BIBLIOGRAFIA
PARTE I
INTRODUZIONE GENERALE
■ Come si può identificare quello che i ragazzi conoscono già dei media?
■ Di cosa ha bisogno una persona per comprendere e decodificare
adeguatamente i messaggi dei media?
■ Come possono acquisire una comprensione critica e concettuale?
■ Come imparano a usare i media per esprimere sé stessi e comunicare con
gli altri?
Parte I. Quesiti-chiave
Rivoluzione elettrica
■ Tra le due Guerre gli stati cercano nuove strategie per garantire coesione sociale
a forme di società più complesse e allargate. I media vengono individuati come
strumenti privilegiati e la propaganda ne diviene modalità di interazione con le
masse
■ “L’interpretazione del processo di comunicazione risente delle teorie
comportamentiste”
■ “Il rapporto tra il messaggio e il suo destinatario è pensato in termini di stimolo
che produce una reazione”
■ “La società è un agglomerato di individui omologati e incapaci di
determinazione nelle scelte degli orientamenti”
■ Questi assunti sono stati confutati perché non tengono conto del ruolo attivo
del destinatario, perché sottendono un’idea semplificata dell’audience come una
massa che ignora le differenze singolari e infine perché ignora le variabili
culturali e di contesto
Parte I. Le origini della ME
Non-trasparenza:
■ I media non sono trasparenti e non sono meri veicoli di contenuti
Parte I. Le origini della ME
La crisi dell’educatore
La crisi delle agenzie formative classiche
■ In virtù della loro presenza precoce e pervasiva nel tempo individuale del
bambino e della loro modalità di comunicazione non impegnativa ed
emotivamente coinvolgente, i media si propongono come alternativa valida
di socializzazione alla famiglia e alla scuola
■ 2010: “Media Literacy for All”, conferenza organizzata dall’High Council for
Media Education e svoltasi a Bruxelles sotto l’egida della presidenza belga
del Consiglio dell’Unione Europea
DEFINIZIONI DELLA MEDIA EDUCATION:
AMBITI, APPROCCI, PARADIGMI
(Rivoltella, 13)
I contenuti del curricolo mediale
“The ability to access, analyse and evaluate the power of images, sounds and
messages which we are now being confronted with on a daily basis and are an
important part of our contemporary culture, as well as to communicate
competently in media available on a personal basis. Media literacy relates to all
media, including television and film, radio and recorded music, print media, the
Internet and other new digital communication technologies.
The aim of media literacy is to increase awareness of the many forms of media
messages encountered in our everyday lives. It should help citizens recognise
how the media filter their perceptions and beliefs, shape popular culture and
influence personal choices. It should empower them with critical thinking and
creative problem-solving skills to make them judicious consumers and
producers of information. Media education is part of the basic entitlement of
every citizen, in every country in the world, to freedom of expression and the
right to information and it is instrumental in building and sustaining
democracy.‟ (Jenkins)
Parte I. Definizioni della ME
Concezione pedagogica/scuola-centrica
■ 1973
CICT (Conseil International du Cinéma et de la Télévision)
Definizione che colloca la ME all’interno delle scienze dell’educazione e la
contrappone all’uso dei sussidi didattici
Parte I. Definizioni della ME
Concezione socio-culturale
■ 1976
CICT, nuova definizione. Applicazione estesa a “aspetti storici, valutativi e di uso
creativo che essa implica.” I media vengono presi in consdierazione come “parte
di processi culturali e sociali”. La media education va ripensata “non solo come
disciplina nell’ambito dell’istruzione primaria, ma anche come aspetto rilevante
della formazione post-secondaria e della formazione continua”
■ 1990
Conferenza di Toulouse. La nuova definizione sposta l’attenzione dalla scuola
alla società civile, evidenzia una quota politica e colloca l’intervento educativo
“in un preciso ed esplicito contesto socio-politico e culturale
Parte I. Competenze mediali e
competenze digitali
I PARADIGMI (Masterman)
■ «I media sono una malattia, un virus dal quale i minori devono essere
protetti»
■ Gli interventi della scuola a proposito di media erano perciò considerati
come un antivirus, un vaccino che doveva preservare gli alunni dalla cattiva
influenza di Tv, cinema, stampa, fumetti, ecc. La cultura dei media sembrava
costituire una minaccia alla cultura ‘autentica’ su cui si era da sempre basata
l’educazione scolastica. Non si riteneva possibile un dialogo tra le due
culture, ma solo una chiara opposizione.
■ Nell’area anglofona viene citato, come capostipite di questa posizione, il
libro di F. R. Leavis e D. Thompson, Culture and Environment. The Training
of Critical Awareness (London, 1933).
Parte I. Definizioni della ME
■ È in questo periodo che si avviano gli studi sugli effetti dei media, operati
da studiosi che prima degli anni ‘60, iniziano ad esplorare i nuovi media del
tempo, cominciando a descrivere l’impatto che questi potevano avere sulla
società
Parte I. Definizioni della ME
■ Con l’avvento dei primi semiologi, tra cui Roland Barthes (Mythologies, 1957)
e Umberto Eco (Apocalittici e integrati, 1964) la frattura tra cultura alta e
cultura bassa che si era istituito nella prima parte del secolo si rimargina e
anche i media considerati “minori” e le arti popolari assurgono a oggetti di
interesse culturale e, pian piano, vengono riabilitati e riconosciuti anche in
ambito educativo, soprattutto per via della grande diffusione presso le masse
Parte I. Definizioni della ME
■ Le ICT, pur se così presenti, non consentono all’individuo di fare a meno delle
istituzioni formative: non si può pensare che i “nativi digitali” possano
autoeducarsi
Cultura partecipativa
Cultura convergente
■ Avere coscienza del linguaggio e del funzionamento dei media e delle nuove
tecnologie è condizione di base per l’esercizio del diritto di cittadinanza
nel mondo in cui viviamo
■ La risposta alla sfida della fluidità del sapere non si gioca sui contenuti ma
sui metodi e gli stili di apprendimento, valorizzando l’esperienza
“spontanea” di contatto e manipolazione dei media da parte dei “nativi
digitali” in rete includendole in un percorso educativo
Competenze di controllo
■ Attività avanzate (gestire una ricerca su un motore di ricerca, chiudere una
transazione economica)
■ Non sembra più all’ordine del giorno, come in passato, puntare sulla
funzione di supplenza della scuola nel colmare il divario digitale, quanto
invece sulla qualità dell’esperienza e delle competenze critiche
Classic literacy
■ Competenze relative alla lettura e alla scrittura, rispetto al quale il processo di
alfabetizzazione è detenuto in maniera pressoché esclusiva dall’istituzione
scolastica
Audiovisual literacy
■ Fa riferimento alla prima generazione dei media analogici ed elettronici
centrati sull’immagine in movimento
Digital literacy
■ Emersa con l’avvento del digitale, indica l’acquisizione di abilità indispensabili
per la manipolazione del software che dà accesso all’interazione con le risorse
Parte I. ME e culture partecipative
Le 3 X
(Harel 2002)
eXploration
■ La capacità di ricercare selettivamente le informazioni e acquisire controllo
del proprio percorso di apprendimento
eXpression
■ La capacità di usare i media digitali per esprimersi, rappresentare e
comunicare conoscenze e idee
eXchange
■ La capacità di porre domande, scambiare idee e lavorare con gli altri
Parte I. ME e culture partecipative
■ Gioco
■ Simulazione
■ Performance
■ Appropriazione (produsage)
■ Multitasking
■ Conoscenza distribuita
■ Intelligenza collettiva
■ Giudizio critico
■ Navigazione
■ Transmedia
■ Networking
■ negoziazione
COMPETENZE MEDIALI E COMPETENZE
DIGITALI
Schema di sviluppo delle competenze (MED-associazione Italiana di Educazione
ai Media e alla Comunicazione)
Lettura e analisi
DIMENSION DIMENSION
E ETICA E
COGNITIVA
Parte I. Competenze mediali e
competenze digitali
Accesso
Il curricolo di ME
(Rivoltella, 82)
CONTESTO
■ Questioni riguardanti il gruppo
■ Retroterra culturale degli studenti
■ Pratiche di consumo dei soggetti
OBIETTIVI
■ Trasferimento degli apprendimenti
■ Negoziazione delle finalità (a seconda dell’età e del contesto)
Parte I. Competenze mediali e
competenze digitali
Tulodziecki, 1997
■ L’introduzione dei media digitali sarebbe destinata a produrre, ipso facto, una
palingenesi della scuola. L’apporto del discorso critico della media education
potrebbe contribuire a ridurre la “febbre tecnologica” che ha portato policy
makers, educatori e aziende a credere che la semplice adozione di nuove
tecnologie sia condizione necessaria e sufficiente al cambiamento
■ La scuola non deve prepararsi non solo a livello di abilità tecniche ma anche
dal punto di vista culturale poiché non è sufficiente favorire l’adattamento
degli individui a questo paesaggio, occorre far si che essi vi interagiscano in
maniera riflessiva e responsabile (Rivoltella 2001)
MEDIA EDUCATION TRA TENSIONE
DIFENSIVA E TENSIONE DEMOCRATIZZANTE
(Buckingham 27)
Postman
■ La tv è un mezzo di rivelazione totale che sta “uccidendo l’infanzia”.
Approccio caratterizzato da determinismo tecnologico (la tecnologia
produce cambiamento sociale indipendentemente da come la si usa) e
essenzialismo pedagogico (ritorno a una pretesa età dell’oro che deve
essere assicurata dalla scuola come ultimo baluardo contro la pervasività
della tecnologia)
Parte II. L’infanzia e i media
Tapscott
■ Vede questa evoluzione, che genera confusione tra infanzia e età adulta, in
termini positivi come una possibile liberazione dei giovani attraverso la
rete e in opposizione alla tv. Approccio caratterizzato da ingenuità e
innatismo, che vuole le giovani generazioni “naturalmente predisposte” a
interagire con la rete e quindi meno a rischio di manipolazione
■ Eterogeneità radicale nel rapporto con i media tra la generazione dei padri
(e degli insegnanti) e la generazione dei figli
■ Nonostante gli insegnanti che lavorano sui media debbano e vogliano tenere
il passo con gli entusiasmi dei loro studenti, non possono sperare di
arrivare a sapere più di quanto già non sappiano. Le logiche del mercato,
che contribuiscono a educare l’utente alla fruizione, hanno costruito un
meccanismo così rigido di segmentazione e targettizzazione del pubblico
tale che oggi non è affatto detto che gli uni conoscano anche solo
minimamente ciò che guardano gli altri
Parte II. Il nuovo spettatore/utente nel
nuovo sistema mediale
■ Il docente che lavora oggi con i media deve confrontarsi con le esperienze
che i giovani hanno dei media ma soprattutto devono riconoscere quanto
tali esperienze siano diverse dalle loro e che possono avere implicazioni
teoriche tanto ampie quanto le esperienze che ne fanno gli adulti
Parte II. Il nuovo spettatore/utente nel
nuovo sistema mediale
■ Non sono solo i media ad essere cambiati, sono le modalità nelle quali i più
giovani si relazionano con i media ad essere cambiate (interpretazione,
impegno, investimento)
■ Sono gli stessi nuovi stili cognitivi che stanno emergendo dalla configurazione
tecno-sociale del “capitalismo internazionale” e dalla “cultura della convergenza” a
rendere più urgenti e attuali le istanze del costruttivismo pedagogico e la
necessità di una nuova e più capillare “personalizzazione degli stili di
apprendimento”
■ Gli effetti combinati della rivoluzione del digitale e del web 2.0 sui sistemi
educativi si concretizzano in una loro radicale trasformazione che tende a
riorientarli verso una struttura formativa che privilegia un approccio centrato
sullo studente
RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Come si può notare il ragionamento induttivo tenta di prescrivere una regola alla realtà.
Ciò che rende impreciso il ragionamento induttivo è che parte dal caso particolare per
raggiungere una regola generale laddove questa regola non sia data. Si tratta però di
un ragionamento affascinante perché permette di fare delle scoperte interessanti, al
contrario di quello deduttivo. Il mondo della scienza è arrivato dove è arrivato grazie a
ragionamenti induttivi e questo prova anche la loro falsificabilità (cioè è sempre
possibile scoprire un giorno un caso che falsifica la regola).
Parte II. Chi sono e come apprendono
i nativi digitali
RAGIONAMENTO ABDUTTIVO
Nell’induzione sappiamo, almeno per certo, che almeno un caso si confà alla
regola. Mi viene in mente qui lo schema di un ragionamento effettuato da
House in una puntata della serie e che può essere riassunto come segue. Un
paziente manifesta i sintomi A e B. Se avesse una certa malattia avrebbe i
sintomi A, B e C. Il paziente ha quella malattia. In questo caso, come si può
vedere, House è disposto a inventarsi, di sana pianta, un sintomo in più nella
possibilità di creare un modello che renda plausibile i sintomi del paziente. Ma il
sintomo C non c’è nel paziente, è una congettura di House.
Parte II. Chi sono e come apprendono
i nativi digitali
■ REALE / VIRTUALE
■ IDENTITÀ / SPERSONALIZZAZIONE
■ SUPERFICIE / PROFONDITÀ
Parte II. Giovani e media digitali
REALE / VIRTUALE
IDENTITÀ / SPERSONALIZZAZIONE
SUPERFICIE / PROFONDITÀ
■ Le usa “in parallelo”: ascolta musica, con il cellulare acceso, mentre legge un
libro e chatta con gli amici in MSN
SICUREZZA
IDENTITÀ
Privacy/relazione
Gestione della propria
spazio privato e spazio
identità digitale
pubblico
FIDUCIA RELAZIONE
Affidabilità degli attori Come si configurano le
con cui interagiamo relazioni e le loro
nella sfera pubblica in implicazioni (sociali,
assenza di corporeità affettive) in rete
Parte II. Giovani e media digitali
IDENTITÀ
■ Piano immateriale
Parte II. Giovani e media digitali
SICUREZZA
RELAZIONE/EMOZIONE
In tal senso, Maria Ranieri fa l’esempio della pratica dell’ “unfriend” su Facebook:
■ Ruolo del contesto nella media education: la sfera sociale delle persone,
degli amici e conoscenti ci permette di acquisire competenze su un medium.
Inoltre, il medium stesso attraverso l’atto stesso di produrre discorso esercita
un movimento alfabetizzante su chi guarda
Parte III. Il concetto di media literacy
■ È inserita nel contesto sociale della vita degli individui, dipende dagli
immaginari culturali, dall’accessibilità ai media, dal rapporto instaurato con i
media nella società di riferimento, dalle altre forme di alfabetizzazione che
ad essa si abbinano (multiliteracies)
■ Produzione
■ Linguaggio
■ Rappresentazione
■ Pubblico
Parte III. Il concetto di media literacy
PRODUZIONE
Tecnologia
■ Quali tecnologie vengono usate per produrre i contenuti?
■ E per distribuirli?
Pratica professionale
■ Chi realizza questi contenuti?
■ In cosa consiste il suo lavoro?
■ Come avviene il lavoro in équipe?
Industria
■ Chi è il proprietario dei contenuti?
■ Qual è la filiera che segue la produzione di un contenuto?
■ In che modo queste aziende creano profitto attraverso la produzione di quel contenuto?
Parte III. Il concetto di media literacy
Regolamentazione
■ Chi controlla la produzione e la distribuzione dei contenuti sui media?
■ C'è una legislazione in merito?
Circolazione e distribuzione
■ In che modo questi contenuti giungono al pubblico?
■ In che misura il pubblico può scegliere di quali contenuti fruire e come?
Accesso e partecipazione
■ Quali sono le voci a cui i media danno spazio? E perché?
■ Quali sono le voci che ne sono escluse? E perché?
Parte III. Il concetto di media literacy
LINGUAGGIO
Significati
■ In che modo ogni medium declina il proprio linguaggio per produrre senso,
comunicare idee?
Convenzioni
■ In quale modo l'uso che si fa di un linguaggio genera forme e stilemi che
entrano a far parte dell'immaginario collettivo e diventano familiari,
comprensibili e condivisi a livello collettivo?
Parte III. Il concetto di media literacy
Codici
■ In che modo vengono stabiliti i codici che regolamentano l'espressione dei
media?
■ Possono essere infranti? In quali circostanze?
Generi
■ In che modo queste convenzioni operano nei vari generi dei media audiovisivi
(es. i generi televisivi come il telegiornale, il talent show ecc. o i sotto-generi di
un linguaggio, come ad esempio l'horror, il western e i generi cinematografici)?
Parte III. Il concetto di media literacy
Scelte
■ In cosa consiste il principio della scelta autoriale nella produzione di un
contenuto?
■ In che modo tale scelta influisce sul contenuto?
Combinazioni
■ In che modo la combinazione di più livelli di rappresentazione (immagine, suono,
parole) agisce sulla forma del contenuto?
Tecnologia
■ In che modo la scelta e il gradiente tecnologico influiscono sul contenuto?
Parte III. Il concetto di media literacy
RAPPRESENTAZIONE
Realismo
■ Questo testo intende essere realistico?
■ Perché questo testo mi appare più realistico di altri?
■ In che modo i testi costruiscono il proprio realismo?
Verità
■ In che modo i media dichiarano di dire la verità?
■ Come costruiscono la propria autenticità?
Parte III. Il concetto di media literacy
Parzialità/obiettività
■ I media sostengono delle visioni del mondo?
■ I contenuti intendono trasmettere dei valori?
■ In che modo?
Stereotipi
■ In che modo i media rappresentano certi gruppi sociali?
■ Con che criteri si sceglie il modo in cui vengono descritti?
■ È una rappresentazione accurata o trasandata?
Parte III. Il concetto di media literacy
Interpretazioni
■ I media producono un'interpretazione nel raccontare ciò che raccontano?
■ I media propongono alcune interpretazioni come vere e altre come false?
■ In che modo vengono proposte queste interpretazioni?
■ Con quali criteri si sceglie di proporre alcune interpretazioni come vere altre
come false?
Influenze
■ Le interpretazioni date dai media influiscono sulla nostra visione rispetto ai
temi discussi?
Parte III. Il concetto di media literacy
PUBBLICO
Target
■ In che modo i media si rivolgono ai vari target differenti di pubblico?
■ In che modo viene stabilito e definito questo target?
Indirizzo
■ In che modo i media si rivolgono al pubblico?
■ Quale considerazione hanno i media del proprio pubblico?
Parte III. Il concetto di media literacy
Circolazione
■ In quale modo i media raggiungono il pubblico?
■ Come fa il pubblico a conoscere la proposta dei media?
Fruizione
■ In quale modo i media vengono fruiti nella vita quotidiana?
■ Attraverso quali mezzi?
■ Con quali modalità d'uso?
Interpretazione
■ In che modo i media interpretano il pubblico?
■ Come viene recepito dal pubblico il messaggio dei media?
Parte III. Il concetto di media literacy
Gradimento
■ Che tipo di piacere ottiene il pubblico da un contenuto?
■ In che modo si definisce cosa può piacere al pubblico o parte di esso e cosa
no?
Differenze sociali
■ In che modo influisce l'appartenenza a una fascia sociale sulla definizione di
una fascia di pubblico come target di un determinato contenuto?
Parte III. Il concetto di media literacy
SINTESI DELLE COMPETENZE DI MEDIA LITERACY
Use (Technical skills related to the relationship between the individual and the
media as a platform)
■ User behaviour
Social relations
Content creation
(Ranieri)
Dimensione Dimensione
tecnologica cognitiva
Dimensione Dimensione
etica sociale
■ Analisi del testo: descrizione del testo, analisi del significato, espressione di
un giudizio
■ Analisi del contesto: analisi degli elementi paratestuali (titoli di testa e di
coda), ricerca di informazioni in merito al contesto produttivo, ricerca sulla
ricezione di quel testo da parte del pubblico
■ Casi di studio: analisi sulla produzione, il marketing e il consumo di un
testo; studio crossmediale (come vari media utilizzano lo stesso evento in
diversi modi); studio del pubblico (ricerche in scala su certi segmenti di
pubblico); studio specifico su un'azienda e sulle sue politiche editoriali
Parte III. Strategie educative
■ Trasposizione: casi di contenuti trattati su due o più diversi media e/o rivolti
a differenti segmenti di pubblico. L'approccio può essere analitico, cioè
basato sull'analisi dei contenuti, per arrivare a dedurre modalità in cui
vengono trattati i contenuti originali (ad esempio, come si modificano le
trame originali a seconda che da un libro venga tratta una serie o un film) o
ricorrenze e stereotipi (la rappresentazione di determinati gruppi umani
come i migranti o ad esempio l'omosessualità) oppure l'approccio può
essere pratico, basato sull'adattamento di un contenuto a diversi media
■ Simulazione: una forma del gioco di ruolo nella quale i ragazzi sono
chiamati a simulare uno o più passaggi della filiera (ad esempio simulare il
lavoro di produttori, simulare la composizione di un palinsesto televisivo,
simulare la scaletta di un telegiornale e la sua realizzazione)
Parte III. Strategie educative
■ Allo stesso modo, la partecipazione alle chat richiede abilità specifiche nel
linguaggio e nella comunicazione interpersonale. I ragazzi devono imparare
a interpretare sfumature sulla base di indizi minimi. Devono imparare le
regole e l’etichetta della comunicazione online e sapersi spostare tra generi e
registri di linguaggio. Anche in questo caso molto dell’apprendimento è
portato avanti senza un insegnamento esplicito: implica l’esplorazione attiva,
l’imparare facendo, l’apprendistato piuttosto che l’istruzione diretta
Sarebbe, tuttavia, falso fingere che i ragazzi siano utenti competenti dei nuovi media.
I ragazzi hanno il vantaggio di una “fiducia naturale” nel rapporto con la tecnologia.
Come con i vecchi media, i ragazzi devono essere messi nelle condizioni di fare delle
scelte consapevoli per conto proprio e di proteggere sé stessi e darsi una disciplina.
E così, come l’alfabetizzazione tradizionale implica il leggere e lo scrivere,
l’alfabetizzazione digitale deve prevedere la produzione creativa nel linguaggio dei
nuovi media così come un consumo critico (EMPOWERMENT).
Parte III. Conclusioni
Bibliografia