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ORAZIO Di Ludovico Cassina

VITA

Quinto Orazio nacque a Venosa l’8 dicembre del 65 a.C.

Nel 42 a.C. partecipò alla battaglia di Filippi

Nel 38 a.C. Virgilio e Vario lo presentarono a Mecenate che dopo 9


mesi lo ammise al suo circolo

Nel 30 a.C. l’amico Mecenate gli regalò una villa e un podere in


Sabina

Morì nel novembre dell’ 8 a.C.


RITRATTO
IMMAGINARIO DI
ORAZIO
DI ANTON VON
WERNER
LE SATIRE
 Le compone tra il 40 e il 31 a.C.

 Presenta Lucilio come iniziatore del genere.

 Orazio dedica alcuni componimenti alla riflessione critica sulla satira.

 Orazio si differenzia da lui per il «labor lime», il quale definiva lo


stile di Lucilio «lutulentus»

 Satire Bonarie Orazio parte da un'analisi introspettiva per trattare i


temi e critica i vizi prima di se stesso e poi degli altri.
«AUREA MEDIOTRICAS»
È una sataira.
Il destinatario dell’ode è Lucio Licinio Murena.
Leggendo la lettera si deduce che fosse stata
scritta per una persona d’alto livello, la quale stava
passando un brutto momento.
Invidia da parte degli dei.
LE ODI

Le odi comprendono quattro libri, tutti composti


fra il 30 e il 13 a.C.

 Orazio si ricollega alla tradizione greca arcaica.

 Notevole è l’influsso di Alceo e di Pindaro.

 I temi principali sono: l’amore, il tempo e


l’amicizia.

 Orazio nelle Odi si definisce Vates, cioè protetto


dalle divinità.
Busto di Pindaro

Busto di Alceo
«UNA SCELTA DI
VITA»
È la prima ode.

È la lirica che apre, nel nome di Mecenate, l’inetra


raccolta dei primi tre libri di Odi.

Formata da una struttura ad anello.

Orazio si dichiara felice se Mecenate lo inserirà nel


novero dei poeti lirici.

Elenca le varie attività degli uomini con delle


immagini.
LA POESIA
GNOMICA
È un genere di poesia che trasmette un insegnamento.

Secondo Orazio l’uomo incontra due ostacoli durante la sua vita: il


pensiero della morte e l’angosciosa percezione inesorabile del tempo.

Orazio invita a cogliere i momenti piacevoli che la vita ci riserva e


lasciare da parte il futuro.

«Permitte divis cetra»  il resto va lasciato agli dei

Orazio prende spunti stoici ed Epicurei, però ben distanti dalla


apatheia e dalla ataraxia
«LASCIA IL RESTO AGLI DEI»
È la nona Ode.
Orazio in quest’ode parla delle ferree leggi della natura, ove l’uomo non può fare nulla
per contrastarle perché non ha nessun controllo sulla natura.
 Se l’uomo comprende che non ha nessun controllo sulla destino e che deve lasciare
agli dei questo compito vivrà una vita tranquilla e serena.
L’interlocutore è Taliarco.

«permitte divis cetera»  lascia il resto (cetera) agli dei


«CARPE DIEM»
È l’undicesima ode.
 È un colloquio tra un uomo maturo, reso saggio dagli anni e dall’esperienza, e una
ragazza dal nome greco, Leucone che ha fretta di vivere il suo futuro.
 L’ode si apre con l’invito a non cercare di conoscere il proprio futuro.
«Scire nefas»  non è lecito sapere
Giove potrebbe assegnare a chiunque l’ultimo inverno.
 «Carpe diem»  afferra l’oggi.
SCIRE NEFAS
«Scire nefas»  non è lecito sapere.

Fa riferimento all’undicesima ode, Orazio vuole far capire che il futuro è a noi
ignoto e che gli dei lo hanno di proposito nascosto agli uomini.

FAS e NEFAS indicano rispettivamente ciò che è lecito e ciò che non lo è
nell’ambito religioso.
«LA FUGA INARRESTABILE
DEL TEMPO»
È la quattordicesima ode.

 Postumo era un uomo ricco quanto bastava, con una bella moglie e una bella
casa che pensava di aver già pianificato il suo futuro.

È un invito al «carpe diem»


«VIVERE OGNI GIORNO COME
SE FOSSE L’ULTIMO»
È un epistola scritta a Albio Tibullo, il quale è colpito da una profonda
malinconia.

 Orazio esorta l’amico a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, e di non
rimandare mai la felicità a domani.

 Per dare all'epistola una nota divertente, poiché la sua vita è agiata come si
paragona ad un porcellino che si rotola nel fango.
IL VINO
Il vino era per i latini l’elemento
fondamentale del banchetto
solitamente associato al dio Bacco.
Bacco era invocato come Lieo, dal
greco lyo che significa «sciolgo»,
sottolinea la capacità del vino di
sciogliere le costrizioni che legano
l’uomo ai doveri sociali.
I VINI LATINI
I vini più diffusi nell'antica Roma
provenivano dal Lazio, dalla Campania e
dalla Sicilia.

Alla fine della repubblica erano noti e


ricercati il Falernum, il Caecubum e
l'Albanum, che rimasero a contendersi i
prime tre posti fino all'inizio del regno di
Augusto.
“ Da dove potremmo iniziare se non dalle viti, per le quali la supremazia dell’Italia è
incontestabile, tanto che solo con le sue vigne sembra aver vinto tutte le altre genti, persino
quelle che producono profumi; e d’altronde  cosa si può preferire alla vista di una vigna
fiorita?” 
(Plinio Il Vecchio)

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