Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Del resto, anche agli occhi di molti vescovi, il movimento hitleriano non appariva un
fenomeno del tutto negativo. Tale valutazione nasceva dall’illusione che il razzismo
fosse, in realtà, un elemento accessorio del nazionalsocialismo. Molti cattolici erano
convinti che, eliminato questo provvisorio ostacolo dottrinale, col nazismo sarebbe
stato possibile arrivare a una sincera collaborazione, sulla base del comune rifiuto del
liberalismo, del radicale anticomunismo, del nazionalismo e dell’ostilità antiebraica.
Pareva impossibile ai vescovi che, con tanti elementi di affinità, Chiesa e Terzo
Reich non potessero trovare un accordo per colpa del razzismo.
Dal 1920 al 1929, era stato Nunzio il tenacemente anti-bolscevico arcivescovo
Eugenio Pacelli, successivamente, nel 1939, divenuto papa con il nome di Pio XII.
Con il nunzio apostolico Pacelli il coinvolgimento vaticano e, più genericamente,
cattolico nel regime nazista si manifestò in due momenti fondamentali: le “Leggi sui
Pieni Poteri” e il Concordato.
L’8 luglio 1933 si giunse alla firma di un Concordato tra il Vaticano e la Germania nazista. È
difficile sapere se la santa sede avesse già intuito che quello hitleriano era un regime assai più
radicale del fascismo italiano. Molti vescovi tedeschi, da parte loro, videro in quell’accordo uno
straordinario punto di partenza: essi speravano che, da allora in avanti, Chiesa e stato avrebbero
finalmente collaborato per la rinascita materiale e spirituale del popolo tedesco, superando
l’individualismo liberale e lottando insieme contro il comunismo. La stampa e le associazioni
cattoliche subirono ben presto soprusi e vessazioni di ogni tipo, finché non vennero di fatto
cancellate come voce autonoma e come presenza socialmente significativa. Il colpo di grazia
venne nel 1936, quando tutti i giovani tedeschi di età compresa tra i 10 e i 18 anni furono obbligati
a iscriversi alla Gioventù hitleriana (Hitlerjugend), con il conseguente scioglimento o
assorbimento di tutte le altre forme di aggregazione giovanile.
Eppure, per tutti gli anni Trenta, l’episcopato tedesco non perse mai le sue speranze di poter
giungere a una collaborazione col Terzo Reich, o almeno a una situazione di compromesso. Il
silenzio dei vescovi fu totale sulla sorte degli ebrei tedeschi: neppure le violenze della notte dei
cristalli – compiute con manifesta e ostentata pubblicità – ricevettero un’esplicita e ufficiale
condanna.
La convinzione di fondo era che, se solo il regime avesse allentato di poco le sue mire di egemonia
totale e avesse lasciato un maggiore margine di libertà alla Chiesa, il conflitto fra cattolicesimo e
nazionalsocialismo avrebbe potuto trovare facile composizione, con evidenti reciproci benefici.
Con l’enciclica Mit brennender sorge (Con viva ansia) del 1937, papa Pio XI prese infine
apertamente posizione contro la Germania hitleriana, denunciando l’evidente aspirazione del
nazismo a porsi come una vera e propria religione, come una visione del mondo totalizzante, del
tutto alternativa rispetto al cristianesimo.
Chiesa luterana e nazismo