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INDICE
Il “cinema spettacolare” era ben lontano dall’entrare tra i banchi di scuola, esso
apparteneva alla sfera del ludico, del ricreativo, dell’informale (e un linguaggio
“pericoloso”), mentre la scuola doveva essere fatica e impegno, un percorso irto di
difficoltà
Nessun insegnante pensava di usare a scuola il cinema spettacolare non solo perché
temeva gli effetti perniciosi sul giovane pubblico, ma soprattutto perché sarebbe stato uno
strumento totalmente estraneo al dispositivo scolastico dell’epoca: il cinema avvicina la
“sacertà” dell’aula scolastica alla “profana” sala spettacolare
CINEMA SPETTACOLARE E CINEMA D’INSEGNAMENTO (Rizzo 14)
• Trattazione sugli effetti fisiologici e psichici del cinema sulla mente umana
Il problema del cinema rispetto all’educazione è da ricercarsi non solamente nel contenuto
del film, ma soprattutto nel film come evento, come creazione di un mondo, e quindi
nella struttura stessa del mezzo. Onde la sua pericolosità, prima che nel racconto, è da
ricercarsi nello stesso fatto filmico in quanto tale
Tuttavia, Volpicelli non cessa di interrogarsi sulla funzione educativa del cinema e pur
intriso di questo retroterra etico e morale così forte non nega la possibilità che il cinema
possa avere un’utilità pedagogica. Il presupposto, o pregiudiziale, che egli vede nel
cinema e con il quale a suo avviso bisogna “fare i conti” è la drammaticità del linguaggio
cinematografico.
IL CINEMA SPETTACOLARE E I GIOVANI: PIO BALDELLI (1953) (Rizzo 26)
Il cinema giunge in un periodo storico in cui la pedagogia ancora viveva all’interno del
paradigma neo-positivista che unisce ragione-antropogenesi-educazione, levando ogni
possibile ruolo pedagogico a tutto ciò che vive nell’irrazionale, limitando dunque
notevolmente la presenza delle arti come uno strumento educativo.
il cinema ha inferto un colpo gravissimo al modello classico della conoscenza umana
il cinema ha accelerato un processo di “sconcettualizzazione della cultura”
il cinema ha obbligato la società a interrogarsi su nuovi modi di acquisizione della
conoscenza e ha influito sulle trasformazioni sociali che hanno investito anche la sfera
) pedagogica ed educativa
il cinema ha abolito la necessità della mediazione e ha aperto un varco alla sfera
dell’emotività, libera di giungere in superficie e manifestarsi (Di Giammatteo, 1950)
“Il film nell’esperienza giovanile” (1953), un trattato che spazia dalla pedagogia alla filosofia
all’arte attraverso le teorie del cinema
«Il cinema si configura come una realtà, un dato da cui non si può più prescindere, un
fatto che vincola la nostra esistenza»
«Universalità del cinema sta nell’offrire un’esperienza che va oltre l’apparire fenomenico
delle cose per cogliere l’intima vita del reale: un’immagine che va oltre l’immagine, un
gesto che va oltre il gesto, un segno che rimanda ad altro»
“Il nostro tempo è tempo di crisi del razionale e l’irrazionale è riuscito a infrangere i suoi
limiti, a incidere profondamente nella struttura stessa dell’uomo, onde la nostra epoca
può dirsi epoca del cinema perché epoca dell’irrazionale”. Il cinema è, in questo senso,
linguaggio primordiale e primitivo (Vico), linguaggio di immagini, scarta di lato
l’espressione concettuale, appartiene alla sfera dell’irrazionale, di ciò che per sua natura
non può essere addomesticato con un discorso. È la forza indomabile del cinema:
un’onda piena di irrazionale ed emotività.
IL CINEMA SPETTACOLARE E I GIOVANI: GIUSEPPE FLORES D’ARCAIS (1953) (Rizzo 26)
Spostamento dalle parole alle cose: il cinema mostra le cose per le cose, senza darne il
nome. È un linguaggio che scarta la lettera» e per questo è «linguaggio particolarmente
adatto agli incolti, agli analfabeti, alla massa del popolo (nei cui confronti può essere
adoperato come un oppiaceo)» Il vedere diventa forma del conoscere, la vittoria
dell’immagine sul significante.
Capacità del cinema di essere «concreto, preciso. Esso è capace di rendere l’esperienza
umana veramente positiva. Non si tratta né di schemi, né di formule, né di termini astratti;
si tratta dell’oggetto, della cosa in sé nella sua immediata presentazione: dell’hic et nunc».
Cinema rende obsoleta l’eterna immobilità del concetto mostrando che il disordine del
reale resiste all’ordine del discorso. Il cinema mostra la vita così come essa si nasconde,
offre alla nostra contemplazione le immagini di una privazione. Ecco perché lo spettatore
pretende il massimo della verosimiglianza, per smettere di vivere ed entrare nel sogno
come contemplazione di una vita simulata che accende il desiderio.
“Cinema ed età evolutiva”, 1957. Risente dell’influenza della filmologia. Pedagogista laico
Denuncia all’ostracismo verso il cinema da parte della scuola (Antonio Mura: «il film
viene alla scuola dalla strada, dal baraccone o, nella migliore delle ipotesi, si presenta alla
scuola come un tipo di spettacolo democratico, troppo popolare per non essere sospetto
alla concezione aristocratica del sapere propria della cultura del nostro tempo che alla
scuola dà vita»)
cambio di paradigma: il film diventa strumento per l’esercizio della critica, palestra di
emancipazione e metafora per l’analisi dell’esistente, strumento nuovo per l’insegnante che
faceva nascere “novità, passioni e sospetti”
Questo avveniva in un periodo storico, il secondo Dopoguerra, che peccava di una sorta
di indulgenza missionaria che mirava a salvare e redimere a tutti i costi, una sorta di
“sentimentalismo populistico” per le “pecorelle smarrite”. Ma il cinema e i film dovevano
essere integrati nelle pratiche di formazione in quanto appartenenti all’esperienza
condivisa dell’ambiente sociale.
FILM DIDATTICO VS CINEMA SPETTACOLARE (Rizzo 42)
Mostrare/indicare/esporre Evocare/suggestionare/narrare
La pedagogia italiana degli anni ‘50 in un primo momento, dopo la guerra, recupera le
ricerche avviate nei decenni precedenti dall’esperienza della “scuola attiva”
SCUOLA ATTIVA: teoria pedagogica nata sul finire del XIX secolo,
ispirata da J. J. Rousseau, che prevede scuole strutturate secondo
la forma della comunità in cui fosse un ambiente confortevole,
un legame intenso con la natura, una promozione della socialità
e della collaborazione, un modello di formazione incentrato sul
gioco, sul fare e non solo sull’imparare, sul lavoro e sulla
manualità e non solo sullo studio. (Bovet, Ferrière)
La scuola attiva ricorre alla psicologia sperimentale ai fini della costruzione di una “scuola
su misura” per un’individualità psico-spirituale che deve mirare all’auto-educazione.
Risposta alla crisi della scuola tradizionale che mette in evidenza il dissidio storico tra
formazione umanistica e istruzione tecnica, “tra consecutio temporum e pane
quotidiano”.
DALLA “SCUOLA ATTIVA” ALL’APPRENDIMENTO STRUMENTALE (Rizzo 47)
Gli anni ‘50, caratterizzati da una forte industrializzazione, da una veloce evoluzione
tecnologica e da un’urbanizzazione feroce, diventano gli anni in cui la pedagogia, più che
formare uomini e donne acculturati, ha bisogno di formare tecnici, operai, segretarie,
contabili
La radicale trasformazione del paese apre la strada a un attivismo ottuso in cui la scienza
tende a diventare elemento funzionale al processo del fare. L’intrinseco approccio
sperimentale e tecnico-pratico di un’educazione attiva diventa un’arma a doppio taglio: “il
pedagogista filosofico perde il suo mestiere non appena la scoperta del bambino come
luogo scientifico dell’educazione diviene un insieme di norme e pratiche oggettive di
lavoro intellettuale”
Volpicelli: il cinema deve diventare educativo nella misura in cui suscita la critica
dell'esperienza reale, influisce sulla capacità percettiva del quotidiano.
Mura: il cinema influisce sulla coscienza sociale e sulla percezione delle persone rispetto
alla loro condizione socio-economica (importanza della sua influenza sui giovani)
DALLA “SCUOLA ATTIVA” ALL’APPRENDIMENTO STRUMENTALE: LA FILMOLOGIA (Rizzo 47)
In Italia, il rapporto della pedagogia con i suoi strumenti, proprio in relazione al cinema, si
alimenta sempre di più di una cultura di stampo tecnicista, istruzionista ed efficientista,
che vede nel film la possibilità di allestire un impianto didattico ad alto rendimento.
Questo modello vede nel cine-sussidio lo strumento per rendere l’insegnamento più
attraente possibile arrivando a ridurre la fatica dell'apprendimento attraverso strumenti e
tecniche che fungono da potenti catalizzatori didattici (Farnè)
Anche tutti i discorsi sul cinema subiscono lo stesso destino: le teorie anteriori alla
filmologia (Dulac, Epstein, Canudo, Balàzs) mettevano in luce soprattutto la magia del
cinema (fantasmagoria, fotogenia), il carattere creativo, poetico, di un’arte meravigliosa,
la sua libertà straordinaria, la bontà del suo potere immaginifico
È curiosa la nascita pressochè simultanea del cinema e delle scuole attive alla fine del
XIX secolo: “Vogliamo renderci conto se l’apparire di due fatti così diversi, alla fine del
secolo scorso, sia una semplice coincidenza o qualcosa di più. Se attivismo e cinema
non come spettacolo, ma come forma di conoscenza e di linguaggio, non siano più
vicini di quanto sembri: la prevalenza del fare sul conoscere, del produrre sul meditare,
la carenza di attività discorsiva a tutto vantaggio dell’apprendere in silenzio” (Mura)
DALLA “SCUOLA ATTIVA” ALL’APPRENDIMENTO STRUMENTALE: LA FILMOLOGIA (Rizzo 16)
1960: Nascita dell’ISPSIV (Istituto per lo Studio Sperimentale dei Problemi Sociali
dell’Informazione Visiva) presso l’istituto Agostino Gemelli a Milano come uno strumento
per contrastare l’influenza pervasiva del cinema e della televisione sulla mente
Rivista IKON, nuovo nome della “Revue internationale de Filmologie” che fu rilevata da
Padre Agostino Gemelli
“I lavori di questi congressi hanno posto in evidenza seri problemi umani introdotti dal
cinema, queste tecniche hanno conseguenze scientifiche non ancora conosciute. L’Istituto
Gemelli è attrezzato in modo da corrispondere alle esigenze dei vari aspetti di questi
problemi: è dotato di attrezzature per la ripresa e la proiezione di apposite sequenze
filmiche e per lo studio dei processi percettivi della situazione filmica, attrezzatura per le
indagine psicofisiologiche del comportamento degli spettatori e per indagini di natura
psicologica”
d'altra parte questo stesso meccanismo di influenza pone seri problemi nel momento
in cui il cinema manifesta la sua natura di industria, di macchina commerciale, il cui
modello di fruizione è quello capitalistico basato sul consumo, il che ha reso il cinema
funzionale alla società industriale (società dello spettacolo, Debord), nel quale il
cinema ha principalmente la funzione di evasione
Rimane l'interrogativo sul fatto che il cinema agisce in un modo totalmente nuovo e
imprevedibile sulla mente delle persone, opponendo alla razionalità che caratterizza il
metodo didattico tradizionale e liberando l'istinto e l'irrazionalità che vanno a definire
un nuovo e inedito approccio pedagogico
IL CINEMA NELL’UNIVERSO AUDIOVISIVO E IL SUPERAMENTO DELLA FILMOLOGIA (Rizzo 61)
Rispetto ai media audiovisivi, la scuola è il riflesso di una cultura che, basata sulla scrittura,
è per natura frammentatrice e analitica (Tarroni-Baldelli), che non tiene il passo con il
modello di comunicazione indotto dall'audiovisivo. Mentre si ritiene di poter aggiogare i
nuovi linguaggi alla linearità dei programmi scolastici, la linearità è già esplosa nella massa
di informazioni e notizie che costituisce l'atmosfera della nostra società
“I compiti della scuola, nei riguardi della cultura, sono stati tradizionalmente concepiti
e definiti nei due modi seguenti: gradualità dell'apprendimento, secondo le età;
filtraggio dei valori autentici di cultura. Il dilemma che oggi si pone alla scuola
consiste proprio in questo: proprio questa gradualità e questo filtraggio in una
società pervasa dalle nuove tecniche audiovisive e dalla potenza delle comunicazioni
di massa non è più possibile” (Tarroni-Baldelli)
IL CINEMA NELL’UNIVERSO AUDIOVISIVO E IL SUPERAMENTO DELLA FILMOLOGIA (Rizzo 61)
analisi della PERCEZIONE AUDIOVISIVA per studiare la correlazione tra gli stadi
dello sviluppo mentale e le difficoltà percettive del linguaggio cinematografico.
“Il film, inteso come focalizzazione visiva e uditiva nella misura in cui provoca
un'attenzione abbastanza intensa, favorisce una buona percezione e dà ai messaggi
emessi un potere di penetrazione che ne accresce notevolmente l'efficacia ” (Mialeret)
Dopo decenni in cui si parlava dello stadio dello spettatore cinematografico come
passivo/ipnotico/sonnambulo, ora invece emerge che lo spettatore risulta attivo.
Questo cambiamento è da imputare certamente a:
Durante gli anni ’60 si fa aspro il dibattito tra due tendenze che spesso, nel
dibattito italiano sul tema dell’educazione, si sono escluse a vicenda:
Fino agli anni ’90 siamo rimasti vincolati alla scelta tra:
un’azione pedagogica diretta a fornire gli strumenti, le istruzioni per l’uso, per un’intensa
opera di nominazione delle componenti strutturali del fatto filmico come messaggio
linguistico, a garanzia della conoscenza del codice specifico che lo regola (istruire)
didattica educazione
istruire educare
critico culturale
VS
linguaggio emozioni
analisi esperienza
metalinguaggio discussione
Necessità di trovare una sintesi tra che lega il funzionamento concreto dell’opera con la
sua genesi, cioè con la sostanza dei problemi sociali e politici.
PADRE NAZARENO TADDEI E IL RUOLO DELLA RELIGIONE NELLA PEDAGOGIA DEL FILM (Rizzo 81)
Sia da parte cattolica che da parte laica l’educazione rimane il regno dei fini dove non
scompare il forgiatore di uomini, il pedagogista che dal vuoto materiale vuole far
sorgere l’idealità trasparente della persona.
Il mondo dell’educazione laica importerà i suoi fini dal viraggio etico dell’economia
politica, quello cattolico dalle Scritture e dall’escatologia cristiana. Il mito pedagogico di
un telos perfetto e assoluto ha condannato molte dottrine (dalla tradizione spiritualista
a quella idealista) a stabilire, una volta per tutte e in senso universale, cosa sia educativo
e cosa non lo sia, a partire da una tavola di valori aprioristicamente assunta.
Ciascun film potrebbe essere presentato più volte nella “carriera cognitiva” del
discente, ogni volta formulato in base alle sue sue capacità cognitive (Papi)
Questo approccio, che prevede l’attivazione dello spettatore nell’analisi, dà adito alla
finalità di fondo di costruire una didattica attiva per scongiurare la fruizione passiva
LA DOMINANTE COGNITIVISTA NEGLI APPROCCI ALLA FILM EDUCATION (Rizzo 84)
Anni ‘70. Il rapporto tra cinema e scuola sempre più si trasforma nel rapporto tra un
media codificato semioticamente e un sistema di tecnologie educative