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La Formazione in mano
Ideata e creata da Loris Del Grande
Formazione di Prevenzione Incendi
Sommario:
▪ Normativa antincendi per gli edifici di civile abitazione (DM 16 maggio 1987, n°
246, integrato con il DM 25/01/2019).
▪ DM 25 gennaio 2019 (G.U. 05 febbraio 2019, n. 30) Modifiche ed integrazioni
all’allegato del decreto 16 maggio 1987, n. 246 concernente norme di sicurezza
antincendi per gli edifici di civile abitazione.
▪ Lettera Circolare 15/04/2013 n. 5043 (facciate degli edifici) PROT. n. 0005043
Allegati: n. 1 - GUIDA TECNICA su: “Requisiti di sicurezza antincendio delle
facciate negli edifici civili” - AGGIORNAMENTO.
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Formazione di Prevenzione Incendi
▪ Normativa antincendi per gli edifici di civile abitazione (DM 16 maggio 1987, n°
246, integrato con il DM 25/01/2019)
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CATEGORIA
Attività n. 77 del N
ATTIVITA’
(DPR 151/2011) A B C
DPR 01 agosto 2015
Edifici destinati ad uso civile
Fino a Oltre 32 m e fino
77 con altezza antincendio
32 m a 54 m
Oltre 54 m
superiore a 24 m 1, 2, 3, 4, 5
Criteri di Equiparazione con le attività di cui all’allegato ex DM 16/02/1982
94 Edifici destinati a civile abitazione con altezza in gronda superiore a 24 m
assoggettabilità Principali differenze fra le attività di equiparazione
Cambia il termine di «destinazione a civile abitazione» con «a uso civile», e al
posto di «altezza in gronda» viene considerata la «altezza antincendio» così
come definita dal DM 20/11/1983
Edifici destinati ad uso
civile, Gli edifici civili con altezza antincendi superiore a 24 m., devono essere progettati
in modo da consentire una rapida a sicura evacuazione in caso d’incendio; la
con altezza antincendio norma specifica è il D.M. 16/05/1987 n° 246, che riporta pure le misure di
prevenzione incendi per gli edifici con altezza antincendi superiore a 12 m ed
superiore a 24 m inferiore a 24 m, anche se non soggette a controllo da parte dei VV.F.. Esse
dovranno essere adottate sotto la responsabilità del titolare e del progettista.
Ai fini di migliorare la sicurezza è stato pubblicato il DM 25/01/2019, che introduce
le misure per la gestione della sicurezza antincendio degli edifici di civile
abitazione ed i requisiti di sicurezza antincendio delle facciate degli stessi.
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Note
In tale caso, anche a norma dell’art. 2 della legge n. 966/1965, dovrà essere rilasciato un unico
certificato di prevenzione incendi relativo a tutto il complesso, con la scadenza prevista nel decreto, e
che dovrà contenere le indicazioni relative alle singole attività in analogia a quanto già indicato per gli
stabilimenti ed impianti industriali;
b) complesso edilizio polifunzionale a gestione non unica nel quale coesistono più attività soggette
ai controlli di prevenzione incendi e che non sono a servizio del complesso edilizio stesso (ad
esempio attività commerciali, locali di trattenimento o spettacolo, scuole, ecc.).
In tale caso dovrà essere rilasciato a ciascuna gestione dell’attività un certificato di prevenzione
incendi con le relative scadenze previste nel decreto.
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5. Vedasi, sul come calcolare OGGETTO:
il numero
D.M.di16 febbraio 1982. Determinazione
delle
attività
attività94di ecui95aiper
punti
l’assoggettabilità
94-95. alle
visite ed ai controlli di prevenzione
incendi, il chiarimento
Parere della
prot. Direzione
n° Regionale
P1014/4122 sott. 67 delSi 26/09/2005.
condivide il parere espresso.
Parere del Comando
Come noto ai punti 94, 95 del D.M. 16.02.1982 sono riportate le seguenti definizioni:
94. Edifici destinati a civile abitazione con altezza in gronda superiore a 24 metri (validità u.t.);
95. Vani di ascensori e montacarichi in servizio privato, aventi corsa sopra il piano terreno maggiore di 20
metri, installati in edifici civili aventi altezza in gronda maggiore di 24 metri e quelli installati in edifici
industriali di cui all’art. 9 del Decreto del Presidente della Repubblica 29 maggio 1963, n. 1497 (validità
u.t.)
In particolare all’att. 94 si parla di “edifici”. Si suppone quindi che per ogni singolo edificio, inteso quale
plesso strutturale isolato, occorra individuare l’attività di cui al suddetto punto 94. Ne consegue che
l’eventuale pagamento degli importi di prevenzione incendi dovrà essere ripetuto per il numero delle attività
“edificio” riscontrabili nella istanza del richiedente.
In tal senso è opinione che allo stesso modo fabbricati contigui, strutturalmente e fisicamente separati,
provvisti di scale di accesso indipendenti, configurino “edifici” distinti ai fini della individuabilità del punto 94
dell’allegato al D.M. 16.02.1982.
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 12
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Note
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Gli edifici civili con altezza antincendi superiore a 24
m., devono essere progettati in modo da consentire
una rapida a sicura evacuazione in caso d’incendio;
la norma specifica è il D.M. 16/05/1987 n° 246.
Il decreto riporta pure le misure di prevenzione
incendi per gli edifici con altezza antincendi superiore
a 12 m ed inferiore a 24 m, anche se non soggette a Stato normativo
controllo da parte dei VV.F.. Esse dovranno essere
adottate sotto la responsabilità del titolare e del
progettista.
Ai fini di migliorare la sicurezza è stato pubblicato il
DM 25/01/2019, che introduce le misure per la
gestione della sicurezza antincendio degli edifici di
civile abitazione ed i requisiti di sicurezza antincendio
delle facciate degli stessi.
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Le presenti norme hanno per oggetto i criteri di Vedasi, in merito a quale piano riferirsi per la
sicurezza antincendi da applicare agli edifici determinazione della “altezza ai fini antincendio degli
destinati a civile abitazione, con altezza edifici civili”, il chiarimento prot. n° P558/4122 sott. 67
antincendi uguale o superiore a 12 m. del 24/03/2004.
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La norma si applica agli edifici di nuova Vedasi, in merito al considerare come “intervento di
costruzione o agli edifici esistenti in caso di rifacimento strutturale” il taglio della scala per l’installazione
ristrutturazione che comporti modifiche di impianti ascensore in edifici per civile abitazione
preesistenti, il chiarimento prot. n° P118/4135 sott. 5 del
sostanziali e i cui progetti siano presentati agli
17/02/2003.
organi competenti per le approvazioni previste.
OGGETTO: Installazione di impianti ascensore in edifici per
Si intendono per modifiche sostanziali lavori che civile abitazione preesistenti.
comportino il rifacimento di oltre il 50% dei solai
o il rifacimento strutturale delle scale o Il taglio della scala non è da considerarsi come
l’aumento di altezza. Per gli edifici esistenti si intervento di rifacimento strutturale.
applicano le disposizioni contenute nel successivo A seguito di richieste di parere di conformità per
l’installazione di impianti ascensore in vani scala di edifici per
punto 8.
civile abitazione (h. in gronda > di 24 mt.) preesistenti al D.M.
16/5/87, motivate dall’esigenza di adeguamento alle norme
per il superamento delle barriere architettoniche (Legge
9.1.1989 n° 13). In molti casi, l’installazione dell’impianto
ascensore richiede il restringimento, mediante taglio, delle
rampe della scala. In gran parte dei casi le scale oggetto di
taglio sono delle scale in muratura con voltine alla “romana”.
È consentito l’applicazione delle norme transitorie di cui al
punto 8.
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Per le modifiche alle facciate degli edifici
Requisiti si vedaantincendio delle facciate
di sicurezza negli
edifici
l’art. 2didel
civile
DMabitazione
25/01/2019.
1. Per gli edifici di civile abitazione soggetti ai procedimenti di prevenzione incendi, i requisiti di sicurezza antincendio delle
facciate sono valutati avendo come obiettivi quelli di:
a) limitare la probabilità di propagazione di un incendio originato all’interno dell’edificio, a causa di fiamme o fumi
caldi che fuoriescono da vani, aperture, cavità verticali della facciata, interstizi eventualmente presenti tra la testa del
solaio e la facciata o tra la testa di una parete di separazione antincendio e la facciata, con conseguente coinvolgimento
di altri compartimenti sia che essi si sviluppino in senso orizzontale che verticale, all’interno della costruzione e
inizialmente non interessati dall’incendio;
b) limitare la probabilità di incendio di una facciata e la successiva propagazione dello stesso a causa di un fuoco
avente origine esterna (incendio in edificio adiacente oppure incendio a livello stradale o alla base dell’edificio);
c) evitare o limitare, in caso d’incendio, la caduta di parti di facciata (frammenti di vetri o di altre parti comunque
disgregate o incendiate) che possono compromettere l’esodo in sicurezza degli occupanti l’edificio e l’intervento delle
squadre di soccorso.
2. Ai fini del raggiungimento degli obiettivi, la guida tecnica «Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili»
allegata alla lettera circolare n. 5043 del 15 aprile 2013 della Direzione centrale per la prevenzione e sicurezza tecnica del
Dipartimento dei vigili del fuoco può costituire un utile riferimento progettuale.
3. Le disposizioni si applicano agli edifici di civile abitazione di nuova realizzazione e per quelli esistenti che siano
oggetto di interventi successivi alla data di entrata in vigore del presente decreto comportanti la realizzazione o il
rifacimento delle facciate per una superficie superiore al 50% della superficie complessiva delle facciate .
4. Le disposizioni non si applicano per gli edifici di civile abitazione per i quali alla data di entrata in vigore del presente
decreto siano stati pianificati, o siano in corso, lavori di realizzazione o di rifacimento delle facciate sulla base di un
progetto approvato dal competente Comando, ovvero che siano già in possesso degli atti abilitativi rilasciati dalle
competenti autorità.
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 17
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Classificazione
TABELLA A
Massima Massima superficie
Caratteristica REI del vano scala e
Tipo di superficie del di competenza di
Altezza antincendi Tipo dei vani scala e di almeno un vano ascensore ascensore, filtri, porta, elemento di
edificio compartimento ogni scala per ogni
suddivisione tra i compartimenti
(m2) piano
500 Almeno protetto se non sono osservati i requisiti del punto 2.2.1 60
a Da 12 m a 24 m
550 Almeno a prova di fumo interno 60
500 Almeno a prova di fumo interno se non sono osservati i requisiti del punto 2.2.1 60
Da oltre 24m a 32
b
m 550 Almeno a prova di fumo interno 60
Da oltre 32 m a 54
c 5.000 500 Almeno a prova di fumo interno 90
m
Da oltre 54 m a 80 Almeno a prova di fumo interno con filtro avente camino di ventilazione di
d 4.000 500 90
m sezione non inferiore a 0,36 m2
(*) Con un minimo di 2 scale per ogni edificio. Sulla copertura dell’edificio deve essere prevista una area per l’atterraggio ed il decollo degli elicotteri di soccorso raggiungibile da ogni scala.
(**) Solo per gli elementi di suddivisione tra i compartimenti.
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Accesso all’area
Gli accessi all’area ove sorgono gli edifici devono avere i seguenti requisiti minimi:
larghezza: 3,50 m;
altezza libera: 4,00 m;
raggio di volta: 13,00 m;
pendenza: non superiore al 10%;
resistenza al carico: almeno 20 tonnellate (8 sull’asse anteriore e 12 sull’asse posteriore; passo 4,00 m).
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Accostamento autoscale
Per gli edifici di tipo «a» e «b» deve
essere assicurata la possibilità di
accostamento delle autoscale dei vigili
del fuoco, sviluppate come da schema
allegato, almeno ad una qualsiasi
finestra o balcone di ogni piano
(chiarimento: in presenza di un edificio
con più vani scala, non comunicanti
fra loro, l’accostamento dell'autoscala
VV.F., deve essere garantito almeno
ad una finestra o un balcone di ogni
piano appartenente alla verticale
servita da ciascun vano scala).
Qualora tale requisito non sia
soddisfatto gli edifici del tipo «a»
devono essere dotati almeno di
scale protette e gli edifici di tipo «b»
almeno di scale a prova di fumo
interna (vedi tabella A).
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Scale
Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani scala sono quelle
previste nella tabella A. Negli edifici di tipo «a», di tipo «b», di tipo
«c», la larghezza minima delle scale deve essere di 1.05 m,
negli edifici di tipo «d» e di tipo «e» la larghezza minima delle
scale deve essere di 1.20 m.
Le rampe devono preferibilmente essere rettilinee; sono
ammesse rampe non rettilinee a condizione che vi siano
pianerottoli di riposo e che la pedata del gradino sia almeno
30 cm misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto
interno.
Il vano scala deve avere superficie netta di aerazione
permanente in sommità non inferiore ad 1 m2. Nel vano di
aerazione è consentita l’installazione di dispositivi per la
protezione dagli agenti atmosferici.≥
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In merito alla possibilità di OGGETTO:
installare Provvedimento
un ascensore edilizio ai sensi dell’art. 1 della L. 10/1977
- Condominio di Via XXXXX - Milano - Installazione ascensore. - Quesito. –
in un edificio civile attraverso la riduzione della
larghezza della rampa Con di il quesito
scala,relativo
vedasi il
alla possibilità di installare un ascensore in un
chiarimento
edificio prot. lan°
civile attraverso P1052/4135
riduzione sott.
della larghezza della5rampa
del di scala, si ritiene che la larghezza
minima della rampa non possa comunque essere inferiore al valori previsti dal punto 2.4 del D.M. 16.05.87 n. 246 (1,05 m per
28/08/2002.
edifici di altezza antincendi fino a 54 m e 1,20 per edifici di altezza superiore). Per edifici esistenti la larghezza della rampa, se
inferiore al valori sopra riportati, non potrà ulteriormente essere ridotta. Casi particolari potranno essere esaminati facendo ricorso
alla richiesta di deroga, secondo la procedura prevista all’art. 6 del DPR 12.01.1998 n. 37.
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Sin qui è quanto oggettivamente deducibile dalla normativa di sicurezza. A ciò, si ritiene tuttavia opportuno soggiungere che, a fronte di
situazioni che richiedono la necessità dell’installazione di un impianto ascensore e quest’ultimo non sia altrimenti realizzabile se non
esclusivamente all’interno del vano scala, lo scrivente Ufficio è del parere che tale installazione non debba comportare un’eccessiva
diminuzione degli spazi di transito.
Al riguardo, un utile riferimento per il dimensionamento al minimo delle scale, può senz’altro essere costituito dal D.Lgs. n°
626/94, così come modificato dal D.L.gs. n° 242/96, che stabilisce in m. 0,80 la larghezza minima di porte e portoni degli ambienti
di lavoro.
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Più precisamente, si ritiene che l’imposizione di una larghezza minima delle porte, correlata alla larghezza della scala, debba
essere riferita alle porte inserite lungo il percorso principale di esodo, ovvero allo sbarco delle scale all’esterno o su eventuali
atrii o corridoi.
Per quanto attiene al percorso che dai singoli corridoi di piano conduce alle scale, in considerazione della forte variabilità del
relativo affollamento, pare correttamente applicabile il criterio secondo cui la larghezza dei corridoi stessi e delle porte che
immettono sulle scale sia correlata a tale affollamento parziale.
Non va sottaciuto, al riguardo, che la citata regola tecnica allegata al DM n. 246/1987, nel fissare la larghezza minima delle scale,
nulla prescrive in ordine ai corridoi ed alle porte di piano.
Scala protetta
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Scala a prova di fumo e vano ascensore antincendio Filtri a prova di fumo
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Ascensori Tale punto è stato sostituito dal c. 2 dell’art. 5 del DM
Vano corsa 15/09/2005, al quale fare riferimento per le caratteristiche
Il vano corsa dell’ascensore deve avere le stesse degli ascensori di nuova realizzazione.
caratteristiche REI del vano scala. Nel vano corsa
2. Il punto 2.5. «Ascensori» dell’allegato al decreto del
sono ammesse le seguenti aperture: Ministro dell’interno 16 maggio 1987, n. 246, recante
a) accessi alle porte di piano; «Norme di sicurezza antincendio per edifici di civile
b) aperture permanenti consentite dalle specifiche abitazione» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
normative fra il vano corsa e il locale macchine e/o Repubblica italiana n. 148 del 27 giugno 1987 è
delle pulegge di rinvio; sostituito dal seguente:
c) portelli d’ispezione e/o porte di soccorso con le «2.5. Ascensori. Il vano di corsa dell’ascensore deve
stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del avere le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del
vano scala (vedi tabella A) e deve essere conforme alle
vano corsa;
specifiche disposizioni vigenti».
d) aperture di aerazione e di scarico dei prodotti di
combustione come di seguito indicato.
Il vano corsa deve avere superficie netta di aerazione permanente in sommità non inferiore al 3%
dell’area della sezione orizzontale del vano stesso, e comunque non inferiore a 0,20 m2. Tale aerazione
può essere ottenuta anche tramite camini, che possono attraversare il locale macchine, purché realizzati
con elementi di resistenza al fuoco equivalente a quella del vano corsa.
Nel vano di aerazione è consentita l’installazione di dispositivi per la protezione dagli agenti atmosferici.
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Ascensori Il c. 3 dell’art. 5 del DM 15/09/2005, al quale fare riferimento
Vano corsa per le caratteristiche degli ascensori di nuova realizzazione.
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L’art. 1 del DM 15/09/2005:
Nel vano corsa non possono essere poste in Campo di applicazione
opera canne fumarie, condutture o tubazioni che 1. Nel rispetto della direttiva 95/16/CE la regola tecnica allegata al presente
decreto si applica, in conformità alle specifiche prescrizioni di settore in materia di
non appartengono all’impianto ascensore. prevenzione incendi, ai vani degli impianti di sollevamento installati nelle nuove
Quando il numero degli ascensori è superiore a attività soggette ai controlli di prevenzione incendi ed in quelle esistenti, alla data
di entrata in vigore del presente decreto, in caso di modifiche sostanziali.
due essi devono essere disposti in almeno due 2. Per modifiche sostanziali agli edifici si intendono:
vani di corsa distinti. a) l'installazione di nuovi impianti di sollevamento;
b) le modifiche costruttive degli impianti quali l'aumento delle fermate,
Il filtro a prova di fumo per vano scale e vano oppure il cambiamento del tipo di azionamento;
corsa dell’ascensore può essere comune. c) la sostituzione delle pareti del vano di corsa, delle porte di piano, del
locale del macchinario e/o delle pulegge di rinvio, se eseguita con
materiali, modelli, dimensioni e/o criteri costruttivi diversi da quelli
esistenti;
d) il rifacimento dei solai dell'edificio, quando coinvolge le strutture di
pertinenza dell'impianto di sollevamento;
e) il rifacimento strutturale delle scale dell'edificio, quando coinvolge le
strutture di pertinenza dell'impianto di sollevamento;
f) l'aumento in altezza dell'edificio, se coinvolgente le strutture di
pertinenza dell'impianto di sollevamento;
g) il cambiamento della destinazione d'uso degli ambienti, interni
all'edificio, in cui si esercitano attività riportate nell'allegato al decreto
ministeriale 16 febbraio 1982 e successive modifiche ed integrazioni.
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Locale macchine Aerazione locale macchine
Il locale macchine deve essere separato dagli altri
ambienti dell’edificio con strutture di resistenza al
fuoco equivalente a quella del vano corsa.
L’accesso al locale macchine deve avere le stesse
caratteristiche del vano corsa; qualora il locale
macchine sia ubicato sul terrazzo, l’accesso può
avvenire anche attraverso vano munito di porta
metallica.
Il locale macchine deve avere superficie netta di
aerazione permanente non inferiore al 3% della
superficie del pavimento, con un minino di
0,05 m2, realizzata con finestre e/o camini aventi
sezione non inferiore a quella sopra precisata e
sfociante all’aperto ad una altezza almeno pari a
quella dell’apertura di aerazione del vano corsa.
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Comunicazioni
Per le comunicazioni con le aree a rischio
specifico devono applicarsi le disposizioni
emanate con le relative normative.
Sono consentite le comunicazioni tra scale,
ascensori e locali cantinati pertinenti le abitazioni
dell’edificio secondo quanto indicato nella tabella
B.
Diretta
a
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Vedasi, in merito al tipo di accesso al locale caldaia negli edifici di altezza
Impianti di produzione di calore antincendio > 54 m, il chiarimento prot. n° P868/4108 sott. 22/20 del 05/11/2007.
Per gli impianti di produzione di calore devono
OGGETTO: Decreto del Ministero dell’Interno 12 aprile 1996. Impianti per la
essere osservate le norme vigenti oltre a quanto produzione di calore alimentati a gas metano in apposito locale e autorimesse.
indicato nella tabella C. Accesso dall’interno. Quesito
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Impianti di produzione di calore
N.B. In corpi di fabbrica separati sono ammessi
impianti alimentati da qualsiasi tipo di combustibile
con la sola condizione, per quelli funzionanti a gas
con densità rispetto all’aria ≥ 0,8, che siano ubicati
in locali fuori terra.
TIPO DI COMBUSTIBILE
Gas con densità Gas con densità
Tipo di edificio Liquido o solido rispetto all’aria < rispetto all’aria >
0,8 0,8
a
b
c
d
e
= divieto di installazione entro il volume degli edifici
= divieto di installazione entro il volume degli edifici ma ammessa sul terrazzo
più
elevato
= divieto di installazione nei piani interrati
= ammesso entro il volume degli edifici
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 32
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Impianti di produzione di calore
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Impianti elettrici
Devono essere realizzati in conformità della legge
1° marzo 1968, n. 186.
Negli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essere
installato un sistema di illuminazione di
sicurezza, che deve garantire un’affidabile
illuminazione e la segnalazione delle vie di esodo.
Esso deve avere alimentazione autonoma,
centralizzata o localizzata che, per durata e livello
di illuminamento, consenta un ordinato
sfollamento.
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Vedasi, in merito a cosa intendere per «condutture principali », il punto 3) della
Impiego gas combustibili lettera circolare prot. n° 14795/4101 del 26/07/1988.
Le condutture principali dei gas combustibili
OGGETTO: Chiarimenti interpretativi su problemi di prevenzione incendi.
devono essere esterne al fabbricato ed a vista.
Sono ammessi attraversamenti di locali purché le Per uniformità di indirizzo si riportano di seguito alcuni chiarimenti a quesiti di
carattere generale pervenuti a questo Ministero su problemi di prevenzione
tubazioni siano poste in guaina metallica aperta incendi.
alle due estremità comunicante con l’esterno e di 1) È consentita la comunicazione dei locali ove sono ubicati gli impianti
termici per forni di panificazione con i locali destinati alla vendita
diametro superiore di almeno 2 cm rispetto al unicamente dei prodotti dei forni alle stesse condizioni previste dalla
diametro della tubazione interna. lettera-circolare n. 8242/4183 del 5 aprile 1979 relativa ad impianti cucina a
servizio di ristoranti, mense ecc.
2) È consentita l’installazione dì impianti termici a gas composti da uno o
più moduli accoppiati tra loro e contenuti in armadi metallici,
direttamente addossati al muro senza osservare la prescritta distanza
di 0,6 m tra un lato dell’involucro ed il muro, a condizione che tutti i
dispositivi di sicurezza siano facilmente raggiungibili negli altri tre lati.
3) Il punto 6 del D.M. 16 maggio 1987, n. 246, avente per oggetto « Norme di
sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione» così recita: «Le
condutture principali dei gas combustibili devono essere esterne al
fabbricato ed a vista. Sono ammessi attraversamenti di locali purché le
tubazioni siano poste in guaina metallica aperta alle due estremità
comunicante con l’esterno e di diametro superiore di almeno 2 cm
rispetto al diametro della tubazione interna».
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3.1 - Si definiscono «condutture principali» le tubazioni al servizio comune
Impiego gas combustibili delle utenze dell’edificio alimentato dall’impianto gas, cioè le sotto
colonne e le colonne montanti (ved. Allegato 1).
3.2 - È consentita l’installazione delle condutture principali all’interno
1. Canaletta grigliata dell’edificio in apposito alloggiamento il quale:
2. Copertura grigliata a) sia ad esclusivo servizio dell’impianto gas;
3. Raccordo
b) abbia le pareti impermeabili ai gas;
4. Tubazione gas multistrato
c) sia permanentemente aerato con aperture alle due estremità;
5. guaina
l’apertura di aerazione alla quota più bassa deve essere
provvista di rete tagliafiamma e, nel caso di gas con densità
superiore a 0,8, deve essere ubicata ad una quota superiore ai
piano di campagna ad una distanza, misurata orizzontalmente,
di almeno 10 m da altre aperture alla stessa quota o quota
inferiore;
1. Canaletta d) sia dotato, ad ogni piano, di sportello di ispezione a tenuta di
2. Copertura non grigliata gas e di resistenza al fuoco almeno REI 30.
3. Raccordo L’alloggiamento suddetto può essere destinato a contenere anche i misuratori per
4. Tubazione gas l’utenza dei vari piani del fabbricato.
5. Asole areazione con Si pregano gli Uffici in indirizzo di tenere conto di quanto sopra nell’espletamento
barriera ai raggi UV
del servizio di prevenzione incendi.
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Impiego gas combustibili
Allegato 1
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Vedasi, in merito alle caratteristiche che deve avere la rete idrica antincendio ed
Impianti antincendi alla normativa tecnica da seguire:
Gli edifici di tipo «b», «c», «d», «e», devono a. il chiarimento prot. n° P1566/4122/sott. 67 del 12/12/2008;
essere dotati di reti idranti conformi a quanto di OGGETTO: Rete idrica antincendio in edificio di civile abitazione - D.M.
seguito riportato. 16/05/19872 n. 246 - Quesito.
La rete idranti deve essere costituita da almeno Nel ribadire il contenuto della nota ministeriale di prot. P412/4101 del 24/05/2000
una colonna montante in ciascun vano scala si precisa altresì che, in generale, qualora il titolare di un’attività ritenga
appropriato adottare soluzioni impiantistiche diverse da quelle previste
dell’edificio; da essa deve essere derivato ad dalle regole tecniche, deve necessariamente seguire le procedure di deroga
ogni piano, sia fuori terra che interrato, almeno un previste all’art. 6 del D.P.R. n. 37 del 12/01/1998.
Parere della Direzione Regionale
idrante con attacco 45 UNI 804 a disposizione Quesito relativo alle caratteristiche prestazionali e di installazione degli impianti
per eventuale collegamento di tubazione flessibile idrici antincendio con naspi a servizio di edifici di civile abitazione.
Tenuto anche conto dei chiarimenti forniti con nota ministeriale prot. P412/4101
o attacco per naspo. del 24/05/2000 e considerato che per il caso specifico la regola tecnica di
prevenzione incendi non fornisce le caratteristiche richieste, si condivide il parere
del Comando circa l’applicazione dei requisiti prestazionali e di alimentazione
previsti dalla norma UNI 10779 per aree con livello di rischio 2.
Per quanto riguarda i criteri di installazione dei naspi o idranti in presenza di scala
a prova di fumo interna, pur tenendo conto che la regola tecnica ne prescrive
l’installazione all’interno del locale filtro, si ritiene maggiormente idonea
l’installazione all’interno dei compartimenti, in accordo con il punto 7.5.1
della norma UNI 10779 e con le più recenti regole tecniche di prevenzione
incendi (es. strutture sanitarie ed uffici).
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Vedasi, in merito alle caratteristiche che deve avere la rete idrica antincendio ed
Impianti antincendi alla normativa tecnica da seguire:
Il naspo deve essere corredato di tubazione
Parere del Comando
semirigida con diametro minimo di 25 mm e di Quesito relativamente alle prestazioni idrauliche di un impianto idrico antincendio
lunghezza idonea ad assicurare l’intervento in con naspi a servizio di un edificio di civile abitazione.
A parere dello scrivente Comando, in assenza di specifiche disposizioni
tutte le aree del piano medesimo. regolamentari, si possono applicare le norme di buona tecnica vigenti. Pertanto
Tale naspo deve essere installato nel locale appare adeguato riferirsi alla norma UNI 10779.
In essa le prestazioni di tre idranti UNI45 - per aree di livello 2 - sono ritenute
filtro, qualora la scala sia a prova di fumo equivalenti alle prestazioni di quattro naspi in posizione idraulicamente più
interna. sfavorita con le seguenti caratteristiche:
q > 60 l/min; p > 3 bar per ciascun naspo;
Al piede di ogni colonna montante deve essere dimensionamento: Q > 240 l/min, P > 3 bar, autonomia > 60 min per ogni
installato un idoneo attacco di mandata per colonna montante (due colonne in caso di più colonne)
Inoltre - come chiarito dalla norma stessa al punto 7.5.1 - in presenza di filtro a
autopompa. prova di fumo è più idoneo il posizionamento di naspi su entrambi i
compartimenti collegati attraverso il filtro (e non all’interno del filtro).
FORMPOCKET
Vedasi, in merito alle caratteristiche che deve avere la rete idrica antincendio ed
Impianti antincendi alla normativa tecnica da seguire:
L’impianto deve essere dimensionato per
Parere del Tecnico
garantire una portata minima di 360 l/min per Spett. Comando,
ogni colonna montante e, nel caso di più con riferimento al decreto pari oggetto si evidenzia che per quanto attiene agli
impianti antincendio vengono prescritti al punto 7. i requisiti prestazionali della
colonne, il funzionamento contemporaneo di 2. rete idrica antincendio, e che sono nella norma esattamente definiti in presenza di
L’alimentazione idrica deve essere in grado di un impianto che preveda idranti con attacco UNI 45 e sono (supponiamo la
presenza di una sola colonna montante):
assicurare l’erogazione, ai 3 idranti • portata minima 360 l/min.;
idraulicamente più sfavoriti, di 120 l/min cad., • portata minima ai tre idranti maggiormente sfavoriti: 120 l/min;
• pressione residua al bocchello: 1,5 bar;
con una pressione residua al bocchello di bar • caratteristiche di erogazione garantite per 60 min.
1,5 per un tempo di almeno 60 min. Le prestazioni richieste sono sostanzialmente conformi alle indicazioni
della norma UNI 10779 per le aree con livello 2 di rischio.
Il Decreto consente l’installazione di naspi (diametro 25 mm) in luogo di idranti
con attacco UNI 45 ma non precisa differenti requisiti di portata e/o
pressione in funzione delle diverse caratteristiche idrauliche dei due dispositivi.
Adottando come riferimento le indicazioni connesse alle caratteristiche di
portata e pressione della citata UNI 10779 (la cui osservanza viene richiesta da
Codesto Spettabile Comando in assenza di specifiche prescrizioni nelle regole
tecniche di riferimento per attività normate) per le aree di rischio di livello 2
dovranno essere garantite:
• portata minima ai tre naspi maggiormente sfavoriti: 60 l/min;
• pressione residua al bocchello: 3 bar;
• caratteristiche di erogazione garantite per 60 min..
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Attacco di mandata per autopompa
Il dispositivo costituente l’attacco di mandata per
autopompa deve comprendere almeno:
• uno o più attacchi di immissione conformi alla
specifica norma di riferimento con diametro non
minore di DN 70, dotati di attacchi con girello UNI
804, protetti contro l’ingresso di corpi estranei a
mezzo di tappo maschio, filettato secondo UNI 810,
e sagomato in modo da poter essere rimosso con
chiave unificata UNI 814.
• Nel caso di più attacchi, è necessario prevedere
una valvola di sezionamento per ogni attacco; in
generale è richiesto almeno un attacco DN 70 per le
reti con soli idranti a muro o naspi, due attacchi DN
70 innestati su tubazione almeno da DN 80 per reti di
idranti con protezione esterna ovvero protezione di
grande capacità dimensionata per 600-1.200 l/min e
tre attacchi DN 70 innestati su tubazione almeno da
DN 100 per reti di idranti con protezione esterna
dimensionata per 1.800 l/min.
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Vedasi, in merito alle caratteristiche che deve avere la rete idrica antincendio ed
Impianti antincendi alla normativa tecnica da seguire:
Qualora l’acquedotto non garantisca le
Mutuando quindi le indicazioni prestazionali dalla norma di buona tecnica
condizioni di cui al punto precedente dovrà (pubblicata in data successiva al D.M. in oggetto) la portata minima richiesta
essere installata idonea riserva idrica; questa per una colonna interna con attacco a naspi sarebbe pari a 180 l/min in
luogo dei prescritti 360 l/min.
può essere ubicata a qualsiasi piano e deve Si richiede pertanto un parere formale circa la conformità alle norme di legge e di
essere alimentata da acquedotto pubblico e/o da buona tecnica vigenti di una rete idrica antincendio a servizio di edifici di civile
abitazione soggetti a sopralluogo di controllo da parte dei Vigili del Fuoco che
altre fonti. risponda alle seguenti requisiti:
Tale riserva deve essere mantenuta • installazione di una colonna montante in ciascun vano scala dell’edificio con un
attacco a naspo per ogni piano;
costantemente piena. • i naspi saranno costituiti da una tubazione semirigida con diametro minimo di 25
mm e di lunghezza idonea ad assicurare l’intervento in tutte le aree del piano
medesimo con dispositivo di erogazione conforme alle applicabili norme di
prodotto;
• i naspi saranno installati nel locale filtro, qualora la scala sia a prova di fumo
interna;
• al piede di ogni colonna montante sarà installato un idoneo attacco di mandata
per autopompa;
• l’impianto sarà dimensionato per garantire una portata minima di 180 l/min per
ogni colonna montante e, nel caso di più colonne, il funzionamento
contemporaneo di 2;
• l’alimentazione idrica sarà in grado di assicurare l’erogazione, ai 3 naspi
idraulicamente più sfavoriti, di 60 l/min cad., con una pressione residua al
bocchello di 3,0 bar per un tempo minimo pari a 60 min.
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Vedasi, in merito alle caratteristiche che deve avere la rete idrica antincendio ed
Impianti antincendi alla normativa tecnica da seguire:
Le elettropompe di alimentazione della rete
b. il DM 20/12/2012 al quale si rimanda.
antincendio devono essere collegate Ai fini della presente regola tecnica si definiscono:
all’alimentazione elettrica dell’edificio tramite Impianti di protezione attiva o Sistemi di protezione attiva contro l’incendio:
gli impianti di rivelazione incendio e segnalazione allarme incendio; gli impianti di
linea propria non utilizzata per altre utenze. estinzione o controllo dell’incendio, di tipo automatico o manuale; gli impianti di
Negli edifici di tipo «d», «e», i gruppi di controllo del fumo e del calore;
Dimensione tipica dell'impianto:
pompaggio della rete antincendio devono essere i. per la rete idranti si rinvia a quanto riportato dalla norma UNI 10779;
costituiti da due pompe, una di riserva all’altra, ii. per gli impianti di rivelazione ed allarme incendio si intende il numero di
rivelatori automatici o di punti di segnalazione manuale;
alimentate da fonti di energia indipendenti (ad iii. per gli impianti di estinzione o controllo si intende il numero di erogatori;
esempio elettropompa e motopompa). iv. per gli impianti di estinzione di tipo speciale (ad esempio estinguenti gassosi,
schiuma, polvere, ecc.) si intende la quantità di agente estinguente;
L’avviamento dei gruppi di pompaggio deve v. per gli impianti di controllo del fumo e del calore si intende la superficie utile
essere automatico. totale di evacuazione per i sistemi di evacuazione naturale e la portata
volumetrica aspirata per i sistemi di evacuazione forzata;
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Vedasi, in merito alle caratteristiche che deve avere la rete idrica antincendio ed
Impianti antincendi alla normativa tecnica da seguire:
Le tubazioni di alimentazione e quelle costituenti
b. il DM 20/12/2012 al quale si rimanda.
la rete devono essere protette dal gelo, da urti Progetto dell’impianto: insieme dei documenti indicati dalla norma assunta a
e dal fuoco. Le colonne montanti possono riferimento per la progettazione di un nuovo impianto o di modifica di un impianto
esistente. Il progetto deve includere, in assenza di specifiche indicazioni della
correre, a giorno o incassate, nei vani scale norma, almeno gli schemi e i disegni planimetrici dell’impianto, nonché una
oppure in appositi alloggiamenti resistenti al fuoco relazione tecnica comprendente i calcoli di progetto, ove applicabili, e la
descrizione dell’impianto, con particolare riguardo alla tipologia ed alle
REI 60. caratteristiche dei materiali e dei componenti da utilizzare ed alle prestazioni da
conseguire;
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PROGETTAZIONE
Impianti antincendi Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento
degli impianti oggetto del presente decreto è redatto un
RETE IDRANTI progetto, che deve essere adeguatamente integrato in
caso di modifiche apportate in corso d’opera. Il progetto
Caratteristiche è redatto da un tecnico abilitato. Per impianti da
minime realizzare secondo le norme pubblicate da organismi di
Livello di
Classificazione dell’alimenta- standardizzazione internazionalmente riconosciuti nel
pericolosità
Disposizione secondo Protezione zione idrica settore antincendio, fatti salvi gli obblighi connessi
Attività secondo la
vigente disposizione esterna SI/NO richiesta, all’impiego di prodotti soggetti a normativa comunitaria
norma UNI
vigente secondo la di armonizzazione, il progetto è redatto da
10779
norma UNI professionista antincendio.
12845 Il progetto dell’impianto, così come effettivamente
realizzato, deve essere consegnato al responsabile
DM Tipo b, c 1 NO Singola
Edifici civile dell’attività e da questo reso disponibile ai fini di
16/05/1987, eventuali controlli da parte delle autorità competenti.
abitazione Singola
n. 246 Tipo d, e 2 SI
superiore
INSTALLAZIONE
Gli impianti oggetto del presente decreto devono
essere installati a regola d’arte, seguendo il progetto, le
vigenti normative e le regolamentazioni tecniche
applicabili.
Al termine dei lavori l’impresa installatrice dovrà fornire
al responsabile dell’attività, oltre a quanto già previsto
dalla normativa vigente, la documentazione finale
richiamata dalla norma impiegata per la progettazione e
installazione dell’impianto, nonché il manuale d’uso e
manutenzione dello stesso.
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ESERCIZIO E MANUTENZIONE
Impianti antincendi L’esercizio e la manutenzione degli impianti oggetto del presente decreto devono
essere effettuati secondo la regola dell’arte ed essere condotti in accordo alla
regolamentazione vigente ed a quanto indicato nelle norme tecniche pertinenti e
nel manuale d’uso e manutenzione dell’impianto.
Il manuale d’uso e manutenzione dell’impianto è fornito al responsabile
dell’attività, dall’impresa installatrice o, per impianti privi dello stesso manuale,
eseguiti prima dell’entrata in vigore del presente decreto, da un professionista
antincendio.
Le operazioni da effettuare sugli impianti e la loro cadenza temporale sono quelle
indicate dalle norme tecniche pertinenti, nonché dal manuale d’uso e
manutenzione dell’impianto.
La manutenzione sugli impianti e sui componenti che li costituiscono è eseguita
da personale esperto in materia, sulla base della regola dell’arte, che garantisce
la corretta esecuzione delle operazioni svolte.
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DOCUMENTAZIONE DA PRESENTARE AI FINI DEI CONTROLLI DI
Impianti antincendi PREVENZIONE INCENDI
a) Impianti realizzati secondo le norme pubblicate dall’Ente di normalizzazione
Europea:
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DOCUMENTAZIONE INERENTE L'ESERCIZIO
Impianti antincendi Le operazioni di controllo, manutenzione ed eventuale verifica periodica
devono essere annotate in apposito registro istituito ai sensi del decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modificazioni, ovvero, dell’articolo 6
del decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151. Tale registro
deve essere mantenuto aggiornato e reso disponibile ai fini dei controlli di
competenza del Comando provinciale.
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Disposizioni per gli altri impianti di protezione attiva contro l’incendio
Impianti antincendi Comprendono anche quelli di rivelazione incendio e segnalazione allarme
incendio, gli impianti di controllo del fumo e del calore, nonché altri impianti di
estinzione o controllo dell’incendio.
Per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione di tali impianti si
applicano le relative norme pubblicate dall’Ente di normalizzazione Europea o le
norme pubblicate da organismi di standardizzazione internazionalmente
riconosciuti nel settore antincendio, fatti salvi gli obblighi connessi all’impiego di
prodotti soggetti a normativa comunitaria di armonizzazione.
Per gli impianti descritti nel presente paragrafo, possono essere applicate le
norme di seguito elencate:
- UNI 9795 per gli impianti di rivelazione e segnalazione allarme incendio;
UNI 9795 UNI EN 15004 e UNI 11280 - UNI EN 15004 e UNI 11280 per gli impianti che utilizzano agenti estinguenti
gassosi;
- UNI 9494 per gli impianti di controllo del fumo e del calore;
- UNI EN 13565-2 per gli impianti a schiuma;
- UNI EN 12416-2 per gli impianti a polvere, la norma;
- UNI CEN/TS 14972 per gli impianti ad acqua nebulizzata;
- UNI CEN/TS 14816 per gli impianti spray ad acqua;
- UNI ISO 15779 per gli impianti ad aerosol condensato.
L’adozione di norme diverse da quelle pubblicate dall’Ente di Normalizzazione
UNI 9494 UNI EN 13565-2 Europea dovrà essere seguita in ogni sua parte, fatti salvi gli obblighi connessi
all’impiego di prodotti soggetti a normativa comunitaria di armonizzazione.
UNI EN 12416-2 UNI CEN/TS 14972 UNI CEN/TS 14816 UNI ISO 15779
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 49
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Vedasi, in merito a quale misure di prevenzione incendi considerare, per
Norme transitorie ascensori esistenti, alla luce di quanto riportato nel DPR 1497/63 e nel DM
Negli edifici esistenti, entro cinque anni della 08/03/85, il punto 4) del chiarimento prot. n° P401/4101 sott. 106/33 del
23/04/1998.
data di entrata in vigore delle presenti norme,
devono essere attuate le seguenti prescrizioni. OGGETTO: Quesiti vari di prevenzione incendi.
Punto 4
Comunicazioni Gli ascensori realizzati successivamente alla data di entrata in vigore del D.M. n°
246/1987 devono osservare le disposizioni previste al punto 2.5; gli impianti
Negli edifici di tipo «b», «c», «d», «e», sono esistenti a tale data devono rispettare le misure minime di sicurezza di cui al D.M.
ammesse le comunicazioni di cui al secondo 8 marzo 1985, inoltre codesto Comando, stante quanto disposto dall’art. 3 del
D.P.R. 1497 del 29 maggio 1963, potrà prescrivere ulteriori misure ritenute
comma del punto 2.6 attraverso porte RE 30, necessarie ai fini della sicurezza antincendio, valutando caso per caso se
anche senza disimpegno, filtro a prova di fumo accettare ascensori con cabina e/o porte di piano realizzate in legno.
4) Att. 94 Ascensori
o accesso diretto da spazio scoperto. a) il DPR 1497 del 29.5.63 all’art 3, prevede per gli impianti esistenti alla data di
pubblicazione del decreto il rispetto di alcune prescrizioni (capo VI), fra le quali
non rientrano quelle antincendio di cui all’art. 9. Considerato che il DM 246/87
non prevede alcun adeguamento per gli impianti esistenti e che il DM 8.3.85 al
punto 12 richiede per il rilascio del NOP, che il vano corsa ed il locale
macchine abbiano una aerazione naturale non inferiore a 0,05 mq e che il
locale macchine abbia la porta di accesso incombustibile. Si chiede se ai fini
del rilascio del CPI di un impianto esistente debbano comunque essere
rispettate le misure minime del DM 8.3.85.
b) sempre per gli impianti ricadenti nell’art. 3 si richiede se possano essere
accettati impianti ascensore con cabina e/o porte di accesso ai piani in legno.
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Vedasi, in merito alla possibilità di installare un ascensore, in un edificio civile
Norme transitorie esistente, attraverso la riduzione della larghezza della rampa di scala, il
chiarimento prot. n° P1052/4135 sott. 5 del 28/08/2002.
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Vedasi, in merito all’installazione dell’impianto idrico antincendi, per gli edifici di
Norme transitorie tipo “b” preesistenti;
Illuminazione di sicurezza
a) il chiarimento prot. n° P331/4122 sott. 67 del 18/04/2002;
Negli edifici di tipo «c», «d», «e», deve essere OGGETTO: D.M. 16 maggio 1987, n° 246. – Quesito. –
installato un sistema di illuminazione di sicurezza Quesito relativo agli edifici di tipo “b” esistenti alla data di entrata in vigore
del decreto medesimo e sprovvisti di impianto idrico antincendio.
in conformità con quanto specificato al punto 5. Per gli edifici di tipo “b” preesistenti, non sussiste l’obbligo di
installare l’impianto idrico antincendi, qualora ne siano sprovvisti.
Si rammenta che per gli edifici esistenti e dotati di tali impianti, sussiste
Impianti antincendio l’obbligo di mantenerli in esercizio e pienamente efficienti.
Negli edifici di tipo «c», «d», «e», devono essere
b) la lettera circolare prot. n° P1362/4122 sott. 67 del 24/08/2004.
installati impianti antincendio fissi conformi al OGGETTO: D.M. 16 maggio 1987 n. 246 –”Norme di sicurezza antincendi
punto 7. per gli edifici di civile abitazione” – Chiarimenti al punto 8 – Norme
transitorie.
Restano tuttavia validi di impianti già installati a Il punto 8.2 – Impianto antincendio – dell’allegato al decreto recita: “Negli
condizione che siano sempre assicurate le edifici di tipo “c”, “d”, “e”, devono essere installati impianti antincendio fissi
conformi al punto 7. Restano tuttavia validi gli impianti già installati a
prestazioni idrauliche di cui al punto 7. condizione che siano sempre assicurate le prestazioni idrauliche di cui al
punto 7”.
Pervengono richieste di chiarimenti circa l’obbligo di prevedere l’impianto idrico antincendio fisso in edifici di tipo “b” preesistenti alla data di entrata in vigore
del D.M.
Al riguardo si chiarisce che per i suddetti edifici sussiste l’obbligo di protezione con impianto idrico antincendio unicamente nel caso in cui l’impianto
stesso sia stato espressamente previsto all’atto dell’approvazione del progetto o del rilascio del certificato di prevenzione incend i da parte del
Comando provinciale VV.F.. In tale eventualità l’impianto deve assicurare le prestazioni idrauliche risultanti dal progetto approvato o dal C.P.I. e deve
essere mantenuto in efficienza secondo quanto previsto dall’articolo 5, commi 1 e 2, del D.P.R. n. 37/1998.
Per gli edifici di tipo “b”, esistenti alla data di entrata in vigore del citato decreto ed esclusi dalla precedente fattispecie, non è quindi prescritta l’installazione
di impianti idrici antincendio di tipo fisso in quanto tale misura non è contemplata tra le norme di adeguamento di cui al punto 8 dell’allegato al D.M. n.
246/1987.
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Vedasi, in merito all’obbligo di permanenza, possibilità di sostituzione con naspi e
Norme transitorie caratteristiche degli impianti idrici antincendio esistenti negli edifici di tipo “b”, il
chiarimento prot. n° 6532 del 14/05/2014.
OGGETTO: Impianto idrico antincendio negli edifici di civile abitazione di tipo “b”.
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La problematica segnalata riguarda gli edifici esistenti nel caso in cui tali impianti siano già
Norme transitorie installati (e presenti in pratiche approvate) ma non rispondenti alle caratteristiche richieste dal
decreto. A tal proposito il punto 8 del decreto del Ministero dell’Interno 16 maggio 1987, n. 246
prescrive che “restano tuttavia validi gli impianti già installati a condizione che siano
sempre assicurate le prestazioni idrauliche di cui al punto 7”.
Su tale tematica il Ministero si è più volte espresso ribadendo che per gli edifici esistenti e
dotati di tali impianti, sussiste l’obbligo di mantenerli in esercizio e pienamente
efficienti, in quanto l’obiettivo della norma non è quello di ridurre le prestazioni degli impianti
realizzati.
In particolare, con la lettera circolare del 24 agosto 2004, prot. n. P 1362/4122, il Dipartimento
dei Vigili del fuoco ha ulteriormente espresso che, nei casi in cui l’impianto sia presente nel
progetto approvato, l’impianto deve assicurare quantomeno le prestazioni idrauliche
risultanti dal progetto approvato, che possono essere diverse da quelle previste al
punto 7.
In molti edifici di tipo “b” esistenti al 1987, l’acquedotto comunale non è in grado di
soddisfare le richieste idrauliche degli impianti antincendio e pertanto il problema può
essere risolto con la realizzazione di una riserva idrica dotata di gruppo di pompaggio in
grado di soddisfare i requisiti idraulici previsti dalla normativa per gli edifici di nuova
realizzazione o con la sostituzione di un impianto antincendio a idranti con un impianto
a naspi, che notoriamente richiede prestazioni idrauliche inferiori rispetto all’impianto a idranti.
Il Comando ritiene, nei casi in cui l’impianto non risponda ai requisiti idraulici previsti nei progetti approvati, che l’impianto stesso possa rispondere ai
requisiti di cui al punto 4.1 tabella 1 del decreto del Ministero dell’Interno 20 dicembre 2012 (Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di
protezione attiva contro l’incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi) e pertanto possa essere realizzato un impianto a naspi in
luogo di una rete a idranti, nel rispetto della norma UNI 10779. Poiché tali fabbricati ricadono in categoria A del decreto del Presidente della Repubblica 1
agosto 2011, n. 151, le modifiche all’impianto antincendio possono essere effettuate liberamente, a seguito delle quali l’Amministratore potrà presentare la SCIA
senza attivare il procedimento di valutazione del progetto antincendio di modifica degli impianti.
In molteplici altri casi accade che l’acquedotto non garantisce le prestazioni idrauliche necessarie per il funzionamento degli impianti a naspi e che non
è neanche possibile realizzare la predetta riserva idrica per mancanza di adeguati spazi, soprattutto nella città di Milano, per cui l’impianto antincendio,
ancorché previsto nel progetto agli atti, non è adeguabile ai requisiti richiesti dal punto 8. In tali ulteriori casi il Comando ritiene che si possa far ricorso all’istituto
della deroga al punto 8 del decreto del Ministero dell’Interno 16 maggio 1987, n. 246.
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La problematica segnalata riguarda gli edifici esistenti nel caso in cui tali impianti
Norme transitorie siano già installati (e presenti in pratiche approvate) ma non rispondenti alle
Deroghe caratteristiche richieste dal decreto. A tal proposito il punto 8 del decreto del
(Punto come di seguito modificato Ministero dell’Interno 16 maggio 1987, n. 246 prescrive che “restano tuttavia
dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 validi gli impianti già installati a condizione che siano sempre assicurate le
prestazioni idrauliche di cui al punto 7”.
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
Su tale tematica il Ministero si è più volte espresso ribadendo che per gli edifici
Qualora per particolari esigenze di carattere esistenti e dotati di tali impianti, sussiste l’obbligo di mantenerli in
esercizio e pienamente efficienti, in quanto l’obiettivo della norma non è quello
tecnico o di esercizio non fosse possibile attuare di ridurre le prestazioni degli impianti realizzati.
qualcuna delle prescrizioni contenute nelle In particolare, con la lettera circolare del 24 agosto 2004, prot. n. P 1362/4122, il
Dipartimento dei Vigili del fuoco ha ulteriormente espresso che, nei casi in cui
presenti norme potrà essere avanzata istanza di l’impianto sia presente nel progetto approvato, l’impianto deve assicurare
deroga con le procedure di cui all’articolo 7 del quantomeno le prestazioni idrauliche risultanti dal progetto approvato, che
possono essere diverse da quelle previste al punto 7.
decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto In molti edifici di tipo “b” esistenti al 1987, l’acquedotto comunale non è in
2011, n. 151. grado di soddisfare le richieste idrauliche degli impianti antincendio e
pertanto il problema può essere risolto con la realizzazione di una riserva
idrica dotata di gruppo di pompaggio in grado di soddisfare i requisiti
idraulici previsti dalla normativa per gli edifici di nuova realizzazione o con
la sostituzione di un impianto antincendio a idranti con un impianto a
naspi, che notoriamente richiede prestazioni idrauliche inferiori rispetto
all’impianto a idranti.
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DM 25 gennaio 2019
(G.U. 05 febbraio 2019, n. 30)
Modifiche ed integrazioni all’allegato del decreto 16 maggio 1987, n. 246
concernente norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione.
È approvato l’allegato 1 che costituisce parte integrante del presente decreto e che modifica le norme
tecniche contenute nell’allegato al DMI 16 maggio 1987, n. 246, sostituendo il punto «9. Deroghe» e
introducendo, dopo il punto 9, il punto «9 -bis. Gestione della sicurezza antincendio».
Le disposizioni contenute nell’allegato 1 si applicano agli edifici di civile abitazione di nuova realizzazione ed
a quelli esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto secondo le modalità previste dall’art. 3.
Gli edifici di civile abitazione esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto sono adeguati
alle disposizioni dell’allegato 1 del presente decreto entro i seguenti termini:
a. due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto per le disposizioni riguardanti
l’installazione, ove prevista, degli impianti di segnalazione manuale di allarme incendio e dei
sistemi di allarme vocale per scopi di emergenza;
b. un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto per le restanti disposizioni.
Per gli edifici di civile abitazione esistenti soggetti agli adempimenti di prevenzione incendi, viene comunicato
al Comando dei vigili del fuoco l’avvenuto adempimento agli adeguamenti previsti al comma 1, all’atto della
presentazione dell’attestazione di rinnovo periodico di conformità antincendio.
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DM 25 gennaio 2019 (G.U. 05 febbraio 2019, n. 30) Modifiche ed integrazioni all’allegato del decreto
16 maggio 1987, n. 246 concernente norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione.
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DM 25 gennaio 2019
C
AUTOMATICA DI INCENDIO
SISTEMI DI ALLARME VOCALE EVAC
EMERGENCY VOICE ALARM COMMUNICATION
C
GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO
MISURE DI TIPO ORGANIZZATIVO - GESTIONALE
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I SISTEMI DI ALLARME VOCALE PER EMERGENZA (EVAC)
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio (di Dario Zanut)
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 In una situazione di pericolo, la gestione delle comunicazioni è di fondamentale
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.) importanza.
Definizioni: I sistemi ottico-acustici tradizionali (indicazioni luminose, segnali lampeggianti,
sirene, ecc.) possono fornire informazioni incomplete sull’evento in atto e su
- EVAC (Sistema di allarme vocale per scopi di come comportarsi. In particolare nei locali affollati, la emissione sonora e la
emergenza): impianto destinato principalmente a interpretazione del segnale potrebbe contribuire ad aumentare la
preoccupazione delle persone coinvolte, influendo negativamente sulla gestione
diffondere informazioni vocali per la salvaguardia dell’emergenza.
della vita durante un’emergenza; L’utilizzo di sistemi di allarme vocale EVAC – Emergency Voice Alarm
Communication, è una soluzione evoluta per la gestione dell’emergenza.
Consente la diffusione di informazioni complete e comprensibili sulle azioni che
devono essere intraprese nell’ambito di una o più aree specifiche.
Nella progettazione di un sistema di allarme vocale devono essere considerati
diversi aspetti:
1. Le normative di prevenzione incendi
metropolitane scuole
2. Le norme tecniche di riferimento
3. Requisiti ed obiettivi di progettazione
4. Modalità di gestione delle emergenze e relativa pianificazione
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio I SISTEMI DI ALLARME VOCALE PER EMERGENZA (EVAC)
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 (di Dario Zanut)
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
2. Le norme tecniche di riferimento
Definizioni: La norma tecnica di riferimento è la UNI 9795 (Sistemi fissi automatici di
- EVAC (Sistema di allarme vocale per scopi di rivelazione e di segnalazione allarme d’incendio – Progettazione, installazione
ed esercizio), che al punto 5.5.3.5 prevede l’utilizzo di componenti di sistemi
emergenza) vocali di allarme ed evacuazione, sia ad integrazione dei dispostivi di tipo sonoro
sia in loro vece.
È inoltre “consentito l’utilizzo di specifici sistemi vocali per scopi di emergenza
Periferica Centrale Azioni interconnessi e asservita al sistema di allarme incendio al fine di trasmette
informazioni vocali per la protezione della vita in una o più aree specificate fronte
di una emergenza incendio a al fine di dare luogo ad una rapida ed ordinata
evacuazione degli occupanti, includendo dispostivi con altoparlanti per
Rivelatori d’incendio Allarme acustico trasmettere annunci sonori e dare la segnalazione di pericolo in casi di
automatici rilevazione incendio”.
I criteri per la progettazione, installazione, messa in servizio, manutenzione ed
esercizio sono indicati in due norme tecniche, molto simili:
Centrale di Allarme ottico ‒ UNI ISO 7240-19 – Sistemi fissi di rivelazione e di segnalazione allarme
rivelazione d’incendio: Parte 19: Progettazione, installazione, messa in servizio,
manutenzione ed esercizio dei sistemi di allarme vocale per scopi
Pulsante manuale Indicazione delle d’emergenza
d’allarme via d’evacuazione ‒ UNI CEN/TS 54-32:2015 – Sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio
Parte 32: Pianificazione, progettazione, installazione, messa in servizio,
esercizio e manutenzione dei sistemi di allarme vocale. I componenti devono
esser conformi alle EN 54-4 (alimentazione primaria e di emergenza), EN54-
16 (controllo, segnalazione, amplificazione), EN 54-24 (altoparlanti).
Contatti automatici Vigili del fuoco
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3. Progettazione del sistema – Gli aspetti principali
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio Il sistema deve permettere la trasmissione di informazioni intellegibili in una o più
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 zone di altoparlanti d’emergenza. Devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.) ‒ Quando è attivato, il sistema deve disattivare funzioni non collegate ad una
condizione di allarme
Definizioni: ‒ Dove è attuata un evacuazione per fasi, le trasmissioni non di emergenza
- EVAC (Sistema di allarme vocale per scopi di possono continuare nelle zone di altoparlanti di emergenza e nella zona non
interessata in quel momento dall’emergenza;
emergenza) ‒ Tutti i messaggi devono essere pianificati anticipatamente: essere brevi,
chiari, non ambigui;
‒ L’ordine di priorità nella distribuzione dei messaggi deve essere basato su:
• Allerta: situazione pericolosa che potrebbe richiedere un avviso di
imminente evacuazione
• Evacuazione: situazione di pericolo che prevede l’allontanamento dalla
zona;
• Messaggi integrativi di gestione emergenza (manuali)
• Non emergenza: messaggi operativi, prove ecc.
‒ L’autonomia dell’alimentazione secondaria è valutata in base al tempo di
evacuazione ricavato dal “Piano di gestione delle emergenze” o dalle
normative.
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3.2 Segnali di allarme e di evacuazione
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio Se utilizzato il segnale di allerta, questo deve continuare ad essere emesso fino
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 al controllo manuale. Se il controllo dell’impianto non avviene in un tempo
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.) previsto (non oltre 10 min), deve essere attivato il segnale di evacuazione.
Qualora il piano di gestione richieda la immediata evacuazione il sistema viene
Definizioni: configurato per dare immediata evacuazione.
- EVAC (Sistema di allarme vocale per scopi di
4. Modalità di gestione delle emergenze
emergenza) È infine fondamentale correlare la gestione del sistema EVAC con il piano di
gestione emergenze che deve considerare:
‒ destinazione d’uso ed utilizzo della struttura
‒ l’affollamento e la tipologia di presenza (affollamento)
‒ il tempo richiesto per la evacuazione
‒ la necessità di persone che controllino l’evacuazione delle zone di
altoparlanti di emergenza
‒ la necessità di uso di una segnale di allerta assieme al segnale di
evacuazione
‒ l’utilizzo di evacuazione per fasi
‒ la necessità di messaggi di specificazione
‒ la tipologia di controlli (microfoni di emergenza, modalità manuale ecc.)
‒ la posizione delle apparecchiature (microfoni ecc.)
‒ informazioni sulla zona di evacuazione
‒ i limiti fisici di ogni zona di altoparlanti di emergenza
‒ l’accesso alle parti dell’impianto
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GSA (GESTIONE SICUREZZA ANTINCENDIO)
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio I sistemi di gestione rappresentano la nuova frontiera per garantire un
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 prefissato livello
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.) di sicurezza, attraverso la regolamentazione di comportamenti, divieti,
limitazioni,
Definizioni: procedure operative e organizzazione.
- GSA (Gestione della Sicurezza Antincendio):
Per gli edifici di altezza superiore a 24 m, qualora siano presenti attività
insieme delle misure di tipo organizzativo - ricomprese
gestionale finalizzate all’esercizio dell’attività in in allegato I al D.P.R. 151/2011, e comunicanti con l’edificio stesso ma ad
esso
condizioni di sicurezza, sia in fase ordinaria che in non pertinenti e funzionali (quali ad es. impianti produzione calore,
fase di emergenza, attraverso l’adozione di una autorimesse,
gruppi elettrogeni ecc.), dovrà essere adottato un livello di prestazione
struttura organizzativa che prevede compiti, azioni superiore,
e procedure; essa si attua attraverso l’adozione di indipendentemente dal tipo di comunicazione.
La regola tecnica prevede per ogni livello di prestazione compiti e funzioni
misure antincendio preventive e di pianificazione per il responsabile dell'attività e gli occupanti, le misure da attuare in caso
dell’emergenza; d’incendio (L.P. 0), le misure antincendio preventive, la pianificazione
dell’emergenza e il centro di gestione dell'emergenza (L.P. 3).
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La Gestione della sicurezza antincendio si prefigge la:
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio Gestione della sicurezza antincendio dell’attività in esercizio per il
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 mantenimento nel tempo dei livelli di sicurezza antincendio iniziali previsti nel
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.) progetto e dalle normative.
Gestione della sicurezza antincendio in caso di emergenza, per garantire
Definizioni: un adeguato livello di sicurezza dell’attività o struttura in caso di incendio.
- GSA (Gestione della Sicurezza Antincendio) La corretta Gestione della Sicurezza in fase di esercizio deve prevedere:
la riduzione della probabilità di insorgenza degli incendi e la riduzione
degli effetti, che si esplica mediante azioni di controllo o sorveglianza dirette
a verificare con cadenze pianificate la pulizia e l’ordine per la riduzione della
probabilità di inneschi, la riduzione del carico di incendio, il mantenimento
delle vie di esodo libere da materiali, ecc;
il controllo e manutenzione impianti e attrezzature antincendio, che si esplica
mediante la pianificazione di controlli periodici e manutenzioni eseguiti da ditte
specializzate, e la registrazione degli esiti nel registro dei controlli da parte del
responsabile dell’attività;
Gli edifici di civile abitazione esistenti con altezza antincendi superiore a 12
m, devono essere adeguati entro i seguenti termini:
o entro il 6 maggio 2021 per le disposizioni riguardanti l’installazione, ove
prevista, degli impianti di segnalazione manuale di allarme incendio e dei
sistemi di allarme vocale per scopi di emergenza;
o entro il 6 maggio 2020 per le restanti disposizioni.
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
Definizioni:
- GSA (Gestione della Sicurezza Antincendio)
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
Definizioni:
- Misure antincendio preventive: misure tecnico
- gestionali, integrative di quelle già previste nelle
norme di sicurezza allegate al D.M. 16 maggio
1987, n. 246, che completano la strategia
antincendio da adottare per l’attività, al fine di
diminuire il rischio incendio;
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9-bis. 2 – Gestione della sicurezza antincendio LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
Per gli edifici di altezza antincendi superiore a 24 m, qualora siano presenti
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019 attività ricomprese in allegato I al D.P.R. 151/2011, e comunicanti con l’edificio
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.) stesso ma ad esso non pertinenti e funzionali (ad esempio, impianti produzione
Definizioni: calore, autorimesse, gruppi elettrogeni ecc) , dovrà essere adottato un livello di
prestazione superiore, indipendentemente dal tipo di comunicazione.
- L.P.: Livello di prestazione:
L.P. 0 → per edifici di tipo a) (altezza
antincendi da 12 m a 24 m);
L.P. 1 → per edifici di tipo b) e c) (altezza
antincendi oltre 24 m a 54 m);
L.P. 2 → per edifici di tipo d) (altezza
antincendi oltre 54 m fino a 80);
L.P. 3 → per edifici di tipo e) (altezza
Misure Livelli di Soluzioni Soluzioni
antincendi oltre 80 m); prestazione conformi alternative
antincendio
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Nota prot. N. P558/4122 sott. 67 del 24-03-2004
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio Definizione di altezza ai fini antincendio degli edifici civili, di cui
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
al punto 1.1 del D.M. 30 novembre 1983.
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
Definizioni: In relazione a quanto richiesto, si conferma che nella definizione di
‒ h: altezza antincendi dell’edificio, di cui al D.M. “altezza ai fini antincendio degli edifici civili”,(*) pur se non
30 novembre 1983. esplicitato, il piano esterno più basso al quale riferirsi è quello
accessibile ai mezzi di soccorso dei vigili del fuoco. Il concetto
che sta alla base della definizione è connesso, infatti, alla possibilità
di effettuare il soccorso tecnico urgente dall’esterno dell’edificio,
restando inteso che dall’accesso esterno possano essere
raggiungibili, con un percorso interno, i vari locali dell’edificio.
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.0 (12 m ≤ h < 24 m)
Compiti e funzioni
Responsabile • identifica le misure standard da attuare in caso d’incendio; (come sotto
dell’attività dettagliata)
• fornisce informazione agli occupanti sulle misure da attuare in caso
d’incendio;
• espone un foglio informativo riportante divieti e precauzioni da
osservare, numeri telefonici per l’attivazione dei servizi di
emergenza, nonché le istruzioni per garantire l’esodo in caso
d’incendio, come previsto nelle misure da attuare in caso d’incendio;
(Amministratore di • mantiene in efficienza i sistemi, dispositivi, attrezzature e le altre
condominio) misure antincendio adottate, effettuando verifiche di controllo ed
interventi di manutenzione;
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.0 (12 m ≤ h < 24 m)
Compiti e funzioni
Occupanti In condizioni ordinarie:
• osservano le indicazioni sui divieti e precauzioni riportati nel foglio
informativo;
• non alterano la fruibilità delle vie d’esodo e l’efficacia delle misure di
protezione attiva e passiva;
In condizioni d’emergenza:
• attuano quanto previsto nel foglio informativo;
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.0 (12 m ≤ h < 24 m)
Compiti e funzioni
Misure da attuare in Le misure standard da attuare in caso d’incendio consistono
caso d’incendio nell’informazione agli occupanti sui comportamenti da tenere:
(In attività
promiscuità
caratterizzate da
strutturale,
• istruzioni per la chiamata di soccorso e le informazioni da fornire
impiantistica, dei sistemi di vie per consentire un efficace soccorso;
d’esodo ed esercite da responsabili
dell’attività diversi, le pianificazioni
• azioni da effettuare per la messa in sicurezza di apparecchiature ed
d’emergenza delle singole attività impianti;
devono tenere conto di eventuali
interferenze o relazioni con le
• istruzioni per l’esodo degli occupanti, anche in relazione alla presenza
attività limitrofe. In tali attività, di persone con limitate capacità motorie, ove presenti;
devono essere previste planimetrie
per gli occupanti indicanti le vie
• divieto di utilizzo degli ascensori per l’evacuazione in caso di
d’esodo, installate in punti opportuni incendio, ad eccezione degli eventuali ascensori antincendio da utilizzare
ed essere chiaramente visibili) con le modalità di cui al D.M. 15 settembre 2005;
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.0 (12 m ≤ h < 24 m)
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Responsabile Organizza la GSA attraverso:
dell’attività • predisposizione e verifica periodica della pianificazione
d’emergenza; (come sotto dettagliata)
• informazione agli occupanti su procedure di emergenza da adottare
in caso d’incendio e sulle misure antincendio preventive che essi
devono osservare;
• mantenimento in efficienza dei sistemi, dispositivi, attrezzature e
delle altre misure antincendio adottate, effettuando verifiche di
(Amministratore di controllo ed interventi di manutenzione, riportando gli esiti in un
condominio) registro dei controlli;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Responsabile • esposizione di foglio informativo e cartellonistica riportante divieti e
dell’attività precauzioni da osservare, numeri telefonici per l’attivazione dei
servizi di emergenza, nonché riportante istruzioni per garantire
l’esodo in caso d’incendio; tali istruzioni saranno redatte in lingua
italiana ed eventualmente, su esplicita richiesta dell’assemblea dei
Condomini o qualora l’Amministratore lo ritenga opportuno, potranno
essere redatte anche in altre lingue fermo restando l’utilizzo di
cartellonistica di sicurezza conforme alla normativa vigente;
(Amministratore di • verifica, per le aree comuni, dell’osservanza dei divieti, delle
condominio) limitazioni e delle condizioni normali di esercizio;
• adozione delle misure antincendio preventive. (come sotto dettagliato)
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Occupanti In condizioni ordinarie, osservano le disposizioni della GSA, in particolare:
• osservano le misure antincendio preventive, predisposte dal
Responsabile dell’attività;
• non alterano la fruibilità delle vie d’esodo e l’efficacia delle misure di
protezione attiva e passiva;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Misure da attuare in Le misure antincendio previste consistono in:
caso d’incendio • corretto deposito ed impiego dei materiali combustibili, delle
(Sono fatti salvi gli adempimenti
previsti dalla normativa vigente, per
sostanze infiammabili liquide e gassose;
le aree indicate al punto 3 del D.M. • mantenimento della disponibilità di vie d’esodo sgombre e
16 maggio 1987 n. 246, individuate
quali luoghi di lavoro)
sicuramente fruibili;
• corretta chiusura delle porte tagliafuoco nei varchi tra
compartimenti;
• riduzione delle sorgenti di innesco (es. limitazioni nell’ uso di fiamme
libere senza le opportune precauzioni, divieto di fumo in aree ove sia
vietato, divieto di impiego di apparecchiature elettriche malfunzionanti o
impropriamente impiegate, ...);
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Misure da attuare in • gestione dei lavori di manutenzione, e valutazione delle sorgenti di
caso d’incendio rischio aggiuntive, in particolare: operazioni pericolose (es. lavori a
(Sono fatti salvi gli adempimenti
previsti dalla normativa vigente, per
caldo, …), temporanea disattivazione impianti di sicurezza, temporanea
le aree indicate al punto 3 del D.M. sospensione della continuità di compartimentazione, impiego delle
16 maggio 1987 n. 246, individuate
quali luoghi di lavoro)
sostanze o miscele pericolose (es. solventi, colle, infiammabili);
• valutazione dei rischi di incendio in caso di modifiche alle strutture,
alle finiture, al rivestimento delle facciate, all’isolamento termico e
acustico e agli impianti;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Pianificazione La pianificazione dell’emergenza può essere limitata all’informazione agli
dell’emergenza occupanti sui comportamenti da tenere. Tali informazioni potranno essere
(In attività
promiscuità
caratterizzate da
strutturale,
trasmesse anche semplicemente con avvisi in bacheca, ove presente, o
impiantistica, dei sistemi di vie secondo le modalità ritenute più opportune.
d’esodo ed esercite da responsabili
dell’attività diversi, le pianificazioni
Essa deve riguardare:
d’emergenza delle singole attività • istruzioni per la chiamata di soccorso e le informazioni da fornire
devono tenere conto di eventuali
interferenze o relazioni con le
per consentire un efficace soccorso;
attività limitrofe. In tali attività, • informazioni da fornire alle squadre di soccorso intervenute sul
devono essere previste planimetrie
per gli occupanti indicanti le vie
posto;
d’esodo, installate in punti opportuni • azioni da effettuarsi per la messa in sicurezza di apparecchiature ed
ed essere chiaramente visibili) impianti;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Compiti e funzioni
Pianificazione • istruzioni per l’esodo degli occupanti, anche in relazione alla presenza
dell’emergenza di persone con limitate capacità motorie, ove presenti;
(In attività
promiscuità
caratterizzate da
strutturale,
• divieto di utilizzo degli ascensori per l’evacuazione in caso di incendio,
impiantistica, dei sistemi di vie ad eccezione degli eventuali ascensori antincendio da utilizzare con le
d’esodo ed esercite da responsabili
dell’attività diversi, le pianificazioni
modalità di cui al D.M. 15 settembre 2005;
d’emergenza delle singole attività • Ove presente l’impianto rivelazione automatica o manuale
devono tenere conto di eventuali
interferenze o relazioni con le
dell’incendio, dovranno essere previste apposite istruzioni di
attività limitrofe. In tali attività, impiego e attivazione dell’allarme.
devono essere previste planimetrie
per gli occupanti indicanti le vie
d’esodo, installate in punti opportuni
ed essere chiaramente visibili.)
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
Informazioni da fornire al telefono: (Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
Cosa succede; in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
Dove (via e comune, edificio, quanti
piani e a che piano);
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
Persone coinvolte;
Nominativo e numero telefonico L.P.1 (24 m ≤ h < 54 m)
Tipologia dell’edificato, piani sopra e
sotto terra;
Eventuali impianti esistenti
Esodo:
Non
utilizzarre
l’ascensore
ma le scale
Esodo:
Seguire le
istruzioni per
l’esodo
Esodo:
Aiutare le
persone
Messa in sicurezza impianti con
Chiudere tutte le valvole di disabilità
Informazioni da fornire alle
intercettazione dei combustibili
squadre di soccorso:
liquidi o gassosi
Situazione dell’evento al loro arrivo;
Posizione dell’evento;
Eventuali persone ancora in pericolo
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.2 (54 m ≤ h < 80 m)
Compiti e funzioni
Responsabile Come per il livello di prestazione 1 ed in aggiunta:
dell’attività • Prevede l’installazione di un impianto di segnalazione manuale di
allarme incendio con indicatori di tipo ottico ed acustico, realizzato a
regola d’arte;
(Amministratore di
condominio)
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.2 (54 m ≤ h < 80 m)
Compiti e funzioni
Occupanti Come per il livello di prestazione 1
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.2 (54 m ≤ h < 80 m)
Compiti e funzioni
Misure antincendio Tutti gli adempimenti del livello di prestazione 1 ed in aggiunta i
preventive seguenti:
• impianto di segnalazione manuale di allarme incendio con indicatori
di tipo ottico ed acustico;
Compiti e funzioni
Pianificazione • In aggiunta a quanto previsto per il livello di prestazione 1, la
dell’emergenza pianificazione dell’emergenza deve contenere le procedure di
attivazione e diffusione dell’allarme;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.3 (oltre 80 m)
Compiti e funzioni
Responsabile Come per il livello di prestazione 2 ed in aggiunta:
dell’attività • predispone centro di gestione dell’emergenza conforme a quanto
sotto dettagliato;
• designa il Responsabile della GSA;
• designa il Coordinatore dell’emergenza (soggetto in possesso di
attestato di idoneità tecnica a seguito di frequenza di corso di rischio
elevato ex D.M. 10 marzo 1998);
• prevede l’installazione di un impianto EVAC a regola d’arte;
(Amministratore di
condominio)
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.3 (oltre 80 m)
Compiti e funzioni
Responsabile della Pianifica e organizza le attività della GSA, di seguito indicate:
GSA • predispone le procedure gestionali ed operative, relative alle misure
(Il responsabile della GSA può
coincidere anche con il
antincendio preventive;
Responsabile dell’attività)
• aggiorna la pianificazione dell’emergenza;
• effettua il controllo periodico delle misure di prevenzione adottate;
• fornisce al Coordinatore dell’emergenza le necessarie informazioni e
procedure da adottare previste nella pianificazione dell’emergenza;
• segnala al Responsabile dell’attività le non conformità e le
inadempienze di sicurezza antincendio;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.3 (oltre 80 m)
Compiti e funzioni
Coordinatore Pianifica e organizza le attività della GSA, di seguito indicate:
dell’emergenza • predispone le procedure gestionali ed operative, relative alle misure
antincendio preventive;
• aggiorna la pianificazione dell’emergenza;
• effettua il controllo periodico delle misure di prevenzione adottate;
• fornisce al Coordinatore dell’emergenza le necessarie informazioni e
procedure da adottare previste nella pianificazione dell’emergenza;
• segnala al Responsabile dell’attività le non conformità e le
inadempienze di sicurezza antincendio;
FORMPOCKET
9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.3 (oltre 80 m)
Compiti e funzioni
Occupanti Come per il livello di prestazione 2
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.3 (oltre 80 m)
Compiti e funzioni
Misure antincendio Tutti gli adempimenti del livello di prestazione 2 ed in aggiunta i
preventive seguenti:
• centro di gestione dell’emergenza;
• Sistema EVAC realizzato a regola d’arte
Compiti e funzioni
Pianificazione In aggiunta a quanto previsto per il LP2, la pianificazione dell’emergenza
emergenza deve contenere le procedure di attivazione del centro di gestione
dell’emergenza;
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9-bis. 1 – Gestione della sicurezza antincendio
(Punto aggiunto dall’allegato 1 al DM 25/01/2019
in conformità al c. 1 dell’art. 1 dello stesso decreto.)
LP (LIVELLI PRESTAZIONALI)
L.P.3 (oltre 80 m)
Compiti e funzioni
Centro di gestione Il centro di gestione dell’emergenza è un locale utilizzato per il
dell’emergenza coordinamento delle operazioni da effettuarsi in condizioni di
emergenza e può essere realizzato in locale anche ad uso non esclusivo
(es. portineria, reception, centralino, ...).
Il centro di gestione dell’ emergenza deve essere fornito almeno di:
• informazioni necessarie alla gestione dell’emergenza (es.
pianificazioni, planimetrie, schemi funzionali di impianti, numeri
telefonici...);
• centrale gestione sistema EVAC;
• centrale di controllo degli impianti rilevanti ai fini antincendio, ove
presenti;
Il centro di gestione dell’emergenza deve essere chiaramente individuato
da apposita segnaletica di sicurezza.
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Lettera Circolare 15/04/2013 n. 5043 (facciate degli edifici) PROT. n. 0005043 Allegati: n. 1 - GUIDA
TECNICA su: “Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili” -
AGGIORNAMENTO.
Requisiti di sicurezza
antincendio delle facciate
negli edifici civili
Formazione di Prevenzione Incendi
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DM 25 gennaio 2019
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DM 25 gennaio 2019
Le disposizioni si applicano agli edifici di civile abitazione di nuova realizzazione e per quelli esistenti
che siano oggetto di interventi successivi alla data di entrata in vigore del presente decreto
comportanti la realizzazione o il rifacimento delle facciate per una superficie superiore al 50% della
superficie complessiva.
Le disposizioni non si applicano per gli edifici di civile abitazione per i quali alla data di entrata in vigore
del presente decreto siano stati pianificati, o siano in corso, lavori di realizzazione o di rifacimento
delle facciate sulla base di un progetto approvato, ovvero che siano già in possesso degli atti
abilitativi.
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 92
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Lettera Circolare 15/04/2013 n. 5043 (facciate degli edifici) PROT. n. 0005043
OGGETTO: GUIDA TECNICA su: “Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili” - AGGIORNAMENTO
La Lettera Circolare n. 5643 del 31/03/2010 riguardante l’oggetto, attraverso apposito allegato tecnico (Guida Tecnica)
approvato dal Comitato Centrale Tecnico Scientifico per la Prevenzione Incendi nella seduta del 23 marzo 2010, ha
affrontato, per la prima volta in Italia, il tema connesso alla sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili.
Lo stesso atto ha stabilito, inoltre, che, trascorsi due anni di sperimentazione, sulla base delle osservazioni ricevute
dall’apposito gruppo di lavoro designato, il medesimo allegato sarebbe stato aggiornato.
Alla presente viene quindi annessa la nuova Guida Tecnica (che sostituisce quindi la precedente) che, grazie ai contributi
pervenuti dai Comandi VF. dall’Industria nazionale delle facciate e dai professionisti che si occupano specificatamente
della materia, rappresenta oggi il migliore documento normativo nazionale nel settore specifico.
Si avverte, in particolare, che gli aggiornamenti introdotti riguardano, rispetto alla precedente versione, sia una più
appropriata caratterizzazione tipologica delle facciate in relazione agli aspetti di sicurezza antincendio da garantire, sia
una migliore impostazione formale del documento in relazione, soprattutto, alle specifiche caratteristiche prestazionali
richieste.
Si avverte inoltre, che, pur raccomandandone l’utilizzo, la nuova Guida Tecnica, anche in attesa di ulteriori sviluppi
conoscitivi a livello europeo, continuerà a mantenere lo status di “Documento Volontario di Applicazione” e, come
avvenuto per la precedente versione, essa sarà da intendere riferita agli edifici aventi altezza antincendio superiore a 12
metri.
È appena il caso, infine, di precisare che l’applicazione del medesimo documento normativo non esplica necessariamente
gli effetti di indirizzo e coordinamento per l’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza secondo la
definizione di cui all’art. 2, comma 1. lettera z) del D.lgs.vo 81/2008 e s.m.i.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI Sono incluse le facciate rivestite con elementi
prefabbricati, fissati con legante umido o a secco
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
in aderenza alla parete esistente sottostante
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” (“cappotti termici”) e le facciate in mattoni o
blocchi dotati di camere d’aria non ventilata per
DEFINIZIONI l’isolamento termico.
‒ Facciata: l’insieme dei componenti che costituiscono un
sistema di chiusura (materiali, elementi, accessori etc.),
progettati, assemblati ed installati al fine di realizzare
l’involucro esterno verticale, o quasi - verticale,
dell’edificio.
‒ Facciata semplice: facciata, anche di tipo multistrato,
in cui gli strati e gli elementi funzionali sono assemblati
con continuità senza intercapedini d’aria tra gli strati.
Sono considerati come unico strato elementi forati quali
laterizi, blocchetti in cls, vetro-camera, ecc.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI Il materiale di rivestimento delle facciate della
Grenfell Tower di Londra
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
Le informazioni diffuse finora dai media britannici
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” confermano che i pannelli di rivestimento esterno
installati recentemente sulle facciate della
Grenfell Tower fossero i pannelli sandwich
“Reynobond PE”, con strato isolante interno in
polietilene con cattive proprietà di reazione al
fuoco.
Schema di propagazione dell’incendio della Grenfell Schema del rivestimento della Grenfell Tower
Tower di Londra
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 95
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI Le strutture di sostegno delle facciate sono
caratterizzate da elementi sottili e leggeri che
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
possono essere completamente integrate nella
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” facciate. Risultano estremamente vulnerabili al
fuoco e, in caso di collasso, coinvolgono porzioni
DEFINIZIONI importanti dell’edificio.
‒ Facciata a doppia parete: facciata di tipo multistrato, in
cui gli starti e/o gli elementi funzionali sono separati da
una cavità o intercapedine d’aria (denominata “corridoio
d’aria” o “spazio intermedio”). Le facciate a doppia
parete possono essere di tipo ventilato e non ventilato,
con pareti opache o vetrate. Dal punto di vista della
sicurezza antincendio la facciata a doppia parete non
ventilata è assimilabile ad una facciata semplice.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI Definizione di facciata ventilata UNI 11018:
• Tipo di facciata a schermo avanzato in cui
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
l’intercapedine tra il rivestimento e la parete è
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” progettata in modo tale che l’aria in essa
presente possa fluire per effetto camino, in
DEFINIZIONI modo naturale e/o artificialmente controllato, a
‒ Facciata a doppia parete ventilata non seconda delle necessità stagionali e/o
ispezionabile: facciata a doppia parete con giornaliere, al fine di migliorarne le prestazioni
circolazione d’aria nell’intercapedine di tipo meccanico termoenergetiche complessive.
e/o naturale. L’intercapedine d’aria può assumere
spessori variabili compresi tra un minimo di 3 cm e un
massimo di 60 cm. Generalmente gli spessori sono
compresi tra 5 e 10 cm. Tale tipologia di facciata può
essere a doppia parete verticale sia verso l’interno che
verso l’esterno.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI Tale tipologia di facciata è generalmente
composta da una parete esterna vetrata e una
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
parete interna che può essere semplice con o
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” senza infissi, di tipo curtain wall opaca o vetrata.
L’intercapedine interna tra le due pareti è
DEFINIZIONI attrezzata per consentire il passaggio di addetti
‒ Facciata a doppia parete ventilata ispezionabile: alle operazioni di manutenzione.
facciata a doppia parete con circolazione d’aria
nell’intercapedine di tipo meccanico e/o naturale.
L’intercapedine d’aria può assumere spessori superiori a
60 cm. Nel caso di intercapedini superiori a 120 cm le
due pareti costituiscono, dal punto di vista della
sicurezza antincendio, due sistemi facciata indipendenti.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI È solitamente formata da una intelaiatura,
costituita da elementi strutturali lineari
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
interconnessi, vincolata alla struttura di supporto
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” dell’edificio e riempita a formare una pelle
continua leggera e avvolgente, che fornisce, di
DEFINIZIONI per sé o insieme all’edificio, tutte le normali
‒ Curtain wall (facciata continua): facciata esterna non funzioni di una parete esterna, ma tale da non
portante, indipendente dall’ossatura strutturale avere funzioni portanti per lo stesso edificio. È
dell’edificio e generalmente fissata davanti alla testa dei caratterizzata da una continuità dell’involucro
solai e dei muri trasversali. Una facciata continua rispetto alla struttura portante dell’edificio, che in
genere resta interamente arretrata rispetto al
include telai, pannelli, superfici vetrate, sigillature,
piano della facciata (v. UNI-EN 13119:2007, EN
sistemi di fissaggio, giunti, membrane di tenuta, ecc. 13830).
La facciata continua è generalmente progettata
con struttura di alluminio estrusa (ma può essere
anche con intelaiatura di legno, acciaio, pvc o
altro) è generalmente tamponata con pannelli in
vetro. Altre chiusure comuni includono:
rivestimenti esterni in pietra, in pannelli di metallo
o di legno, in strisce distaccate di vario materiale
(tipo persiana o frangisole), finestre apribili ecc….
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI È solitamente formata da una intelaiatura,
costituita da elementi strutturali lineari
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
interconnessi, vincolata alla struttura di supporto
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” dell’edificio e riempita a formare una pelle
continua leggera e avvolgente, che fornisce, di
DEFINIZIONI per sé o insieme all’edificio, tutte le normali
‒ Parete aperta: parete esterna costituita per almeno il funzioni di una parete esterna, ma tale da non
50% della sua superficie da giunti, griglie fisse o mobili avere funzioni portanti per lo stesso edificio. È
(che si aprono automaticamente in caso di incendio di caratterizzata da una continuità dell’involucro
almeno 60 gradi rispetto alla posizione di chiusura) rispetto alla struttura portante dell’edificio, che in
genere resta interamente arretrata rispetto al
distribuiti in modo sufficientemente uniforme, o infine, da
piano della facciata (v. UNI-EN 13119:2007, EN
pannelli realizzati con materiali che a temperature 13830).
inferiori a 200 °C si rompono e cadono. La facciata continua è generalmente progettata
con struttura di alluminio estrusa (ma può essere
anche con intelaiatura di legno, acciaio, pvc o
altro) è generalmente tamponata con pannelli in
vetro. Altre chiusure comuni includono:
rivestimenti esterni in pietra, in pannelli di metallo
o di legno, in strisce distaccate di vario materiale
(tipo persiana o frangisole), finestre apribili ecc….
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
1
Regolamento (UE) N. 305/2011 del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011 che
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
fissa condizioni armonizzate per la
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI” commercializzazione dei prodotti da costruzione e
che abroga la direttiva 89/106 CEE del Consiglio
DEFINIZIONI (Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 88/5 del
‒ Parete chiusa: parete esterna che non rispetta i criteri 4.4.2011).
della parete aperta.
‒ Kit: nell’accezione della Direttiva Prodotti da Costruzioni (DPC) e del nuovo Regolamento Prodotti da
Costruzioni1 (CPR), un kit è equivalente ad un prodotto da costruzione. Un prodotto da costruzione è un
kit quando è costituito da una serie di almeno due componenti separati che necessitano di essere uniti
per essere installati permanentemente nelle opere (es.: per diventare un sistema assemblato). Per
rientrare nello scopo della DPC (o del CPR), un kit deve soddisfare le seguenti condizioni:
i. il kit deve essere collocato sul mercato consentendo all’acquirente di comperarlo in un’unica
transazione da un singolo fornitore;
ii. il kit deve possedere caratteristiche che consentano alle opere nelle quali è incorporato di
soddisfare i requisiti essenziali, quando le opere sono soggette a regole che prevedano detti
requisiti.
Esistono due possibili tipi di kit: quelli in cui il numero e il tipo dei componenti sono predefiniti e rimangono
costanti e quelli in cui il numero, il tipo e la disposizione dei componenti cambia in relazione a specifiche
applicazioni.
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 102
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
Regole generali
Non sono richiesti requisiti di resistenza al fuoco per gli elementi della facciata che appartengono a
compartimenti aventi carico d’incendio specifico, al netto del contributo rappresentato dagli isolanti
eventualmente presenti nella facciata, minore o uguale a 200 MJ/mq.
Non sono altresì richiesti requisiti di resistenza al fuoco per gli elementi della facciata che appartengono
a compartimenti all’interno dei quali il valore del carico di incendio specifico è superiore a 200 MJ/mq se
essi sono provvisti di un sistema di spegnimento ad attivazione automatica.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
La facciata deve presentare in corrispondenza di ogni solaio e di ogni muro trasversale, con funzione
di compartimentazione, una fascia, realizzata come descritto in Allegato, costituita da uno o più elementi
costruttivi di classe di resistenza al fuoco E60-ef (o→i).
Nel caso delle facciate di tipo curtain walls ovvero in tutti i casi in cui l’elemento di facciata non poggi
direttamente sul solaio è inoltre richiesto che l’elemento di giunzione della facciata ai solai e ai muri
trasversali dei compartimenti sia di classe di resistenza al fuoco EI60.
Le parti di facciata appartenenti alla fascia di cui sopra, che devono possedere i requisiti di resistenza al
fuoco, possono presentare aperture a condizione che, in corrispondenza delle stesse, sia previsto, in
caso di incendio, l’intervento automatico di apposita serranda tagliafuoco, o sistema equivalente,
avente il medesimo requisito di resistenza al fuoco previsto per le parti di facciata.
ex C.R.E. Loris Del Grande 01/10/2021 104
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
FORMPOCKET
GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
FORMPOCKET
GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
FORMPOCKET
GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
REAZIONE AL FUOCO
I prodotti isolanti presenti in una facciata, comunque realizzata, devono essere almeno di classe 1 di
reazione la fuoco ovvero classe B-s3-d0.
Nel caso in cui la funzione isolante della facciata sia garantita da un insieme di componenti unitamente
commercializzati come kit, deve essere riferita a quest’ultimo nelle sue condizioni finali di esercizio.
I prodotti isolanti, con esclusione di quelli posti a ridosso dei vani finestra e porta-finestra per una fascia
di larghezza 0,60 m e di quelli posti alla base della facciata fino a 3 m fuori terra, possono non rispettare i
requisiti di reazione al fuoco purché siano installati protetti, anche all’interno di intercapedini o
cavità secondo le indicazioni seguenti:
• prodotto isolante C-s3-d2 se protetto con materiali almeno di classe A2;
• prodotto isolante di classe non inferiore ad E se protetto con materiali almeno di classe A1 aventi uno
spessore non inferiore a 14 mm.
• soluzioni protettive ulteriori possono essere adottate purché supportate da specifiche prove di reazione
al fuoco su combinazioni di prodotti (supporti, isolanti, protettivi) rappresentativi della situazione in
pratica che garantiscano una classe di reazione al fuoco non inferiore ad 1 ovvero B-s3-d0
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
REAZIONE AL FUOCO
Limitatamente alle pareti ventilate non ispezionabili le protezioni possono non essere applicate se
la parete rispetta le prescrizioni di cui al precedente punto 3.3.
Le guarnizioni, i sigillanti e i materiali di tenuta, qualora occupino complessivamente una superficie
maggiore del 10% dell’intera superficie della facciata, dovranno garantire gli stessi requisiti di reazione
al fuoco indicati per gli isolanti.
Tutti gli altri componenti della facciata, qualora occupino complessivamente una superficie maggiore del
40% dell’intera superficie della facciata, dovranno garantire gli stessi requisiti di reazione al fuoco
indicati per gli isolanti.
Per gli elementi in vetro non viene richiesta alcuna prestazione di reazione al fuoco.
Qualora elementi metallici (staffe, perni, viti, ecc.) o impianti, suscettibili in condizioni di esercizio di
raggiungere temperature superiori a 150 °C, attraversano prodotti isolanti che non rispettano i
requisiti di reazione al fuoco richiesti al primo capoverso, è necessario separare tali elementi dal
contatto diretto con il prodotto isolante.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
Nel caso in cui le facciate siano composte da materiali fragili ovvero che in caso di incendio possono
dare luogo a rotture e distacchi di parti non minute, deve essere assicurato che gli sbarchi delle vie di
esodo, i luoghi sicuri esterni risultino protetti dalla caduta delle parti della facciata.
Il dimensionamento e/o la progettazione del sistema di esodo dovrà necessariamente tenere conto della
difficoltà di accesso all’edificio dall’esterno, in caso di incendio, da parte delle squadre di soccorso. È
tuttavia possibile inserire in zone ben individuabili dalle squadre di soccorso dei serramenti
facilmente apribili dall’esterno, nel rispetto dei requisiti di accessibilità dei mezzi VV.F..
Nel sistema di esodo è vietato l’utilizzo della cavità o intercapedine nelle facciate a doppia parete
da parte degli occupanti ai fini della evacuazione.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
ALLEGATO
La porzione della facciata (fascia) avente uno o più elementi costruttivi resistenti al fuoco è costituita da
(Schemi A e B):
• una sporgenza orizzontale continua a protezione della parte della facciata situata al di sopra del
solaio, di larghezza “a” uguale o superiore a 0,6 m, raccordata al solaio ovvero:
• un insieme di elementi come di seguito descritti:
• una sporgenza orizzontale continua a protezione della parte della facciata situata al di sopra del
solaio di larghezza “a”, raccordata al solaio;
• un parapetto continuo di altezza “b” al piano superiore, raccordato al solaio;
• un architrave continuo di altezza “c”, raccordato al solaio.
La somma delle dimensioni a, b, c e d (spessore del solaio) deve essere uguale o superiore ad un
metro; ciascuno dei valori a, b o c può eventualmente essere pari a 0.
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
ALLEGATO
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
ALLEGATO
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
ALLEGATO
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
ALLEGATO
Quando l’angolo α formato dalle superfici esterne di due facciate o parti di facciate è compreso tra 0°
(facciate una davanti all’altra) e 180° (facciate allineate), la minima distanza (in metri), misurata tra le
porzioni che non presentano requisiti di resistenza al fuoco almeno pari a E60ef (o→i) in conformità
alle specifiche modalità di valutazione previste, deve essere pari a quella indicata nella seguente
tabella:
α Distanza minima
0° d1
0° ÷ 90° d2 = 1 + (d1 – 1)·cos α
90° ÷ 180° d3 = 1 m
> 180° d3 = 1 m (applicato alla sviluppo)
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GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEI
“REQUISITI DI SICUREZZA ANTINCENDIO
DELLE FACCIATE NEGLI EDIFICI CIVILI”
ALLEGATO
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
DEFINIZIONE FACCIATA SEMPLICE
FACCIATA SEMPLICE: facciata, anche di tipo FACCIATA SEMPLICE: sono incluse le facciate FACCIATA SEMPLICE: sono incluse le facciate
multistraro, in cui gli strati e gli elementi rivestite con elementi prefabbricati, fissati con in mattoni o blocchi dotati di camera d’aria non
funzionali sono assemblati con continuità senza legante umido o a secco in aderenza alla parete ventilata per l’isolamento termico
intercapedini d’aria tra gli strati. Sono esistente sottostante (cappotti termici).
considerati come unico strato elementi forati
quali laterizi, blocchetti in cls, vetro-camera,
ecc.
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
DEFINIZIONE FACCIATA A DOPPIA PATRETE NON VENTILATA
interno esterno
parete in mattoni
o blocchi forati
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
DEFINIZIONE FACCIATA A DOPPIA PATRETE VENTILATA NON ISPEZIONABILE
parete in mattoni
parete in mattoni o blocchi forati
o blocchi forati
Intercapedine NON ispezionabile, ventilata verso Intercapedine NON ispezionabile, ventilata verso
l’interno l’esterno
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
DEFINIZIONE FACCIATA A DOPPIA PATRETE VENTILATA ISPEZIONABILE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA
ISPEZIONABILE: facciata a doppia parete con
circolazione d’aria nell’intercapedine di tipo
meccanico e/o naturale. L’intercapedine d’aria
spessore da 60 a 120 cm spessore > 120 cm può assumere spessori superiori a 60 cm.
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
DEFINIZIONE FACCIATA CONTINUA (CURTAIN WALL)
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
DEFINIZIONE PARETE APERTA E PARETE CHIUSA
interno esterno
interno esterno interno esterno
Facciata con 50% di superfici aperte Facciata con 50% di superfici apribili con angolo Facciata con 50% di materiali con rottura a
PARETE APERTA: parete esterna costituita, per > 60° 200°C
almeno il 50% della sua superficie da giunti,
griglie fisse o mobili (che si aprono PARETE CHIUSA: parete che non rispetta i
automaticamente in caso di incendio di almeno criteri della parete aperta.
60 gradi rispetto alla posizione di chiusura)
distribuiti in modo sufficierntemente uniforme, o
infine, da pannelli realizzati con materiali che a
temperature inferiori a 200°C si rompono e
cadono.
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA PRIVA DI REQUISITI DI RESISTENZA AL FUOCO
Art. 3.1 Regole generali
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA SEMPLICE FACCIATA CONTINUA
VEDERE TUTTE LE * Sono possibili Art. 3.2 Facciate semplici e curtain walls
CONFIGURAZIONI aperture, ma con
DELLA FASCIA E60 serramento TF La facciata deve presentare in corrispondenza di
NEGLI CALLEGATI E60/EI60 ogni solaio e di ogni muro trasversale, con
funzione di compartimentazione, una fascia,
realizzata come descritto in Allegato, costituita
da uno o più elementi costruttivi di classe di
intercapedine resistenza al fuoco E60-ef (o → 1).
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA NON ISPEZIONABILE. PARETE ESTERNA CHIUSA
SI SEGUONO LE REGOLE SI SEGUONO LE REGOLE Art. 3.3 Facciate a doppia parete ventilate non
DELLA FACCIATA SEMPLICE. DELLA FACCIATA SEMPLICE.
VEDERE TUTTE LE ispezionabili
VEDERE TUTTE LE
CONFIGURAZIONI DELLA CONFIGURAZIONI DELLA
FASCIA E60 DEGLI ALLEGATI FASCIA E60 DEGLI ALLEGATI 3.3.1 Parete esterna chiusa
spessore da 3 a 60 cm spessore da 3 a 60 cm
Nel caso di facciate a doppia parete ventilate
non ispezionabili con parete esterna chiusa, se
l’intercapedine è dotata in corrispondenza di
intercapedine intercapedine ogni vano per finestra e/o porta-finestra e in
ventilata non ventilata non corrispondenza di ogni solaio di elementi di
vetrata vetrata ispezionabile
semplice o ispezionabile semplice o interruzione non combustibili e che si
vetrocamera vetrocamera mantengono integri durante l’esposizione al
fuoco, la parete interna deve obbedire alle
interno esterno
interno esterno stesse regole delle facciate semplici.
materiale
materiale Non sono richiesti gli elementi orizzontali di
isolante in
isolante in fascia E60-ef (o → 1) interruzione in corrispondenza dei solai se
classe almeno
fascia E60-ef (o → 1) classe inferiore nell’intercapedine è presente esclusivamente
pari a Bs3-d0
a Bs3-d0 materiale isolante classificato almeno Bs3-d0.
elemento di solaio REI 60-120
solaio REI 60-120 giunzione E60
in
corrispondenza
di ogni solaio
ed ogni finestra
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA NON ISPEZIONABILE. PARETE ESTERNA CHIUSA
Art. 3.3 Facciate a doppia parete ventilate non
ispezionabili
interno esterno
materiale
isolante in
fascia E60-ef (o → 1)
classe anche
inferiore a Bs3-
solaio REI 60-120 d0
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA NON ISPEZIONABILE. PARETE ESTERNA APERTA
SI SEGUONO LE REGOLE Art. 3.3 Facciate a doppia parete ventilate non
FACCIATA SEMPLICE.
DELLA FACCIATA
VEDERE TUTTE LE ispezionabili
SEMPLICE.
CONFIGURAZIONI DELLA
VEDERE TUTTE LE
FASCIA E60 NEGLI
CONFIGURAZIONI DELLA 3.3.1 Parete esterna aperta
FASCIA E60 NEGLI ALLEGATI
ALLEGATI Nel caso di facciate a doppia parete ventilate
spessore da 3 a 60 cm spessore da 3 a 60 cm non ispezionabili con parete esterna aperta, la
parete interna dovrà presentare analoghi
requisiti di resistenza al fuoco delle facciata
semplici, se nell’intercapedine è presente
intercapedine intercapedine esclusivamente materiale isolante classificato
vetrata semplice ventilata NON ventilata NON almeno Bs3-d0 ovvero dovrà avere, per l’intera
o vetrocamera ispezionabile ispezionabile
altezza e per tutti i piani, una resistenza al fuoco
EI30 se nell’intercapedine è presente materiale
interno esterno interno esterno isolante con classificazione di reazione al fuoco
inferiore.
Materiale Materiale
isolante in isolante in
fascia E60-ef (o → 1) classe fascia E60-ef (o → 1) classe anche
almeno pari inferiore
Bs3-d0 Bs3-d0
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA ISPEZIONABILE
SI SEGUONO LE REGOLE SI SEGUONO LE REGOLE Art. 3.4 Facciate a doppia parete ventilate
DELLA FACCIATA SEMPLICE. DELLA FACCIATA SEMPLICE. ispezionabili
VEDERE TUTTE LE VEDERE TUTTE LE
CONFIGURAZIONI DELLA CONFIGURAZIONI DELLA
FASCIA E60 NEGLI ALLEGATI FASCIA E60 NEGLI ALLEGATI 3.4.1 Parete esterna chiusa – Intercapedine
interrotta da elementi di interpiano resistenti al
spessore da 60 a 120 cm fuoco
spessore da 60 a 120 cm
Nel caso di facciate a doppia parete ventilate
intercapedine intercapedine ispezionabili con parete esterna chiusa, se
ventilata ventilata l’intercapedine è interrotta da solai o setti di
ispezionabile ispezionabile compartimentazione E60 per ciascun piano, la
vetrata semplice vetrata semplice parete esterna ovvero la parete interna devono
o vetrocamera o vetrocamera obbedire alle stesse regole delle facciate
esterno semplici.
interno interno esterno Nei solai e setti resistenti al fuoco che
interrompono l’intercapedine, possono essere
fascia E60-ef (o → i) praticate aperture allo scopo di consentire la
fascia E60-ef (o circolazione d’aria all’interno dell’intera
→ i) intercapedine, a condizione che sia mantenuta
solaio REI60-120 solaio REI60-120 salva la continuità della compartimentazione di
interpiano attraverso l’intervento, in caso di
setto E60* setto E60* incendio, di dispositivi automatici di chiusura
* Sono * Sono aventi requisito di resistenza al fuoco E60.
possibili possibili
aperture ma aperture ma
con serranda con serranda
TF E60 TF E60
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA ISPEZIONABILE
Art. 3.4 Facciate a doppia parete ventilate
ispezionabili
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA ISPEZIONABILE
FACCIATA SEMPLICE. Art. 3.4 Facciate a doppia parete ventilate
VEDERE TUTTE LE ispezionabili
CONFIGURAZIONI DELLA
FASCIA E60 NEGLI ALLEGATI 3.4.2 Parete esterna aperta
interno esterno
fascia E60 (o → 1)
solaio REI60-120
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RIEPILOGO TIPOLOGIE DI FACCIATE
FACCIATA A DOPPIA PARETE VENTILATA ISPEZIONABILE
intercapedine Art. 3.4 Facciate a doppia parete ventilate
ispezionabili
ispezionabile, ventilata, 3.4.4 Misure alternative
parete esterna «aperta» In alternativa alle prescrizioni 3.4.1, 3.4.2 e 3.4.3
è possibile dotare la facciata di un sistema
automatico di spegnimento ad acqua,
spessore da 60 a 120 cm posizionato all’interno delle due pareti e
spessore da 60 a 120 cm dimensionato in modo da garantire una densità
EFC 10% sia di scarica non inferiore a 10 l/min*mq sulle
nella parte EFC 10% sia
nella parte
pareti interne della facciata che potranno avere
bassa che superfici vetrate purché in vetro temperato con
nella parte bassa che
nella parte
trattamento HST (Heat Soak Test).
vetro temperato alta vetro temperato La portata dell’impianto, da considerarsi
alta
con trattamento intercapedine con trattamento aggiuntiva alla portata destinata ad altri impianti
HST ventilata HST di spegnimento previsti per l’edificio, deve
ispezionabile essere tale da garantire il funzionamento
interno interno esterno contemporaneo, in erogazione, degli ugelli del
esterno piano immediatamente superiore a quello
intercapedine interessato dall’incendio, mentre la durata di
ventilata scarica degli erogatori dovrà essere almeno pari
ispezionabile a 60 minuti. L’impianto dovrà essere comandato
da apposito sistema di rivelazione incendi a
impianto di impianto di servizio di ciascun piano dell’edificio e i
solaio REI60-120 spegnimento solaio REI60-120 spegnimento dispositivi di erogazione, posti al di sopra di
ad acqua, 10 ad acqua, 10 ciascun piano, devono essere orientati verso la
l/min*mq, l/min*mq, parete interna.
orientato orientato Lo spazio intermedio o «corridoio d’aria»,
verso la verso la inoltre, dovrà essere provvisto di sistema di
parete interna, parete interna, evacuazione dei fumi, orientativamente
individuabile attraverso una superficie di
durata 60’ durata 60’ ventilazione naturale, realizzata sia nella parte
bassa che nella parte alta della facciata, di area
pari al 10% della sezione orizzontale
dell’intercapedine stessa.
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Informare è un piacere,
Formare un dovere,
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La Formazione in mano
Ideata e creata da Loris Del Grande