Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La politica fiscale
In Italia, come in molti altri Paesi, il bilancio dello stato deve essere approvato per mezzo di
un’apposita legge, che rappresenta il “cuore” dell’attività della finanza pubblica (LEGGE DI
BILANCIO).
L’art. 81 della Costituzione Italiana stabilisce che il bilancio preventivo, di durata annuale,
predisposto dal Governo, deve essere approvato dal Parlamento; stabilisce altresì che il
bilancio non può stabilire nuovi tributi e nuove spese; stabilisce infine che ogni nuova legge che
importi nuove spese deve prevederne la copertura di tali spese.
1978: per evitare il divieto di introdurre nuove imposte in sede di bilancio, è stata prevista la
predisposizione, accanto al bilancio dello stato, della “legge finanziaria”, che è una manovra di
legge, da votare prima del bilancio, nella quale introdurre le modifiche legislative che
introducono nuove spese ed entrate, in coerenza con gli obiettivi che si pone il disegno del
bilancio.
- La prima fase è quella di formulazione del bilancio di previsione dello
stato. In questa sede, si approntano i bilanci di previsioni e –dal 1978– la
legge finanziaria.
1979-88: “finanziarie omnibus”
1988-97: “finanziare snelle”
1997- : “finanziarie robuste” (con “unità previsionali di base”)
Politica Economica 2/ed – Introduzione ai modelli fondamentali
Roberto Cellini Copyright © 2011 – The McGraw-Hill Companies srl
Stabilizzatore automatico
La tradizionale economia keynesiana sostiene che gli effetti macroeconomici della
spesa pubblica dipendano crucialmente dal modo in cui essa è finanziata;
l’incremento endogeno nel gettito fiscale non può mai essere sufficiente
a coprire l’iniziale spesa pubblica .
Dimostrazione.
A fronte dell’aumento G nella spesa pubblica, il reddito di equilibrio aumenta in misura tale che
1
Y eq G
1 c (1 t ) m
pertanto, l’imposizione fiscale endogenamente aumenta in musura pari a , ossia
T t Y eq
1
T t 1 c(1 t ) m G
Va ora dimostrato che ; affinché ciò avvenga, deve risultare che
T G
t
1 (c 1)(1 t ) m 0
Ossia 1 c(1 t ) m ossia
Nel caso davvero molto particolare che t=0 ed m=0, vale un risultato noto come
“teorema di Haavelmo”, o “teorema del bilancio in pareggio”,
che considera tuttavia un’economia molto particolare.
Teorema di Haavelmo. In un’economia chiusa e con aliquota marginale
d’imposizione nulla, un aumento della spesa pubblica interamente finanziato con
un pari aumento dell’imposizione fiscale autonoma, determina un aumento
esattamente uguale del reddito di equilibrio.
1
Y eq (1 c) G0
1 c
Y eq G0
Il motivo del “successo” del teorema di Haavelmo va infatti ricondotto al clima ideologico
(fortemente keynesiano) nel quale il teorema è nato.
L’azione del governo è in grado di fare aumentare il reddito, mantenendo il bilancio pubbico in
pareggio: per fare questo è sufficiente aumentare la spesa pubblica e –della stessa dimensione-
l’imposizione fiscale.
Una volta raggiunto tale reddito di pineo impiego, infatti, non è più possibile che il reddito di
equilibrio aumenti a seguito di aumento della domanda autonoma.
Infine, si ricordi che il teorema vale solo per t=m=0
Il motivo per cui una politica di spesa pubblica accompagnata da una politica monetaria
accomodante produce effetti espansivi sul reddito maggiori di quelli prodotti da un aumento
della spesa pubblica non accompagnata da emissione di nuova moneta è semplice:
la politica monetaria espansiva, infatti, consente di evitare l’aumento del tasso di interesse
associato ad un aumento della spesa pubblica, e limita così l’effetto di spiazzamento della
spesa pubblica ai danni della domanda privata.
(Grafico IS-LM)
Proposizione di equivalenza ricardiana. Data una sequenza di spesa
pubblica,e imponendo il vincolo del pareggio intertemporale del bilancio
pubblico, l’effetto che la spesa pubblica esercita sul reddito di
equilibrio e sui consumi è esattamente il medesimo, a presindere dal
fatto che essa sia finanziata con imposte oppure con l’emissione di
titoli del debito pubblico.
Il debito pubblico (come qualsiasi altro debito, almeno in linea di principio) diventa
insostenibile se, per finanziare il pagamento degli interessi è necessario accendere altro
debito.
Tuttavia, la dinamica del debito pubblico inizia a generare preoccupazioni ben prima di
arrivare al caso limite di insostenibilià tecnica.
Il rapporto tra debito pubblico e PIL è stato anche uno degli indicatori esplicitati dagli
accordi di Maastricht, per consentire ai Paesi l’adesione alla moneta unica europea ed è
quindi divenuto un indicatore sul quale si è sviluppato un ampio dibattito, sia teorico, sia
giornalistico.
Siamo interessati a valutare come tale rapporto varia nel tempo.
(G T ) prim iB ( BM )
isdept Bt Pt y t Pt y t
B
Pongo : x (G T ) prim ( BM )
x iB x
isdept Pt y t i Pt y t
B B
x
isdept r yt
B
(1) Il rapporto tra debito pubblico e PIL cresce nei periodi nei quali è elevato il deficit
primario
(3) Un basso tasso di crescita del PIL reale contribuisce a elevare il rapporto debito
pubblico /PIL;
(4) Nel caso particolare di un saldo primario in pareggio ( x=0), il rapporto tra debito
pubblico e PIL cresce se il tasso reale d’interesse è superiore al tasso di crescita del PIL
reale, mentre diminuisce quando il tasso di crescita del PIL reale eccede il tasso d’interesse
reale.
Politica Economica 2/ed – Introduzione ai modelli fondamentali
Roberto Cellini Copyright © 2011 – The McGraw-Hill Companies srl
Politiche del rientro dal debito pubblico
Tutte le misure messe in atto dai policy-maker al fine di ridurre la crescita del
rapporto fra debito pubblico e PIL.