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RAGIONEVOLEZZ

A
FONTI
Il principio di ragionevolezza, a lungo ritenuto prerogativa esclusiva del
giudice costituzionale nell’ambito del giudizio di legittimità di una
certa norma portata al suo vaglio, è strumento di portata generale
finalizzato a scongiurare le obsolescenze del sistema giuridico formale
attraverso un’analisi che tenga conto dei valori su cui fonda una certa
comunità da un lato, e quelli che l’ordinamento giuridico intende
presidiare, dall’altro; infatti esso non si limita ad superare le
diseguaglianze tra consociati ovvero tra norme, ma assurge a fonte da
cui attingere nella individuazione degli interessi che assumono rilievo
in un determinato contesto storico, in una logica di adesione e rispetto
delle istanze economiche e sociali che caratterizzano una collettività
senza legami rigidi col dato positivo .
Oltre ad arginare l’operatività della clausola di buona fede intesa come
parametro di valutazione della condotta o di imputazione della
responsabilità per l’inosservanza di doveri, la ragionevolezza ha svolto
ruolo di rilievo nel sindacato di legittimità delle condotte per
scongiurare eventuali manipolazioni esegetiche connesse alla
valorizzazione in chiave etica del principio di correttezza, infatti una
configurazione dai labili confini normativi avrebbe ingenerato non
pochi dubbi interpretativi e una generalizzata diffidenza circa il suo
utilizzo nella risoluzione delle controversie. Così in difetto di un preciso
significato precettivo si è ritenuto che quest’ultimo dovesse essere
inteso come sinonimo di ragionevolezza in un’accezione neutra e
tecnica dai contenuti ben delineati, scevro degli eccessi del
solidarismo.
Lo scrutinio di ragionevolezza è una delle più importanti tecniche interpretative
utilizzate non soltanto dalla Corte costituzionale italiana, ma anche dalle più
importanti Corti europee ed extraeuropee, con particolare riferimento alla Corte
suprema degli U.S.A. al Tribunale costituzionale federale tedesco.

L’emergere della ragionevolezza come limite generale della legislazione si ricollega


alla perdita di centralità della legge e dalla sua sostituzione ad opera della
Costituzione come fonte suprema del diritto.
 
In particolare, il giudizio di ragionevolezza testimonia il ruolo sempre più forte svolto dai principi costituzionali:
attraverso le nuove tecniche di giudizio, come il bilanciamento costituzionale, infatti, i principi costituzionali
finiscono per incidere significativamente sulla discrezionalità politica del legislatore. In virtù dello scrutinio di
ragionevolezza, il sindacato giurisdizionale sulle leggi non investe più solo la legittimità, ma anche il merito delle
scelte legislative ed è stato accostato da parte della dottrina alla figura dell’eccesso di potere legislativo.
Per quanto riguarda la giurisprudenza costituzionale, sin dalle sue prime sentenze il giudizio di ragionevolezza è
stato ancorato al principio di uguaglianza e, dunque, all’art. 3 Cost., verificandosi così, in primo luogo, se le
differenziazioni introdotte in sede di disciplina legislativa siano compatibili con tale principio, se cioè il legislatore
abbia trattato in modo diseguale soggetti (e/o fattispecie) uguali o in modo uguale casi diversi. 
DIRITTO ROMANO
TRIFONINO IN D. 16,3, 31 PR. – 1 (9 DISP.)
[La buona fede, che si esige nei contratti, richiede la somma equità: ma la
valutiamo con riguardo al mero diritto delle genti oppure ai precetti civili e
pretori? Come ad es., l’accusato di un giudizio capitale ha depositato presso di te
cento; è stato poi deportato ed i suoi beni sono stati confiscati. Forse che questi
<cento> devono essergli restituiti oppure vanno incamerati? Se consideriamo
soltanto il diritto naturale e delle genti, sono da restituire a chi li ha dati; se invece
<consideriamo> il diritto civile e l’ordine delle leggi, si devono piuttosto
incamerare: infatti, chi demerita pubblicamente, per essere d’esempio agli altri
nell’astenersi dai delitti, deve anche soffrire in povertà. 1. Ha luogo qui anche
un’altra indagine. Dobbiamo valutare la buona fede soltanto tra quelli, tra i quali si
è concluso il contratto, senza implicare nessun altro al di fuori oppure con
riferimento anche ad altre persone, alle quali concerne quanto si è concluso?
Ad esempio, un ladro ha depositato le cose che mi ha
sottratto presso Seio ignaro della malizia del deponente.
Seio deve restituire a me o al ladro? Se consideriamo di
per sé chi dà e chi riceve, è buona fede quella per cui chi
ha dato riceva la restituzione della cosa consegnata; se
consideriamo l’equità di tutta la situazione, che riguarda
tutte le persone che sono implicate in questo affare,
devono essere restituite a me… Ed approvo che è
giustizia quella che attribuisce a ciascuno il suo …].
C. 6, 2, 1
Si pecunia tua mandantibus servis quidam praedia comparaverunt,
eligere debes, utrum furti actionem et condictionem an mandati potius
inferre debeas. Neque enim aequitas patitur, ut et criminis causam
persequaris et bonae fidei contractum impleri postules.
[Se con il tuo denaro su mandato dei <tuoi> schiavi alcuni hanno
comprato fondi, devi scegliere se tu debba proporre l’azione di furto e
di ripetizione <della cosa rubata> o piuttosto l’azione di mandato.
Infatti l’equità non tollera che tu persegua la causa di un crimine e
nello stesso tempo chieda l’adempimento di un contratto di buona
fede].
D. 18, 3, 4, 1 (ULP. 32 AD ED.)
Sed quod ait Neratius habet rationem, ut interdum fructus emptor
lucretur, cum pretium quod numeravit perdidit: igitur sententia Neratii
tunc habet locum, quae est humana, quando emptor aliquam partem
pretii dedit.
[Ma ha un fondamento razionale ciò che afferma Nerazio, che talvolta il
compratore lucra i frutti, quando ha perduto il prezzo che ha versato;
dunque il parere di Nerazio, che è conforme ad umanità, trova
applicazione allorquando il compratore ha dato una qualche parte del
prezzo <e poi la compravendita si è risolta per inosservanza del termine
perentorio per il suo pagamento>].
C. 4, 44, 2 (DIOCLET. ET MAX. AA. AURELIO LUPO,
A. 285) 
Rem maioris pretii si tu vel pater tuus minoris pretii distraxit, humanum est, ut
vel pretium te restituente emptoribus fundum venditum recipias auctoritate
intercedente iudicis, vel, si emptor elegerit, quod deest iusto pretio recipies.
Minus autem pretium esse videtur, si nec dimidia pars veri pretii soluta sit.
[Se tu o tuo padre avete venduto ad un minor prezzo una cosa di
maggiore valore, è conforme ad umanità che, dopo aver restituito il
prezzo ai compratori, tu riceva il fondo venduto in forza dell’autorità di
un giudice oppure, se il compratore lo abbia preferito, tu riceva <da lui>
quanto manca per un prezzo giusto. Si considera poi che il prezzo sia
minore, nel caso in cui non sia stata pagata neppure la metà del vero
valore].
D. 45, 3, 37 (POMP. 3 AD Q. MUC.)
Si communis servus ita stipularetur: ‘Lucio Titio et Gaio Seio dari spondes?’, quia sunt domini illius, pro virilibus
partibus eis ex stipulatione debetur: si vero ita: ‘dominis meis dare spondes?’, pro parte qua domini essent: si vero
ita: ‘Lucio Titio et Gaio Seio dominis meis dare spondes?’, dubitaretur, utrumne viriles partes an pro dominica
portione eis deberetur… sed cum ad nomina prius decursum est, rationabilius esse videtur pro virili parte
stipulationem eis adquiri…
[Se uno schiavo comune si facesse promettere così: ‘Prometti che sia dato a Lucio
Tizio e a Gaio Seio?’, poiché sono suoi padroni, ad essi si deve in parti uguali in
base a quella stipulazione; se invece <si facesse promettere> così: ‘Prometti di dare
ai miei padroni?’ <si deve ad essi> in base alla quota per la quale sono proprietari;
se invece così: ‘Prometti di dare a Lucio Tizio e a Gaio Seio miei padroni?’, si
dubiterebbe se ad essi fosse dovuto in parti uguali oppure in base alla quota di
proprietà … ma, poiché si è fatto riferimento dapprima ai loro nomi, si considera
essere più ragionevole che la stipulazione faccia acquistare ad essi in parti uguali...].
VENULEIO (1 STIPUL.) IN D. 45, 1, 137, 2
Cum ita stipulatus sum ‘Ephesi dari?’ inest tempus: quod autem accipi debeat, quaeritur. Et magis est, ut totam eam rem ad iudicem, id est ad virum bonum remittamus, qui aestimet, quanto tempore diligens pater familias conficere
possit, quod facturum se promiserit, ut qui Ephesi daturum se spoponderit, neque duplomate diebus ac noctibus et omni tempestate contempta iter continuare cogatur neque tam delicate progredi debeat, ut reprehensione dignus
appareat, sed habita ratione temporis aetatis sexus valetudinis, cum id agat, ut mature perveniat, id est eodem tempore, quo plerique eiusdem condicionis homines solent pervenire...

[Quando mi sia fatto promettere con una stipulazione così: ‘<Prometti che mi> sia
dato a Efeso?’ è implicito un termine, ma si pone la questione a quale si debba far
riferimento. Ed è preferibile che tutta la faccenda sia rimessa ad un giudice, cioè
ad un uomo onesto, che valuti in quanto tempo un padre di famiglia diligente
possa fare ciò, che abbia promesso di fare. Così chi abbia promesso che avrebbe
dato ad Efeso non deve né essere costretto a percorrere il cammino viaggiando
giorno e notte con l’autorizzazione ad usare il servizio postale imperiale e
disprezzando ogni tempesta, né deve progredire così lentamente da apparire degno
di riprovazione, ma lo deve percorrere tenendo conto del tempo, dell’età, del sesso
e della salute, così da pervenire a tempo debito, cioè nello stesso tempo, in cui la
maggior parte di uomini della medesima condizione sono soliti pervenire ...].
D. 18, 1, 35, 4 (GAI. 10 AD ED PROV.):
Si res vendita per furtum perierit, prius animadvertendum erit, quid inter eos de custodia rei convenerat: si nihil appareat
convenisse, talis custodia desideranda est a venditore, qualem bonus pater familias suis rebus adhibet: quam si praestiterit et
tamen rem perdidit, securus esse debet, ut tamen scilicet vindicationem rei et condictionem exhibeat emptori

[Se una cosa venduta sia stata sottratta mediante un furto, si dovrà
dapprima vedere che cosa si sia convenuto tra i contraenti circa la sua
custodia; se risulta che non abbiano convenuto nulla, dal venditore si
deve esigere una custodia tale, quale quella che impiega un buon padre
di famiglia nelle proprie cose. Se <il venditore> l’abbia adottata e
tuttavia ha perduto la cosa <per furto>, deve essere sicuro, purché
naturalmente trasmetta al venditore l’azione di rivendica e di
restituzione della cosa <rubata da esperire contro il ladro>].
DIRITTO MEDIEVALE E
MODERNO ANTERIORE
ALLE CODIFICAZIONI
SUMMA THEOLOGICA DI SAN TOMMASO D’AQUINO
lex quaedam regula est et mensura actuum, secundum quam inducitur aliquis ad agendum, vel ab agendo retrahitur, dicitur enim
lex a ligando, quia obligat ad agendum. Regula autem et mensura humanorum actuum est ratio, quae est primum principium
actuum humanorum... In unoquoque autem genere id quod est principium, est mensura et regula illius generis... Unde relinquitur
quod lex sit aliquid pertinens ad rationem (II-I, qv. 90 art.1)

[la legge è una certa regola e misura degli atti, secondo la quale
qualcuno è indotto ad agire o è distolto dall’agire: infatti, si dice
legge da legare, perché obbliga ad agire. La regola poi e la
misura degli atti umani è la ragione, che è il principio primo degli
atti umani ... In ciascun genere ciò che è principio è misura e
regola di quel genere ... Da ciò discende che la legge è qualcosa
pertinente alla ragione].
... lex est quoddam dictamen practicae rationis... ex praeceptis legis naturalis, quasi ex quibusdam principiis communibus et
indemonstrabilibus, necesse est quod ratio humana procedat ad aliqua magis particulariter disponenda. Et istae particulares
dispositiones adinventae secundum rationem humanam, dicuntur leges humanae, servatis aliis conditionibus quae pertinent ad
rationem legis, ut supra dictum est (II-I, qv. 91 art. 3 co.) ... Rationis autem prima regula est lex naturae, ut ex supradictis patet.
Unde omnis lex humanitus posita intantum habet de ratione legis, inquantum a lege naturae derivatur (II-I qv.95 art. 2 co.)

[... la legge è un certo dettame della ragione pratica ... è necessario che
dai precetti della legge naturale, come da certi principi comuni e
indimostrabili, la ragione umana proceda a predisporre precetti in modo
più dettagliato. E queste particolari disposizioni inventate secondo la
ragione umana si dicono leggi umane, conservando le altre condizioni
appartenenti alla ratio della legge <naturale>, come si è detto sopra ... La
prima regola della ragione è la legge di natura, come è evidente da
quanto detto sopra. Perciò ogni legge stabilita per gli uomini possiede la
ratio di legge nella misura in cui deriva dalla legge di natura].
In rebus autem humanis dicitur esse aliquid iustum ex eo quod est rectum secundum regulam rationis. Rationis autem prima
regula est lex naturae… Unde omnis lex humanitus posita in tantum habet de ratione legis, inquantum a lege naturae derivatur…
(I-II, q. 95, art. 2, ad 4) …Est enim …de ratione legis humanae quod sit derivata a lege naturae… ad ius gentium pertinent ea
quae derivantur a lege naturae sicut conclusiones ex principiis: ut iustae emptiones, venditiones, et alia huiusmodi, sine quibus
homines ad invicem convivere non possent…( art. 4, ad 4).

[Nelle cose umane poi si dice che qualcosa è giusto dal fatto che è retto
secondo la regola della ragione. La prima regola della ragione è poi la legge
della natura… Perciò ogni legge posta dagli uomini in tanto ha della
ragione di legge, in quanto deriva dalla legge della natura… (a. 4, ad 4) …
È infatti della ragione della legge umana il fatto che sia derivata dalla legge
della natura… riguardano il diritto delle genti le cose che sono derivate
dalla legge della natura così come le conclusioni dai principi: come, ad
esempio, le giuste compravendite ed altre cose di questo genere, senza le
quali gli uomini non potrebbero convivere reciprocamente …].
OLDRADI DE PONTE … CONSILIA, SEU RESPONSA, ET
QUAESTIONES AUREAE…, VENETIIS, 1570, CONSILIUM
CCXX, F. 95 RA, N. 1
Et ideo notavit Hostiensis in summa de consuetudine quid
sit consuetudo circa principium quod an sit rationabilis
vel non iudicis committitur arbitrio…
[E perciò ha annotato l’Ostiense <Enrico da Susa> nella
summa sulla consuetudine che cosa sia la consuetudine
intorno al principio che è affidato alla valutazione del
giudice che cosa sia ragionevole o no…];
BALDI UBALDI… CONSILIORUM, SIVE RESPONSORUM VOLUMEN
PRIMUM…, CIT., CONSILIUM CCCXLIII, F. 110 RB, N. 1
Examinanda sunt capitula istius ligae per singula, et aptanda est congruens interpretatio… nam
quod natura homo sit animal rationale… licet aliquando litera habere se possit ad plures
interpretantes formas, tamen illa est inspicienda, quae plurimum habet humanitatis et quam
discretio naturalis, quae est plus omnis virtutis, nobis insinuat…
[Si devono esaminare i capitoli di questa lega singolarmente e si
deve adattare <ad essi> una congruente interpretazione… infatti,
poiché per natura l’uomo è un animale razionale… benché la
lettera possa talvolta attenersi a più forme interpretative, tuttavia
si deve osservare quella che abbia più umanità e che il
discernimento naturale, che è più di ogni virtù, ci insinua…].
BALDUS DE UBALDIS, COMMENTARIA IN CORPUS IURIS CIVILIS,
VENETIIS, LUCAS ANTONIUS GIUNTA1577 AD D. 1, 1, 1 PR. N. 5
... nam quaedam iura non sunt equa, sed rigorosa. Est autem rigor generalis ordinatio, habens eandem vim in differentibus in
ratione ... Item quedam sunt equa in quibus destruuntur regula et principia sic non sunt bona ... Est autem equitas applicatio
animi seu iudicium in quo circumscripta iuris regula aliquid de mente singulari ex propria ratione statuitur loquor de equitate in
specie. Sed equitas in genere est applicatio animi ad directum iudicium intellectu non errante in susbtantia nec in circumstantiis
facti

[... infatti alcune norme non sono eque, ma rigorose. Ed il rigore è una disposizione
generale, che ha la medesima efficacia in situazioni che sono differenti nella loro
ratio ... parimenti, sono eque alcune disposizioni nelle quali si distruggono la regola
ed i principi, se non sono buoni ... Ed è l’equità un’applicazione dell’animo ossia un
giudizio in cui, circoscritta la regola di diritto, si statuisce qualcosa con la mente del
singolo in base alla propria ragione: parlo <allora> dell’equità specifica. Ma l’equità
generica è l’applicazione dell’animo ad un giudizio diretto, senza errori
dell’intelletto nella sostanza e nelle circostanze di un fatto].
BARTOLO DA SASSOFERRATO AL TESTO DI CELSO 11
DIG. IN D. 16, 3, 32 (LEX QUOD NERVA)
Sexto principaliter quaero quod est levis culpa. Diversi diversa loquuntur ... Mihi videtur quod levis culpa veniat tripliciter
consideranda. Nam levis culpa assumitur aliter in rebus prorsus alienis: aliter sumitur in rebus communibus incidenter: aliter in
rebus communis ex conventione. Et sic triplicem diffinitionem requirit. Ad primum dico quod levis culpa in rebus alienis est
deviatio incircunspecta ab ea diligentia, quam adhibent homines diligentes eiusdem conditionis et professionis ... (BARTOLI
Commentaria in secundam Digesti Veteris partem ..., Lugduni, 1555, f. 118 v. n. 26)

[Per sesta cosa principalmente pongo la questione su che cosa sia la colpa lieve.
Diversi autori dicono cose diverse ... a me sembra che la colpa lieve venga in
considerazione in un triplice modo. Infatti, la colpa lieve si assume in un certo
modo con riguardo agli affari solamente altrui, si assume in un modo diverso per le
cose incidentalmente comuni e in un modo diverso ancora per le cose comuni a
seguito di una convenzione. Circa il primo significato dico che la colpa lieve nelle
cose altrui è la deviazione constatata da quella diligenza, che adibiscono gli uomini
diligenti della stessa condizione e professione ...].
J.DONELLI COMMENTARIORUM DE IURE CIVILI LIBER DECIMUS
SEXTUS, CAP. VII N. 11, ED. FLORENTIAE, 1842, P. 671 E SS.
Licet etiam levem culpam cum veteribus definire hoc modo: ut sit levis culpa, cum a debitore id factum non est, quod diligens
paterfamilias in rebus suis faceret, et ea re in damnum incidit; si modo et debitor in suis rebus eadem negligentia utatur. Vel hoc
modo: ut sit culpa levis, cum quod a diligente provideri potuit, per imprudentiam non est provisum et hinc damnum datum est

[È lecito anche definire con gli antichi giuristi la colpa lieve in


questo modo: che vi sia colpa lieve, quando dal debitore non è
fatto ciò, che un diligente padre di famiglia faccia nelle proprie
cose e perciò commetta un danno, purché anche il debitore
impieghi la stessa negligenza nelle proprie cose. Ed anche in
questo modo, che vi sia colpa lieve, quando ciò, che avrebbe
potuto essere previsto da una persona diligente, non è stato
previsto per imprudenza e da ciò è derivato un danno]
A. VINNII COMMENTARIUS IN QUATTUOR LIBROS INSTITUTIONUM
IMPERIALIUM, AMSTERDAM, 1665, AD I. 3, 15, 2, N. 9, P. 588
Levem culpam opponimus diligentiae mediae, ut intellegatur esse omissio eius diligentiae, quam hominum natura desiderat, id est,
mediocris, et quam vulgo homines frugi suis rebus adhibere soliti sunt ... nam in abstracto hoc magis consideratur, quam in
concreto, relatione habita ad diligentiam talem, qualem communiter bonus et diligens paterfamilias suis rebus praestare
consuevit, non qualem unus e multis, sed qualem magna pars patrumfamilias

[Opponiamo la colpa lieve alla diligenza media, in modo che si intenda essere
l’omissione di quella diligenza, che richiede la natura degli uomini, cioè
mediocre, e che comunemente gli uomini prudenti sono soliti adibire nelle
proprie cose ... infatti, ciò si considera più in astratto che in concreto, avendo
riguardo ad una diligenza tale, quale comunemente un padre di famiglia buono
e diligente è solito prestare nelle proprie cose, non quella <che presta> uno tra
molti, ma quella <che presta> la maggior parte dei padri di famiglia].
POTHIER, TRAITÉ DES OBLIGATIONS, I, PARTIE 1ÈRE, CAP. II,
ART. 1, N. 142, IN OEUVRES COMPLÈTES, PARIS, 1821, P. 121
Si le contrat concerne l’utilité commune des deux contractants, le
débiteur est tenu d’apporter à la conservation de la chose qu’il doit, le
soin ordinaire que le personnes prudentes apportent à leurs affaires, et il
est tenu en conséquence de la faute légère
[Se il contratto concerne l’utilità comune dei due
contraenti, il debitore è tenuto a prestare, nella
conservazione della cosa che deve, la cura ordinaria che le
persone prudenti prestano nei loro affari ed è tenuto di
conseguenza per colpa lieve].
GLI ORDINAMENTI
EUROPEI MODERNI
CODICE NAPOLEONICO-CODE CIVIL

Art. 1135: Les conventions obligent non seulement à ce qui y est


exprimé, mais encore a toutes les suites que l’équité, l’usage ou
la loi donnent à l’obligation d’après sa nature.
[Le convenzioni obbligano non solo a ciò che è espresso in esse,
ma anche a tutte le conseguenze che l’equità, l’uso o la legge
attribuiscono all’obbligazione secondo la sua natura].
CODICE CIVILE ELVETICO
commi 2 e 3 dell’art. 1 dicono infatti: «Nei casi non
previsti dalla legge il giudice decide secondo la
consuetudine e, in difetto di questa, secondo la
regola che egli adotterebbe come legislatore. Egli si
attiene alla dottrina ed alla giurisprudenza più
autorevoli».
CODICE CIVILE PORTOGHESE
Art. 236 (1): (Sentido normal da declaração). A declaração negocial vale
com o sentido que um declaratário normal, colocado na posição do real
declaratário, possa deduzir do comportamento do declarante, salvo se
este não puder razoavelmente contar com ele [(Significato normale della
dichiarazione). La dichiarazione negoziale vale con il significato che un
destinatario normale della dichiarazione, collocato nella posizione del
reale destinatario della dichiarazione, possa dedurre dal comportamento
del dichiarante, salvo se non possa ragionevolmente contare su ciò].
CODICE CIVILE TEDESCO (BGB)
§ 313 (Störung der Geschäftsgrundlage) (3): Ist eine Anpassung
des Vertrags nicht möglich oder einem Teil nicht zumutbar, so
kann der benachteiligte Teil vom Vertrag zurücktreten. An die
Stelle des Rücktrittsrecht tritt für Dauerschuldverhältnisse das
Recht zur Kündigung [(Alterazione del fondamento negoziale). Se
un adeguamento del contratto non è possibile o non è
ragionevole per una parte, la parte che si è venuta a trovare in
una posizione svantaggiosa può recedere dal contratto. Nei
rapporti contrattuali di durata, in luogo del diritto di recesso,
viene in considerazione il diritto di disdetta].
CODICE CIVILE OLANDESE (NEDERLANDS
BURGERLIJK WETBOEK)
Art. 3.12: Bij de vaststelling van wat redelijkheid en billijkheid
eisen, moet rekening worden gehouden met algemeen erkende
rechtsbeginselen, met de in Nederland levende
rechtsovertuigingen en met de maatschappelijke en persoonlijke
belangen, die bij het gegeven geval zijn betrokken.
[Nel determinare ciò che richiedono la ragionevolezza e l’equità,
si deve tenere conto dei principi di diritto generalmente
riconosciuti, delle concezioni giuridiche correnti nei Paesi Bassi
così come degli interessi sociali e personali in causa].
Art. 6.2: (1) Schuldeiser en schuldenaar zijn verplicht zich jegens
elkaar te gedragen overeenkomstig de eisen van redelijkheid en
billijkheid. (2) Een tussen hen krachtens wet, gewoonte of
rechtshandeling geldende regel is niet van toepassing, voor zover dit in
de gegeven omstandigheden naar maatstaven van redelijkheid en
billijkheid onaanvaardbaar zou zijn.
[(1) Il creditore ed il debitore sono tenuti a comportarsi l’uno
verso l’altro secondo le esigenze della ragionevolezza e
dell’equità. (2) La regola a cui il loro rapporto è sottoposto in
virtù della legge, dell’uso o di un atto giuridico non si applica
nella misura in cui, nel caso concreto, ciò sarebbe inaccettabile
secondo criteri di ragionevolezza ed equità].
Art. 6.248: (1) Een overeenkomst heeft niet alleen de door partijen
overeengekomen rechtsgevolgen, maar ook die welke, naar de aard van
de overeenkomst, uit de wet, de gewoonte of de eisen van redelijkheid en
billijkheid voortvloeien. (2) Een tussen partijen als gevolg van de
overeenkomst geldende regel is niet van toepassing, voor zover dit in de
gegeven omstandigheden naar maatstaven van redelijkheid en
billijkheid onaanvaardbaar zou zijn.
[(1) Il contratto non produce solo gli effetti giuridici convenuti tra le
parti, ma anche quelli che, secondo la natura del contratto, discendono
dalla legge, dall’uso o dalle esigenze della ragionevolezza e dell’equità.
(2) La regola a cui il loro rapporto è sottoposto per effetto del contratto
non si applica nella misura in cui, nel caso concreto, sarebbe
inaccettabile secondo criteri di ragionevolezza e di equità].
“BUON PADRE DI FAMIGLIA…”
CODICE NAPOLEONICO-CODE CIVIL

‘con tutte le cure di un buon padre di famiglia’ (tous


les soins d’un bon père de famille)’

Legge n. 2014/ 873 diventa ‘tutte le cure


ragionevoli’ (tous les soins raisonnables)
CODE CIVIL DOPO ORDONNANCE 2016
Art. 1342-5: «Le débiteur d'une obligation de remettre un corps certain est
libéré par sa remise au créancier en l'état, sauf à prouver, en cas de
détérioration, que celle-ci n'est pas due à son fait ou à celui de personnes dont
il doit répondre» [il debitore di una obbligazione di rimettere una cosa
corporale certa è liberato con la sua rimessa nello stato in cui si trova, salvo a
provare, in caso di deterioramento, che questo non è dovuto a fatto suo o di
una persona di cui deve rispondere].

Art. 1352-1 : «Celui qui restitue la chose répond des dégradations et


détériorations qui en ont diminué la valeur, à moins qu'il ne soit de bonne foi et que
celles-ci ne soient pas dues à sa faute» . [colui che restituisce la cosa risponde
delle degradazioni e dei deterioramenti che ne hanno diminuito il valore, a
meno che non sia in buona fede e questi non siano dovuti a sua colpa].
CODICE CIVILE SPAGNOLO
Art. 1.094: «El obligado a dar alguna cosa lo está también a
conservarla con la diligencia propia de un buen padre de familia»
[l’obbligato a dare una cosa lo è anche a conservarla con la diligenza
propria di un buon padre di famiglia].

Art. 1.104, 2° c.: «Cuando la obligación no exprese la diligencia que


ha de prestarse en su cumplimiento, se exigirá la que correspondería
a un buen padre de familia» [quando l’obbligazione non indichi la
diligenza che deve prestarsi nel suo adempimento, si esigerà quella
che dovrebbe appartenere ad un buon padre di famiglia].
CODICE ITALIANO DEL 1865

Art. 1224,1° c.:«La diligenza che si deve


impiegare nell’adempimento
dell’obbligazione, abbia questa per oggetto
l’utilità di una delle parti o d’ambedue, è
sempre quella di un buon padre di
famiglia».
CODICE CIVILE ITALIANO

Art. 1176, 1°c: «Nell’adempiere l’obbligazione il


debitore deve usare la diligenza del buon padre di
famiglia»)
CODICE AUSTRIACO (ABGB)
§ 1297: nel definire chi sia in colpa, opera la
presunzione che «chiunque abbia l’uso della ragione
sia capace di quel grado di diligenza e di attenzione
che può impiegarsi da chi è dotato di una capacità
comune» (jeder welcher den Verstandesgebrauch
besitzt, eines solchen Grades des Fleißes und der
Aufmerksamkeit fähig sey, welcher bey gewöhnlichen
Fähigkeiten angewendet werden kann
CODICE CIVILE TEDESCO (BGB)
§ 276, 2° c.: «Fahrlässig handelt, wer
die im Verkehr erforderliche Sorgfalt
außer Acht lässt» [Si comporta con
colpa chi nel traffico giuridico non
presta attenzione alla dovuta
diligenza].
CODICE CIVILE PORTOGHESE
Art. 487, 2° c.: «(Culpa). A culpa é apreciada,
na falta de outro critério legal, pela diligência
de um bom pai de família, em face das
circunstâncias de cada caso » [La colpa è
valutata, in assenza di un altro criterio legale,
dalla diligenza di un buon padre di famiglia, in
base alle circostanze di ogni caso].
CODICE OLANDESE
Art. 6.27 «un debitore prudente in
base alle circostanze» (zorgvuldig
schuldenaar ... in de gegeven
omstandigheden)
PECL
Art. 1: 302: (Reasonableness). Under these Principles reasonableness is to be judged by what persons acting in good faith and in
the same situation as the parties would consider to be reasonable. In particular, in assessing what is reasonable the nature and the
purpose of the contract, the circumstances of the case and the usages and practices of the trades or professions involved should
be taken into account

[(Ragionevolezza). Per questi Principi la ragionevolezza deve


essere valutata da ciò che persone, che agiscono in buona fede e
nella stessa situazione delle parti, considererebbero essere
ragionevole. Nella valutazione di ciò che è ragionevole si
dovrebbe tenere conto, in particolare, della natura e dello scopo
del contratto, delle circostanze del caso e degli usi e pratiche dei
traffici o delle professioni interessate].
DCFR
Ragionevolezza (Reasonableness): art. I. – 1:104:
Reasonableness is to be objectively ascertained, having regard to
the nature and purpose of what is being done, to the
circumstances of the case and to any relevant usages and
practices.
[La ragionevolezza è da accertarsi oggettivamente, avendo
riguardo alla natura e allo scopo di ciò che si deve fare, alle
circostanze del caso ed a qualsiasi altro uso e pratica
rilevanti].
CESL DRAFT
Articolo 5 (Ragionevolezza): (1) La ragionevolezza deve essere
accertata obiettivamente, tenendo conto della natura e dello
scopo del contratto, delle circostanze della fattispecie, degli usi e
delle pratiche vigenti nelle attività commerciali o professionali di
cui trattasi. (2) Qualunque riferimento a ciò che si può
pretendere e a ciò che si può presumere in una determinata
situazione s’intende fatto a quanto è ragionevolmente
pretendibile o presumibile.

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