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Il programma figurativo del

Partenone: le metope
Laurea Magistrale in
Scienze dell’antichità: letterature, storia e archeologia
 
 Archeologia Greca Sp.

Steven Nicastro
810269
Nessun «tempio» dorico del mondo Greco era così ricco di sculture: novantadue metope in altorilievo
decoravano la facciata esterna, gruppi scultorei a molte figure ornavano entrambi i frontoni, e tra le
colonne esterne al di sopra della cella si presentava agli occhi dello spettatore un fregio lungo quasi
centosessanta metri e alto uno.

Schneider – Höcker 1997, p. 1258 ss.


Le metope:

Le metope della trabeazione del Partenone sono scolpite in altorilievo; le


figure virtualmente a tutto tondo, alcune di esse balzano fuori dal campo e
sfidano i limiti del quadro.

Boardman 2003, pp. 111-121.


Metopa lato Sud no.27

Le novantadue metope (32 nei lati lunghi e 14 nei brevi) di 125x120 cm cc., realizzate da Fidia e dai suoi allievi,
concordano con i registri degli edifici, e sono datate negli anni 446-440 a.C.
Stilisticamente, le metope sopravvissute presentano tracce di stile severo (480-450 a.C.) nell’anatomia delle
teste, nella limitazione dei movimenti del corpo alle curve e non ai muscoli e nella presenza di vene
pronunciate nelle immagini della Centauromachia.
I temi che sono trattati in questo ciclo scultoreo sono quattro e simboleggiano la vittoria della razionalità umana
sulla barbarie: sul lato ovest è raffigurata l’Amazzonomachia, sul lato nord l’Ilioupersis (la presa di Troia da
parte dei Greci, simbolo, inoltre, della vicina vittoria greca sui Persiani), sul lato est è rappresentata la
Gigantomachia e sul lato sud la Centauromachia.
Le metope Ovest del Partenone:
AMAZZONOMACHIA

Metopa lato Ovest no. 1


Tristemente danneggiate e corrose, queste metope rappresentavano il duello tra i Greci (nudi o quasi, e a
piedi) e le Amazzoni (con vesti elaborate,ed alcune a cavallo).

Il Mito:
Le Amazzoni costituivano un gruppo di donne bellicose e abitavano nella città di Temiscira nel Ponte Eusino.
Avevano creato una società indipendente, esclusivamente per donne, che si distinguevano per il loro coraggio
e la loro fierezza. Frequentavano gli uomini solo per procreare ed uccidevano i loro discendenti maschi.
Le Amazzonomachie più popolari nella mitologia greca sono quelle di Eracle e di Teseo. Secondo una variante
del mito Eracle affrontò il potente esercito delle Amazzoni con l’aiuto di molti altri eroi, tra cui anche Teseo; il
quale fu affascinato dall’Amazzone Antiope e decise di prenderla con sé ad Atene.
Una tale azione era infamante per le altre Amazzoni, che decisero allora di organizzare il loro esercito e di
andare contro gli Ateniesi. Teseo difese con coraggio il suo regno e riuscì a superare il pericolo, ma la sua
amata fu uccisa nel campo di battaglia.

Interpretazione simbolica:
Il mito glorifica la città stessa che resistette ad un potente esercito per mantenere la propria indipendenza.
Le Amazzoni simboleggiano ogni nemico barbaro che minaccia la sicurezza delle città greche, e per gli Ateniesi
del V secolo l’Amazzonomachia probabilmente allude ad un nemico preciso, anche’esso di provenienza
orientale: i Persiani.
Infine anche nella loro veste e cappelli orientali, le Amazzoni sembravano dei Persiani.
 
Le metope Nord del Partenone:
ILIOUPERSIS

Metopa lato Nord no. 32


Le metope del lato nord, per lo più indecifrabili, come lo sono quelle del lato ovest ed est danneggiate dai
Cristiani e dai Musulmani, rappresentano una serie di episodi della Guerra di Troia, in particolare quelli dalla
notte del sacco della città.
La narrazione principale è stata posta tra due metope, dandogli un ambiente cosmico (motivo comune nel
Partenone):
Nord no. 1 rappresenta Helios nel suo carro in atto di salire/sorgere
Nord no. 29 rappresenta Selene a cavallo, che scende verso l’orizzonte
I rilievi più facilmente leggibili mostrano Menelaos in una metopa (no. 24) che corre verso Helen nell’altra (no.
25); Helen cerca rifugio presso una statua arcaica di Athena (il Palladio troiano) mentre Aphrodite, con un
piccolo Eros, intercettano il marito furibondo.
Nord no. 28: Enea scappa da Troia con il figlio e il padre Anchise.
Nord no. 32: è la metopa meglio preservata (i cristiani pensavano fosse un’annunciazione); mostra una
formidabile dea seduta su una roccia, mentre parla con un'altra davanti a lei ed in piedi. Una è probabilmente
Athena stessa, mentre l’altra potrebbe essere Hera o Themis.
La conquista di Troia è un altro mito visto come metafora della guerra contro i Persiani.
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Le metope Est del Partenone:
GIGANTOMACHIA

Metopa lato Est no. 1


Raffigurano la Battaglia degli Dèi contro i Giganti, che provano a prendere l’Olimpo e rovesciare l’ordine
cosmico.
Come l’Amazzonomachia, anche la Gigantomachia è rappresentato una seconda volta sul lato interno delle
scudo della statua di Athene.
Queste metope sono così rovinate che l’individuazione di molte figure è solo una congettura, ma Athena
(incoronata da una Nike) è certamente mostrata nella metopa no. 4, e Zeus nella no. 8; Herakles appare
nella metopa no. 9, e nella no. 14 Helios appare sul suo carro nella direzione opposta alla metopa del lato
Nord.

Il Mito:
I Giganti sono descritti o come belve terrificanti con serpenti sulla testa, corpo umano e coda di serpente al
posto dei piedi, o come guerrieri armati: in entrambi i casi sono considerati essere feroci che non
obbediscono alle leggi e alle regole.
Attaccano gli dèi sull’Olimpo gettando pietre, alberi e fiaccole accese; disturbano l’ordine nel mondo
muovendo montagne, sprofondando isole e cambiando il flusso dei fiumi.
Gli dèi uniscono tutte le loro forze per affrontarli: infine vincono solo quando nella lotta entra Eracle e Zeus
riesce ad impedire a Gea di procurarsi l’erba magica che avrebbe reso i Giganti invincibili.

Interpretazione simbolica:
I Giganti rappresentano le società senza leggi che sono caratterizzate dall’anarchia e dal caos, dall’altra gli dèi
olimpici sono presentati come protettori dell’orine naturale e dell’equilibrio. Di conseguenza la vittoria
degli dèi significa non solo il consolidarsi del loro potere e del loro culto, ma anche il trionfo della civiltà e
dell’ordine nella società umana di fronte alla ferocità e all’anarchia.
Ancora una volta la metafora, qui del caos e dell’anarchia, del nemico di Athene e di tutta la Grecia: i Persiani.
Le metope Sud del Partenone:
CENTAUROMACHIA

Metopa lato Sud no. 1


Metopa lato Sud no. 2
Metopa lato Sud no. 3
Metopa lato Sud no. 4
Metopa lato Sud no. 6
Metopa lato Sud no. 7
Metopa lato Sud no. 9
Metopa lato Sud no. 26
Metopa lato Sud no. 27
Metopa lato Sud no. 28
Metopa lato Sud no. 29
Metopa lato Sud no. 30
Metopa lato Sud no. 31
Metopa lato Sud no. 32
Le Metope Sud sono rimaste intatte fino al 1674, quando sono state registrate nei disegni di Jacques Carrey.
•Quindici anni dopo, nel 1687, il bombardamento dell’Acropoli, da parte del
veneziano Francesco Morosini, ridusse quindici metope del lato sud in frammenti, e i
disegni di Carrey sono una prova indispensabile per una loro ricostruzione.

•Restano comunque le metope meglio conservate, grazie anche al lavoro/spoglio di


Lord Elgin nel 1801, che con i suoi agenti ne rimossero la maggior parte per portarli
in Inghilterra.

•Molte di queste (1-12, 22-32) ci mostrano il combattimento tra i Lapiti e i Centauri, i


quali ubriachi e violenti interrompono il matrimonio del re Piritoo (miglior amico di
Teseo, eroe di Athene) con Hippodameia.

•Questo mito è anche il primo ad essere trattato per intero su pietra.


Il Mito:
I Centauri erano discendenti di Issione, che aveva osato manifestare il suo amore per Era, non tenendo conto del
marito onnipotente.
Zeus se ne accorse e per mettere alla prova Issione gli mandò una nube con l’aspetto della moglie. Quando lui
cedette alla tentazione il dio infuriato lo gettò nel Tartaro e lo condannò a girare eternamente legato su una
ruota.
Dall’unione di Issione con la nube nacque il Centauro che più tardi divenne il padre di tutti i Centauri.
I Centauri divennero esseri selvaggi che provocavano distruzioni minacciando la serenità e l’equilibrio nelle
società umane.
Vivevano principalmente nei boschi della Tessaglia senza rispettare le leggi e l’ordine. Il loro aspetto rispecchia il
loro carattere: il corpo ha caratteristiche di uomo e di cavallo, mentre la lunga barba disordinata che
inquadra il volto, accentua ancora di più la loro efferatezza.
Fratellastro dei Centauri era il figlio di Issione, Piritoo, che regnò sul glorioso popolo dei Lapiti nella Tessaglia.
Piritoo diventò amico intimo di Teseo; quando decise di sposarsi invitò il suo amato compagno alle nozze,
dove li aspettava una cattiva sorpresa.
I Centauri infuriati scesero dalle montagne della regione tenendo rami e tronchi di alberi, irruppero nella
cerimonia e, dopo aver distrutto tutto sulla tavola nuziale, afferrarono le donne degli invitati, insieme alla
sposa, con lo scopo di prenderle con loro.
Seguì una dura battaglia, Teseo combatté coraggiosamente al fianco di Piritoo e lo aiutò a salvare la sua amata.

Interpretazione simbolica:
Lo scontro tra uomini e Centauri potrebbe essere confrontato con il conflitto degli dèi con i Giganti, dato che in
ambedue i casi sono rappresentate le forze del bene e del male: i Giganti sono discendenti di dèi ma si
ribellano contro Zeus per rovesciare l’ordine imposto nel mondo; anche i Centauri, malgrado il fatto che
fossero nati da un mortale, si rifiutano di adeguarsi alle leggi ed ai principi che governano le società umane.
Di conseguenza, potremmo dire che la sconfitta dei Giganti, come quella dei Centauri, simboleggi la vittoria
della civiltà sull’anarchia.
 L’enigma delle metope centrali: 13-21
Grazie ai disegni di Carrey, risulta chiaramente che l’iconografia delle metope centrali, non rientra
nell’iconografia della Centauromachia nei lati; gli schizzi non forniscono sufficienti dettagli che permettono
un’adeguata interpretazione del soggetto.
Maggior parte degli studiosi tentano di leggere le metope centrali come episodi della Mitologia Attica, nei quali
Erichtonios e Erechtheus sono le figure principali, mentre interagiscono con membri della famiglia di Kekrop.
L’interpretazione delle metope centrali pone dei problemi metodologici per gli archeologi classicisti.
Negli ultimi anni sono stati identificati importanti frammenti di queste metope “intrusive”, ma nulla per quanto
riguarda la loro interpretazione o la loro relazione esatta con la Centauromachia nei lati.
Ci sono state molte teorie riguardanti l’interpretazione stessa di queste enigmatiche metope, tra cui:

– Teoria di Harrison: vede in esse la scena delle nozze di Piritoo, con la preparazione della camera nuziale e
del banchetto per gli ospiti; gradualmente si passa poi allo scoppio della violenza con l’incursione dei
Centauri.
– Teoria di Simon: Mito di Issione, padre di Piritoo e dei Centauri. Accettata da Castriota, che chiarifica il
crimine dei Centauri e il loro affronto contro la sacra istituzione del matrimonio e l’intero ordine della
società.
– Teoria di Robertson: Mito di Dedalo, eroe eponimo, membro della famiglia imperiale discendente da
Cecrope. Teseo visto come signore della guerra e promotore delle arti.
– Teoria di Gasparro – Moret: Miti ateniesi, le figlie di Cecrope, Eretteo, le figlie di Pandione, Borea e Orizia.
In ogni caso, le metope Sud variano notevolmente in forma e stile.
La spiegazione più comune è che le metope sono state le prime sculture ad essere eseguite, e per questo Fidia
non aveva il tempo (nella metà degli anni 440) di omogeneizzare gli stili delle sue varie squadre, e così ha
dato ai suoi scultori via libera.
Ma l’irregolarità delle metope Sud, come anche apparentemente il soggetto intrusivo,può aver avuto a che fare
con il ripensamento del programma scultoreo di Fidia.
È possibile che alcune di queste metope siano state scolpite per essere posizionate sopra il proneos e
l’ophisthodomos, per poi essere spostati sul lato Sud, dove sarebbero meno evidenti, dopo che fu presa la
decisione di mettere il fregio Ionico in cima la muro invece che nella Cella.
Il Partenone era pieno di materiale di reimpiego, e il riciclaggio economico delle metope che erano state
originariamente progettate per un’altra posizione, non ha violato lo spirito del progetto.
 
Bibliografia

• Boardman 1985 = J. Boardman, The Parthenon and its sculpture, London 1985, pp. 225-237.
• Boardman 2003 = J. Boardman, Storia Oxford dell’arte classica, a cura di J. Boardman, Editori Laterza 2003,
pp. 111-121.
• Brommer 1967 = F. Brommer, Die Metopen des Parthenon, katalog und Untersuchung, Mainz 1967.
• Castriota 1992 = D. Castriota, Myth, Ethos and Actuality: Official Art in Fifth-Century B.C. Athens, Madison
1992.
• Gasparro – Moret 2005 = D. Gasparro – J.M. Moret, Dessins sans dessein: Une clé de lecture smple pour les
métopes 13-20 Sud du Parthenon, in RA, 2005, pp. 3-25.
• Harrison 1979 = E.B. Harrison, Apollo’s cloack, in Studies in Classical Archeology: A tribute to Peter Heinrich
von Blanckenhagen, New York 1979, pp. 93-98.
• Hurwit 2004 = J.M. Hurwit, The Acropolis in the Age of Pericles, Cambridge 2004, pp. 124-128.
• Karabatea 1997 = M. Karabatea, Mitologia Greca: dei ed eroi – Iliade – Odissea, Athene 1997.
• Mantis 1997 = A. Mantis, Parthenon Central South Metope: New Evidence, in The Interpretation of
Architectural Sculpture in Greece and Rome, a cura di D. Buitron Oliver, Washington 1997, pp. 67-82.
• Robertson 1984 = M. Robertson, The South Metopes: Theseus and Daidalos, in Parthenon-Kongress Basel,
Mainz 1984, pp. 206-208.
• Schneider – Höcker 1997 = L. Schneider – C. Höcker, Pericle e la costruzione dell’Acropoli, in I Greci. Storia,
cultura, arte, società 2. Una storia greca, 2. Definizione, a cura di S. Settis, Torino 1997, pp. 1239-1274.
 

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