle cellule
sessuali e possono essere trasmesse alla generazione
successiva attraverso la riproduzione.
• Le mutazioni somatiche avvengono nelle cellule del
corpo e non vengono trasmesse alla progenie.

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Le mutazioni rendono difettosi i geni
e quindi alterano l’espressione genica
Le mutazioni puntiformi implicano un cambiamento in un
singolo nucleotide di DNA e, di conseguenza, un
cambiamento in uno specifico codone.

Le mutazioni di sfasamento avvengono soprattutto per


inserzione o delezione di uno o più nucleotidi nel DNA. 29

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I trasposoni sono elementi genetici mobili
I trasposoni, o «geni che saltano», furono scoperti da
Barbara McClintock nel 1981.

Un trasposone è una sequenza di DNA che può essere


soggetta a trasposizione, cioè a spostamenti da un sito
all’altro dello stesso cromosoma.

I trasposoni sono in grado di bloccare la trascrizione e


possono rappresentare una fonte di mutazioni
cromosomiche, come traslocazioni, delezioni, inversioni e
duplicazioni. 30

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Le mutazioni e il cancro
L’apoptosi è un meccanismo
molto importante per la
prevenzione della
cancerogenesi.

Nel cancro la cellula perde il


controllo del ciclo cellulare a
causa di mutazioni a carico dei:
•protoncogèni – che
codificano per proteine che
promuovono il ciclo cellulare e
inibiscono l’apoptosi
•geni soppressori dei tumori
– che codificano per proteine
che inibiscono il ciclo cellulare
e favoriscono l’apoptosi
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Il cancro si sviluppa quando la cellula
non controlla bene il ciclo cellulare
Quando i protoncogèni
subiscono mutazioni
diventano oncogèni e
impediscono l’apoptosi.
Infatti, l’azione anormale
degli oncogèni e dei geni
soppressori dei tumori
provoca un’espressione
esagerata dei geni per la
ciclina e la produzione di
proteina p53 non
funzionante.
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Nel cancro i prodotti di
geni difettosi
interferiscono con la
trasduzione del segnale
• In un percorso stimolatorio
normale, il protoncogène
codifica per una proteina che
stimola il ciclo cellulare.

• In un percorso stimolatorio
anormale, l’oncogène
codifica per una proteina che
iperstimola il ciclo cellulare.

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Nel cancro i prodotti di
geni difettosi
interferiscono con la
trasduzione del segnale
• In un percorso inibitorio
normale un gene
soppressore dei tumori
codifica per una proteina che
inibisce il ciclo cellulare.

• In un percorso inibitorio
anormale un gene
soppressore dei tumori
mutato codifica per una
proteina incapace di inibire il
ciclo cellulare.
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Il cancro può diventare maligno
gradualmente

La cancerogenesi,
ossia lo sviluppo di un
tumore maligno, richiede
l’intervento di numerose
mutazioni.
Il processo risulta quindi
graduale.

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• Le cellule del tumore
rilasciano fattori di
crescita che promuovono
l’angiogènesi, ossia la
formazione di nuovi vasi
sanguigni.

• Le cellule tumorali
invadono anche i vasi
linfatici e sanguigni, e
vengono così trasportate
ad altre parti del corpo.

• Quando le cellule
cancerose danno origine
a nuovi tumori in distretti
lontani dal tumore
originario, si dice che il
cancro è in metastasi. 36
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La terapia del cancro prevede diverse
tipologie di trattamento
• La diagnosi del cancro richiede un’attenta valutazione della
salute generale e un esame medico del paziente (esami del
sangue e delle urine, indagini per immagini, biopsia, esami
endoscopici e chirurgici, test genetici).
• L’asportazione chirurgica è indicata per i cancri in situ, ma visto
il rischio di lasciare alcune cellule malate, gli interventi sono
spesso preceduti e/o seguiti da chemioterapia e/o radioterapia.
• La chemioterapia è il trattamento del cancro con farmaci e tende
ad agire in modo selettivo sulle cellule cancerose.
• La radioterapia si basa sull’uso di radiazioni ionizzanti che
colpiscono con forte energia le cellule cancerose danneggiandole
o distruggendole.

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