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Vince l’anatra…
Quanti italiani servono per
cambiare una lampadina?
si riferisca non tanto a fatti o eventi, quanto a gruppi sociali, sebbene siano
comuni anche giudizi dati su accadimenti della vita quotidiana o su relazioni
interpersonali
si caratterizzi come giudizio di tipo negativo che tende a penalizzare l’oggetto
del giudizio stesso.
L’autore afferma che gli zingari nascono solo per rubare e che il furto
è così insito nella loro natura che se ne liberano solo con la morte.
Una bambina di stirpe aristocratica viene rapita in fasce e allevata da
una vecchia zingara, senza che questa riesca a cancellare le sue nobili
origini. Questa ragazza diventa una delle ballerine gitane più famose
del paese. Un giovane nobile si innamora di lei, e nonostante le tante
difficoltà e grazie al pentimento della vecchia zingara, che ammette il
rapimento i due giovani, scopertisi entrambi nobili, possono sposarsi
con la benedizione delle rispettive famiglie.
Da questa commedia non emergono solo i pregiudizi e gli stereotipi
nei confronti dei gruppi minoritari (gli zingari) ma anche i
meccanismi di valorizzazione del gruppo maggioritario.
Il pregiudizio nei confronti degli zingari è espresso in
molti modi: ladri, asociali, ubriaconi, sfruttatori di minori,
genitori incapaci di provvedere alla cura dei propri figli.
Questi pregiudizi hanno portato a tragiche conseguenze,
come ad esempio le stragi di zingari nei campi di
concentramento nazisti o nei gulag staliniani.
Un altro esempio di atto discriminatorio nei confronti
degli zingari è quello attuato dalla società filantropica
svizzera che nel 1926 creò una sezione rivolta ai figli degli
zingari, ossia ai figli della strada.
Cultura d’origine e d’accoglienza
La scrittrice saharawi, Nassera Chora oramai adolescente
torna nella terra di origine dei genitori e scopre un mondo
che prima aveva immaginato solo attraverso i racconti dei
genitori. Lo shock e il disgusto per quella che percepisce
solo come arretratezza la turbano profondamente.
Il processo di omologazione produce fratture profonde
nella costruzione intellettuale del soggetto in formazione:
il pregiudizio che porta a valorizzare il proprio gruppo può
anche portare alla rimozione e alla negazione del proprio
passato, e quindi a rinunciare alla cultura e alla lingua
della famiglia d’origine.
I processi di assimilazione, che annullano e negano
l’identità dell’altro, della sua storia, della sua cultura
si basano sui pregiudizi razziali, che portano alla
svalorizzazione del proprio gruppo, e quindi a
disprezzare sia il sé sia il proprio gruppo di
appartenenza.
Lo sguardo degli “altri” su noi
Da una ricerca condotta a Roma emerge una figura dell’italiano
basata su
Pregiudizi positivi: l’italiano è ingegnoso, allegro, estroverso,
sa adattarsi, anche se è un po’superficiale, curioso, disponibile,
ecc. Gli immigrati sostengono che questi sono gli elementi che
fanno apprezzare loro la vita che si svolge nel nostro paese,
molto vicina ai ritmi e modi dei loro paesi d’origine.