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Corso di Economia Aziendale

Prof. Giovanni Fiori

Materiale didattico
PROGRAMMA DEL CORSO

Corso
Corso di
di economia
economia aziendale
aziendale

PARTE I PARTE II PARTE III

L’economia aziendale, il Le informazioni sulla Le performance


concetto di azienda, le gestione: la contabilità economico-finanziarie
relazioni tra aziende ed ed il bilancio di esercizio delle imprese: il calcolo
ambiente esterno, le degli indicatori
imprese: concetti generali

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PROGRAMMA DEL CORSO

PARTE
PARTE II

L’economia aziendale, il concetto di azienda e le relazioni tra aziende ed ambiente esterno


 Il ruolo delle scienze economiche nell’ambito delle scienze sociali. Economia aziendale
ed economia politica: i diversi ambiti di indagine
 Il ruolo dell’azienda nell’attività economica
 Le diverse modalità di classificazione delle aziende
 La corporate governance: un confronto a livello internazionale
 La gestione e l’organizzazione delle aziende: concetti generali
 Il marketing
 Le condizioni di equilibrio economico e finanziario delle aziende
 Principi generali di organizzazione aziendale

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PROGRAMMA DEL CORSO

PARTE
PARTE II

 Le fasi della vita aziendale: istituzionale, di funzionamento e terminale


 Il finanziamento delle aziende: capitale di rischio e capitale di credito
 Criteri di scelta della forma di finanziamento
 L’acquisizione dei fattori produttivi: immobilizzazioni e spese correnti
 Le diverse forme di aggregazione tra aziende
 Elementi di strategia e politica aziendale
 La fase terminale: cessazione dell’attività
 Cenni sulle operazioni straordinarie
 …

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PROGRAMMA DEL CORSO

PARTE
PARTE II
II

Le informazioni sulla gestione

 Le informazioni sulla gestione aziendale destinate all’esterno: finalità e strumenti


 Le modalità tecniche di rilevazione delle operazioni di gestione: la “dinamica dei valori”
 La rappresentazione contabile delle operazioni di finanziamento, di acquisto dei fattori
produttivi, delle operazioni di vendita
 La determinazione del reddito di esercizio e del patrimonio di funzionamento
 Gli schemi di bilancio di legge
 Cenni sul metodo della partita doppia
 I requisiti di efficacia dell’informazione esterna d’impresa

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PROGRAMMA DEL CORSO

PARTE
PARTE III
III

Le performance economico-finanziarie

 Gli indicatori di performance economico-finanziaria delle imprese


 L’analisi di redditività della gestione
 Il ROE ed il ROI
 L’analisi della leva operativa e della leva finanziaria
 Il ciclo del capitale circolante

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Riferimenti
Riferimenti bibliografici
bibliografici

 Caramiello C., L’azienda (alcune brevi riflessioni introduttive), Milano, Giuffrè, 1993.

 Cavalieri E., Lezioni di economia aziendale, Roma, Kappa, 1993.

 Fiori G., Corporate Governance e qualità dell’informazione esterna d’impresa, Giuffrè-


Luiss University Press, 2003

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La scienza economica

L’Economia studia i problemi economici, problemi che nascono, cioè, a causa dello
sfruttamento di risorse limitate.
limitate

Bisogni illimitati

UOMINI
+
Risorse limitate

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La scienza economica

Bisogni illimitati
Problemi economici:
+
Risorse limitate

Risorse illimitate
Problemi non economici:
o

Risorse non producibili

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La scienza economica

Problemi economici

Attività umana tesa

SCIENZA ECONOMICA
ad identificare
le vie più convenienti
per il soddisfacimento
dei bisogni umani

1. Cosa produrre
2. Come produrre
3. Per chi produrre

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La scienza economica

ECONOMIA

ECONOMIA POLITICA ECONOMIA AZIENDALE

Funzionamento globale del sistema Funzionamento delle singole


economico. aziende di produzione.
Studio del funzionamento Studio del funzionamento dei singoli
dell’economica per macroaggregati componenti del sistema economico

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La scienza economica

Soddisfacimento dei bisogni

ATTIVITA’ DI PRODUZIONE ATTIVITA’ DI CONSUMO

Aziende di produzione Famiglie

1. Produzione fisica
nel tempo
2. Tasformazione
nello spazio

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La scienza economica

Soddisfacimento dei bisogni

AZIENDE DI PRODUZIONE AZIENDE DI CONSUMO

Soddisfacimento indiretto dei Soddisfacimento diretto dei bisogni


bisogni

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L’azienda

AZIENDA

ISTITUTO ECONOMICO ATTO A PERDURARE

Unità economica con propria


autonomia organizzativa

… tesa all’economicità

… con carattere non accidentale e


una proiezione ad un tempo
indefinito.
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L’azienda

AZIENDA

Sistema organizzato che richiede:

CAPITALE LAVORO

Elemento oggettivo Elemento soggettivo

IL LAVORO ATTIVA E DINAMIZZA IL CAPITALE

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Le aziende di produzione

AZIENDE DI PRODUZIONE

SCOPO DI LUCRO SCOPO DI UTILITA’ GENERALE

IMPRESE

ENTI
ASSOCIAZIONI FONDAZIONI POLITICO-SOCIALI
(PUBBLICA AMM.NE)

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Le relazioni tra i soggetti economici

SOGGETTI ECONOMICI

IMPRESE PUBBLICA AMM.NE FAMIGLIE

Flussi

Reali Monetari

Fattori produttivi corresponsione di un prezzo

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Le relazioni sistemiche Imprese-Famiglie

Beni/servizi

Prezzo

FAMIGLIE
IMPRESE

Salari e stipendi

Lavoro

Utili/Interessi

Capitali

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Le relazioni sistemiche Imprese-P.A.

Beni/servizi

Prezzo

PUBBLICA
IMPRESE

AMM.NE
Tasse/imposte

Servizi

Utili/Interessi

Capitali

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Le relazioni sistemiche Famiglie-P.A.

Lavoro

Salari e stipendi

PUBBLICA
FAMIGLIE

AMM.NE
Tasse/imposte

Servizi

Interessi

Capitali

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Le imprese. Classificazione
DIMENSIONE

IMPRESE

PICCOLE MEDIE GRANDI

Parametri principali:

1. Volume d’affari
2. Investimenti
3. Numero di addetti

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I legami tra le imprese

IMPRESE

GRUPPI RETI
DISTRETTI INDUSTRIALI

Legami gerarchici Legami di mercato

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Le imprese. Classificazione
SETTORE

IMPRESE

SETTORE PRIMARIO SETTORE SECONDARIO SETTORE TERZIARIO

Aziende di produzione Aziende che operano Aziende di servizi


originaria, fattori nella trasformazione
produttivi che fisica delle materie
provengono direttamente prima
dalla natura
AZIENDE AGRICOLE, COMMERCIO, TRASPORTI,
ESTRATTIVE, CACCIA & AZIENDE INDUSTRIALI SERVIZI, BANCHE,
PESCA ASSICURAZIONI…

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Fasi della vita aziendale

VITA AZIENDALE

1.FASE 2. FASE DEL 3. FASE


ISTITUZIONALE FUNZIONAMENTO TERMINALE
 Business idea  Organizzazione Cessazione dell’azienda
 Ubicazione  Gestione  Relativa
 Dimensione  Rilevazione  Assoluta
 Assetto istituzionale

FORMA GIURIDICA &


FORMA DI GOVERNO

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La forma giuridica

IMPRESE

IMPRESE INDIVIDUALI SOCIETA’

Responsabilità illimitata
del soggetto economico
& giuridico
Società di persone Società di capitali

Responsabilità illimitata Responsabilità limitata


e solidale di tutti i soci al capitale conferito

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Soggetto economico e soggetto giuridico

SOGGETTO GIURIDICO SOGGETTO ECONOMICO

Chi effettivamente governa l’impresa


Chi ha le responsabilità giuridica (persona o gruppo di persone cui viene
dell’attività d’impresa. affidata la definizione delle linee di
sviluppo dell’attività aziendale).

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Le società di persone

LE SOCIETA’ DI PERSONE

S.S. S.N.C. S.A.S.

Società semplice Società in nome collettivo Società in accomandita


semplice

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Le società di capitali

LE SOCIETA’ DI CAPITALI

S.P.A. S.R.L. S.A.P.A.

Società per azioni Società a responsabilità Società in accomandita per


limitata azioni

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Le società in accomandita

LE SOCIETA’ IN ACCOMANDITA

S.A.S. S.A.P.A.

 Esistenza di due categorie di soci:


 ACCOMANDATARI – responsabilità illimitata e solidale
 ACCOMANDANTI – responsabilità limitata a quanto conferito

 La gestione della società è affidata in via esclusiva agli accomandatari:


distinzione tra socio di capitale e socio di gestione

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Le società
TIPOLOGIA DI ATTIVITA’

SOCIETA’ DI PERSONE

S.S. S.N.C. S.A.S.

No commercio Qualsiasi attività

SOCIETA’ DI CAPITALI

S.P.A. S.R.L. S.A.P.A.

Qualsiasi attività

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Le società
COSTITUZIONE

SOCIETA’ DI PERSONE

S.S. S.N.C. S.A.S.

Nessuna formalità Registro delle Imprese

SOCIETA’ DI CAPITALI

S.P.A. S.R.L. S.A.P.A.

Registro delle imprese

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Le società
CAPITALE SOCIALE MINIMO

SOCIETA’ DI PERSONE

S.S. S.N.C. S.A.S.

Nessuna indicazione

SOCIETA’ DI CAPITALI

S.P.A. S.R.L. S.A.P.A.

120.000 € 10.000 € 120.000 €

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Le società
RESPONSABILITA’

SOCIETA’ DI PERSONE

S.S. S.N.C. S.A.S.

Illimitata e solidale Illimitata e solidale In relazione alla


categoria di soci

SOCIETA’ DI CAPITALI

S.P.A. S.R.L. S.A.P.A.


In relazione alla
Limitata al capitale conferito categoria di soci

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La forma di governo

GOVERNO DELL’IMPRESA CORPORATE GOVERNANCE

 “il sistema delle regole e dei vincoli di natura sia


istituzionale che di mercato nell’ambito dei quali si
compongono e si perseguono gli interessi delle varie categorie
di stakeholders: azionisti, management, clienti, fornitori,
pubblica amministrazione, dipendenti, consumatori, etc.”
AIROLDI, BRUNETTI, CODA “Lezioni di economia aziendale”

 “… al fine di assicurare la guida strategica della società,


l’effettivo controllo del management da parte del consiglio e
l’affidabilità e lealtà alla società ed ai soci.”
OCSE, “Principles of Corporate Governance”.

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Modelli di capitalismo

IL CAPITALISMO ITALIANO

 Rilevanza delle PMI


 Diffusione modello “familiare” (proprietà/controllo)
 Concentrazione proprietaria dei grandi gruppi
 Limitato ricorso al mercato dei capitali
 Ruolo delle banche
 Ruolo dello Stato

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Modelli di capitalismo

IL CAPITALISMO ANGLOSASSONE

 Ruolo del mercato finanziario


 Modello “Public company”
 elevato potere dei manager
 limitato potere azionisti
 il mercato come controllo e tutela

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Modelli di capitalismo

IL CAPITALISMO RENANO

 Modello collaborativo (Stato/impresa/lavoratori)


 Partecipazione delle banche al capitale di rischio
 Stato come garante, senza interferire col mercato
 Banca come consulente finanziatore

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Corporate governance ed informativa
esterna

AZIENDA STAKEHOLDERS

 le informazione di bilancio rappresentano un momento di comunicazione con gli


stakeholders
 le norme giuridiche, i principi contabili ma, soprattutto, le logiche decisionali degli
utenti ed il contesto politico-sociale-culturale di un paese, condizionano quantità e
qualità delle informazioni fornite dalle imprese.
 la trasparenza informativa e l’attendibilità delle informazioni di bilancio costituiscono
una condizione di primaria importanza per il buon funzionamento dei mercati finanziari.
 le regole di corporate governance ed i controlli rappresentano uno strumento di
garanzia per una comunicazione trasparente e tempestiva

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Corporate governance. Finalità
Integrità della gestione Massimizzazione valore creato

Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate governance, regolamentazione contabile e trasparenza


CORPORATE
GOVERNANCE

Trasparenza delle informazioni


Tutela stakeholders
Gestione rischio

FUNZIONAMENTO

dell’informativa aziendale
CONCORRENZIALE
DEL MERCATO

Efficienza dei controlli Contendibilità del controllo

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Corporate governance. Strutture

CORPORATE
GOVERNANCE

One-tier systems Two-tier systems

ESISTENZA DI UN UNICO ORGANO DI ESISTENZA DI DUE ORGANI, UNO


GOVERNO CON FUNZIONI DI CON FUNZIONI DI GESTIONE,
GESTIONE E CONTROLLO (Stati Uniti, L’ALTRO CON FUNZIONI DI
Inghilterra..) CONTROLLO ( Germania, Svizzera…)

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Corporate governance. Logiche di
funzionamento

CORPORATE
GOVERNANCE

Modello-insider system Modello-outsider system

MODELLO “RENANO”, LE BANCHE MODELLO “MARKET ORIENTED” , IL


SONO IL FULCRO DEL SISTEMA MERCATO REGOLA LE TRANSAZIONI.
ECONOMICO, CON UNO ZOCCOLO LA PUBLIC COMPANY E’ IL MODELLO
DURO CON FORTE RUOLO DI AZIENDA PREVALENTE.
DECISIONALE

Proprietà concentrata, Proprietà diffusa,


regolamentazione normativa autoregolamentazione del mercato

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Corporate governance. Logiche di
funzionamento

MERCATO
BANCHE

Insider Outsider
Zoccolo Public
system system
duro company

Alta concentrazione Frazionamento della


proprietaria proprietà
Limitato ricorso al Sviluppo dei mercati
mercato finanziari
RUOLO DELL’INFORMAZIONE
Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate
governance, regolamentazione contabile e
trasparenza dell’informativa aziendale

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Modelli Market oriented

MODELLI
MARKET ORIENTED

 public company
 elevato frazionamento della proprietà
 separazione tra proprietà e soggetto economico
 relazioni di tipo one-tier tra gli organi sociali

STATI UNITI INGHILTERRA

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Modelli Market oriented

MODELLI
MARKET ORIENTED

Stati Uniti Inghilterra

 Il Board of Directors, composto da executive  Il Board è organo sia di gestione che di


e non executive directors, è l’unico organo di controllo; c’è poi un presidente come per il
governo con funzioni direttive e di controllo; sistema americano;
 il CEO (Chief Financial Officer) è la figura  le società non hanno una struttura dettata
chiave di tutto il sistema; dalla legge bensì dalla prassi; non c’è infatti
l’obbligo per le società di avere uno specifico
 Gli azionisti sono prevalentemente degli
board e tantomeno un presidente.
investitori interessati al rendimento dei loro
investimenti.

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Modelli Market oriented

Fondi pensione

Assemblea dei soci

nomina
Audit Committee

Board of Directors Compensation Committee

Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate


Nominating Committee
governance, regolamentazione contabile e
trasparenza dell’informativa aziendale

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Il modello renano

MODELLO
RENANO

 Modello banking oriented


 Two tier system
 Nocciolo duro di azionisti

principio della co-determinazione


Due organi di governo notevole influenza delle dei lavoratori,
banche, presenti all’interno presenti all’interno del
del Consiglio di Sorveglianza e Consiglio di Sorveglianza e
rappresentanti degli azionisti partecipanti ad alcune
• Consiglio di Sorveglianza importanti decisioni aziendali.
• Comitato di Gestione

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Il modello renano

MODELLO
RENANO

GOVERNO

Il Comitato di Gestione Il Consiglio di Sorveglianza

 direzione e gestione  supervisione dell’operato dell’organo


di gestione;
 nomina degli amministratori;
controllo contabile ed approvazione del
bilancio.
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Il modello renano

Assemblea dei soci

nomina

Banche

Comitato di Sorveglianza
Aufsichtsrat

Lavoratori
nomina

Consiglio di amministrazione
Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate
Vorstand governance, regolamentazione contabile e
trasparenza dell’informativa aziendale

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Il modello francese

MODELLO
FRANCESE

 Modello “ibrido” tra il one tier e il two tier system;


 forte presenza dello Stato nell’economia
 Libertà delle imprese di scegliere indifferentemente tra due assetti
organizzativi

un modello più vicino a quello


un modello più vicino a quello tedesco,
anglosassone, con un unico organo di
basato su un organo di
governo con funzioni sia di
sorveglianza ed un direttorio;
gestione che di controllo

importanza rilevante esistenza di un consiglio direttivo


del President Directeur General nominato e controllato dal
(PDG), con un potere assimilabile al CEO consiglio di sorveglianza

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Il modello italiano

MODELLO ITALIANO

Sistema di governance legato modello di governance


alle caratteristiche del capitalismo italiano di tipo imprenditoriale-familiare

 capitalismo di tipo familiare;  i soci di controllo e le famiglie


 esistenza di molteplici imprese medio- proprietarie rappresentano il soggetto
economico della società
piccole;
 forte presenza dello Stato e scarsa
presenza di investitori istituzionali

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Il modello italiano

MODELLO ITALIANO

ORGANI PRINCIPALI

Consiglio di amm.ne Collegio sindacale

 nominato dagli azionisti  nominato dagli azionisti


con poteri di gestione  con poteri di controllo di legittimità
sull’operato degli amministratori.

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Il modello italiano

LE DISPOSIZIONI DEL TESTO UNICO SULLA FINANZA (D.lgs. 58-1998, Legge Draghi)

Disciplina specifica per le società quotate in borsa soprattutto in tema di controlli:

 scissione tra il controllo contabile, affidato ad una società di revisione (o revisore)


esterna, e controllo sull’amministrazione, affidato ai sindaci con alcune novità rispetto
al passato;
 riqualificazione del ruolo del collegio sindacale con l’attribuzione allo stesso di nuovi
poteri di vigilanza informativa sull’operato degli amministratori (i sindaci hanno
l’obbligo di intervenire in caso di operazioni di gestione manifestamente imprudenti, o
comunque non giustificabili in relazione all’oggetto sociale);
 ampliamento dei poteri di vigilanza e di intervento della Consob nei confronti del
collegio sindacale;
 esplicita previsione del controllo interno.

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Il modello italiano

LE NOVITA’ DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO (D.lgs. 6/2003)

Novità per le S.p.A. ed S.r.l., quotate e non, soprattutto in tema di


modelli di gestione, con la possibilità di scegliere indifferentemente tra:

 modello tradizionale;

 modello dualistico;

 modello monistico

Si sottolinea ancora l’importanza di realizzare i controlli


sia esterni che interni ed il modo in cui nei diversi modelli
di gestione si possono strutturare tali controlli.

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Il modello italiano

LE NOVITA’ DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO (D.lgs. 6/2003)

MODELLO ANTE RIFORMA (dualistico orizzontale)

Il sistema ordinario è strutturato come quello già previsto dal Codice Civile:
l’assemblea nomina l’organo amministrativo e il Collegio sindacale.

NOVITÀ: il controllo contabile non rientra più, anche per le società


non quotate, tra le competenze istituzionali del collegio
sindacale, ma e’ esercitato da un revisore esterno che,
limitatamente alle società che fanno ricorso al mercato
del capitale di rischio ovvero che sono tenute a redigere il bilancio
consolidato, deve essere una società di revisione

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Il modello italiano

LE NOVITA’ DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO (D.lgs. 6/2003)

MODELLO DUALISTICO

Tale sistema prevede la presenza di un Consiglio di Gestione e di


un Consiglio di sorveglianza (SCOMPARE IL COLLEGIO SINDACALE)

rispetto al modello tradizionale, il Consiglio di sorveglianza ha


maggiori poteri di quelli
riconosciuti al Collegio Sindacale,
mentre diminuisce il ruolo dell’assemblea dei soci.

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Il modello italiano

LE NOVITA’ DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO (D.lgs. 6/2003)

MODELLO DUALISTICO

Il controllo contabile è esercitato da un revisore contabile


o da una società di revisione.
Il ricorso al controllo di un organo esterno è obbligatorio anche per le società
che non facciano ricorso al mercato dei capitali e non siano tenute
a redigere il bilancio consolidato

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Il modello italiano

LE NOVITA’ DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO (D.lgs. 6/2003)

MODELLO MONISTICO

 Il sistema monistico prevede un modello di amministrazione e controllo sostanzialmente


analogo a quello tradizionale: le principali differenze con il modello tradizionale
risiedono nell’impossibilità di affidare l’amministrazione ad un amministratore unico e
nella eliminazione del collegio sindacale.
 L’amministrazione e il controllo sono esercitati rispettivamente dal consiglio di
amministrazione e dal comitato per il controllo sulla gestione, costituito al suo interno.
 Anche secondo il modello monistico, il controllo contabile spetta necessariamente ad
una società di revisione o a un revisore, a seconda che la società faccia o meno ricorso
al mercato del capitale di rischio.

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La nuova governance italiana
ASSEMBLEA COLLEGIO
DEI SOCI SINDACALE

DUALISTICO
ORIZZONTALE
CDA

MONISTICO
Text ASSEMBLEA
DEI SOCI

DUALISTICO
VERTICALE CONSIGLIO DI
Text SORVEGLIANZA

CONSIGLIO DI
Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate
governance, regolamentazione contabile e GESTIONE
trasparenza dell’informativa aziendale

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La nuova governance italiana
AMMINISTRAZIONE CONTROLLO LEGALITA’ CONTROLLO CONTABILE

Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate governance, regolamentazione contabile e trasparenza


Organo Chi lo nomina Organo Chi lo nomina Organo Chi lo nomina

SISTEMA TRADIZIONALE
Consiglio di Assemblea Collegio Assemblea dei Revisore Assemblea dei
amm. ne o sindacale soci contabile, soc. soci
amm.unico di revisione,
collegio
sindacale
formato da
revisori

SISTEMA DUALISTICO
Consiglio di Consiglio di Consiglio di Assemblea dei Revisore Assemblea dei
gestione sorveglianza sorveglianza soci contabile o soc. soci
di revisori

dell’informativa aziendale
SISTEMA MONISTICO
Consiglio Assemblea dei Comitato per il Consiglio di Revisore Assemblea dei
di amm. ne soci controllo della amministrazion contabile o soc. soci
gestione e di revisori

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La nuova governance italiana
Organi di controllo Funzioni

Controllo del bilancio


Società di revisione
e della contabilità

Controllo
Collegio sindacale
sull’amministrazione

Controllo operativo-
Internal Auditing
Risk management
Valutazione organi di
Comitato per il
controllo interno e
Controllo Interno
proposte soc. di revisione

Controllo di affidabilità
Società di rating
finanziaria

Fonte: G. Fiori, R. Tiscini, Corporate


D. Lgs. 58/1998 Codice di Facoltativo governance, regolamentazione contabile e
Autodisciplina trasparenza dell’informativa aziendale

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Fasi della vita aziendale

VITA AZIENDALE

1.FASE 2. FASE DEL 3. FASE


ISTITUZIONALE FUNZIONAMENTO TERMINALE
 Business idea  Organizzazione Cessazione dell’azienda:
 Ubicazione  Gestione  Relativa
 Dimensione  Rilevazione  Assoluta
 Assetto istituzionale

FORMA GIURIDICA &


FORMA DI GOVERNO

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L’organizzazione

ORGANIZZAZIONE
AZIENDALE

Studia i criteri di divisione del lavoro ed i relativi meccanismi di coordinamento

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L’organizzazione

ORGANIZZAZIONE
AZIENDALE

Organismo personale Assetti Organizzativi

Studio delle capacità e degli obiettivi Strumenti per il coordinamento delle


delle persone mettendole in relazione persone. Sono funzionali al
con la struttura dell’organizzazione raggiungimento dei fini aziendali.
\
aziendale.

STRUTTURE SISTEMI
ORGANIZZATIVE OPERATIVI

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L’organizzazione

ASSETTI
ORGANIZZATIVI

Strutture organizzative Sistemi operativi

Studio degli organi aziendali, delle Regole, procedure e programmi che


loro funzioni e delle rispettive garantiscono il buon funzionamento
interrelazioni dell’impresa
 gestione del personale
problema
 programmazione e
controllo
Come organizzare  sistemi informativi
la struttura organizzativa aziendali

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Progettazione della struttura organizzativa

Progettazione della
struttura organizzativa

 Studio delle operazioni di gestione

 Individuazione dei compiti e delle attività da svolgere

 Divisione del lavoro tra le unità organizzative

 Divisione del lavoro tra le posizioni (persone)

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Progettazione della struttura organizzativa

STRUTTURE
ORGANIZZATIVE

Definizione degli organi Definizione funzioni/organi Definizioni relaz. tra organi

GERARCHIA

FORMALIZZAZIONE DI UN ORGANIGRAMMA, rappresentazione grafica della struttura


organizzativa che mette in evidenza la relazione gerarchica tra gli organi

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Progettazione della struttura organizzativa

CRITERI DI DIVISIONE
DEL LAVORO

PER TIPOLOGIA
PER OUTPUT
DI OPERAZIONE

A produzione B A B
produzione

A vendita B A B
vendita

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Le strutture organizzative

STRUTTURA ELEMENTARE

Direzione Generale

Unità operativa Unità operativa Unità operativa

Imprese di piccole dimensioni, per lo più familiari.


Tutte le responsabilità direzionali sono accentrate nella DG
La divisione del lavoro è realizzata per tipo di operazione

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Le strutture organizzative

STRUTTURE COMPLESSE

 Struttura FUNZIONALE La FUNZIONE è un insieme di attività simili in


relazione al modo in cui vengono svolte le operazioni
DIVISIONE DEL LAVORO PER
TIPOLOGIA DI OPERAZIONI

La DIVISIONE è data da un insieme di persone ed


 Struttura DIVISIONALE
operazioni necessarie alla realizzazione di un certo
output
DIVISIONE DEL LAVORO PER
TIPOLOGIA DI PRODOTTI

 Struttura MATRICIALE Esistenza di due linee di direzioni:


per funzioni e per prodotti

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Le strutture organizzative

STRUTTURA FUNZIONALE

Direzione Generale

Produzione Vendita Amministrazione …

Un. Op. I Un. Op. II Un, op. III

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Le strutture organizzative

STRUTTURA DIVISIONALE

Direzione Generale

Prodotto A Prodotto B Prodotto C

Produzione Vendita Amm.ne


Mercato 1 Mercato 2

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Le strutture organizzative

STRUTTURA MATRICIALE

Direzione Generale

Produzione Vendita Amministrazione

Un. Op.
Prodotto A

Prodotto B

Prodotto C

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Le strutture organizzative. Scelta

VARIABILI RILEVANTI PER LA


SCELTA DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA

 ECONOMIE DI SCALA  Struttura funzionale

 ECONOMIE DI SPECIALIZZAZIONE  Struttura funzionale

 ECONOMIE DI DIFFERENZIAZIONE  Struttura divisionale

 INTERDIPENDENZE DELLE  Struttura divisionale


FUNZIONI PER CIASCUN PRODOTTO

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Le strutture organizzative. Scelta

VARIABILI RILEVANTI PER LA


SCELTA DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA

 DIMENSIONI AZIENDALI;
 TIPOLOGIA DEI PRODOTTI;
 LIVELLO DI TECNOLOGIA;
 ECONOMIE DI SCALA;
 DIFFERENZIAZIONE;
 DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO;
INTERDIPENDENZA DELLE FUNZIONI;
ECONOMIE DI SPECIALIZZAZIONE

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Le strutture organizzative. Scelta

VARIABILI RILEVANTI PER LA


SCELTA DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA

 ECONOMIE DI SCALA
All’aumentare delle quantità prodotte si riduce il costo medio sostenuto a seguito
della ripartizione del costo complessivo per un maggior numero di prodotti.

 ECONOMIE DI SPECIALIZZAZIONE
Le attività routinarie permettono l’acquisizione di competenze e conoscenze
specialistiche che migliorano l’efficienza globale della produzione.

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Le strutture organizzative. Scelta

VARIABILI RILEVANTI PER LA


SCELTA DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA

 DIFFERENZIAZIONE DEL PRODOTTO


Investire su elementi distintivi del prodotto introducendo caratteristiche percepite
come uniche dal cliente.

 INTERDIPENDENZA TRA LE FUNZIONI


La complessità interna ed esterna dell’impresa richiede un continuo
coordinamento/confronto tra le funzioni aziendali.

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Le strutture organizzative

STRUTTURA MATRICIALE
 Duplice livello di specializzazione;
 corrispondenza tra la specializzazione ed il livello direttivo (duplice livello direzionale);
 adattabilità ad ambienti instabili;
 corresponsabilità nel raggiungimento degli obiettivi (necessità di coordinamento).

VANTAGGI SVANTAGGI

Economie di scala Duplicazione dei costi


Economie di specializzazione Duplicazione di autorità con conseguente
potenziale conflittualità ed incremento dei costi di
Gestione unitaria dei prodotti
coordinamento
Decentramento
Adeguata ad ambienti instabili

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La strategia aziendale

STRATEGIA

Insieme degli obiettivi fondamentali perseguiti e delle politiche


poste in essere per la realizzazione di tali obiettivi

Orientamento strategico di fondo Indirizzi strategici

Linee guida, valori, identità Decisioni, scelte, strategie

 cosa fare  dove operare


 perché farlo  come operare\
 come farlo  quali leve sfruttare

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La strategia aziendale

STRATEGIA

Variabili fondamentali:

Obiettivi dell’azienda Ambiente esterno Variabile temporale

Insieme delle variabili Necessità di rivedere


esterne che influenzano periodicamente le
le decisioni aziendali e strategie aziendali
quindi gli obiettivi

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La strategia aziendale

Ambiente esterno

MACRO AMBIENTE MICRO AMBIENTE

Sistema istituzionale di riferimento, Singolo settore di riferimento


sistema economico generale

Insieme di imprese che producono


beni tra loro intercambiabili

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La strategia aziendale

STRATEGIA AZIENDALE

Studio delle variabili fondamentali:

LE FORZE COMPETITIVE DI PORTER

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Le forze competitive

MINACCIA DI
NUOVI ENTRANTI

POTERE CONTRATTUALE INTENSITA’ DELLA POTERE CONTRATTUALE


DEI FORNITORI CONCORRENZA DEI CLIENTI

MINACCIA DI
PRODOTTI SOSTITUTIVI

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Le forze competitive

INTENSITA’ DELLA CONCORRENZA

Si basa sull’analisi dei comportamenti degli operatori economici già presenti ed attivi nel
mercato di riferimento, ed in particolare:
 sulle politiche di pricing (c.d. guerra dei prezzi);
 sulla differenziazione del prodotto.

Il livello di concorrenza interno dipende essenzialmente da:


 la storia del settore;
 la fase del ciclo di vita del settore;
 la strategicità del business.

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Le forze competitive

POTERE CONTRATTUALE DEI FORNITORI

In un mercato con poche imprese e con un prodotto molto differenziato il fornitore ha, nei
rapporti con queste imprese, maggior potere contrattuale.
Queste imprese, infatti, possono rivolgersi quasi esclusivamente e in via continuativa agli stessi
fornitori che, dunque, assumono un maggior potere in relazione alle modalità/tempi e
caratteristiche delle forniture.

POTERE CONTRATTUALE DEI CLIENTI

Nel caso in cui, ad esempio, il cliente acquisti grandi volumi di prodotto in relazione al giro di
affari globale del venditore, il cliente stesso ha un crescente potere contrattuale.
Lo stesso fenomeno avviene in casi di prodotti standardizzati o di mercati con un alto livello di
informazione, in quanto il cliente può essere “tentato” da altre aziende che vendono prodotti
simili a condizioni migliori.

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Le forze competitive

MINACCIA DI POTENZIALI NUOVI ENTRANTI

Rappresenta il rischio dell’entrata nel mercato di riferimento di nuovi competitors.


Tale rischio è determinato dalla presenza o meno di:

BARRIERE ALL’ENTRATA: ostacoli all’ingresso di un nuovo mercato/settore.

BARRIERE ALL’USCITA: ostacoli che un’azienda incontra per uscire da


mercato/settore.

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Le forze competitive

Le BARRIERE ALL’ENTRATA possono essere economiche se per esempio l’entrata in quel


settore di attività richiede cospicui investimenti, finanziari o materiali, al fine di essere
minimamente competitivi ovvero possono essere strategiche. In quest’ultimo caso il
comportamento dell’eventuale new entry è particolarmente influenzato e dipendente dalla
reazione degli operatori già presenti nel mercato dinanzi alla minaccia di entrata.
Le BARRIERE ALL’USCITA possono esplicarsi in vincoli soggettivi (attaccamento
dell’imprenditore all’attività svolta indipendentemente dai risultati conseguiti), ovvero alla
strategicità del business, nel caso in cui l’attività in oggetto sia funzionale o legata ad altri
business profittevoli del gruppo, ovvero al livello di investimenti già sostenuti (maggiori sono
tali investimenti, minore sarà la propensione ad uscire dal business alle prime difficoltà, dati i
problemi di recupero dei sunk costs).

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Le forze competitive

BARRIERE
ALL’ENTRATA

Tipologie fondamentali:

Barriere di tipo economico Barriere di tipo istituzionale Barriere di tipo strategico

Legate alle Vincoli pubblici o Dipendono dalla


caratteristiche del settore normative di settore reazione delle imprese
(ad es. investimenti particolari già esistenti nel settore di
iniziali) fronte al rischio di un
nuovo ingresso

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Le forze competitive

BARRIERE
ALL’USCITA

Barriere economiche Barriere extra-economiche

STRATEGICITÀ TIPO DI VINCOLI VINCOLI


DEL BUSINESS INVESTIMENTI PERSONALI PUBBLICI

Importanza Maggiori sono gli Legame affettivo tra Funzione sociale


strategica in investimenti imprenditore ed dell’impresa
relazione ad altre effettuati, minore impresa
aree di attività sarà la propensione
ad uscire dal
business

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Le forze competitive

MINACCIA DI PRODOTTI SOSTITUTIVI

È necessario tenere in considerazione la propensione degli acquirenti nei confronti di altri


prodotti con caratteristiche materiali o immateriali simili.
Le caratteristiche dei surrogati e del prezzo degli stessi, infatti, rappresentano variabili decisorie
fondamentali dei consumatori acquisiti o potenziali.

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La strategia aziendale

STRATEGIA

esistenza di diversi livelli

STRATEGIE STRATEGIE STRETEGIE


DI CORPORATE DI BUSINESS OPERATIVE

Decisioni alla base della Influenza sulle forze Coordinamento interno alle
strategia del gruppo competitive e posizionamento Strategic Business Unit (SBU)
nel sistema competitivo

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La strategia aziendale

STRATEGIE
DI CORPORATE

INTEGRAZIONE DIFFERENZIAZIONE DIVERSIFICAZIONE

Determinazione dell’entità delle  estensione delle linee Presenza in settori non correlati
attività correlate per la di prodotti;
produzione di un output  ampliamento della
gamma offerta Accordi e
Crescita interna
Joint Venture
A monte A valle

correlato conglomerale

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La strategia aziendale

STRATEGIE
DI BUSINESS

Grado di Rapporto con Ampiezza Vantaggio


innovazione i competitor raggio d’azione perseguito

DIFFEREN-
COSTO
ZIAZIONE

Matrice strategica di business

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La strategia aziendale

Matrice strategica di business

Vantaggio perseguito
costo Differenziazione

LEADERSHIP LEADERSHIP
ampio

DI DI
raggio d’azione

COSTO DIFFERENZIAZIONE
Ampiezza

FOCALIZZAZIONE FOCALIZZAZIONE
ristretto

COSTO DIFFERENZIAZIONE

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La strategia aziendale

La leadership di costo

L’impresa opera con costi unitari inferiori rispetto a quelli


sostenuti dalla concorrenza

FATTORI CRITICI:
 fonti di approvvigionamento privilegiate;
 economie di scala
 tecnologie innovative

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La strategia aziendale

La differenziazione

Attribuzione al prodotto di caratteristiche distintive ed uniche


(materiali o semplicemente percepite) che ne aumentano il valore

FATTORI CRITICI:
 qualità;
 servizi accessori;
 immagine

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La strategia aziendale

La focalizzazione

Focalizzazione sul costo Focalizzazione sulla differenziazione

Ottenimento di vantaggi di costo in Rispondenza alle esigenze di un


un segmento ristretto mercato ristretto

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La strategia aziendale

Focalizzazione sul costo Focalizzazione sulla differenziazione

VANTAGGI

 favorisce la specializzazione
 favorisce l’esperienza
 riduce la pressione competitiva

RISCHI

 la nicchia di mercato potrebbe essere troppo ristretta


 minaccia di nuovi entranti
 ciclo di vita del prodotto nei mercati di nicchia

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Le funzioni aziendali

FUNZIONI AZIENDALI

si classificano in

Funzioni operative Funzioni di indirizzo


Funzioni integrative
tipiche e coordinamento

Produzione Finanza Organizzazione


Approvvigionamento Gestione del personale Pianificazione
Commerciale & controllo
Ricerca&sviluppo Sistemi informativi

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Funzione commerciale
Gestisce e cura i rapporti tra l’azienda ed il mercato

ORIENTAMENTO DELL’IMPRESA

Al prodotto Alle vendite Al mercato Al marketing

Focus sulla Focus sulla Focus sui


produzione su collocazione dei consumatori e sui
larga scala prodotti sul loro bisogni
mercato

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Funzione commerciale

ORIENTAMENTO DELL’IMPRESA

Al marketing

Mira al soddisfacimento della clientela con un approccio strategico


di medio-lungo periodo

SI SVILUPPANO ATTIVITA’

Strategico/funzionali Attività operative

Equilibrata combinazione delle leve Espletamento delle funzioni di


di marketing mix vendita/promozione

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Il marketing mix

MARKETING MIX COMUNICAZIONE


PRODOTTO

COMBINAZIONE OTTIMALE
DI 4 LEVE PER IL
SODDISFACIMENTO DEI
BISOGNI DELLA
CLIENTELA
DISTRIBUZIONE
PREZZO

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Il marketing mix

PRODOTTO

Caratteristiche materiali ed immateriali del prodotto:


 assistenza
 garanzia
 gamme disponibili
 optional
…

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Il marketing mix

PREZZO

Politiche stabilite in base agli obiettivi reddituali e di mercato:


 importanti ai fini del posizionamento strategico dell’impresa;
 comportamento della concorrenza;
 grado di differenziazione.

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Il marketing mix

COMUNICAZIONE

Diverse leve e diversi strumenti di comunicazione:


 pubblicità;
 promozione;
 propaganda;
 pubbliche relazioni;
 sponsorship.

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Il marketing mix

DISTRIBUZIONE

Scelta del canale distributivo da utilizzare.

CANALE

Diretto Corto Lungo

Assenza di Unico Più


intermediari intermediario intermediari

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Il circuito della gestione

m
ato FINANZIAMENTO er
ca
c
er to
m

ACQUISIZIONE DEI
VENDITA
FATTORI PRODUTTIVI

TRASFORMAZIONE

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 106


La rilevazione

INFORMAZIONI
SULLA GESTIONE

Destinatari interni Destinatari esterni

Amministratori
Stakeholders
Management
 soci
 banche
 risparmiatori
 erario
 clienti/fornitori
…

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L’informazione

Informazione Informazione
interna esterna

volontaria,
regolata dalla legge
non regolata dalla legge

continua periodica

consuntiva/preventiva consuntiva

bilancio d’esercizio, budget,


bilancio d’esercizio
contabilità analitica, report…

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Impieghi e fonti
IMPIEGHI FONTI

QUAL È LA PROVENIENZA DEL


Liquidità Patrimonio netto
COME È UTILIZZATO IL

Crediti Debiti finanziari

CAPITALE
CAPITALE

Immobilizzazioni Debiti commerciali

Spese correnti Ricavi correnti

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Impieghi e fonti
IMPIEGHI FONTI

Liquidità Patrimonio Netto


impieghi fonti che comportano
Crediti obblighi di Debiti finanziari
ancora
Immobilizzazioni utilizzabili restituzione Debiti commerciali

impieghi che non


fonti acquisite
Spese correnti sono più Ricavi
a titolo definitivo
utilizzabili
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Le categorie di finanziamento

FINANZIAMENTO

Interno Esterno
(titolare o soci)
(banche o altri finanziatori)

DOTAZIONE PATRIMONIALE RICORSO AL CREDITO

CAPITALE DI RISCHIO CAPITALE DI CREDITO

Mezzi propri Mezzi di terzi


(Patrimonio Netto) (Debiti finanziari)

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Le categorie di finanziamento

FINANZIAMENTO

Patrimonio Netto Debiti Finanziari


(Mezzi propri) (Capitale di credito)

Indeterminato RIMBORSO Stabilito contrattualmente

Legata ai risultati d’esercizio REMUNERAZIONE Stabilita contrattualmente

Soci DIRITTI Creditori

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Le categorie di finanziamento

FINANZIAMENTO

Mezzi Propri Capitale di credito

PATRIMONIO NETTO - DEBITI FINANZIARI


EQUITY

IMPRESE INDIVIDUALI SOCIETA’ IMPRESE PUBBLICHE

Capitale Capitale Fondo di


Netto Sociale dotazione

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Le categorie di finanziamento

DEBITI FINANZIARI

Soggetti erogatori:

Banche Risparmiatori Altre istituzioni fin.

 Mutui  Obbligazioni  Leasing


 C/c passivi  Obbligazioni  Factoring
convertibili
 Anticipi su fatture
 Anticipazioni

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Il finanziamento. Rappresentazione
Un’azienda viene istituita con un capitale sociale di € 200.000 (versato dai soci
in un c/c bancario), quindi integra quanto sopra con il ricorso ad un
finanziamento bancario di € 100.000(anche questi accreditati sul c/c bancario).

Per rappresentare l’operazione è necessario indicare:


1) la qualità del capitale (cioè: come è impiegato)
2) la provenienza del capitale (cioè: le fonti)

IMPIEGHI FONTI
Liquidità 300.000 Capitale
200.000
sociale
Debiti
100.000
v/banche

300.000 300.000

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I fattori produttivi

FATTORI PRODUTTIVI

Risorse materiali ed immateriali mediante


cui viene svolta l’attività di produzione

IMMOBILIZZAZIONI SPESE CORRENTI

FATTORI PRODUTTIVI FATTORI PRODUTTIVI


AD UTILITA’ LA CUI UTILITA’ E’
PLURIENNALE LIMITATA AD UN
ESERCIZIO

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I fattori produttivi

FATTORI PRODUTTIVI

IMMOBILIZZAZIONI SPESE CORRENTI

 Fabbricati  Materie
 Automezzi  Personale
 Partecipazioni  Servizi
 R&D e Pubblicità  R&D e Pubblicità
(in alcuni casi) (in alcuni casi)
 …  …

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I fattori produttivi

IMMOBILIZZAZIONI

Tecniche Finanziarie

Investimenti in beni e servizi Investimenti in attività


funzionali all’attività di finanziarie
produzione

materiali immateriali

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I fattori produttivi

IMMOBILIZZAZIONI

Tecniche Finanziarie

Le immobilizzazioni tecniche Le immobilizzazioni


rappresentano impieghi a finanziarie rappresentano
redditività collettiva, così impieghi a redditività
come le spese correnti individuale

Gli impianti e le materie prime Le obbligazioni e le partecipazioni


generano un reddito solo insieme ad generano un reddito senza bisogno
altri fattori produttivi del supporto di nessun altro fattore
produttivo

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Spese collegate alle immobilizzazioni

SPESE COLLEGATE ALLE IMMOBILIZZAZIONI

Ammortamento Svalutazione Manutenzione

Perdita di valore Perdita di valore Spese sostenute sulle


fisiologica e prevedibile, imprevedibile e legata a immobilizzazioni
relativa a tutte le fattori esterni che materiali
immobilizzazioni con colpisce qualsiasi tipo di
vita utile limitata nel immobilizzazione
tempo
MANUTENZ. MANUTENZ.
ORDINARIA STRAORDINARIA

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Spese di manutenzione

MANUTENZIONE

Ordinaria Straordinaria

Spese sostenute per mantenere il Spese sostenute per


bene in condizioni di normale incrementare la vita utile o
funzionamento la funzionalità del bene

SPESE CORRENTI IMMOBILIZZAZIONI

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L’impiego. Rappresentazione
L’azienda acquista, con pagamento in contanti, macchinari per € 150.000 e, ottenendo una
dilazione dai fornitori, materie per € 100.000.

IMPIEGHI FONTI
La tavola
precedente: Liquidità 300.000 Capitale sociale 200.000

Debiti v/banche 100.000

Si modifica
IMPIEGHI FONTI
così: Capitale
Liquidità 150.000 200.000
sociale
Macchinari 150.000 Debiti
100.000
Materie prime 100.000 v/banche
Debiti
100.000
v/fornitori

400.000 400.000
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La vendita. Rappresentazione
L’azienda ottiene con la vendita dei propri prodotti, ricavi per € 250.000 (€
180.000 in contanti ed il resto a dilazione).

La tavola IMPIEGHI FONTI


precedente:
Liquidità 150.000 Capitale sociale 200.000
Macchinari 150.000 Debiti v/banche 100.000
Materie prime 100.000 Debiti v/fornitori 100.000

Si modifica IMPIEGHI FONTI


così:
Liquidità 330.000 Capitale sociale 200.000
Crediti v/clienti 70.000 Debiti v/banche 100.000
Macchinari 150.000 Debiti v/fornitori 100.000
Materie prime 100.000 Ricavi di vendita 250.000

650.000 650.000
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Il bilancio
ATTIVITÀ PASSIVITÀ

Liquidità Patrimonio Netto

Crediti Debiti finanziari

Immobilizzazioni Debiti commerciali

Rimanenze

COSTI RICAVI

Spese correnti Ricavi correnti

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Il bilancio
ATTIVITÀ PASSIVITÀ

Liquidità Patrimonio Netto


PATRIMONIALE

Crediti Debiti finanziari


STATO

Immobilizzazioni Debiti commerciali


Rimanenze

COSTI RICAVI
ECONOMICO
CONTO

Spese correnti Ricavi correnti

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Il Patrimonio Netto

IL PATRIMONIO
NETTO

Capitale sociale
Riserva da sovrapprezzo delle azioni
Riserve di rivalutazione
Riserva legale
Riserve statutarie
Riserva per azioni proprie in portafoglio
Altre Riserve distintamente indicate
Utili (perdite) portati a nuovo
Utile (perdita) dell’esercizio

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 126


La costituzione
Si costituisce una S.p.A. con capitale sociale di 100.000 euro, così conferiti:
50.000 in denaro, 30.000 con l’apporto di un immobile ed il resto da versare

S.P. C.E.

Depositi
bancari
+50.000 Capitale
sociale
Crediti v/soci
per versam. +100.000
ancora dovuti
+20.000
Immobili
+30.000

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 127


La costituzione
Si richiamano i decimi da versare.

1. Tutti i soci provvedono al 2. I soci provvedono al versamento dovuto


versamento dovuto ad eccezione di uno di essi che recede la
cui quota era di 10.000
S.P. S.P.

Depositi bancari Depositi bancari


Capitale Capitale
+ 70.000 +50.000 sociale +60.000 +50.000
sociale
Crediti v/soci per +100.000 Crediti v/soci per
versam. ancora versam. ancora +100.000 90.000
dovuti dovuti
0 +20.000 0 +20.000
Immobili Immobili
+30.000 +30.000

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 128


La costituzione
Si costituisce una S.p.A. con capitale sociale di 100.000 euro, così conferiti:
60.000 in denaro ed il resto da versare. Le spese legali, pagate contestualmente
sono pari a 1.000

S.P. C.E.

Depositi bancari Capitale


+59.000 sociale

Crediti v/soci per +100.000


versam. ancora dovuti
+40.000
Costi di impianto ed
ampliamento
+1.000

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I Debiti Finanziari

I DEBITI FINANZIARI
(CAPITALE DI CREDITO)

Debiti verso banche


 per mutui
per aperture di credito in c/c
per anticipazioni
…
Obbligazioni /Obbligazioni convertibili
Debiti verso altri finanziatori
Debiti (per prestiti) verso imprese controllate
Debiti (per prestiti) verso imprese collegate
Debiti (per prestiti) verso controllanti
…..

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 130


I Debiti Commerciali

I DEBITI COMMERCIALI
(DI DILAZIONE)

Debiti verso fornitori di impianti


Debiti verso fornitori di materie
Debiti verso fornitori di servizi

Debiti verso il personale
Debiti verso enti previdenziali
Debiti tributari

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Immobilizzazioni e spese correnti

ACQUISTO DEI FATTORI PRODUTTIVI

IMMOBILIZZAZIONI SPESE CORRENTI

fattori produttivi la cui utilità si


protrae per più anni
fattori produttivi
(es. Impianti, macchinari,
brevetti, ecc.)
la cui utilità è limitata
+ investimenti ad un ciclo produttivo
finanziari (es. materiali, lavoro,
(es. Partecipazioni, titoli, ecc.) servizi, ecc.)

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Le Immobilizzazioni (spese di
investimento)

IMMOBILIZZAZIONI

I - IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
Costi di impianto e di ampliamento
Costi di ricerca e sviluppo
Costi di pubblicità
Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione
delle opere dell’ingegno
Concessioni, licenze, marchi e diritti simili
Avviamento
Altre immobilizzazioni immateriali
Immobilizzazioni in corso
Acconti per immobilizzazioni immateriali

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Le Immobilizzazioni (spese di
investimento)

IMMOBILIZZAZIONI

II - IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
Terreni e fabbricati
Impianti e macchinari
Attrezzature industriali e commerciali
Altre immobilizzazioni materiali
Immobilizzazioni in corso
Acconti per immobilizzazioni materiali

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 134


Le Immobilizzazioni (spese di
investimento)

IMMOBILIZZAZIONI

III - INVESTIMENTI FINANZIARI:


Partecipazioni in imprese controllate
Partecipazioni in imprese collegate
Partecipazioni in imprese controllanti
Partecipazioni in altre imprese

Crediti verso imprese controllate


Crediti verso imprese collegate
Crediti verso imprese controllanti
Crediti verso altri
Altri titoli
Azioni proprie
Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 135
Le spese correnti

SPESE CORRENTI

Spese di acquisto delle materie (prime sussidiarie e di consumo)


Spese di acquisto delle merci
Spese per servizi / Spese per godimento di beni di terzi
Salari e stipendi / Oneri sociali
Altri costi del personale / Altri costi operativi

Interessi passivi
Minusvalenze su titoli e partecipazioni
Sopravvenienze e insussistenze
Minusvalenze

Imposte sul reddito dell’esercizio


Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 136
La vendita

Cessione del prodotto o del servizio ottenuto


tramite l’impiego dei fattori produttivi

Determina, dal punto di vista economico,


il formarsi di

RICAVI

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I ricavi

I RICAVI

Ricavi per vendita prodotti


Ricavi per prestazioni di servizi
Altri ricavi complementari

Interessi attivi
Dividendi
Plusvalenze su titoli e partecipazioni
Altri proventi finanziari

Sopravvenienze e insussistenze
Plusvalenze

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Esempi di operazioni: rimborso di un mutuo
bancario

FINANZIAMENTO

Debiti finanziari

RATE
RIMBORSO Stabilito contrattualmente

REMUNERAZ. Stabilita contrattualmente

DIRITTI Creditori

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Esempi di operazioni: rimborso di un mutuo
bancario

RATA

QUOTA CAPITALE QUOTA INTERESSI

Rimborso effettivo di quanto Pagamento del servizio offerto


preso in prestito dalla banca

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 140


Esempi di operazioni: rimborso di un mutuo
bancario

Il rimborso di un mutuo bancario

Rata 1 Q capitale Q interessi

Rata 2 Q capitale Q interessi

Rata 3 Q capitale Q interessi

… Q capitale Q interessi

Rata n Q capitale Q interessi

Somma pagata
Somma presa in prestito

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 141


Esempi di operazioni: rimborso di un mutuo
bancario
Si ottiene un mutuo bancario di 1.000
S.P. C.E.

Depositi bancari
+1.000 Debiti v/banche
+1000

Si paga una rata del mutuo di 100, di cui 10 a titolo di interessi

S.P. C.E.

Depositi bancari Oneri finanziari


-100 Debiti v/banche +10

+1000 910

Prof. Giovanni Fiori Corso di Economia Aziendale 142

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