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Meccanica dei Fluidi

Lezione n. 1: statica dei fluidi


Definizioni
• Lo stato fluido è caratteristico dei liquidi e dei gas
• Un fluido non sopporta sforzi di taglio: a differenza
dei solidi, l’applicazione di forze parallele alla
superficie di un fluido ne determinano lo scorrimento
• In conseguenza di ciò, un fluido non ha una forma
propria, ma assume la forma del recipiente che lo
contiene
• I liquidi hanno volume proprio, sono cioè
incomprimibili
• I gas non hanno un volume proprio ed occupano tutto
lo spazio disponibile
Densità 1/2
• La densità media esprime il
rapporto tra la massa di una m
sostanza ed il volume da 
essa occupata V
• Si misura in Kg/m3 o in
Sostanza g/cm3
g/cm3
acqua 1.0
• E’ una caratteristica della alluminio 2.7
sostanza che si sta piombo 11.3
considerando oro 19.3
aria 1.29 (STP)
ossigeno 1.43 (STP)
Densità 2/2
• La densità può variare da punto a punto
• In tal caso si può suddividere il volume della sostanza in
volumi sufficientemente piccoli dV(x0,y0,z0), di massa
dm(x0,y0,z0) e di centro (x0,y0,z0)
• Per sufficientemente piccoli si intende tali che la densità media
nella porzione di volume non cambi per ulteriori diminuzioni
del volume
• La densità nel punto x0,y0,z0 è:
dm( x0 , y0 , z0 )
  x0 , y0 , z0  

dV ( x0 , y0 , zdi0 un
Si definisce peso specifico il rapporto della densità
) corpo
e la densità dell’acqua a 4° C
Pressione 1/3
• La pressione media è
definita come il
rapporto tra l’intensità
della forza normale
agente su di una
superficie e la superficie
F
stessa
P
• E’ uno scalare e si S
misura in N/m2 = 1
Pascal = 1 Pa
Pressione 2/3
• La pressione può dipendere da punto
a punto
• In tal caso si può suddividere la
superficie in pezzi sufficientemente
piccoli dS(x0,y0), di centro (x0,y0)
• Per sufficientemente piccoli si
intende tali che la forza dF(x0,y0),
nella porzione di superficie, si possa
ritenere costante e che la pressione
media non cambi per ulteriori
diminuzioni della superficie
• Allora, la pressione nel punto x0,y0 è: dF ( x0 , y0 )
P( x0 , y0 ) 
dS ( x0 , y0 )
• Altre unità di misura per la pressione
sono:
• Atmosfera (atm), bar,torr
Pressione 3/3
• La pressione in un punto di un
fluido è la stessa in qualunque
direzione

• La forza di pressione che un


fluido esercita sul contenitore è
sempre ortogonale alle pareti del
contenitore
Forze in un Fluido a Riposo
• Su di una porzione di fluido
a riposo agiscono le forze:
– di pressione superficiale,
dipendenti dalla superficie
della porzione del fluido;
– la forza peso, dipendente dal
volume della porzione di
fluido
 
Fp   Fsi  0
• Essendo il fluido in
equilibrio, risulta:
i
Legge di Stevino 1/2
• Le forze di pressione
superficiale laterali, PL, si
compensano
• La forza peso (forza di
volume):
Fp = - mg = -  V g =
= -  A (y1 – y2)
• Le forze di pressione
superficiale lungo y sono:
 F1 = - p1 A
 F2 = p2 A
Legge di Stevino 2/2
• All’equilibrio la somma delle forze
è nulla:
g A (y1 – y2) - p1 A + p2 A=0
• Da cui:
• p2 = p1 +  g (y1 – y2)
• Nel caso particolare in cui y1=0, e y2
= h, profondità a cui si considera la
pressione,
ph = P0 +  g h
dove P0 è la pressione atmosferica.
Principio dei Vasi Comunicanti
• Dalla legge di Stevino segue che i
punti che si trovano alla stessa
profondità in un fluido in
equilibrio sono alla stessa
pressione, indipendentemente
dalla forma del recipiente
• Se si mettono in comunicazione
dei tubi, il fluido raggiungerà la
stessa quota in tutti i tubi in modo
da avere la stessa pressione, a
parità di quota, in qualsiasi punto
del fluido in equilibrio
Il Barometro a Mercurio
• Per la legge di Stevino, la
pressione sulla superficie libera
del fluido (pressione atmosferica
patm) è uguale alla pressione alla
base della colonna di fluido di
altezza h2 (punti di un fluido in
equilibrio alla stessa quota)
• Sempre per la legge di Stevino, la
pressione alla base della colonna
di fluido di altezza h2 sarà:
pb = g h2 + p = g h2
• Per quanto detto:
patm = pb = g h2
• Misurando l’altezza della colonna
di mercurio h2, si misura la
pressione atmosferica
Principio di Pascal 1/2
• La pressione applicata ad un fluido
racchiuso in un recipiente si trasmette
invariata ad ogni parte del fluido ed
alle pareti del recipiente
• Fluido incomprimibile
• Nel caso a), la pressione alla profondità
h è:
p = pest + gh
• Nel caso b), essendo il fluido
incomprimibile,
p = pest + p + gh
• Essendo il termine gh comune, si vede
che la pressione p, applicata mediante
i pallini di piombo alla superficie
esterna, si è trasmessa al punto di
profondità h
• Essendo h arbitrario, se ne deduce che
p si trasmette a tutti i punti del fluido
Principio di Pascal 2/2
• Un esempio di applicazione del principio di Pascal è
il materasso ad acqua usato per ridurre i dolori di
decubito distribuendo uniformemente il peso del
corpo
• Un altro esempio è la protezione offerta ad un
qualunque oggetto circondato interamente da un
liquido, per esempio il feto rinchiuso nel suo sacco
liquido: ogni colpo applicato all’esterno del sacco
viene distribuito come una pressione uniforme sul
feto, con rischi molto inferiori di conseguenze
dannose
Principio di Archimede 1/3
• Un corpo totalmente o
parzialmente immerso in un
fluido è spinto verso l’alto
da una forza di modulo
uguale al peso del fluido
spostato dal corpo
• Sul corpo immerso in fig.
a), agisce la forza peso
(forza di volume) e le forze
di pressione superficiali
(forze di superficie)   
• L’equazione del moto sarà: Mg   Fsi  Ma
i
Principio di Archimede 2/3
• Per determinare la risultante delle
forze di pressione superficiale,
ricordando che esse dipendono
solo dalla superficie, consideriamo
il caso in fig. b)
• Nel fluido in equilibrio di fig. b),
consideriamo la porzione di fluido
che ha la stessa forma del corpo di
fig. a)
• La porzione di fluido sarà in
equilibrio e la sua equazione del
moto legge:  
mg   Fsi  0
i
• Poiché le forze di pressione
superficiali dipendono solo dalla
forma della superficie, la risultante  
delle forze di pressione
superficiale sarà la stessa nei due  Fsi  mg
i
casi, da cui:
Principio di Archimede 3/3
• Dal caso b) abbiamo dedotto che
la risultante delle forze di
pressione superficiale agenti su di
un corpo immerso in un fluido è
uguale ed opposta al peso del
liquido che occupa il volume del
corpo, ovvero uguale ed opposta
al peso del liquido spostato.
• La spinta di Archimede, quindi,
non è altro che la risultante delle
forze di pressione superficiale  
agenti sul corpo immerso mg   Fsi  0
i 
 Fsi  mg
i
Fluidi in Movimento 1/3
• Fluido ideale in moto stazionario
• Dal punto di vista idrodinamico, un fluido è ideale se
è incomprimibile e privo di viscosità
• Un fluido è incomprimibile quando comunque vari la
pressione su di una massa fluida, il volume di questa
non si modifica così che la densità rimane costante
• La viscosità è la proprietà per cui nello scorrimento di
porzioni di un fluido, le une sulle altre, si manifestano
forze di attrito
Fluidi in Movimento 2/3
• Fluido in moto stazionario: la
velocità del fluido è, in ogni punto,
costante nel tempo, in modulo
direzione e verso
• La velocità è, in generale, diversa da
un punto all’altro, ma nello stesso
punto assume sempre lo stesso valore
• In fig.è rappresentato un punto P
all’interno del fluido: poiché v = cost
in P, qualsiasi particella passante per
P avrà la stessa velocità e la stessa
direzione
• Il moto di ogni particella passante per
P segue uno stesso percorso, detto
linea di flusso
• Lungo la linea di flusso, il modulo
della velocità può cambiare da a
punto a punto, ma il vettore velocità è
sempre tangente in ogni punto alla
linea di flusso
Fluidi in Movimento 3/3
• Due linee di flusso non
possono incrociarsi tra loro
• In caso di flusso stazionario,
un fascio di linee di flusso
costituiscono un tubo di
flusso
• I bordi di un tubo di flusso
sono a loro volta linee di
flusso e quindi non possono
essere attraversati
Costanza della Portata 1/2
• Flusso che percorre un tubo di flusso
• Sia A1 la sezione del tubo nel punto di
ingresso P e sia A2 la sezione del tubo
di flusso nel punto di uscita Q
• Se v1 è la velocità delle particelle di
fluido in P, allora, nel tempo dt,
attraverso al sezione A1, passa una
massa di fluido dm1 = A1v1dt
• Allo stesso modo, in Q passerà una
massa dm2 = A2v2dt
• Si definisce portata massica la massa
di fluido che attraversa una sezione
nell’unità di tempo dm/dt
• Pertanto, la portata massica in P è
 A1v1, quella in Q è A2v2
Costanza della Portata 2/2
• Poiché attraverso le pareti laterali del
tubo di flusso non vi può essere né
immissione né perdita di fluido, la
massa di fluido che attraversa
nell’unità di tempo una sezione del
tubo deve essere uguale a quella che
attraversa una qualunque altra sezione
• Pertanto, la portata massica deve
essere la stessa in tutte le sezioni del
tubo di flusso, ed in particolare deve
essere
 A1v1= A2v2
• Da cui A v = A v
1 1 2 2
• O anche R = Av = costante (1)
dove R prende il nome di portata
volumica e si misura in m3/s.
• L’equazione (1) stabilisce che in un
fluido in moto stazionario, la portata è
costante (conservazione della massa)
Teorema di Bernoulli 1/5
• Fluido incompressibile, non viscoso
in moto stazionario senza vortici
(irrotazionale)(fig. pag. 368 Res)
• Teorema dell’energia cinetica: K +
U =Lnc
• Una pressione p1 agisce sul fluido
all’entrata con una forza F1 = p1A1
che spinge verso destra
• All’uscita si ha una pressione p2 che,
per il principio di azione e reazione,
agisce sul fluido con una forza F2=
p2A2 che spinge verso sinistra
• La fig. (a) rappresenta il sistema
all’istante t, e la fig. (b) all’istante
t+t; nel tempo t, la parte sinistra si
è spostata di una distanza x1 verso
destra, mentre l’estremità destra di
una distanza x2, sempre verso destra
Teorema di Bernoulli 2/5
• L’effetto complessivo equivale a
uno spostamento della quantità m
di fluido
• Lnc è dato da LF1 + LF2
• LF1 = F1x1 = p1A1x1
• LF2 = -F2x2 = -p2A2x2
• Il lavoro della forza peso è dato da
Lg = - Ug = -m g (y2 – y1)
• Dal teorema dell’energia cinetica
 K = p1A1x1 – p2A2x2 –m g(y2-y1)
• Per la costanza della portata è:
A1x1 = A2x2=V=m/
• Da cui:
K = (p1 – p2)m/ –m g(y2-y1)
Teorema di Bernoulli 3/5
• La variazione di energia cinetica di
m è data da:
K = ½ m v22 - ½ m v11
• Da cui:
½ m v22 - ½ m v11 =
(p1 – p2)m/ – m g(y2-y1)
• Riordinando ed eliminando m:
p1+1/2v12 + gy1 = p2+1/2v22 +
gy2
• Poiché gli indici rappresentano
sezioni arbitrarie, si possono
omettere scrivendo:
p+1/2v2 + gy = costante
Equazione di Bernoulli
Teorema di Bernoulli 4/5
• Il termine 1/2v2 rappresenta la pressione cinetica, p
la pressione dinamica e gh la pressione di gravità
• Enunciato del teorema di Bernoulli:
Per un fluido, incomprimibile e non viscoso, in
regime di moto stazionario in un condotto, è costante,
in ciascuna sezione del condotto, la somma della
pressione dinamica, della pressione cinetica e della
pressione di gravità:
p+1/2v2 + gy = costante
Teorema di Bernoulli 5/5
• Pressione statica: v1 = v2 = 0
L’equazione diventa: p1 + gy1 = p2 + gy2
Ossia p2 - p1 = - g (y2 - y1), legge di Stevino
• Pressione dinamica: y1 = y2
p1+1/2v12 = p2+1/2v22 da cui si vede che ad
una velocità elevata corrisponde una pressione
debole
Aneurisma 1/2
• Pur essendo il sangue un
liquido notevolmente viscoso,
l’equazione di Bernoulli può
essere applicata per ottenere
importanti informazioni qualitative sul flusso sanguigno
• Consideriamo il caso di un’arteria in cui vi sia una dilatazione
congenita o acquisita per cause patologiche (aneurisma)
• Per semplicità consideriamo un vaso sanguigno orizzontale: sia
S1 la sezione trasversale corrispondente alla dilatazione ed S2 la
sezione del vaso non dilatato
• Essendo il vaso orizzontale, y1 = y2 e l’equazione di Bernoulli
si scrive:
p1 – p2 = ½ (v22 – v12)
Aneurisma 2/2
• Poiché il flusso è stazionario, per la
costanza della portata si avrà
v1 = v2 S2/S1 o anche v12 = v22 (S2/S1)2
da cui p1 – p2 = ½  v22 (1 – (S2/S1)2)
• Poiché S2 < S1, (S2/S1)2 < 1,
risulta
½  v22 (1 – (S2/S1)2)>0,
cioè p1 – p2 >0, da cui p1>p2

La pressione p1 in corrispondenza della dilatazione è maggiore della pressione p 2 in


corrispondenza della sezione naturale dell’arteria: vi è la tendenza ad un’ulteriore
dilatazione dell’arteria
La situazione tende a peggiorare ed occorre intervenire chirurgicamente
L’incremento di pressione può essere particolarmente pericoloso in condizioni di
massimo sforzo
Stenosi 1/2
Consideriamo il caso di un
restringimento, congenito o
acquisita per cause
patologiche, di un orifizio
nell’apparato circolatorio
(stenosi mitralica, stenosi
polmonare) o nel condotto
urinario (stenosi uretrale)
• Per semplicità consideriamo
un vaso orizzontale: sia S1 la
sezione trasversale
corrispondente al
restringimento ed S2 la
sezione naturale
Stenosi 2/2
• Vale ancora l’equazione dovuta
al teorema di Bernoulli
p1 – p2 = ½  v22 (1 – (S2/S1)2)
• Poiché, questa volta,
S2 > S1, (S2/S1)2 >1,
risulta
½  v22 (1 – (S2/S1)2)<0,
cioè p1 – p2 <0, da cui p2>p1
• La pressione p1 in corrispondenza del restringimento è
minore della pressione p2 in corrispondenza della sezione
naturale dell’arteria: vi è la tendenza ad un ulteriore
restringimento dell’orifizio
• La situazione tende a peggiorare ed occorre intervenire
chirurgicamente
Inalatori
• Gli inalatori funzionano nel modo
indicato in figura
• Per azione di uno stantuffo o di una
pompetta, l’aria nel tubo T viene posta
in rapido movimento e spinta
all’esterno attraverso l’orifizio O,
vicinissimo all’estremità superiore di
n tubicino A che pesca nel liquido
contenuto nel serbatoio S
• Il brusco abbassamento di pressione,
che si determina in corrispondenza
dell’orifizio, fa salire il liquido in A
fino all’estremità superiore dove viene
investito dalla corrente d’aria e ridotto
in minutissime goccioline
Fluidi Reali
• Quando porzioni di un
fluido reale scorrono le une
sulle altre, si manifestano
forze di attrito alle superfici
di contatto
• Questo attrito interno ai
fluidi è detto viscosità
• Il lavoro contro le forze di
attrito è compiuto a spese
dell’energia meccanica del
fluido
Viscosità 1/3
• Consideriamo un liquido
in un condotto cilindrico e
supponiamo ce la velocità
sia sufficientemente
bassa da non produrre
turbolenze
• Scorrimento, l’una
sull’altra, di tante lamine
cilindriche coassiali
• Lo strato aderente alla
parete a velocità nulla,
mentre la velocità cresce
man mano ce ci si
avvicina all’asse
Viscosit 2/3
• L’esperienza mostra che
l’intensità della forza di attrito F
agente su di una porzione di
superficie di uno degli strati in
movimento dipende dal liquido e
dall’area S della porzione di
superficie considerata
• Inoltre, se v è la differenza di
velocità tra lo strato considerato e
quello a distanza y, essa è tanto
più rilevante quanto maggiore è
v/y
• E è il coefficiente di viscosità
• E si misura in Pa • s nel SI, ed in
v
posie (P) con 1 Pa • s = 10 P
F  S
y
Viscosità 3/3
• La viscosità diminuisce piuttosto rapidamente all’aumentare
della temperatura
• Acqua, idrocarburi ed alcol la viscosità è dell’ordina di alcuni
centipoise o millipoise (10-2P - 10-3P)
• Oli, glicerina (100P - 102P)
• Vetri e peci (> 108P)
• Viscosità cinematica: 
 
c

• Si misura in m2/s nel SI, o in cm2/s (stokes, St)
• 1 St = 10-4 m2/s
Viscosità e Perdita di Carico
• La viscosità è responsabile del
fenomeno della perdita di carico: la
distribuzione delle pressioni lungo
un condotto, percorso da un liquido
in moto stazionario, non è quella
deducibile dal teorema di Bernoulli
• Per il teorema di Bermoulli la
pressione dinamica dovrebbe essere
costante in tutte le sezioni del
condotto (Fig. 1)
• Si osserva, invece, una graduale
diminuzione dell’altezza
piezometrica a mano a mano che si
procede nel senso della corrente
(perdita di carico, Fig. 2)
• Il fenomeno è tanto più evidente
quanto è più piccola la sezione e
quanto più viscoso è il liquido
Legge di Hagen-Poiseuille 1/2
• Perché un fluido reale
possa fluire attraverso
un tubo, occorre che ai
suoi estremi agisca una
differenza di pressione
• Consideriamo un tubo capillare di sezione S
• La differenza di pressione p = p1 – p2 dà luogo alla forza
motrice F = S p che spinge il liquido a fluire ed è
equilibrata dalle forze dovute alla viscosità
Legge di Hagen-Poiseuille 2/2
• Il volume di liquido, V, che
attraversa un tubo capillare in un
certo intervallo di tempo, t, è
regolato dalla legge di Hagen-
Poiseuille:

• Dove R è il raggio del tubicino, L


la sua lunghezza, p la differenza
di pressione costante,  il
coefficiente di viscosità
 pR t
4
• Questa legge viene utilizzata per
la determinazione della viscosità V
nei viscosimetri a capillare 8 L
Resistenza Viscosa
• Se un corpo si muove in un fluido viscoso, alla gravità ed alla
spinta di Archimede, si aggiunge una forza resistente F,
dipendente dalla velocità del mobile
• Se la velocità è sufficientemente piccola da non generare
vortici a valle del corpo, la forza resistente (resistenza viscosa)
è data, in modulo, da:
• F = k  L v, dove k è un coefficiente di forma, dipendente
dalla forma del corpo, L una dimensione lineare caratteristica
dell’oggetto ed  il coefficiente di viscosità
• Nel caso particolare di una forma sferica
• F = 6   R v (legge di Stokes)
Sedimentazione 1/2
• Permette la separazione
dei componenti di un
sistema eterogeneo
solido-liquido o liquido-
liquido
• Un corpuscolo di massa m e densità c discenda con velocità
costante v in un fluido di densità  e viscosità 
• L’equazione del moto legge
• P + Fs + F = 0
• Dove P è il peso, Fs è la spinta di Archimede, F la forza di resistenza
viscosa
Sedimentazione 2/2
• Se V è il volume del
corpuscolo, tenendo conto
dell’espressione della
resistenza viscosa si ha:
Vcg - Vg = k  L vs,
• Da cui v  V (  c   ) g
s
kL

• Questo è il valore della velocità di sedimentazione: esso dipende


dalla forma, dalle dimensioni e dalla densità della sostanza che lo
costituisce
• Corpuscoli diversi dispersi in un liquido sedimentano con una
diversa velocità ed è quindi possibile frazionare il sistema
asportando i sedimenti a tempi diversi
Eritrosedimentazione
• Eritrosedimentazione o sedimentazione dei globuli
rossi: consiste nel raccogliere sul fondo di una
provetta i globuli rossi che nel sangue, reso
incoagulabile, si separano per gravità dal plasma
• La misurazione della velocità di eritrosedimentazione
(v.e.s.) ha importanza per la determinazione di alcuni
stati patologici
• I tempi di sedimentazione si allungano al diminuire
della dimensione dei corpuscoli (più di 24 ore per
corpuscoli di dimensione di 1 m e densità di 103
g/m3); per questo alla sedimentazione è preferita la
centrifugazione
Centrifuga 1/4
• Un corpuscolo di densità c
e volume V sia contenuto
all’interno di un fluido di
densità f posto in una
provetta in rotazione intorno
ad un asse con velocità
angolare 
• Sul corpuscolo agiscono verticalmente la forza peso P e la
spinta di Archimede Fs che si equilibrano
• In direzione radiale:
• la forza centrifuga Fc, dovuta al moto della provetta, diretta
radialmente verso l’esterno e di modulo Fc = c V R 2
Centrifuga 2/4
• La presenza dell’accelerazione
centrifuga, fa sì che si sviluppino
delle forze di pressione
superficiale radiali, così come, nel
caso verticale, la presenza
dell’accelerazione di gravità
determina la spinta di Archimede

• Con lo stesso ragionamento, la risultante delle forze di


pressioni superficiali risulta essere
• Fr = f V R2 e diretta radialmente verso l’asse di rotazione
• Da quanto detto, la risultante delle forze radiali è una forza
F = Fc – Fr = ( c - f) V R2
Centrifuga 3/4
• Se risulta ( c - f) > 0 il corpuscolo si muove verso
l’esterno allontanandosi dall’asse di rotazione
• Viceversa, se risulta ( c - f) <0
il corpuscolo si muove verso l’asse
• Per ottenere l’espressione della velocità di separazione
per centrifugazione vc, è sufficiente la considerazione
che in condizione di regime, la forza F è bilanciata dalla
forza viscosa Fv = kL vc
• Si ha V (  c   f ) R  kLvc
2

• Da cui V (  c   f ) 2 R
vc 
kL
Centrifuga 4/4
• Se si confronta il valore di vc con la velocità di
sedimentazione vs, si ha
vc  R 2

vs g
• Quindi, a parità di liquido e delle caratteristiche dei
corpuscoli, la velocità di separazione per centrifugazione è
tante volte più grande di quella per sedimentazione quanto
più elevato è il rapporto 2R/g
• Con le ultracentrifughe con velocità angolari corrispondenti
a frequenze di rotazione di 105 giri al minuto si ottengono
velocità di separazione per centrifugazione 106 alla volta
maggiori della velocità di sedimentazione
• Esse sono usate per lo studio di corpuscoli aventi dimensioni
inferiori ad 1m, come virus o di sostanze macromolecolari
Regime Laminare e Regime Vorticoso
1/3
• Intorno ad un oggetto che si
muova in un fluido a velocità
piccole si ha un regime
laminare
• A velocità sufficientemente
grandi il regime smette di
essere laminare e diventa
vorticoso
vL
NR 
• La grandezza adimensionale

• Prende il nome di Numero di


Renolds

Regime Laminare e Regime Vorticoso
2/3
• Per valori abbastanza piccoli di NR il regime è
laminare, mentre per valori grandi è turbolento e la
resistenza del mezzo dipende dal quadrato della
velocità v2
• I valori di NR per i quali si determina l’una o l’altra
condizione dipendono dalla forma dell’oggetto
• Per un oggetto sferico di raggio L, il regime è laminare
per NR <0.2, è vorticoso per NR >1000
Regime Laminare e Regime Vorticoso
3/3
• In un condotto cilindrico il numero di Reynolds è
definito dalla relazione:
2 vm R
NR 

• Dove R è il raggio del tubo, vm la velocità media del
fluido, mentre  ed  hanno il consueto significato
• Per NR <1000, il flusso è laminare, per NR >3000 è
turbolento, per 1000<NR <3000, è instabile
La Circolazione Sanguigna
• I condotti in cui fluisce il sangue formano una rete complessa
costituita da arterie, arteriole, vasi capillari e vene
• Il sangue è un tipico liquido viscoso e quindi, affinché possa
circolare con continuità, occorre una pompa che crei un’adeguata
differenza di pressione e che fornisca l’energia dissipata per la
viscosità
• Questa pompa è il cuore
Cuore 1/3
• Il cuore si può considerare una doppia pompa che alimenta la
circolazione sistemica (cuore corpo) e la circolazione polmonare
(cuore polmoni)
• I ventricoli, contraendosi, elevano la pressione del sangue e lo
spingono nei relativi circuiti
• Ciascuna contrazione si chiama sistole, mentre si chiama diastole
la successiva dilatazione
Cuore 2/3
• Il sangue passa dall’ atrio sinistro al ventricolo sinistro che lo
spinge nel circuito sistemico
• Dal circuito sistemico torna al cuore attraverso l’atrio destro ed il
ventricolo destro che lo spinge nel circuito polmonare
• Ogni contrazione fa sempre fluire il sangue dai ventricoli alle
arterie e mai agli atri: l’unidirezionalità è possibile grazie alle
valvole atrio-ventricolari
Cuore 3/3

• Il cuore destro dà inizio alla circolazione polmonare, il cuore sinistro a quella sistemica
• Le due pompe lavorano in serie e quindi la massa di fluido che attraversa il primo
circuito nell’unità di tempo deve essere uguale alla massa di fluido che attraversa il
secondo circuito nello stesso intervallo di tempo
• Tuttavia, il circuito sistemico è molto più esteso di quello polmonare, per cui
l’innalzamento di pressione provocato dal ventricolo sinistro deve essere molto
maggiore di quello provocato da quello destro
• Il ventricolo sinistro ha infatti una muscolatura ed un volume maggiore
Pressione Sanguigna 1/5
• In corrispondenza del ventricolo
sinistro e delle grandi arterie del
sistemico la pressione è massima
(intorno a 100 torr)
• Si abbassa gradualmente nelle
arteriole e nei capillari
• Nel circuito di ritorno la pressione
è molto bassa (pochi torr)
• In corrispondenza del ventricolo
destro e delle arterie del
polmonare si ha un nuovo
modesto innalzamento (intorno 20
torr)
• Nel circuito di ritorno polmonare
assume nuovamente pochi torr
Pressione Sanguigna 2/5
• Le contrazioni muscolari,
comprimendo le vene, permettono al
sangue di ritornare agli atri. Ciò
avviene anche grazie a speciali
valvole che non permettono al sangue
di scorrere in direzione opposta
• Il cattivo funzionamento di dette
valvole provoca un rallentamento ed
una stati del sangue venoso
determinando l’insorgere delle vene
varicose
• Durante la sistole (circa 75 al minuto)
il sangue viene immesso nell’aorta,
che, avendo una struttura elastica, si
dilata assorbendo una parte
dell’energia cinetica del sangue e
convertendola in energia potenziale
elastica
• Durante la fase diastolica, si ha un
rilassamento dell’arteria con
riconversione dell’energia potenziale
elastica in energia cinetica
Pressione Sanguigna 3/5
• Se si misura la pressione sanguigna in corrispondenze delle arterie
del torace, del capo e dei piedi, essa assume valori circa uguali per
una persona distesa orizzontalmente (a), mentre valori del tutto
differenti se la persona è in piedi (b)
• Questi risultati si possono giustificare con il Teorema di Bernoulli
Pressione Sanguigna 4/5
• Indicando con gli indici t, c e p, rispettivamente le
grandezze riferite alle arterie del torace, del cranio e
dei piedi, il teorema di Bernoulli consente di
scrivere: 1 1 1
pt  vt2  ht g  pc  vc2  hc g  p p  v 2p  h p g
2 2 2
• Data la densità del sangue ( ≈ 1,05 g/cm3), e valori
tipici della sua velocità (v ≈ 30 cm/s), il termine
cinetico è dell’ordine di 0.4 torr ed è quindi
trascurabile
• L’equazione diventa:
pt  ht g  pc  hc g  p p  h p g
Pressione Sanguigna 5/5
• Dall’equazione precedente, per un individuo disteso
si ha ht ≈ hc ≈ hp, da cui pt ≈ pc ≈ pp
• Per un individuo in piedi, assunto hp = 0, si ha:
pt  pc  (hc  ht ) g  pc
• E p p  pt  ht g  pt  pc
• I risultati ottenuti sono in un buon accordo con le
relazioni tra i valori misurati
Misura della Pressione Arteriosa 1/3
• In un’arteria il flusso è normalmente laminare e quindi del tutto silenzioso
• Con un progressivo aumento della pressione esterna si determina una graduale
riduzione della sezione del vaso ed un progressivo aumento del numero di
Reynolds
• Infatti, dall’equazione della portata q = vm R2, dove R è il raggio della sezione
del vaso, si ha vm = q / R2 , che sostituita nell’equazione del numero di
Reynolds
2 vm R 2 q
NR  
 R
• Se la diminuzione della portata si può considerare trascurabile, una diminuzione
progressiva di R determina un aumento del numero di Reynolds, aumento che può
rendere il flusso turbolento

• La realizzazione di un flusso turbolento mediante una pressione esterna applicata


ad un’arteria è alla base della misura della pressione arteriosa con lo
sfigmomanometro
Misura della Pressione Arteriosa 2/3
• Pompando aria in un manicotto di
gomma avvolto intorno ad un
braccio, si fa diminuire la sezione
dell’arteria radiale fino a che il
flusso da laminare diventa
turbolento dando origine ad un
rumore caratteristico percepibile
con un fonendoscopio
• Se la pressione esterna continua ad aumentare, l’arteria si
chiude, la circolazione si arresta ed il rumore scompare
• Non appena l’arteria si chiude, la pressione nel bracciale è
appena superiore alla pressione massima che il sangue
assume nell’arteria (pressione sistolica)
Misura della Pressione Arteriosa 3/3
• Una volta scomparso il rumore, si
aziona ancora un po’ la pompetta,
quindi si apre la valvola di scarico
e si fa diminuire a poco a poco la
pressione nel manicotto

• Il valore della pressione letta, su di un manometro collegato al bracciale,


alla ricomparsa del rumore dà una misura della pressione arteriosa
massima o pressione sistolica
• Al diminuire della pressione del manicotto, il flusso da turbolento ridiventa
laminare, con conseguente scomparsa del rumore
• Il valore della pressione corrispondente a tali condizioni si assume come
pressione arteriosa minima o pressione diastolica

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