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IL PETROLIO

FORMAZIONE DEL PETROLIO


Il petrolio si è formato a seguito di un lungo processo di trasformazione della
materia biologica che si deposita sul fondo del mare insieme ai sedimenti
minerali. L'azione secolare dei microrganismi sulle sostanze organiche poste ad
elevate pressioni e temperature, determina la trasformazione dei sedimenti
organici in idrocarburi. I batteri eliminano dalla materia organica l'ossigeno,
l'azoto e l'idrogeno, facendo prevalere nella materia la quantità percentuale di
carbonio. Col passare del tempo i sedimenti si solidificano passando da uno
stato fangoso ad uno roccioso, ed il petrolio migra dalla roccia madre (ormai
solidificata) alle rocce permeabili più vicine. Queste ultime sono una roccia
serbatoio, prevalentemente arenarie, in grado di realizzare la trappola
petrolifera. Il petrolio tende a stoccarsi nella zona superiore della roccia
serbatoio formando un giacimento petrolifero.
ESTRAZIONE DEL PETROLIO
Il petrolio è prelevato tramite l’utilizzo di pozzi petroliferi, si tratta di un buco di grandezza e profondità
diversa, che viene praticato nella superficie o in fondo al mare, necessario per poter tramite una pompa estrarre
il petrolio dai giacimenti individuati. L’estrazione del petrolio si avvale di un doppio procedimento che dipende
dal grado di pressione del giacimento petrolifero. Dunque, se la pressione è alta, il petrolio tende verso l’alto
senza che sia necessario adoperarsi con strumenti artificiali. Se la pressione è bassa si richiede l’applicazione
di pompe che in modo meccanico favoriscono l’innalzamento del petrolio verso l’alto per poter essere
estratto.Una volta raggiunta la superficie, il petrolio viene preso e raccolto negli oleodotti che lo condurranno
alle strutture petrolifere per la raffinazione. L’estrazione è eseguita fino al totale svuotamento del
giacimento, dato gli alti costi, non è possibile forare il terreno se non per prelevare fino all’ultima goccia di
petrolio esistente.L’estrazione del petrolio è una procedura che ha riflessi sull’ambiente, si tratta di forare il
terreno e tale operazione influisce sulla stabilità degli stessi e può innescare fenomeni sismici di rilievo.
A tal fine si è cercato di individuare nuove tecniche per sopperire a tali effetti negativi, cercando di ottenere
estrazioni maggiori del petrolio con una percentuale di rischio minima.Una tecnica sicuramente ad alto rischio
è Il fracking, tradotto in italiano fratturazione, opera nel territorio statunitense, la procedura prevede che nel
sottosuolo roccioso da dove si vuole estrarre il petrolio vengano immesse un quantitativo di liquidi elevato
che spaccano le rocce e liberano il petrolio. Il problema è che questi liquidi in parte rimangano nel sottosuolo
smuovendo le rocce sottostanti fino a divenire, secondo alcuni studi, causa di terremoti del sottosuolo terrestre.
La pratica del fracking è causa di inquinamento atmosferico, i liquidi rilasciati nel sottosuolo producono dei gas
nocivi per l’ecosistema e per l’uomo, il quale aspirandoli può incorrere in patologie più o meno gravi.
IL TRASPORTO DEL PETROLIO
Le riserve di petrolio sono concentrate in alcune zone del mondo, mentre la domanda è praticamente uniforme da ogni
angolo del globo. Ne consegue la necessità di trasportare il petrolio dal luogo di produzione fino al luogo di consumo. Il
trasporto del petrolio può avvenire principalmente nei seguenti modi: pipeline e oleodotti trasporto via mare con le navi
cisterna (petroliere) trasporto via terra con le auto cisterna In genere i pozzi petroliferi (luoghi di trivellazione) sono
collegati al porto di imbarco (o direttamente alle raffinerie) tramite una rete di oleodotti locali. I tubi hanno una
larghezza di circa 10 metri e sono collocati sottoterra o sul fondale marino nel caso delle piattaforme off-shore. A
seconda delladistanza da colmare e delle pendenze, gli oleodotti sono intervallati da apposite stazioni di pompaggio che
forniscono al greggio la giusta pressione per continuare il suo cammino lungo i tubi. Al porto di imbarco il petrolio viene
stoccato all'interno dei serbatoi, in attesa di essere caricato nelle navi cisterna (dette 'petroliere'). Le petroliere sono
navi a doppio scafo composte da una serie di serbatoi nella stiva di carico. Il trasporto via mare del petrolio implica
elevati rischi. In caso di incidente le conseguenze sull'ambiente marino sono immense e si ripercuotono fino all'uomo
tramite la catena alimentare. Per questa ragione, sono fissate apposite regole di sicurezza da seguire nel trasporto del
petrolio via mare. Ciò nonostante, nella storia non sono mancati disastri ecologici causati dall'affondamento o da
incidenti delle navi petroliere. In questi casi il petrolio si riversa in mare formando il fenomeno della "marea nera" ed
inquinando per molti decenni l'ambiente ittico locale. Il trasporto del petrolio tramite un oleodotto è più sicuro.
Tuttavia, i costi fissi di realizzazione di un oleodotto sono molto alti. Questo metodo di trasporto è praticato soprattutto
in caso di grandi flussi di petrolio concentrati verso un unico polo di raffinerie. Il trasporto via terra del petrolio avviene
tramite le auto cisterna. A causa della scarsa capacità di carico delle auto cisterne e degli elevati costi variabili
(carburante) quest'ultima via di trasporto è utilizzata soprattutto per colmare piccole distanze e brevi tragitti. E' invece
una scelta antieconomica nelle medie e grandi distanze.
IMPIEGHI DEL PETROLIO
Il petrolio è una delle materie prime più versatili impiegate nell’industria. Da esso si ricavano
tantissimi sostanze, chiamate prodotti petroliferi, che possono essere classificate in:
carburanti, che servono a far funzionare motori (auto, camion, aerei, navi, ecc) e comprendono la
benzina, il gasolio, il kerosene, il GPL (gas liquefatto ricavato dal petrolio), ecc.
lubrificanti, che servono a ridurre l’attrito delle parti in movimento di motori e macchine.
combustibili che servono come combustibile per il riscaldamento domestico, gli impianti industriali
e per la produzione dell’energia elettrica.
derivati, di cui fanno parte la vaselina (farmaceutica e cosmesi), la paraffina ( cere e lucidi),
l’asfalto e il bitume ( rivestimenti stradali), la plastica, etc.
Oggi giorno i carburanti e i combustibili sono i prodotti petroliferi più utilizzati direttamente dalla
popolazione o dall’industria, mentre i derivati sono una delle materie prime impiegate dall’industria
delle materie plastiche e dell’industria chimica per la produzione di: fertilizzanti (a base di zolfo),
materiali da costruzione (asfalto, catrame e polistirolo), fibre tessili (Nylon, Teflon e l’Acrilico),
vernici e coloranti (acrilica), sostanze e additivi alimentari e cosmetici.
È una contaminazione dell'ambiente (del suolo, dell'aria e soprattutto dell'acqua) causata da ogni genere di idrocarburi liquidi, ovvero dal petrolio greggio o
dai suoi derivati.
L'inquinamento da idrocarburi può essere sistematico o accidentale. Quello accidentale è prodotto, nella maggior parte dei casi, dal riversamento in mare di
ingenti quantità di petrolio da petroliere coinvolte in incidenti di navigazione (collisioni, incagliamenti, incendi, esplosioni, naufragi) ed è causa di considerevoli
danni agli ecosistemi marini e litorali. Tra gli incidenti più gravi verificatisi negli ultimi decenni si ricordano quello verificatosi nel gennaio 2002 davanti alle
isole Galápagos, che mise a rischio la preziosa oasi naturale e costrinse le autorità ecuadoriane a evacuare gli animali e dichiarare lo stato d’emergenza.
La fonte principale dell'inquinamento marino da idrocarburi (20% dell'inquinamento totale) rimane, tuttavia, lo scarico in mare di acque contaminate nel
corso di operazioni di lavaggio delle cisterne. Una volta consegnato il proprio carico alle raffinerie, le petroliere pompano nelle cisterne acqua che serve da
zavorra per il viaggio di ritorno e che viene scaricata in mare prima di giungere ai terminali di carico, contribuendo, così, a produrre un tipo di inquinamento
sistematico, o cronico, spesso molto più grave di quello accidentale. I grumi di catrame che si depositano sulle spiagge nelle località balneari derivano
perlopiù dai residui contenuti nelle acque di zavorra scaricate in mare.
L'impiego di questa tecnica di lavaggio è stato limitato, a partire dagli anni Settanta, da una serie di convenzioni internazionali, che hanno imposto la
realizzazione di petroliere progettate in modo tale da rendere minima la fuoriuscita di greggio in caso di incidente, l'installazione a bordo di sistemi per la
separazione dei residui di petrolio dalle acque di zavorra e di pate in mare, l'adozione di dispositivi per il controllo del grado di inquinamento delle acque di
zavorra e l'installazione di impianti per la raccolta e il trattamento dellelavaggio pom acque contaminate presso i terminali di carico del greggio e i porti di
scalo.
Inquinamento dei suoli
Anche i giacimenti di petrolio su terraferma possono provocare gravi danni all'ambiente. In questo caso, le fuoriuscite nocive sono dovute, nella maggior
parte dei casi, alla cattiva progettazione, gestione e manutenzione degli impianti. È una contaminazione dell'ambiente (del suolo, dell'aria e soprattutto dell'
acqua) causata da ogni genere di idrocarburi liquidi, ovvero dal petrolio greggio o dai suoi derivati.
L'inquinamento da idrocarburi può essere sistematico o accidentale. Quello accidentale è prodotto, nella maggior parte dei casi, dal riversamento in mare di
ingenti quantità di petrolio da petroliere coinvolte in incidenti di navigazione (collisioni, incagliamenti, incendi, esplosioni, naufragi) ed è causa di considerevoli
danni agli ecosistemi marini e litorali. Tra gli incidenti più gravi verificatisi negli ultimi decenni si ricordano quello verificatosi nel gennaio 2002 davanti alle
isole Galápagos, che mise a rischio la preziosa oasi naturale e costrinse le autorità ecuadoriane a evacuare gli animali e dichiarare lo stato d’emergenza.
La fonte principale dell'inquinamento marino da idrocarburi (20% dell'inquinamento totale) rimane, tuttavia, lo scarico in mare di acque contaminate nel
corso di operazioni di lavaggio delle cisterne. Una volta consegnato il proprio carico alle raffinerie, le petroliere pompano nelle cisterne acqua che serve da
zavorra per il viaggio di ritorno e che viene scaricata in mare prima di giungere ai terminali di carico, contribuendo, così, a produrre un tipo di inquinamento
sistematico, o cronico, spesso molto più grave di quello accidentale. I grumi di catrame che si depositano sulle spiagge nelle località balneari derivano
perlopiù dai residui contenuti nelle acque di zavorra scaricate in mare.
L'impiego di questa tecnica di lavaggio è stato limitato, a partire dagli anni Settanta, da una serie di convenzioni internazionali, che hanno imposto la
realizzazione di petroliere progettate in modo tale da rendere minima la fuoriuscita di greggio in caso di incidente, l'installazione a bordo di sistemi per la
separazione dei residui di petrolio dalle acque di zavorra e di lavaggio pompate in mare, l'adozione di dispositivi per il controllo del grado di inquinamento
delle acque di zavorra e l'installazione di impianti per la raccolta e il trattamento delle acque contaminate presso i terminali di carico del greggio e i porti di
scalo.
Inquinamento dei suoli
Anche i giacimenti di petrolio su terraferma possono provocare gravi danni all'ambiente. In questo caso, le fuoriuscite nocive sono dovute, nella maggior
parte dei casi, alla cattiva progettazione, gestione e manutenzione degli impianti.

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