IV
Lucrezio
Lavezzari, Lee, Mascolo, IV A
DE RERUM NATURA
Il titolo del poema è la traduzione latina del greco Perì physeos (“Sulla natura”),
titolo dell'opera più importante di Epicuro. Essa tuttavia non era un poema, ma un
trattato in prosa.
libri argomento contenuti
Il libro IV inizia con un proemio (vv. 1-25) in cui Lucrezio afferma di voler sciogliere
l'animo dagli stretti nodi della religione e si paragona al medico che inganna i bambini
cospargendo di miele l'orlo del bicchiere contenente l'amaro assenzio in modo tale da
inghiottirli insieme; allo stesso modo Lucrezio, poiché la dottrina appare troppo
complicata a chi non l'ha mai incontrata, cerca di trattarla nel modo più “melodioso” e
semplice possibile. Il tema trattato è l'esistenza dei simulacri. Inizia paragonandoli a
“cortecce” o “pellicole” (membranae vel cortex) staccate via dalla superficie dei corpi
che volano in giro per l'aria e terrorizzano la mente apparendoci nel sonno e nella
veglia. I simulacri, atomi sottilissimi, si distaccano dalle cose o dai corpi e vanno a
colpire i nostri sensi.
La teoria delle sensazioni
Lucrezio scrive che le immagini delle cose sono emesse dalla superficie stessa di
queste ultime e prosegue illustrando il funzionamento dei sensi. Tratta
inizialmente la vista e i fenomeni connessi, afferma che è nelle immagini la causa
della visione e sostiene che abbiamo continuamente sensazione grazie al
continuo fluire delle cose che si diffondono in tutte le parti circostanti. Inoltre,
passa ad analizzare anche i problemi relativi alla vista, ad esempio le luci brillanti
che evitiamo di guardare e la vista possibile dal buio verso la luce ma non il
contrario. Parla anche di illusioni ottiche (ad es. quelle riguardanti la prospettiva),
l'occhio ha il compito di vedere e riprodurre nella mente ciò che ha visto, spetta poi
all'intelligenza conoscere la natura delle cose.
Lucrezio riguardo l'udito dice che i suoni e la voce si odono quando, entrati nelle
orecchie, colpiscono il senso, infatti la voce è fatta di corpi e “l'asprezza del suono
deriva dall'asprezza degli elementi come una voce liscia deriva da elementi lisci”
(vv. 542-543). Il terzo senso di cui parla è il gusto, avvertiamo in bocca il sapore
quando mastichiamo, il cibo che si diffonde “per tutti i condotti del palato e per i
canali contorti della lingua porosa” (vv. 620-621), il piacere del sapore può essere
avvertito entro i limiti del palato, quando poi il cibo passa attraverso la gola non lo
si avverte più. Infine l'odorato, che fluisce e si espande ovunque, gli odori che
stimolano le narici, al contrario dei simulacri e dei suoni, non riescono a coprire
lunghe distanze.
L’amore
Nella terza sequenza vi è l’analisi dei danni oggettivi procurati dalla passione
amorosa.
Essa infatti è in grado di far perdere le forze che si logorano con le fatiche e
spesso il patrimonio degli amanti si dilegua, «trasformandosi» in tappeti d’oriente,
diamanti e bende. Il denaro viene quindi speso per vani oggetti materiali affinché
si riesca ad attrarre l’altro soggetto.
Nella parte finale della sequenza, Lucrezio descrive invece gli atteggiamenti
(femminili) che provocano la gelosia dell’amante.
Testo Traduzione
14. Adde quod absumunt viris pereuntque labore, Aggiungi che sciupano le forze e si struggono nel travaglio;
adde quod alterius sub nutu degitur aetas, aggiungi che si trascorre la vita al cenno di un'altra persona.
Son trascurati i doveri, e ne soffre il buon nome e vacilla.
languent officia atque aegrotat fama vacillans.
Frattanto il patrimonio si dilegua, e si converte in profumi
15. Labitur interea res et Babylonia fiunt babilonesi, e bei sandali di Sicione ai piedi ridono,
unguenta et pulchra in pedibus Sicyonia rident, s'intende, e grandi smeraldi con la verde luce
scilicet et grandes viridi cum luce zmaragdi sono incastonati nell'oro, e la veste color di mare è consunta
auro includuntur teriturque thalassina vestis assiduamente, e maltrattata beve il sudore di Venere;
adsidue et Veneris sudorem exercita potat. e i beni ben guadagnati dai padri diventano bende, diademi,
16. Et bene parta patrum fiunt anademata, mitrae, talora si cangiano in un mantello femminile e in tessuti di
Alinda e di Ceo. S'apparecchiano conviti con splendide
inter dum in pallam atque Alidensia Ciaque vertunt.
tovaglie e vivande, giochi, coppe senza risparmio, unguenti,
17. Eximia veste et victu convivia, ludi, corone, serti,
pocula crebra, unguenta, coronae, serta parantur, ma invano, perché di mezzo alla fonte delle delizie
ne quiquam, quoniam medio de fonte leporum sorge qualcosa di amaro che pur tra i fiori angoscia,
surgit amari aliquid, quod in ipsis floribus angat, o quando per caso l'animo conscio s'angustia per il rimorso
aut cum conscius ipse animus se forte remordet d'una vita trascorsa nell'inerzia e perduta nelle orge,
desidiose agere aetatem lustrisque perire, o perché lei ha lanciato, lasciandone in dubbio il senso, una
parola, che confitta nel cuore appassionato divampa come
aut quod in ambiguo verbum iaculata reliquit,
fuoco, o perché gli sembra che troppo lei occhieggi o che il
quod cupido adfixum cordi vivescit ut ignis, suo sguardo sia attratto da un altro, e nel suo volto vede le
aut nimium iactare oculos aliumve tueri tracce d'un sorriso.
quod putat in voltuque videt vestigia risus.
Analisi sintattica
Il finale del libro IV è dedicato alla fisiologia dell'atto sessuale e alla psicologia
dell'amore. Il poeta consiglia di soddisfare l'istinto sessuale (che è un bisogno
naturale) evitando il coinvolgimento affettivo; propugna, cioè, una scissione tra
sesso e amore che discende coerentemente dalle premesse epicuree. L'amore
infatti rende folli, distrugge patrimoni e persone, rende schiavi dell'altrui volere, è
insaziabile e, tra le passioni, è quella che più ostacola il raggiungimento
dell’atarassia (perfetta pace dell'anima che nasce dalla liberazione delle passioni)
e allontana dalla voluptas epicurea.
La polemica contro l'amore è condotta con una finezza d'analisi, con una
ricchezza di dettagli anche brutalmente fisiologici e con una potente introspezione
psicologica.
Amore carnale