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Introduzione

Lo sport ad alti livelli è, innanzitutto, competizione, in altre parole un mix di adrenalina e desiderio di primeggiare. È questo che rende un match
o una corsa appassionante: la competitività, la passione e la determinazione di chi vuole arrivare sul podio. Ma c’è un altro aspetto che fa dello
sport una meravigliosa metafora della vita: ognuno di quei guerrieri che si danno battaglia su un campo o una pista ha sudato e sofferto per
arrivare a quella competizione e riconosce nell’avversario un uomo (o una donna) che si è allenato altrettanto, si è infortunato, ha patito sconfitte
e cadute. È da qui che nasce la sportività e quando un campione non si limita a vedere nell’avversario un ostacolo sulla strada per la vittoria, ma
un coprotagonista, un compagno di viaggio, vengono fuori gesti di straordinaria generosità e, a volte, rendono un campione ancor più grande di
quanto dica il suo palmares. Agli amanti dello sport piace vedere che tra avversari si ha un senso di correttezza e di aiuto perché c’è differenza tra
vincere per merito proprio e vincere per sbagli e debolezze altrui. Per questo nel corso degli ultimi anni si è sempre più diffuso il “Fair play” che,
letteralmente, significa “gioco corretto”. Il Fair play è un concetto che nasce in Inghilterra nell’Ottocento e viene concepito, inizialmente, per le
competizioni sportive. Con il tempo si fa spazio in altri ambiti e si diffonde anche nei rapporti sociali e nella politica, perché il fair play, ormai,
non rappresenta solo un modo di comportarsi, ma anche un modo di pensare. Definirlo come il semplice rispetto delle regole nel gioco sarebbe
riduttivo, poiché si tratta di un concetto che si collega e ne presuppone altri, di grande rilevanza, quali l’amicizia, il rispetto degli altri e
dell’avversario, lo spirito sportivo. Il riconoscimento del fair play da parte della politica e delle istituzioni è avvenuto gradualmente, man mano
che il concetto si radicava sempre di più nella mentalità degli organismi di governo dello sport. Ed è così che nel 1992, durante la Conferenza di
Rodi, il Consiglio d’Europa, costituito per l’occasione dai ministri dello sport, approva il Codice Europeo di etica Sportiva. Si tratta di un
documento che, pur non fissando regolamenti precisi, prevede un codice etico a cui attenersi con l’obiettivo di diffondere una mentalità sportiva,
che sia condivisa in ogni attività. In questo contesto, il fair play è un criterio guida a cui tutti coloro che promuovono esperienze sportive per
giovani e bambini devono attribuire la massima priorità. Praticare uno sport con fair play significa avere l’opportunità di conoscersi più a fondo,
di fissare e raggiungere obiettivi attraverso l’impegno e la costanza, di integrarsi con gli altri e interagire, di divertirsi e dimostrare le proprie
abilità tecniche. Quando lo sport non viene contaminato da interessi politici ed economici, dall’ignoranza e prepotenza, è una delle attività
maggiormente formative ed educative. In particolare, quando si parla di sport e di fair play, che si tratti di atleti o di tifosi, è importante attenersi
ai seguenti principi:
Giocare per divertirsi
«Nello sport il gioco deve essere una costante. Quando questa componente viene a mancare è ora di smettere» (Josefa Idem)

Nello sport il divertimento è necessario, perché, se ognuno giocasse


solamente per vincere, alla lunga verrebbero a mancare tutti i motori che
aiutano a rialzarsi dopo una caduta come la passione, il piacere, la voglia di
superare gli ostacoli più impegnativi. Il divertimento non deriva dal
risultato ottenuto, bensì da come questo è maturato e dalla consapevolezza
di aver fatto del proprio meglio. »
Rispettare le regole del gioco.

«Rispetto significa desiderare che l’altro cresca e si sviluppi per quello che è»(E. Fromm).

Le regole del gioco non sono state inventate a caso o con frettolosità; esse sono, al
contrario, il risultato di una serie di tentativi e «messe a punto» attuate nel corso degli
anni, dopo averle sperimentate sul campo. Ancora oggi gli atleti si sfidano osservando
regole inventate nei secoli scorsi e questo è di fondamentale importanza anche per gli
appassionati sportivi del futuro perché essi potranno sempre avere un metro di
paragone equidistante da giudizi esterni arbitrari o differenze tendenziose. In
conclusione, rispettare le regole significa fare atto di umiltà e accettare di confrontarsi
«ad armi pari».
Giocare con lealtà
«Sii sempre, e resta, fedele a te stesso; ne seguirà, come la notte al giorno, che non sarai sleale con nessuno (W.Shakespeare).

È leale una persona che per scelta obbedisce ai valori di correttezza e sincerità anche in situazioni
difficili, comportandosi coerentemente a un codice prestabilito e rispettando e mettendo in pratica
gli ideali in cui crede
Rispettare i compagni, gli arbitri, gli avversari e gli
spettatori.
Il rispetto per i compagni di squadra e per gli avversari deve essere espresso nei confronti
dei meriti altrui, ma non solo in questo caso. Il rispetto per il Prossimo trascende l’ambito
sportivo, deve essere insito nell’animo e nel cuore di ciascuno di noi che riconosciamo
nell’altro un essere umano, una persona come noi. Non è sempre semplice ricordare questi
principi fondamentali, soprattutto quando l’altro ci sembra molto diverso da noi,
fisicamente o ideologicamente ed è proprio qui che nasce il compito più difficile: imparare
a superare la prima impressione, il primo giudizio e andare oltre, magari provando a
osservare e ascoltare un po’ di più chi incontriamo. Il rispetto di chi ci giudica, come
arbitri, professori, allenatori, è una disposizione d’animo verso chi è più avanti di noi sulla
strada della conoscenza, è una accettazione a ricevere consigli o critiche costruttive
finalizzate a migliorarci. In sostanza è il primo passo per vincere nella vita.
Accettare la sconfitta con dignità.
«Chi vince non sa che cosa si perde…» (Papa Francesco).

La sconfitta brucia, e tanto! Nei primi momenti può capitare di sentirsi umiliati, di vergognarsi e la tentazione di
non rimettersi in gioco è dietro l’angolo, soprattutto se, su quella competizione, hai puntato tanto, in termini di
fatica, aspettative e progetti per il futuro. Cosa fare, allora, quando il risultato decreta che tu non sei il più bravo e
dovrai ricominciare dall’inizio? Forse la cosa migliore è tornare con la mente al percorso che hai fatto ricordando i
punti critici e quelli di forza che ti hanno portato a quel risultato, in modo da colmare i primi e fare leva sui
secondi per una prossima competizione. In questo senso la sconfitta può trasformarsi in un’ opportunità di
insegnamento e cambiamento, una sorta di rinascita dalla quale ripartire con un bagaglio di conoscenza in più sulle
tue possibilità, sui tuoi limiti e sui tuoi avversari da quali si può sempre imparare a essere migliori. Un esempio di
resilienza, portata al massimo delle sue possibilità, viene raccontata da Laura Hillenbrand nel libro « Sono ancora
un uomo» e dal quale è tratto il film « Unbroken». https://youtu.be/m60lZ5rQWtE
Rifiutare il doping, la corruzione
e il razzismo.
«Anche io ho avuto le mie sconfitte, ma questo non mi ha fatto cercare scorciatoie. Sono rimasto pulito. Ci
vuole tempo,
devi lavorare di più. Questo è il nostro lavoro». (Usain Bolt)
Quando si gareggia a livelli nazionali e internazionali, la richiesta di performance da parte di sponsor e tifosi può diventare molto pressante e la
tentazione di migliorare le proprie prestazioni in modo illegale ha coinvolto più di un atleta nel più recente passato. Anche se può sembrare
inutile è importante non stancarsi di affermare che questa pratica è sbagliata moralmente, oltre che perseguita legalmente. Infatti la persona che
assume sostanze dopanti rende nullo il sacrificio di centinaia di atleti che gareggiano contro di lei coinvolgendo anche chi vuole rimanere pulito
e farcela con le proprie forze. Mettere il denaro e gli interessi societari davanti all’amore per la competizione rende corrotto il mondo dello sport
e lo «sporca» a livello generale, facendo perdere la fiducia anche a chi lo sport lo segue senza praticarlo. La cosa bella dello sport è proprio che
tutti possono avere una chance, fare sentire la propria voce, riscattando anni di insuccessi o rifiuti in altri ambiti della vita. Ognuno di noi,
infatti, è portatore di qualcosa di unico che deve essere rispettato e valorizzato da chi ci incontra.

Nel 1936 Jesse Owens divenne leggenda vincendo quattro medaglie d’oro alla olimpiadi di Berlino e sconvolgendo l’opinione pubblica, allora
annebbiata dal mito della supremazia della razza ariana. Il film «The race» racconta la sua storia. https://youtu.be/n5QhTYQ30mE
Essere generosi verso il prossimo
«Ci sono due lupi in ognuno di noi: uno vive di rabbia, odio e gelosia. L’altro vive di pace, generosità e
umiltà. I due lupi lottano dentro di noi. Sai quale vince alla fine? Quello a cui dai da mangiare».

Quando affronti una competizione più o meno importante è naturale cercare di primeggiare, ma, soprattutto, dare il meglio
di sé. Può accadere di assistere, durante questi eventi, di accorgersi che la sfortuna, il destino avverso o le circostanze si
accaniscano nei confronti di un nostro avversario. Il primo istinto, quello legato alla sopravvivenza della specie, ci porta a
gioire, a sentirsi fortunati per questa disavventura occorsa agli altri. Ma noi non siamo i nostri progenitori, legati a una
corsa per procacciare il cibo ed evitare la morte; noi ci siamo evoluti e stiamo facendo sport per gioco, per mettere alla
prova le nostre possibilità e, se siamo veri sportivi nella mente, desideriamo competere e vincere ad armi pari e in una
situazione dove tutti gli sfidanti siano messi in condizione di dare il meglio di sé. Nel momento della difficoltà il vero
sportivo dimentica la gara e pensa al bene dell’essere umano, ad aiutare in ogni modo possibile chi si trova nella prova.
Un esempio importante è avvenuto durante le olimpiadi del 1988: durante una regata un velista singaporiano si infortunò
seriamente e non poteva continuare la gara. Un velista canadese se ne accorse, si fermò per aiutarlo e, dopo l’intervento dell
a squadra di soccorso, riprese la sua gara.
Aiutare gli altri nei momenti
di difficoltà.
È importante sostenere i compagni o gli avversari nei momenti di difficoltà. Ognuno di noi può
attraversare, sul campo o nella vita di ogni giorno, piccole o grandi momenti di fragilità fisica o
emotiva; in quei momenti vorremmo sempre qualcuno che ci sostenga, che ci aiuti a rialzarci
mostrandoci la strada o diventando, per un piccolo periodo, le nostre gambe, i nostri muscoli, i nostri
occhi. Il vero sportivo, soprattutto nel momento della competizione, non approfitta di un momento di
dèfaillance dell’avversario perché desidera vincere e competere ad armi pari, in modo che il risultato
sia il più veritiero possibile e rispecchi una gara combattuta da partecipanti al top della forma.
Denunciare chi tenta di screditare lo sport

Se si viene a sapere che qualcuno sta tentando di fare imbrogli o frode nei confronti degli
avversari, bisogna immediatamente denunciare il fatto alle forze dell’ordine. A volte si è tentati di
tacere questi esempi di truffe o corruzione per paura di rappresaglie, ma i giovani come noi
devono combattere l’omertà o la paura di denunciare perché il mondo dello sport del prossimo
futuro ci appartiene e deve essere pulito in modo da alimentare la speranza di gare e competizioni
che si fondino sul merito.
Onorare chi difende lo spirito olimpico dello sport
Che cos’è lo spirito olimpico? Quando il barone Pierre De Coubertin affermava che «l’importante
non è vincere, ma partecipare» e che, ancora oggi, viene proclamato nel Giuramento Olimpico,
voleva spiegare che «non importa che qualcuno sia più bravo di me, ma che io mi comporti come
meglio posso, in base a come sono e, magari imparando da quelli più bravi». Lo sport rende tutti
uguali di fronte a un’asticella, sulla pedana o sul campo e la selezione verrà fatta dalla
preparazione, dall’intelligenza, dalla volontà personale. Per questo è fondamentale onorare,
proteggere e ricordare gli uomini e le donne che portano in alto lo spirito olimpico. Essi hanno
dato voce allo sport che è lo spazio della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza tra i popoli
che si ritrovano a competere sotto l’unica bandiera del valore della persona.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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