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Dietrich Bonhoeffer

4 Febbraio 1906 – 9 Aprile 1945


Dietrich Bonhoeffer
Il Contesto storico e la biografia
CONTESTO STORICO
 La Germania nazista
Nella Germania nazista, non tutti i tedeschi
furono partecipi dell’ideologia militaristica,
razzista, egemone, scaturita dalla mente
contorta di Adolf Hitler e dei suoi accoliti,
che provocò milioni di morti, distruzioni
immense, innumerevoli feriti, invalidi,
dispersi, perseguitati e sconvolgimenti
politici in tutto il mondo.
Tutto ciò ebbe il suo epilogo nella Seconda
Guerra Mondiale, ma già dal 1920, anno
della fondazione del nazionalsocialismo da
parte di Hitler, nella Germania fortemente
provata da una complessa situazione
economico - politica si andò diffondendo
l’ideologia della pretesa superiorità razziale
del popolo tedesco che comportava la
conseguente discriminazione verso le etnie
ritenute “diverse”, in particolare gli Ebrei,
che furono oggetto di spietate persecuzioni.
La Germania hitleriana
Nel campo economico e sociale, il
nazionalsocialismo respingeva sia le dottrine
liberiste che quelle marxiste, contrapponendo
ad esse una visione rigidamente corporativa e
attuando una politica di stretto controllo
dell’attività economica.
In politica estera, l’ideologia nazista tese i suoi
sforzi alla preparazione della rivincita della
sconfitta subita dalla Germania, nella Prima
Guerra Mondiale, proclamando apertamente la
necessità per il popolo tedesco, di strappare
alle altre nazioni “lo spazio vitale” necessario.
Tutto questo, a partire dal 1933, anno in cui, in
seguito a regolari elezioni politiche Hitler
prese il potere, portò ad una vasta
militarizzazione dello Stato, instaurò un clima
di repressione dei dissidenti, istituendo un
regime totalitario basato sull’identificazione
tra Partito e Stato.
Deportazioni e
Campi di concentramento
Successivamente si ebbero invasioni di
Stati confinanti, occupazioni militari,
rastrellamenti e deportazioni di ebrei,
avversari politici, zingari, e malati di
mente, nei famigerati campi di
concentramento, vergogna di una
civilissima nazione, che tanto aveva dato
in arte, letteratura, scienze, filosofia,
all’Europa e al mondo fino ad allora.
Ma non tutti i tedeschi condividevano le
politiche naziste, alcuni vincendo la
paura della famigerata Gestapo, furono in
aperta contrapposizione e molti pagarono
con il carcere, le torture, i lavori forzati,
la vita stessa, la loro libertà di espressione
e l’anelito di indipendenza dal rigido
regime.
I TENTATIVI DI FERMARE HITLER
E LE CONSEGUENZE
Nell’ottica di fermare la deriva della Germania alcuni ufficiali delle Forze Armate,
appoggiati da dissidenti, organizzarono un primo attentato a Hitler nel 1943 a Monaco, che
ebbe un esito negativo.
Successivamente, nel 1944, il colonnello von Stauffenberg collocò una bomba nel quartiere
generale del Führer a Rastenburg, nella Prussia Orientale, ma Hitler, ferito solo
leggermente, riuscì rapidamente a schiacciare i rivoltosi che, credendolo morto, si erano
scoperti senza tuttavia organizzare un’azione efficace a Berlino.
Gli implicati indirettamente nel complotto, si uccisero; coloro i quali furono più
direttamente coinvolti, vennero giustiziati.
Con loro furono arrestati migliaia di oppositori del regime e giustiziati in un susseguirsi di
fucilazioni ed impiccagioni; affogando così in un lago di sangue l’anelito di libertà dalla
tremenda dittatura nazista, comunque arrivata al capolinea.

Prima di crollare, il totalitarismo nazista ha fatto in tempo a consumare la sua vendetta su


uno dei suoi più convinti oppositori: il pastore e teologo protestante Dietrich Bonhoeffer.
Questi aveva partecipato attivamente alla resistenza, sia teorica che militare, contro il
regime hitleriano e aveva approvato la teoria del tirannicidio.
Biografia
 Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) pastore luterano, ma anche professore universitario con un
dottorato in teologia, fu uno scrittore prolifico, un pensatore e una figura centrale nella lotta
contro il regime nazista. 
Nacque a Breslavia (Germania); il padre era un importante professore di psichiatria e
neurologia; la madre una delle poche donne laureate della sua generazione. L’atmosfera che
regnava in famiglia era moralmente rigida, tipicamente prussiana, ma attenta anche a sviluppare
l’amore per la letteratura, la poesia e la musica. L’educazione impartita dai genitori forma
all’obbedienza, al senso di responsabilità e all’attenzione nei confronti degli altri. Uno degli
aspetti più significativi dell’educazione in casa Bonhoeffer è l’importanza data alla vita
spirituale.
 Laureatosi in teologia, iniziò l’attività di pastore in una chiesa tedesca, l'insegnamento alla
facoltà teologica di Berlino e fu ordinato pastore. Dietrich Bonheoffer capisce che la teologia
non può restare pura ricerca accademica, bensì deve incarnarsi in modo più preciso nella vita
della Chiesa, aiutando i fedeli a vivere nel mondo e ad assumersi le proprie responsabilità di
fronte alla storia. In quel periodo inizia l’attività nel nascente movimento ecumenico, stabilendo
contatti internazionali che in seguito avrebbero avuto grande importanza per il suo impegno
nella resistenza. Nel saggio “La chiesa davanti al problema degli ebrei”, Bonhoeffer fu il primo
ad affrontare il tema del rapporto tra la chiesa e la dittatura nazista, sostenendo con forza che la
chiesa aveva il dovere di opporsi all’ingiustizia politica. Ha inizio, in questo modo, la sua
opposizione sempre crescente al Nazismo. In una trasmissione radiofonica, definisce Hitler non
un Fürher ma un Verfürher (seduttore). La trasmissione viene subito interrotta.
…Bonhoeffer tornò in Germania per dirigere, un seminario clandestino per la formazione
dei pastori della Chiesa confessante, continuando l’attività di insegnante in clandestinità. La
Gestapo allora lo bandì da Berlino e gli vietò di parlare in pubblico. 
Nel 1939 Bonhoeffer si avvicinò ad un gruppo di resistenza e cospirazione contro Hitler. Il
teologo costituì un legame fondamentale tra il movimento ecumenico internazionale e la
cospirazione tedesca contro il nazismo. La sua attività per aiutare un gruppo di ebrei a
fuggire dalla Germania portò alla sua carcerazione nell’aprile 1943. 
Dopo un fallito attentato contro Hitler nel 1944, Bonhoeffer fu trasferito nella prigione di
Berlino, poi in un campo di concentramento dove fu impiccato insieme ad altri cospiratori
il 9 aprile del 1945, pochi giorni prima della fine del Reich nazista. 
Durante la sua vita, Bonhoeffer pubblicò nel 1930 Sanctorum communio, nel 1931 Atto ed
essere, nel 1937 Sequela, nel 1938 La vita comune. Le lettere e gli appunti scritti durante la
prigionia e inviati all’amico Eberhard Bethge vennero da questi pubblicati postumi nel
1951, insieme alle lettere ai genitori e ad alcune poesie, sotto il titolo di "Resistenza e resa".
Postume apparvero le opere che, secondo l’autore, dovevano costituire il suo contributo
maggiore: "Etica" (1949); "Tentazione" (1953); "Il mondo maggiorenne" (1955-66).
Sitografia
http://it.gariwo.net/dl/teologo_contro_hitler.pdf
http://www.reginamundi.info/martiricristiani/DietrichBonh
oeffer.asp
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=199
62
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=47&biografi
a=Dietrich+Bonhoeffer
http://www.santiebeati.it/dettaglio/93261
Le chiese tedesche
e il terzo Reich
L’ideologia religiosa del nazismo
 Il regime nazista perseguiva, anche nell’ambito della
politica ecclesiastica, le pretese totalitarie su cui si fondava
la sua ideologia:
 da un lato il suo programma dichiarava essere il
"cristianesimo positivo" (forma di cristianesimo che
elimina alcuni dogmi in particolare della Chiesa Cattolica, e
ne inserisce altri, come l’appartenenza di Gesù alla razza
ariana, l’eliminazione dell’antico testamento ecc.) e lo
proclamava religione del popolo tedesco;
 dall'altra predicava il razzismo e il nazionalismo, mirando,
in ultima battuta, all'eliminazione del cristianesimo e alla Riunione dei Deutsche Christen
sua sostituzione con una forma di neopaganesimo.
 La formazione della Chiesa Confessante va inserita in
questo contesto di opposizione: fu costituita dopo che,
raggiunto il potere nell'inverno del 1933, i nazisti
incominciarono a esercitare un influsso diretto
sull'organizzazione della Chiesa.
Un movimento guidato da stregoni e maghi
 
Lo gnostico Otto Rahn godeva di un grande prestigio
fra i capi nazisti, e un suo libro, La corte di Lucifero,
fu imposto dal Reichsführer SS Heinrich
Himmler (1900-1945) «ai principali dignitari del
nazismo, conferendogli così il valore dei Vangeli» 23.
Lo stesso Himmler, vivamente interessato alle
ricerche di Otto Rahn a Montsègur, fece ricostruire il
Sopra: castello di Wewelsburg, vicino a Paderborn, in
a sinistra, il castello di Wewelsburg. Westfalia. In esso, situato sotto una sala riunioni di
A destra, la cripta dove Himmler sedeva con dodici iniziati (come dimensioni impressionanti, si trovava il «Santo dei
nell'Ultima Cena) appartenenti all'Ordine Nero e venivano praticati vari Santi», un salone ad arcate a ogiva, il quale doveva
riti magici.
ricevere il prestigioso Graal sopra un altare di marmo
nero con incise le lettere «SS» in argento scritte
usando alfabeto runico. «Le meditazioni degli ospiti
di Wewelsburg vertevano sulla mistica biologica,
sulla morale dell'onore, sul mito spirituale del sangue
e su altri temi gnostici e dualistici cari alle élite
dell'oltre-Reno. Questi ritiri avevano per scenario
una sala di quasi cinquecento metri quadrati situata
sopra il locale in cui era l'altare della nuova
religione»
Regime nazista e cristianesimo
Propaganda nazista cristiana.
La Chiesa cattolica e la Germania nazista
Nel luglio del 1933, la conferenza dei vescovi tedeschi decise di ritirare il divieto
che, fino ad allora, aveva proibito ai cattolici tedeschi di aderire alla Nsdap (partito
nazionalsocialista tedesco dei lavoratori) e alle sue organizzazioni. Alle elezioni, che
avevano visto vincitore il partito hitleriano, malgrado il divieto ecclesiastico, una
percentuale enorme di cattolici tedeschi aveva ugualmente votato per il nazismo. La
Chiesa tedesca intuì che un gran numero di fedeli, se posti di fronte a una secca
alternativa – cioè se costretti a scegliere tra cattolicesimo e nazionalsocialismo –
avrebbero probabilmente scelto il secondo.

Del resto, anche agli occhi di molti vescovi, il movimento hitleriano non appariva un
fenomeno del tutto negativo. Tale valutazione nasceva dall’illusione che il razzismo
fosse, in realtà, un elemento accessorio del nazionalsocialismo. Molti cattolici erano
convinti che, eliminato questo provvisorio ostacolo dottrinale, col nazismo sarebbe
stato possibile arrivare a una sincera collaborazione, sulla base del comune rifiuto del
liberalismo, del radicale anticomunismo, del nazionalismo e dell’ostilità antiebraica.
Pareva impossibile ai vescovi che, con tanti elementi di affinità, Chiesa e Terzo
Reich non potessero trovare un accordo per colpa del razzismo.
Dal 1920 al 1929, era stato Nunzio il tenacemente anti-bolscevico arcivescovo
Eugenio Pacelli, successivamente, nel 1939, divenuto papa con il nome di Pio XII.
Con il nunzio apostolico Pacelli il coinvolgimento vaticano e, più genericamente,
cattolico nel regime nazista si manifestò in due momenti fondamentali: le “Leggi sui
Pieni Poteri” e il Concordato.
L’8 luglio 1933 si giunse alla firma di un Concordato tra il Vaticano e la Germania nazista. È
difficile sapere se la santa sede avesse già intuito che quello hitleriano era un regime assai più
radicale del fascismo italiano. Molti vescovi tedeschi, da parte loro, videro in quell’accordo uno
straordinario punto di partenza: essi speravano che, da allora in avanti, Chiesa e stato avrebbero
finalmente collaborato per la rinascita materiale e spirituale del popolo tedesco, superando
l’individualismo liberale e lottando insieme contro il comunismo. La stampa e le associazioni
cattoliche subirono ben presto soprusi e vessazioni di ogni tipo, finché non vennero di fatto
cancellate come voce autonoma e come presenza socialmente significativa. Il colpo di grazia
venne nel 1936, quando tutti i giovani tedeschi di età compresa tra i 10 e i 18 anni furono obbligati
a iscriversi alla Gioventù hitleriana (Hitlerjugend), con il conseguente scioglimento o
assorbimento di tutte le altre forme di aggregazione giovanile.
Eppure, per tutti gli anni Trenta, l’episcopato tedesco non perse mai le sue speranze di poter
giungere a una collaborazione col Terzo Reich, o almeno a una situazione di compromesso. Il
silenzio dei vescovi fu totale sulla sorte degli ebrei tedeschi: neppure le violenze della notte dei
cristalli – compiute con manifesta e ostentata pubblicità – ricevettero un’esplicita e ufficiale
condanna.
La convinzione di fondo era che, se solo il regime avesse allentato di poco le sue mire di egemonia
totale e avesse lasciato un maggiore margine di libertà alla Chiesa, il conflitto fra cattolicesimo e
nazionalsocialismo avrebbe potuto trovare facile composizione, con evidenti reciproci benefici.
Con l’enciclica Mit brennender sorge (Con viva ansia) del 1937, papa Pio XI prese infine
apertamente posizione contro la Germania hitleriana, denunciando l’evidente aspirazione del
nazismo a porsi come una vera e propria religione, come una visione del mondo totalizzante, del
tutto alternativa rispetto al cristianesimo.
Chiesa luterana e nazismo

 Per la Chiesa luterana, com’è noto, la svolta che


condusse a una divisione sempre più marcata tra
coloro che si dichiaravano favorevoli al regime
hitleriano e coloro che gli si opponevano
apertamente coincise con le elezioni
ecclesiastiche del 1933, che videro la
schiacciante affermazione dei Cristiani Tedeschi,
il movimento cristiano vicino al nazismo che
aveva accettato il principio della discriminazione
nei confronti degli ebrei.
Parlare delle altre
chiese e, in
particolare, della
chiesa evangelica
La Chiesa confessante
 La Chiesa confessante fu un movimento di
opposizione sorto nell'ambito della Chiesa evangelica
tedesca contro il tentativo del regime nazista tedesco
di allineare l'insegnamento e l'organizzazione della
Chiesa evangelica al nazionalsocialismo. Essa reagì
alle volontà del nazismo sia a livello dottrinale, che
organizzativo e formativo, per giungere anche a forme
di vera e propria lotta politica
Bonhoeffer e la Chiesa confessante
La spia rivelatrice del carattere anticristiano del
nazismo è stata per Bonhoeffer la sua guerra agli ebrei
e a tutto ciò che di ebraico c’è nel cristianesimo, a
cominciare da Gesù e dagli apostoli.
I teorici del nazionalsocialismo come Rosenberg
parlavano di un Cristo ariano ed eroico, modello di
tutte le virtù combattive e di tutti i sacrifici. Secondo
lui era Paolo che aveva giudaizzato il cristianesimo di
Gesù, che era tutt’altro. Ma anche Hitler, pur adottando
un atteggiamento apparentemente tollerante nei
confronti delle Chiese, meditava, quando fosse giunto
il momento, di «estirpare il cristianesimo dalla
Germania fino alle sue più recondite fibre e radici»
Secondo Hitler o si è cristiani o si è tedeschi, ma non
tutti e due. Nel maggio 1934 nacque la cosiddetta
“Chiesa confessante” per opera di una minoranza
interna alla Chiesa evangelica tedesca, che adottò la
dichiarazione di Barmen in opposizione al nazismo.
La posizione di Bonhoeffer
Presto Bonhoeffer si accorge che l’università non è in grado di
contrastare l’ideologia nazista e soprattutto la diffusione del culto
del capo, considerato da Bonhoeffer come un culto pagano. Perciò
egli si distacca dal contesto universitario e sposta la sua attenzione
nell’esperienza viva della Chiesa confessante. Ma presto egli si
accorge che la Chiesa confessante si preoccupa di se stessa, della
sua ortodossia, si preoccupa, cioè, di vincere la battaglia contro i
“cristiano-tedeschi” che volevano “nazificare” la Chiesa: battaglia
sacrosanta, battaglia necessaria, battaglia vinta, ma pur sempre
ancora battaglia per la Chiesa, per la salvaguardia della propria
identità.
Ma per Bonhoeffer la missione della Chiesa è il mondo, la sua
preoccupazione principale doveva essere la Germania, il popolo
tedesco sedotto dal nazionalsocialismo. A questo punto Bonhoeffer
abbandona anche la Chiesa confessante, non nel senso che si
cancella dai suoi registri, ma nel senso che silenziosamente ne
emigra, ed entra nella fase nella quale il tema non è più l’università,
non è più la Chiesa, è il mondo, il mondo “adulto” e secolarizzato, e
all’interno di questo mondo Bonhoeffer ripensa e ripropone la sua
fede cristiana.
La Chiesa confessante aveva, sì, combattuto la dottrina dei cristiano-tedeschi, ma
non si era schierata apertamente contro il regime hitleriano. Cosa che invece fece
Bonhoeffer in due modi: anzitutto con la sua immediata e radicale opposizione al
cosiddetto “paragrafo ariano” – una legge che imponeva alla Chiesa di licenziare
tutti i pastori che erano ebrei diventati cristiani o che avessero qualche ascendenza
ebraica anche lontana. Bonhoeffer non esitò a dichiarare che se avesse accettato il
paragrafo ariano la Chiesa avrebbe rinnegato se stessa, oltre che l’Evangelo; una
Chiesa che accetti di introdurre una discriminante di tipo razzista tra i suoi membri o
i suoi ministri non è più una Chiesa cristiana . Il “paragrafo ariano” impediva ai
“non-ariani” di diventare ministri di culto o insegnanti di religione. La disputa che
ne seguì provocò una profonda divisione all’interno della chiesa: l’idea della
“missione agli ebrei” era molto diffusa, ma adesso i cristiano-tedeschi sostenevano
che gli ebrei fossero una razza separata che non poteva diventare “ariana” neanche
tramite il battesimo, negando così la validità del Vangelo.
Inoltre, nel saggio dell’aprile 1933 “La chiesa davanti al problema degli ebrei”,
Bonhoeffer fu il primo ad affrontare il tema del rapporto tra la chiesa e la dittatura
nazista, sostenendo con forza che la chiesa aveva il dovere di opporsi all’ingiustizia
politica. Quando, nel settembre 1933, il paragrafo ariano fu approvato dal sinodo
nazionale della Chiesa evangelica, Bonhoeffer si impegnò per informare e
sensibilizzare il movimento ecumenico internazionale sulla gravità della questione.
Rifiutò inoltre un posto di pastore a Berlino, per solidarietà con coloro che venivano
esclusi dal ministero per ragioni razziali, e decise di trasferirsi in una congregazione
Bonhoeffer riteneva che era quello il momento in cui la Chiesa avrebbe giocato tutta la sua
credibilità: scegliere tra la fedeltà a una ortodossia astratta e la corretta sequela di Cristo.
‹‹Oggi››, scrive Bonhoeffer, ‹‹non possiamo più scansare questa questione. È sempre più chiaro
che la distretta della nostra Chiesa consiste nell’unico problema, di come sia oggi possibile per
noi vivere come cristiani›› .
La Sequela Christi è dunque identificata da Bonhoeffer con l’identità stessa del cristiano.
Bonhoeffer riassume con grande efficacia la situazione dei cristiani in Germania, leggendola nel
contesto di una più ampia riflessione sui confini e i limiti della Chiesa. ‹‹Il sinodo
confessionale››, scrive Bonhoeffer, ‹‹ha respinto la dottrina dei Cristiani Tedeschi nei suoi punti
decisivi come eresia. Questo rifiuto significa che tale eresia non ha spazio nella Chiesa di Gesù
Cristo. Il sinodo confessionale di Dahlem si è assunto la responsabilità di spiegare che il governo
della Chiesa del Reich si è separato da solo, con la dottrina e l’azione, dalla Chiesa cristiana.
Contemporaneamente ha costituito un proprio governo ecclesiastico e ha avanzato la pretesa di
rappresentare in Germania la vera Chiesa di Gesù Cristo. Da questo momento la Chiesa
confessante si riconosce la responsabilità e l’incarico di essere l’unica, vera Chiesa di Gesù
Cristo in Germania. Questo è fatto della storia della Chiesa.››
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Sitografia
 https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_confessante
 http://www.ancoraonline.it/2014/07/06/la-chiesa-confessante-pago-con-il-sang
ue-il-suo-no-al-nazismo/
 http://www.chiesabattistadiconversano.it/documenti.html
 https://seieditrice.com/la-torre-e-il-pedone/files/2012/04/U6_approfondimento-
C.pdf
 https://seieditrice.com/chiaroscuro/files/2010/03/V3_U5-ipertestoC.pdf
 http://www.instoria.it/home/vaticano_berlino.htm
 http://www.centrosangiorgio.com/occultismo/articoli/il_nazismo_esoterico.htm
Dietrich Bonhoeffer

DIO COME TAPPABUCHI


“Etsi Deus non daretur”
“Gli uomini religiosi parlano
di Dio quando le conoscenze
umane si urtano contro i
loro limiti o quando le forze
umane fanno difetto - è
sempre in fondo un deus ex
machina che essi fanno
apparire, o per risolvere in
maniera apparente dei
problemi insolubili, o per
farlo intervenire come la
forza capace di soccorrere
l’impotenza umana; in breve
sfruttano in ogni caso la
fragilità e i limiti dell’uomo.”
La teologia di Bonhoffer non è una teologia astratta, accademica, non è una generica “chiacchiera” su Dio: al contrario, è
un discorso solo abbozzato, ma un discorso autentico, che scaturisce da un’esperienza vissuta e interrogata con rigore e con
passione. Un discorso radicalmente situato, ovvero per il quale spazio e tempo non sono indifferenti, ma diventano al
contrario “luogo teologico”. Bonhoeffer svolge, da teologo, una dura critica alla “religione” interpretando il cristianesimo
in modo “religioso” non si finisce, questa è sostanzialmente la domanda, per fraintenderlo? Non si finisce per rendere Dio
null’altro che l’oggetto di una rappresentazione, o il tema di determinate porzioni del nostro vivere – ma, appunto, di mere
“porzioni” – o, peggio ancora, un “tappabuchi” che intervenga a risolvere i nostri problemi ed a colmare le nostre falle e le
nostre debolezze? Cerchiamo Dio ai confini della nostra vita, dove le nostre forze e le nostre capacità hanno il loro termine
(l’al di là), oppure lo cerchiamo al centro della nostra vita, nel cuore delle nostre forze, all’origine della nostra capacità di
amare e di servire? Da questa domanda scaturisce l’interpretazione “non-religiosa” del cristianesimo proposta da
Bonhoeffer.

«Essere cristiano – afferma Bonhoeffer in una


lettera del 18 luglio 1944 – non significa essere
religioso in un determinato modo, fare qualcosa
di se stessi (un peccatore, un penitente o un
santo) in base ad una certa metodica, ma
significa essere uomini; Cristo crea in noi non
un tipo d’uomo, ma un uomo. Non è l’atto
religioso a fare il cristiano, ma il prender parte
alla sofferenza di Dio nella vita del mondo.»
La religione non può essere una scappatoia che porta sulla scena un deus ex machina quando
l’uomo non ce la fa più, quando l’uomo è debole, quando l’uomo non sa. «Per me – scrive il 29
maggio 1944 – è nuovamente evidente che non dobbiamo attribuire a Dio il ruolo di tappabuchi
nei confronti dell’incompletezza delle nostre conoscenze; se infatti i limiti della conoscenza
continueranno ad allargarsi – il che è oggettivamente inevitabile – con essi anche Dio viene
continuamente sospinto via, e di conseguenza si trova in una continua ritirata. Dobbiamo trovare
Dio in ciò che conosciamo; Dio vuole esser colto da noi non nelle questioni irrisolte, ma in quelle
risolte.»
In un mondo diventato maggiorenne, è necessario vivere “come se Dio non ci fosse”; è infatti
vero che Dio viene messo da parte da un mondo ormai diventato adulto. Un buon cristiano,
secondo l’etica bonhoefferiana, deve saper amare la vita e badare a se stesso.
Il far sì che l’umanità diventi maggiorenne (Kant) e che impari a badare dunque a se stessa è
proprio di quel cristianesimo autentico di cui ci parla Bonhoeffer. Nel mondo adulto in cui ci si
trova, non vi è più posto per il deus ex machina utilizzato al fine di alleviare le paure degli
uomini, dunque l’uomo deve responsabilizzarsi essendo consapevole delle proprie azioni e
programmando così il proprio destino. Nel cristianesimo autentico si deve vivere come se Dio
non ci fosse, portando tuttavia Dio sempre dentro di sé.
La grandezza di Dio non va riscontrata a partire dall’insufficienza e dalla minorità dell’uomo, al
fatto che egli non si sappia reggere sulle proprie gambe. «Dio – prosegue la lettera già citata –
non deve essere riconosciuto ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole
essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non
solamente nella sofferenza; nell’agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta
nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto “venuto apposta”
per rispondere a questioni irrisolte.»
A Bonhoeffer importa cosa sia veramente il Cristianesimo per noi o chi sia Cristo. Come narrare
la buona notizia del Vangelo agli uomini ed alle donne di oggi? La religione è una scorciatoia, un
amuleto, un tappabuchi, o è veramente la conversione del senso della nostra esistenza?
“Gli uomini religiosi parlano di Dio
quando le conoscenze umane si urtano
contro i loro limiti o quando le forze
umane fanno difetto - è sempre in
fondo un deus ex machina che essi
fanno apparire, o per risolvere in
maniera apparente dei problemi
insolubili, o per farlo intervenire come
la forza capace di soccorrere
l’impotenza umana; in breve sfruttano
in ogni caso la fragilità e i limiti
dell’uomo.”
Secondo Bonhoeffer, infatti, non vi è
nulla di cristiano nel ridurre la fede ad
anestetico, utilizzando Dio come
“tappabuchi dei nostri vuoti di
conoscenza”
Ci si ricorda di Dio nel momento del
bisogno, davanti all’incapacità di badare
a se stessi. Solo quando ci si accorge di
essere in difficoltà, dinanzi all’incapacità
di affrontare determinati momenti della
propria vita, ci si rivolge a Dio,
pretendendo persino un suo aiuto: non vi
è nulla di più sbagliato.

“Il silenzio di fronte al male è esso


stesso il Male”
“Non parlare è esso stesso parlare”
La strada che conduce a Dio, non è una
strada da prendere solamente nei momenti in
cui si sente il bisogno di essere aiutati:
l’umanità maggiorenne implica la capacità
degli uomini di riuscire ad affrontare le
difficoltà, indipendentemente da Dio. Dio è
sinonimo di amore per il prossimo, non è
sinonimo di “ausilio” nei momenti più
tragici della nostra vita.
Sono tre le forme inautentiche di conoscenza
di Dio: la concezione di un Dio onnipotente
(che esiste solo nell’aldilà), quella di un Dio
tappabuchi (creato allo scopo di colmare i
buchi della nostra ignoranza) e quella del
Dio scappatoia, a cui si ricorre nei momenti
critici della vita. A proposito di ciò,
Bonhoeffer scrive:
“Dio non realizza tutti i suoi desideri, ma
tutte le sue promesse, cioè egli rimane il
signore della Terra, conserva la sua
Chiesa, ci dona sempre nuova fede, non ci
impone mai pesi maggiori di quanto noi
possiamo sopportare, ci rende lieti con la
sua vicinanza e il suo aiuto, esaudisce le
nostre preghiere e ci conduce a sé
attraverso la via migliore e più dritta.”
“Dio non ci considererà senza colpa”
Bisogna abbandonare l’idea di un
Dio “tappabuchi” che,
ugualmente al deus ex machina,
serve solo a sopperire
interrogativi degli uomini, e per
farlo si ha bisogno di un
cristianesimo a-religioso, in
quanto la religione si allontana,
“fugge” dal mondo.
Bisogna abbandonare anche
l’idea della religione come unica
via d’accesso a Dio, non
abbandonando però la fede. Un
uomo che ha fede, non necessita
della religione per avvicinarsi a
Dio, poiché egli vive con Dio; e
avere fede non significa altro che
essere chiamati alla vita e
diventare quindi
“contemporanei”, vale a dire,
cristiani attivi nella vita di tutti i
giorni.
SITOGRAFIA
http://www.frasicelebri.it/frasi-di/dietrich-bonhoeffer/
http://www.istitutobartolo.it/public/circolari/Pubblicazioni.pdf
http://www.lafedequotidiana.it/un-pellegrinaggio-sulla-via-di-dietrich-bon
hoeffer-guidato-dal-teologo-giuseppe-pellegrino
/
http://ildivino.altervista.org/filosofia_5cso.html
http://www.santalessandro.org/2015/02/18333/
www.fuci.net/phocadownload/teologica/pbt_5_bonhoeffer.doc

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