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WELFARE E

DIRITTI UMANI
C L AS S E : 4 B M
A L U N N I : S O L L A Z Z O N I C O L O ’ , V I S A G G I O F L AV I O , P I S T I L L O N I CO L A , D I
S C H I E N A S A LVAT O R E , A N T O L I N I F L AV I O , P R O D O N N I C O L A , M A N C I N O
S AB I N O , E T TO R E L O M US C I O .
WELFARE: CHE COS'È E IN COSA
CONSISTE?
• Un po’ di storia..
Il termine nasce in Gran Bretagna appena dopo la fine della
Prima Guerra Mondiale. La popolazione era devastata e si
vollero aiutare le fasce più deboli come le donne rimaste
vedove, gli orfani, le persone senza casa e senza soldi.
 Proprio qui nasce il termine welfare intendendo quel
benessere che andava riportato alla parte di popolazione più
disagiata che con la guerra aveva perso tutto.
• Oggi..
Oggi con la parola welfare, si intende uno stato che
vuole eliminare le diseguaglianze economiche e sociali e
che presta assistenza alle fasce più deboli della popolazione.
Per esempio, secondo il presidente statunitense Theodore D.
Roosevelt “l’obiettivo dello Stato è il benessere dei
cittadini”.
WELFARE? UN ALTRO SIGNIFICATO
Un ulteriore significato è quello di welfare aziendale: si tratta di facilitare la vita del dipendente
andando a fornirgli una serie di servizi e agevolazioni come: buoni per la spesa, libri scolastici,
sconti per attività sportive e culturali di ogni tipo, rimborso spese carburante, ecc…

Cosa ci guadagna, invece, l’azienda?


I lavoratori saranno maggiormente stimolati
a raggiungere obiettivi e a fornire prestazioni
sempre migliori nell' ambito lavorativo.
PAESI CON IL MIGLIOR WELFARE E
PERCHÉ IN ITALIA È MENO EFFICACE
• I paesi che hanno un sistema di welfare più efficace nel ridurre la povertà sono l’Ungheria e i paesi nordici come
Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia; tra i meno efficaci, invece ci sono i paesi mediterranei cioè Grecia,
Spagna e Italia. In questi paesi le spese incentrate in altri programmi, tra cui il supporto alle famiglie, la spesa nel
mercato del lavoro e i sussidi di disoccupazione, sono piuttosto basse. Per quanto riguarda, nei paesi dell’Est Europa
come Repubblica Ceca, Estonia, Slovenia e Polonia, ci sono spese per più dell’85% del totale in pensioni e sanità, o
anche il Cile con il 59% di spese in pensioni e il 21% in sanità come anche la Turchia, dove il 10,5% del PIL viene
speso in welfare è indirizzato a pensioni e sanità.

• Come si può constatare, quindi, i Paesi hanno cercato di modificare il loro comportamento nei confronti dei temi
sociali, provando a riequilibrare la distribuzione delle risorse ed a convergere verso obiettivi comuni; questo però in
Italia avviene con più difficoltà rispetto ad altri sistemi welfare esteri, a causa soprattutto del debito al 130% del PIL,
che supera nettamente la media Europea dell’80%.
OSSERVIAMO IL WELFARE IN ITALIA

• Prima dell’ introduzione del termine welfare questo tipo di assistenza veniva denominata
PREVIDENZA SOCIALE (15 Marzo 1944)
• L'Italia rientra nel modello di tipo "mediterraneo" o "familista": la famiglia è fornitrice di cura
e assistenza dei propri componenti, mentre lo stato assume un ruolo marginale agendo secondo
principi di "sussidiarietà passiva", intervenendo solo dopo il fallimento delle reti sociali
primarie.
LE TRE «E» DEL WELFARE: EFFICACIA,
EFFICIENZA ED EQUITÀ
Nel gennaio del 2020 durante il workshop «LE TRE E DEL WELFARE: efficacia, efficienza ed equità» si analizzò il welfare
state italiano e si riscontrò la palese inefficienza nel far fronte alle disuguaglianze del Paese.
ANALIZZIAMO I VARI ASPETTI:
1. L’ Italia ha una spesa pensionistica molto alta ma concentrata nelle fasce con reddito alto, mentre i pensionati nelle fasce più
basse sono a rischio povertà. Le spese pubbliche relative alla disoccupazione, sanità pubblica, investimenti socio-culturali,
sono di gran lunga inferiori al resto d’Europa e comunque, producono vantaggi principalmente per le classi sociali medio-alte.
2. In Italia il welfare agisce in ogni territorio in maniera uguale, non tenendo in considerazione le disuguaglianze territoriali, si
avvicina così al modello di «rafforzamento» consolidando oltremodo le differenze già esistenti tra regioni ricche e povere,
soprattutto in campo socio sanitario e dell’ istruzione.
3. La terza disuguaglianza che troviamo in Italia è legata al genere, vigono infatti ancora stereotipi che circoscrivono il ruolo
della donna all’ interno della società; si rende quindi necessario un intervento pubblico più incisivo e una politica di
conciliazione famiglia-lavoro che permetta alla donna di crearsi quella posizione di effettiva equità.
CHE COSA SONO I DIRITTI UMANI?
DOVE VENGONO SANCITI?
• I Diritti Umani sono i diritti inalienabili dell’uomo, ossia i
diritti che devono essere riconosciuti ad ogni persona per il
solo fatto di appartenere al genere
umano, indipendentemente dalle origini, appartenenze o
luoghi ove la persona stessa si trova.
• Il documento nei quali sono stati sanciti tali diritti è la
Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, al quali gli
stati si attengono nel disciplinare i diritti e i doveri dei
cittadini.
CLASSIFICAZIONE DIRITTI UMANI

I Diritti umani possono essere classificati in diritti civili, politici e sociali.


• I diritti civili sono quelli che riguardano la personalità dell’individuo, quale la libertà di pensiero, la
libertà personale, di riunione, di religione ed ancora la libertà economica. Ovviamente all’individuo è
garantito un libero arbitrio, purché il suo agire non violi i diritti civili degli altri soggetti.
• I diritti politici sono, invece, quelli che portano alla formazione dello Stato democratico e
comportano una libertà attiva, ossia una partecipazione dei cittadini nel determinare l’indirizzo
politico dello Stato: tali sono, ad esempio, la libertà di associazione in partiti, ossia diritti elettorali.
• I diritti sociali sono quei diritti legati alle esigenze derivanti dallo sviluppo della società, come ad
esempio il diritto al lavoro, all’assistenza, allo studio, tutela della salute.
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

• Durante questi anni, in molti paesi, si è


verificata una violazione di diritti umani,
o addirittura una mancanza totale di
alcuni di essi.
• Osserveremo i paesi più importanti in cui
sono stati violati i diritti seguendo l'analisi
del World Report 2020 di Human Rights
Watch che offre uno sguardo impietoso sui
diritti umani nel mondo.
PAESI IN CUI VENGONO VIOLATI I DIRITTI
• Cina: il ministero degli affari esteri dice che bisogna consentire o negare l’entrata a una persona nel suddetto paese. Inoltre, il
governo ha represso gli organi più minacciosi, come internet, e ha utilizzato le nuove tecnologie a scopo di controllo sociale
della popolazione (1,4 miliardi)
• Kazakistan e Brasile: qui abbiamo molti casi di violenza domestica e 4400 femminicidi, inoltre in questi paesi è illegale
l’aborto, reso legale solo in caso di stupro
• Nigeria e Bangladesh: casi di matrimoni precoci e forzati dalle famiglie
• Turchia: avendo il maggior numero di rifugiati, alcuni di essi sono stati deportati illegalmente privandone dei diritti umani.
• Iran: aumento repressione contro le proteste (es. aumento del costo del carburante rivoluzione del ’79) e tutto ciò in maniera
brutale.
• Libia: guerra tra i due governi in lotta e a pagarne il prezzo sono i cittadini.
• Stati uniti: crudele amministrazione per i migranti da parte di Trump. Le minoranze sono quelle che subiscono i danni
maggiori.
• Cile: uso eccessivo delle azioni anti-sommossa e migliaia di persone vengono ferite. Nuovi ostacoli all’aborto e al
matrimonio omosessuale
• Italia: gestione dell’immigrazione privando l’entrata nelle acque territoriali, troviamo anche presenza di odio razziale,
xenofobia e intolleranza. Aumento di pene per crimini sessuali e violenza domestica
• Egitto: eccessiva posizione di potere e violazione del diritto internazionale. Qui possiamo citare due italiani che hanno subito
la violazione di questi diritti: Giulio Regeni e Patrick Zaky. Quest’ultimo si trova ancora imprigionato.
CON LA PENA DI MORTE, I CRIMINI
AUMENTANO O DIMINUISCONO?
Molti stati hanno applicato la pena di morte all’interno del loro territorio, pensando di diminuire
i crimini. Cosi non è, poiché gli stati privi di pena di morte hanno meno omicidi rispetto a quei
territori nella quale è presente. Infatti, dati alla mano, nel 2007 gli stati con la pena di morte
hanno avuto un tasso di omicidi del 5,83 rispetto al 4,10 degli stati senza pena di morte. Altro
caso è nello stato del Canada, dove nel 2003 è stata registrata una diminuzione del 44% di
omicidi rispetto al 1975, anno in cui vi era ancora presente la pena di morte. È una differenza
netta, che fa notare il non funzionamento della pena di morte. Infatti molti reati sono commessi
in base a decisioni impulsive, lasciando poche possibilità alle pene potenziali di influenzare i
criminali, poiché nel momento in cui agiscono, non pensano al loro arresto e al fatto che
dovranno rendere conto delle loro azioni.
PAESI DOVE C’È ANCORA
LA PENA DI MORTE

• Nel 2021 gli Stati in cui esiste la pena di morte sono 58, e in 56 di questi viene ancora praticata. I metodi più utilizzati sono l’iniezione
letale e la fucilazione.
• Il maggior numero di esecuzioni capitali avviene in Iran, Arabia Saudita, Egitto e Iraq. Per quanto riguarda la pena di morte in
Cina,invece, fornire dati esatti è alquanto impossibile, poiché si tratta di informazioni coperte da segreto di Stato. Il Paese più noto per
l’utilizzo della pena di morte sono gli Stati Uniti, dove però, non tutti gli Stati che ne fanno parte la applicano.

Infatti anche laddove è prevista, la pena di morte viene utilizzata in rarissime occasioni oppure mai. Secondo
Amnesty International, gli Stati USA dove c’è ancora la pena di morte sono: Alabama, Arizona, Arkansas,
California, Florida, Georgia, Idaho, Indiana, Kansas,Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana,
Nebraska, Nevada, Carolina del Nord, Ohio, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Carolina del Sud, Sud Dakota,
Tennessee, Texas, Utah, Virginia, Wyoming. In tre di questi (Pennsylvania, California e Oregon) attualmente c’è una
sospensione delle esecuzioni capitali imposta dai governatori. Lo Stato di Washington, il New Hampshire e il
Colorado l’hanno abolita rispettivamente nel 2018, 2019 e 2020. Dati alla mano, nel 2019 negli Stati Uniti
d’America ci sono state 22 esecuzioni capitali in 7 Stati, utilizzando l’iniezione letale e in pochi casi la sedia
elettrica.
ELENCO DELLE NAZIONI DOVE VIENE
APPLICATA LA PENA DI MORTE
Per quanto riguarda il mondo le nazioni in cui viene
applicata la pena di morte sono: Afghanistan, Antigua e
Barbuda, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados,
Bielorussia, Belize, Botswana, Ciad, Cina, Comore, Cuba,
Repubblica democratica del Congo, Dominica, Egitto,
Guinea Equatoriale, Etiopia, Guyana, India,Indonesia, Iran,
Iraq, Giappone, Giamaica, Giordania, Kuwait, Lesotho,
Libya, Malaysia, Nigeria, Corea del Nord, Oman, Pakistan,
Territori Palestinesi, Arabia Saudita, Singapore, Somalia, Sud
Sudan, San Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e
Grenadine, Sudan, Siria, Taiwan, Thailandia, Trinidad e
Tobago, Uganda, Stati Arabi Uniti, Stati Uniti d’America,
Vietnam, Yemen, Zimbabwe.

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