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Capitolo 18

La politica fiscale

Politica Economica 2/ed – Introduzione ai modelli fondamentali


Roberto Cellini Copyright © 2011 – The McGraw-Hill Companies srl
POLITICA FISCALE:
 
insieme delle misure messe in atto dal
policy-maker concernenti le entrate e le
spese del settore pubblico.
 

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Definizioni istituzionali
 
La politica fiscale è costituita dall’insieme dei comportamenti
inerenti le entrate e le spese del settore pubblico.
 
Il settore pubblico comprende:
 
1) il settore statale

·       Le Amministrazioni Centrali dello Stato (ossia, gli organi


costituzionali e di rilevanza costituzionale e i Ministeri)
·       (una volta, la Cassa Depositi e Prestiti –ora scorporata)

2) le Amministrazioni locali (Enti locali –Regioni, Provincie,


Comuni-, ASL, Università, Enti lirici, Enti portuali e Camere di
Commercio)

3) gli enti pubblici di previdenza (Inps, Inpdap, Inail,…)

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Le entrate e le uscite del settore pubblico sono
definite –in tutti i contesti istituzionali- dal bilancio
dello stato.
 
Esistono diverse versioni del bilancio dello stato.
(a) Innanzitutto, esso può essere annuale o
pluriennale,
(b)Il bilancio può essere di previsione o consuntivo,
(c) Il bilancio può essere a legislazione vigente o
programmatico ,
(d)Infine, il bilancio può essere di competenza (se
si riferisce alle entrate solamente accertate e alle
spese solamente impegnate) o di cassa (se si
riferisce ai flussi in entrata e uscita che
effettivamente entrano o escono dalle casse).
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Iter per le entrate
 
Le entrate vanno dapprima accertate (l’accertamento è l’atto col
quale l’autorità pubblica determina chi e quanto deve pagare al
settore pubblico),
 
quindi vengono riscosse (generalmente da un apposito agente
incaricato alla riscossione),
 
infine vengono effettivamente incassate dalla Tesoreria dello
stato.
 
Iter per le spese

Le spese esse vanno dapprima impegnate (l’impegno è l’atto col


quale l’autorità assume l’impegno di effettuare un certo
pagamento) ,
un secondo momento avviene il pagamento. 
Pertanto, non stupisce che il bilancio di cassa possa disostarsi da
quello di competenza.
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Le entrate sono costituite da quattro categorie o,
in termini tecnici, da quattro titoli:
 
(1)  Le entrate tributarie, che comprendono: (a) le imposte e
le tasse sui consumi, sui redditi, sulle ricchezze e sugli
affari; (b) i proventi dei monopoli di stato; (c) i proventi di
lotto, lotterie e altri giochi;
 
(2)  Le entrate extra-tributarie, che comprendono i proventi
dei beni dello stato, gli utili delle imprese a partecipazione
pubblica e di aziende autonome e i proventi di servizi
pubblici;
 
(3)  L’alienazione (ossia la vendita) di beni patrimoniali e la
riscossione di crediti;
 
(4)  L’accensione di prestiti. 

Il rapporto fra la somma delle entrate dei titoli (1) e (2) e il


PIL dà il cosiddetto “indice di incidenza fiscale.
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Le uscite sono costituite da tre titoli:
 
(1)  Le spese correnti, che comprendono (tra l’altro):
(a) l’erogazione di compensi per il lavoro del personale dipendente
e incaricato; (b) le spese di consumo corrente; (c) i trasferimenti
in conto corrente alle famiglie e alle imprese; i trasferimenti
all’U.E. e agli organismi internazionali; (d) il pagamento di interessi
passivi sul debito pregresso;
 
(2)  Le spese in conto capitale, che comprendono (tra l’altro): le
spese per l’acquisto di macchinari (investimenti fissi), proprietà
edilizie e terreni, nonché i trasferimenti in conto capitale (cioè
una tantum) a famiglie e imprese e le spese per acquisire attività
finanziarie;
 
(3)  Il rimborso di prestiti precedentemente ottenuti.
 
La differenza fra le entrate e le uscite rappresenta –come in ogni bilancio– il
  , che può essere attivo o passivo, a seconda che le entrate siano maggiori o
saldo
minori delle uscite.
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Obiettivi primi della politica fiscale:
Il saldo corrente e il fabbisogno complessivo
 
 
Obiettivi sostanziali dell’azione di politica fiscale
 
macro-funzioni obiettivo.
(1) Servizi generali delle pubbliche amministrazioni; (2) Difesa; (3) Ordine
pubblico e sicurezza; (4) Affari economici; (5) Protezione dell’ambiente;
(6) Abitazioni e assetto territoriale; (7) Sanità; (8) Attività ricreative,
culturali e di culto; (9) Istruzione; (10) Protezione sociale.
 
 

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Il modus operandi della politica fiscale in Italia

 
In Italia, come in molti altri Paesi, il bilancio dello stato deve essere approvato per mezzo di
un’apposita legge, che rappresenta il “cuore” dell’attività della finanza pubblica (LEGGE DI
BILANCIO).
 
 
L’art. 81 della Costituzione Italiana stabilisce che il bilancio preventivo, di durata annuale,
predisposto dal Governo, deve essere approvato dal Parlamento; stabilisce altresì che il
bilancio non può stabilire nuovi tributi e nuove spese; stabilisce infine che ogni nuova legge che
importi nuove spese deve prevederne la copertura di tali spese.
 
 
1978: per evitare il divieto di introdurre nuove imposte in sede di bilancio, è stata prevista la
predisposizione, accanto al bilancio dello stato, della “legge finanziaria”, che è una manovra di
legge, da votare prima del bilancio, nella quale introdurre le modifiche legislative che
introducono nuove spese ed entrate, in coerenza con gli obiettivi che si pone il disegno del
bilancio.

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Il processo del bilancio dello stato

 
- La prima fase è quella di formulazione del bilancio di previsione dello
stato. In questa sede, si approntano i bilanci di previsioni e –dal 1978– la
legge finanziaria.
 
1979-88: “finanziarie omnibus”
1988-97: “finanziare snelle”
1997- : “finanziarie robuste” (con “unità previsionali di base”)

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La seconda fase è quella della gestione del bilancio, ossia la
realizzazione delle entrate e delle uscite. L’esercizio del bilancio, in
Italia coincide con l’anno solare.
 
Durante la fase della gestione possono essere modificati
provvedimenti di legge che comportano nuove o diverse entrate e
uscite, rispetto a quelle contenute nel bilancio approvato.
 
Queste modificazioni impongono le coerenti modifiche al bilancio dello
stato.

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La terza e ultima fase è quella della rendicontazione,
nella quale vengono rendicontate le entrate e le uscite
che hanno avuto luogo durante l’esercizio.
 
Il Rendiconto consuntivo viene esaminato dapprima dalla
Corte di Conti; viene quindi firmato dal Ministro del
Tesoro e da questi presentato al Parlamento, che lo deve
approvare.
 
 
 

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Effetti macroeconomici dell’imposizione progressiva
 

# Effetti redistributivi, sotto il profilo della distribuzione personale del


reddito

ma anche, sotto il profilo macroeconomico


 
·       stabilizzatore automatico

·       drenaggio fiscale (fiscal drain)

 
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Stabilizzatore automatico

Per "stabilizzatore automatico" intendiamo un qualsiasi meccanismo economico


che porti endogenamente il livello del reddito a muoversi nel senso opposto
rispetto a quello di uno shock esogeno che lo colpisca.
 
Il motivo per cui l'imposizione fiscale progressiva rappresenta uno
stabilizzatore automatico è molto semplice.
 
  SHOCK pos  D   Y   T   Y disponibil e  poco

SHOCK negativo  D   Y   T   Y disponibile  meno

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drenaggio fiscale (fiscal drag);
 
un aumento del reddito nominale, a cui non corrisponde un aumento del
reddito reale, comporta comunque un aumento più che proporzionale
dell'imposizione fiscale e quindi un aumento dell'incidenza fiscale, e
quindi una riduzione del reddito disponibile reale.
 
In un sistema di imposizione progressiva, l'aliquota di imposta dipende
dal reddito nominale e i redditi sono divisi in scaglioni,
 
a seguito dell'aumento delle grandezze nominali, aumenterà
l'ammontare di imposizione nominale, ed aumenterà in misura più che
proporzionale, data la natura progressiva dell'imposzione; il reddito
disponibile -in termini reali- risulterà pertanto diminuito.

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Effetti delle diverse modalità del finanziamento della spesa
pubblica

 
La tradizionale economia keynesiana sostiene che gli effetti macroeconomici della
spesa pubblica dipendano crucialmente dal modo in cui essa è finanziata;

Altre impostazioni teoriche, invece, hanno un’opinione differente.


 
Consideriamo un’economia che si trovi in una situazione di partenza di equilibrio,
eventualmente di sottoccupazione. G
Consideriamo un incremento della spesa pubblica, pari a .
 
Consideriamo quindi di seguito due casi:
(i)              il caso in cui sia finanziata con aumento delle imposte;
(ii)           il caso in cui generi un fabbisogno pubblico, che può essere finanziato –a sua
volta- in due modi differenti:
·       con emissione di titoli del debito
·       con emissione di base monetaria.

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caso (i): finanziamento con imposte.
La spesa NON GENERA il suo finanziamento

l’incremento endogeno nel gettito fiscale non può mai essere sufficiente
a coprire l’iniziale spesa pubblica .
 
Dimostrazione.
A fronte dell’aumento G nella spesa pubblica, il reddito di equilibrio aumenta in misura tale che
 
1
Y eq  G
1  c (1  t )  m
 
pertanto, l’imposizione fiscale endogenamente aumenta in musura pari a , ossia
T  t  Y eq
 

  1
 T  t  1  c(1  t )  m G
Va ora dimostrato che ; affinché ciò avvenga, deve risultare che
   T  G

  t
1 (c  1)(1  t )  m  0
Ossia 1  c(1  t )  m ossia

(sempre soddisfatta) t  1  c(1  t )  m

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Consideriamo quindi il caso che la spesa pubblica sia finanziata con un pari
aumento dell’imposizione
  G  T0  0

 
Nel caso davvero molto particolare che t=0 ed m=0, vale un risultato noto come
“teorema di Haavelmo”, o “teorema del bilancio in pareggio”,
che considera tuttavia un’economia molto particolare.
 
Teorema di Haavelmo. In un’economia chiusa e con aliquota marginale
d’imposizione nulla, un aumento della spesa pubblica interamente finanziato con
un pari aumento dell’imposizione fiscale autonoma, determina un aumento
esattamente uguale del reddito di equilibrio.
 

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Dimostrazione.
Limitando l’attenzione alla configurazione di equilibrio,
sappiamo che in un’economia dove m=0 e t=0, vale:
1
Y eq    C 0  I 0  G0  c(TR 0  T0 )
1 c
 
 La variazione del reddito di equilibrio è quindi:
  eq 1
Y    G0  cT0 
1 c

1
Y eq    (1  c)  G0 
  1 c

Y eq  G0

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Commento al teorema di Haavelmo
 

Il motivo del “successo” del teorema di Haavelmo va infatti ricondotto al clima ideologico
(fortemente keynesiano) nel quale il teorema è nato.

Il teorema stabilisce che se aumenta di un qualsivoglia ammontare la spesa pubblica, e di un pari


ammontare l’imposizione, allora aumenta (della stessa dimensione) anche il reddito di equilibrio.

L’azione del governo è in grado di fare aumentare il reddito, mantenendo il bilancio pubbico in
pareggio: per fare questo è sufficiente aumentare la spesa pubblica e –della stessa dimensione-
l’imposizione fiscale.

Ovviamente, questo aumento di spesa pubblica e di imposizione, comporta che la domanda


aggregata sarà via via composta da una quota crescente di consumo pubblico, cioè la struttura
economica sarà caratterizzata da una presenza via via sempre più preponderante dello stato.
Inoltre, il teorema cessa di Haavelmo essere valido nel momento in cui si raggiunge il reddito di
pieno impiego.

Una volta raggiunto tale reddito di pineo impiego, infatti, non è più possibile che il reddito di
equilibrio aumenti a seguito di aumento della domanda autonoma.
 
Infine, si ricordi che il teorema vale solo per t=m=0

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caso (ii) – spesa pubblica che genera deficit
 
E’ il caso in cui la variazione di spesa pubblica G0  0

è finanziata da nuove imposte soltanto per la parte 


valga cioè: T0  G0
 
In questo caso si verrà a determinare un fabbisogno pari a G0  T0 , (1ossia
  ) G 0
.
 
Calcoliamo in questo case quale è l’aumento del reddito di equilibrio.
  1 1
Y eq    G0  cT0     G0  cG0 )
1 c 1 c
 
ossia, 1  c
Y eq    G 0 
1 c
(18.2)

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1  c
Y eq    G0 
1 c
 
Casi limite
 
a)    quando  0 (cioè l’incremento di spesa pubblica non è accompagnato da alcun
incremento di imposizione) si registra il massimo valore del moltiplicatore, che vale 1/(1- c);

b)    quando  1 (cioè l’incremento di spesa pubblica è accompagnato da un pari incremento


delle imposte), si registra il minimo valore delo moltiplicatore che risulta pari a 1,
esattamente come previsto dal teorema di Haavelmo;

c)    nei casi intermedi in 0cui


  1 (cioè l’incremento di spesa pubblica è parzialmente
finanziato con incremento delle imposte), il valore del moltiplicatore è compreso tra 1 e
1/(1-c) ed è tanto più elevato , quanto più l’incremento di imposte è ridotto.
 

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Caso (iii) – Politica fiscale espansiva accompagnata da emissione di moneta

(ossia, politica fiscale espansiva + politica monetaria espansiva)

politica monetaria accomodante.

Il motivo per cui una politica di spesa pubblica accompagnata da una politica monetaria
accomodante produce effetti espansivi sul reddito maggiori di quelli prodotti da un aumento
della spesa pubblica non accompagnata da emissione di nuova moneta è semplice:

la politica monetaria espansiva, infatti, consente di evitare l’aumento del tasso di interesse
associato ad un aumento della spesa pubblica, e limita così l’effetto di spiazzamento della
spesa pubblica ai danni della domanda privata.

(Grafico IS-LM)

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Il teorema di equivalenza ricardiana
 

 
Proposizione di equivalenza ricardiana. Data una sequenza di spesa
pubblica,e imponendo il vincolo del pareggio intertemporale del bilancio
pubblico, l’effetto che la spesa pubblica esercita sul reddito di
equilibrio e sui consumi è esattamente il medesimo, a presindere dal
fatto che essa sia finanziata con imposte oppure con l’emissione di
titoli del debito pubblico.

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Problemi di gestione del debito pubblico

Il debito pubblico (come qualsiasi altro debito, almeno in linea di principio) diventa
insostenibile se, per finanziare il pagamento degli interessi è necessario accendere altro
debito.

Tuttavia, la dinamica del debito pubblico inizia a generare preoccupazioni ben prima di
arrivare al caso limite di insostenibilià tecnica.

La politica economica assume come obiettivo di sostenibilità del debito pubblico il


seguente: ottenere che il rapporto tra stock del debito e PIL sia non-crescente nel
tempo.

Il rapporto tra debito pubblico e PIL è stato anche uno degli indicatori esplicitati dagli
accordi di Maastricht, per consentire ai Paesi l’adesione alla moneta unica europea ed è
quindi divenuto un indicatore sul quale si è sviluppato un ampio dibattito, sia teorico, sia
giornalistico.

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Bt
isdep t 
Pt  y t

 
Siamo interessati a valutare come tale rapporto varia nel tempo.

Più precisamente, il tasso di variazione percentuale di tale rapporto costituisce spesso


un esplicito obiettivo della politica economica .
Per ricavare l’espressione matematica della variazione percentuale di tale rapporto,
ricordiamo che la variazione percentuale di un quoziente è la differenza fra la variazione
percentuale del dividendo e la variazione percentuale del divisore):
  
(18.4)   B    
Var %(isdept )   isdep t    t
  Bt  Pt  y t
P 
 t t y

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 Bt
    
Var %(isdept )   isdept      Bt  Pt  y t
 Pt  y t 

   (G  T ) prim  iB  ( BM )  

 isdept   Bt  Pt  y t   Pt  y t
B

Pongo : x  (G  T ) prim  ( BM )

 x  iB   x  
 isdept    Pt  y t   i  Pt  y t
B B

 x 
 isdept    r  yt
B

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 x 
 isdept    r  yt
B

Commenti alla formula

(1)           Il rapporto tra debito pubblico e PIL cresce nei periodi nei quali è elevato il deficit
primario

(2)          Il rapporto viene fatto crescere da tassi d’interesse reali elevati;

(3)           Un basso tasso di crescita del PIL reale contribuisce a elevare il rapporto debito
pubblico /PIL;

(4)           Nel caso particolare di un saldo primario in pareggio ( x=0), il rapporto tra debito
pubblico e PIL cresce se il tasso reale d’interesse è superiore al tasso di crescita del PIL
reale, mentre diminuisce quando il tasso di crescita del PIL reale eccede il tasso d’interesse
reale.
 
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Politiche del rientro dal debito pubblico

Tutte le misure messe in atto dai policy-maker al fine di ridurre la crescita del
rapporto fra debito pubblico e PIL.

(1)           Politiche di contenimento del deficit pubblico primario ;

(2)           Politiche monetarie accomodanti;

( Un caso estremo di politica monetaria accomodante è la “monetizzazione del


debito pubblico”)

(3)           Politiche di controllo dei tassi d’interesse ;

(4)           Politiche di crescita del reddito;

(5) Ripudio - Default

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