Fu uno dei più grandi pittori del ‘600, figlio del musicista Daniele. Seguì
inizialmente le orme paterne, ma lasciò gli studi musicali preferendo la pittura di cui
imparò i primi rudimenti nella bottega del fiammingo Denijs Calvaert, con cui
studiavano anche Albani e Domenichino. Fu tra i primi a entrare nell’Accademia dei
Carracci, già nel 1582, quando era ancora la semplice Accademia del Naturale. Nel
1598 è già un pittore affermato: in quell’anno realizzò l’Incoronazione della Vergine
e santi per la chiesa di San Bernardo (Bologna, Pinacoteca Nazionale) e vinse la
gara per gli affreschi allegorici in onore della venuta di Clemente VIII sulla facciata
del Palazzo del Reggimento, l’odierno palazzo comunale, già perduti nell’800.Nel
1601 giunse a Roma, dove imparò a coniugare il classicismo emiliano con le nuove
idee caravaggesche, dipingendo diversi capolavori: il Martirio di santa Cecilia
(Basilica di Santa Cecilia in Trastevere), la Crocifissione di san Pietro per l’Abbazia
delle Tre Fontane (Pinacoteca Vaticana), Dal 1610 continuò ad alternare soggiorni a
Bologna, Roma e Napoli, dipingendo opere di grande importanza per la storia
dell’arte come la Strage degli innocenti e il Sansone (Bologna, Pinacoteca
Nazionale); l’affresco dell’Aurora per il Casino Rospigliosi Pallavicini, al tempo di
proprietà di Scipione Borghese (Roma); l’Atalanta e Ippomene (Napoli, Museo di
Capodimonte).
STRAGE DEGLI INNOCENTI
Sono presenti due sicari e cinque madri che dimostrano diverse reazioni al
massacro. Dietro una di loro compare il viso di una sesta donna urlante. I
neonati uccisi, o in procinto di esserlo, sono, invece sei. A terra, in
prossimità dell’angolo di destra, vi sono due piccoli cadaveri. Uno di essi
è rivolto verso il fronte del dipinto e l’altro parzialmente tagliato dal
bordo e appoggiato al primo. terra, il sangue sparso, testimonia il terribile
atto compiuto su di loro. Alla loro destra, una madre è inginocchiata, con
le mani giunte, e guarda in alto con un’espressione di rassegnazione sul
viso. Di fronte alla povera madre un’altra tenta di fuggire, a sinistra, con il
figlio sulla spalla. Dietro alle donne, al centro del dipinto, una giovane
cerca di proteggere il piccolo mentre un sicario dall’alto sta calando su di
lui un pugnale. Nuovamente a destra, una donna corre avvolgendo il figlio
nel suo mantello urlando dalla paura. Dietro di lei, infine, un altro sicario
afferra per i capelli una madre terrorizzata che scappa a sinistra. Fanno da
sfondo alla tragedia, sulla destra, alcune architetture classiche
e,all’opposto, le mura della città. In alto, due piccoli angeli sulle nuvole
porgono alle madri e ai figli la palma del martirio. Un cielo intenso copre
la scena terrificante.
ATALANTA E IPPOMENE
DESCRIZIONE. ATALANTA CORRE PER NON SPOSARSI. Il dipinto
rappresenta il momento in cui Ippomene mette in pratica il trucco
divino,suggerito da Afrodite, e procede nella corsa. I due giovani sono
rappresentati completamente nudi, coperti, solamente da veli che
ondeggiano e coprono il loro pube. Ippomene corre verso destra e si volta
a controllare l’efficacia del suo espediente. Atalanta, invece, è chinata
nell’atto di raccogliere una seconda mela oltre quella che si intravede
nella sua mano sinistra. La scena si svolge in un paesaggio scurissimo e
desolato.Infine, a destra e a sinistra, in prossimità del centro, si
intravedono due gruppi dipersonaggi.INTERPRETAZIONIIl dipinto di
Guido Reni, Atalanta e Ippomene, rappresenta un momento importante
delmito della Ninfa. Destinata dal padre al matrimonio, Atalanta, mal
disposta, dettò unaprecisa condizione. Avrebbe sposato il pretendente più
veloce di lei nella corsa. I perdenti,invece, avrebbero trovato la morte.
Ippomene (chiamato anche Melanione), fu aiutato da Afrodite che gli
consegnò tre mele d’oro. Il ragazzo le fece cadere una ad una durante la
corsa obbligando Atalanta, attirata dai frutti, a fermarsi per raccoglierle.
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