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Ragioneria

Analisi per indici


L’analisi per indici
Gli indici sono rapporti tra valori desumibili dal bilancio d’esercizio
riclassificato che, opportunamente comparati nel tempo e nello spazio,
permettono di interpretare la realtà aziendale, assumendo un’elevata
importanza segnaletica.

Gli indici non devono essere valutati singolarmente, ma inseriti in un


insieme coordinato. L’esame coordinato degli indici calcolati con
riferimento a un bilancio ne facilita l’interpretazione, rende possibile la
lettura unitaria dei dati contenuti e permette di individuare le cause
delle variazioni nella situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale
dell’azienda.
L’analisi per indici (2)
L’analisi per indici si pone le seguenti finalità conoscitive:
• L’analisi della redditività dell’azienda;
• L’individuazione del livello di solidità patrimoniale;
• L’analisi degli equilibri finanziari.

Si precisa che:
 Per l’analisi economica, il capitale di proprietà deve essere considerato
al netto dell’utile, compreso quello da accantonare a riserva;
 Per l’analisi patrimoniale e finanziaria invece quest’ultima è compresa.
L’analisi per indici (3)
Simboli usati nella costruzione sintetica degli indici:
Ac Attivo circolante (Li+Ld+Rm) Pb Passività correnti
Li Liquidità immediate Pc Passività consolidate
Ld Liquidità differite Ct Capitale di terzi (Pb + Pc)
Rm Rimanenze
Pn Patrimonio Netto (Cp + Rn)
In Attivo immobilizzato Cp Capitale di proprietà (Cs + Riserve)
Cs Capitale sociale
Totale impieghi Ti (Ac + In) Totale fonti (Ct + Cp)

Ve Ricavi netti di vendita Of Oneri finanziari


Vp Valore della produzione Rl Reddito al lordo delle imposte
Va Valore aggiunto Rn Reddito netto d’esercizio
Cv Costo del venduto Ro Reddito operativo
L’analisi economica: gli indici di redditività
Ai fini di una corretta analisi della redditività non è sufficiente constatare
l’esistenza o meno di un utile, o la sua capacità remunerativa, ma è
necessario approfondirne l’origine.
Per valutare la prestazione economica di un’impresa non è sufficiente
tener conto dei risultati economici in valore assoluto, per quanto
disaggregati essi siano, ma occorre anche considerare il capitale
impiegato per conseguirli.
Per apprezzare la performance economica di un’impresa, dunque,
occorre mettere in rapporto il risultato economico con il capitale: questa
relazione si definisce redditività.
L’indice di redditività del capitale proprio
L’indice di redditività del capitale  proprio (ROE = Return on equity)
esprime il rendimento che il capitale di proprietà ha prodotto per effetto
della gestione e, quindi, il potenziale grado di remunerazione del
capitale di rischio.
ROE =
Il livello di remuneratività del capitale proprio può essere misurato
confrontando tale indice con il rendimento di investimenti alternativi a
breve termine ed esenti da rischi (es. BOT). Se il ROE fosse inferiore, il
capitale di rischio sarebbe penalizzato rispetto ad investimenti più sicuri.
Il ROE evidenzia inoltre la capacità di attrazione dell’azienda, ossia la
convenienza per gli investitori a impiegarvi i propri capitali.
L’indice di redditività del capitale investito
L’indice di redditività del capitale investito
  (ROI = Return on investment)
serve per valutare l’efficienza economica della gestione caratteristica,
cioè in quale misura quest’ultima è in grado di remunerare il capitale di
proprietà e quello di credito investiti nell’azienda.
ROI =
Attraverso questo indice che considera solo il reddito della gestione
caratteristica e prescinde dalla struttura delle fonti di finanziamento, si
ha infatti una concreta indicazione della solidità e potenzialità reddituale
intrinseca dell’azienda. Solo se questa sussiste si può contare su una
redditività duratura e quindi sulla validità dell’investimento dei soci.
L’indice di redditività del capitale investito (2)

Nel calcolo del ROI influiscono due fattori:


 
• L’indice di rotazione degli impieghi

Questo rapporto indica il numero di volte in cui il capitale investito si


rinnova nell’arco di un esercizio segnalando così il fabbisogno di capitali
dell’impresa in relazione al rinnovo degli impieghi: quanto più elevato è
il suo valore, tanto minore è la pressione finanziaria sulla gestione che
riesce ad autofinanziarsi.
L’indice di redditività del capitale investito (3)

• L’indice di redditività delle vendite:


  ROS (return on sales)

Questo rapporto indica la capacità remunerativa delle vendite; se


confrontato con quello di altre imprese del settore, o nell’ambito della
stessa azienda, con quello relativo ad esercizi precedenti, fornisce
importanti indicazioni sulla validità delle politiche di vendita.
L’indice di redditività del capitale investito (4)

 
%
Dal coordinamento di questi rapporti si deduce che la velocità di rotazione del
capitale investito e la remunerazione delle vendite agiscono in modo
simultaneo sul ROI, determinando una maggiore o minore redditività
dell’attività tipica di gestione.
Vi sono imprese con bassi margini economici sulle vendite, che sono redditizie
perché caratterizzate da un elevato indice di rotazione del capitale investito
(rapido rigiro delle scorte, brevi dilazioni concesse ai clienti, rapidi
ammortamenti, …).
Vi sono invece imprese con una bassa rotazione del capitale investito e volumi
di vendita relativamente bassi che però sono redditizie grazie a un significativo
margine economico sulle vendite.
L’indice di redditività del capitale investito (4)

 
%
E’ chiaro che, a parità di ROS, il ROI aumenta in corrispondenza
dell’incremento della rotazione degli impieghi, diminuisce nell’ipotesi
contraria. Inoltre, a parità di rotazione degli impieghi, il ROI aumenta in
corrispondenza dell’incremento del ROS, diminuisce nell’ipotesi
contraria.
I due indici ovviamente possono assumere tendenze opposte: un
aumento dei prezzi di vendita potrebbe far aumentare il ROS ma
provocare una contrazione delle vendite con conseguente diminuzione
dell’indice di rotazione.
L’indice di onerosità del capitale di credito
Il ROI va necessariamente confrontato   con il ROD.
L’indice di onerosità del capitale di credito (ROD = Return on debt)
rappresenta il costo medio del denaro preso a prestito da terzi.
ROD =
Presenta dei limiti in quanto offre una indicazione sottostimata del costo
del denaro:
• Considera al denominatore anche debiti non fruttiferi (debiti
tributari, risconti passivi, …);
• Non tiene conto di eventuali interessi impliciti non contabilizzati.
L’indice di indebitamento
L’indice di indebitamento (leverage)  esprime il ricorso al finanziamento
di terzi da parte dell’azienda.
leverage =
Generalmente questo indice è superiore all’unità a causa del ricorso al
capitale di terzi: quanto più quest’ultimo è elevato, tanto maggiore
risulta l’indebitamento. Se il valore si mantiene intorno a 2, nell’azienda
vi è un’equilibrata combinazione tra mezzi propri e mezzi di terzi; valori
più elevati evidenziano invece una prevalenza dell’indebitamento.
L’indice di incidenza della gestione caratteristica

Questo rapporto misura il peso esercitato


  dagli oneri e proventi dell’area
finanziaria, non caratteristica e tributaria sul reddito d’esercizio.

Quanto più elevato è il divario fra il reddito netto d’esercizio e il risultato


operativo, tanto più questo indice si allontana da 1. Se esso assume
valori maggiori di 1, significa che la gestione non caratteristica ha
concorso positivamente alla formazione del reddito poiché Rn < Ro a
causa dell’effetto negativo del costo dell’indebitamento e delle imposte
sul reddito che assorbono, in parte, il risultato operativo.
Gli indici di struttura
Gli indici di struttura relativi agli impieghi
  sono:

Questi rapporti forniscono indicazioni sul grado di elasticità della


gestione. La composizione degli impieghi è determinata principalmente
dal tipo di attività svolta. Aziende industriali e di servizi presentano
elevati investimenti in impianti e macchinari mentre quelle mercantili
sono caratterizzate da maggiori investimenti in scorte di magazzino.

Un’organizzazione aziendale snella si adatta più facilmente ad un


mercato in forte evoluzione come l’attuale, mentre una con elevate
immobilizzazioni richiede un volume massiccio di costi che devono
essere sostenuti anche in presenza di un calo delle vendite.
Gli indici di struttura (2)
Gli indici di struttura relativi alle fonti  sono:

Questi rapporti misurano il grado di indebitamento dell’impresa che


presenta una maggiore o minore dipendenza finanziaria in relazione alla
predominanza del capitale di terzi o del capitale di rischio.
Il capitale di rischio viene remunerato dagli utili mentre il capitale di
terzi dagli oneri finanziari. Il compito dell’analista è quello di valutare se
nell’azienda si realizzano un’adeguata composizione delle diverse fonti
di finanziamento e una corretta correlazione temporale fra impieghi e
fonti.
Gli indici di copertura
Gli indici di copertura evidenziano le  politiche adottate dall’azienda per
finanziare i propri investimenti durevoli e mettono in luce il grado di
solidità patrimoniale dell’impresa che rappresenta una garanzia per i
suoi finanziatori.
Indice di autocopertura =
Questo indice esprime la misura in cui le immobilizzazioni sono coperte
dal capitale di proprietà.
Un valore superiore a 1 indica che l’azienda con il capitale proprio
finanzia completamente le immobilizzazioni e anche una parte
dell’attivo circolante.
Gli indici di copertura (2)
Indice di copertura con capitale
  permanente =
Questo indice esprime la misura in cui le immobilizzazioni sono coperte
dal capitale permanente. Un risultato maggiore di 1 sta ad indicare che
le immobilizzazioni sono interamente finanziate dal capitale
permanente il quale, in parte, finanzia anche l’attivo circolante. Se,
invece, fosse minore di 1 è evidente che le immobilizzazioni sono
almeno in parte finanziate da debiti a breve termine; in questo caso,
specularmente, l’attivo circolante non permetterebbe la totale copertura
di debiti a breve, confermando la situazione di squilibrio.
E’ auspicabile che l’indice sia uguale o superiore a 1 non essendo
corretto ricorrere al finanziamento a breve per effettuare investimenti di
carattere durevole.
Gli indici di solvibilità
Gli indici di solvibilità evidenziano la  situazione finanziaria di un’impresa
facendo riferimento alla sua possibilità di far fronte regolarmente, nel
breve periodo, agli impegni assunti.
Indice di disponibilità =
Questo indice evidenzia la capacità dell’impresa a far fronte nel breve
termine agli impegni assunti.
Per assicurare adeguati margini di manovra è preferibile che l’indicatore
assuma valori superiori all’unità. In questo caso gli investimenti durevoli
sarebbero finanziati con capitale permanente che assicurerebbe una
adeguata sincronia tra i tempi di ritorno degli impieghi e i tempi di
scadenza delle fonti anche nel medio-lungo termine.
Gli indici di solvibilità (2)
Indice di liquidità
  =
Questo indice esprime la capacità dell’impresa a svolgere la sua gestione
in condizioni di adeguata liquidità, mediante l’utilizzo della sola zona
finanziaria dell’attivo circolante. Non dovrebbe essere inferiore all’unità.
Gli indici di durata
Indice di durata dei
  crediti =
Questo indice fornisce l’indicazione in giorni del periodo medio di
dilazione di pagamento concesso alla clientela. Consente di studiare gli
effetti delle strategie di vendita sulla liquidità aziendale in quanto la
concessione di dilazioni maggiori comporta un più elevato fabbisogno
finanziario.
Indice di durata dei debiti =
Il confronto fra questi due indici serve per realizzare politiche di vendita
miranti ad abbreviare la dilazione media dei crediti e politiche di
approvvigionamento tendenti a prolungare la dilazione media dei debiti.

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