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SVOLGIMENTO
Invio allo Stato membro ritenuto inadempiente di una “lettera di messa in
mora” che indica le disposizioni violate e i motivi della violazione a fronte
della quale lo Stato interessato ha due mesi di tempo per presentare le
proprie osservazioni. Qualora dette osservazioni non vengano presentate
o sia decorso invano il termine per la loro presentazione …
Segue
• … la Commissione può inviare un parere motivato che discute nei
dettagli le osservazioni dello Stato e spiega perché la Commissione
resta convinta dell’esistenza di un’infrazione.
• Il parere indica un termine per porre rimedio e può spingersi a
suggerire le modalità migliori per rimuovere l’infrazione assegnando
un termine entro il quale provvedere.
• Il parere motivato non obbliga lo Stato, rappresenta la posizione
definitiva della Commissione circa la questione giuridica concernente
l’esistenza di una violazione. L’unica istituzione che ha il potere di
accertare la violazione con efficacia vincolante nei confronti dello
Stato interessato e di ogni altro soggetto è la Corte di giustizia e infatti
qualora lo Stato in causa non si conformi a tale parere nel termine
fissato dalla Commissione …
2° fase CONTENZIOSA
La Commissione può adire la Corte di giustizia dell'Unione
europea, con il ricorso per inadempimento. Nell’ipotesi in
cui la Corte riconosca che lo Stato in questione ha mancato
ad uno degli obblighi ad esso incombenti, lo stesso é
tenuto a prendere i provvedimenti che l'esecuzione della
sentenza della Corte di giustizia comporta.
SENTENZA DI MERO ACCERTAMENTO E NON DI
ACCERTAMENTO COSTITUTIVO (annullamento dei provv
nazionali riconosciuti come incompatibili) Né DI
CONDANNA
• Se la Commissione ritiene che lo Stato non si sia conformato
alla sentenza della Corte, essa avvia una procedura ex art. 260
del Trattato. In questa fase ciò che viene contestato allo Stato è
un inadempimento ulteriore e autonomo, consistente nella
mancata adozione dei provvedimenti necessari all'esecuzione
della sentenza che ha accertato la violazione del diritto
dell'Unione (es. modifica, abrogazione o introduzione di una
disposizione normativa; recepimento di una direttiva;
mutamento di una prassi amministrativa).
• Come negli ordinari procedimenti per inadempimento, la
procedura ex art. 260 si articola in una fase precontenziosa e in
una fase contenziosa.
Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1 dicembre 2009,
la disciplina delle procedure d’infrazione ha subito importanti
modifiche. Nei casi di cattiva applicazione del diritto dell'Unione,
una delle novità introdotte è rappresentata dalla maggiore
rapidità del procedimento d'infrazione ai sensi dell'art. 260, par.
2, TFUE rispetto a quanto disposto dal precedente art. 228, par. 2
e 3 del TCE. Infatti, se uno Stato membro non si conforma ad una
sentenza d'inadempimento emessa ai sensi dell'art. 258 TFUE e
non fornisce esaurienti giustificazioni in risposta alla "messa in
mora", la Commissione può deferirlo al giudizio della Corte di
Giustizia e chiedere il pagamento di una sanzione senza dover
intraprendere una nuova fase "precontenziosa".
La Corte, qualora riconosca che lo Stato membro
in questione non si è conformato alla sentenza
da essa pronunciata, può comminargli il
pagamento di una somma forfettaria o di una
penalità.
L'importo della sanzione viene determinato sulla base di
tre criteri fondamentali:
– la gravità dell’infrazione,
– la sua durata,
– la necessità di garantire l’efficacia dissuasiva della
sanzione, onde evitare recidive.
Articolo 2 TUE
L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità
umana, della libertà, della democrazia,
dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei
diritti umani, compresi i diritti delle persone
appartenenti a minoranze.
Questi valori sono comuni agli Stati membri in una
società caratterizzata dal pluralismo, dalla non
discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla
solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
Articolo 7 TUE
Procedura di c.d. allarme preventivo (introdotta
dal Trattato di Nizza del 2011)
1. Su proposta motivata di un terzo degli Stati membri, del
Parlamento europeo o della Commissione europea, il
Consiglio, deliberando alla maggioranza dei quattro quinti dei
suoi membri previa approvazione del Parlamento europeo,
può constatare che esiste un evidente rischio di violazione
grave da parte di uno Stato membro dei valori di cui all'articolo
2. Prima di procedere a tale constatazione il Consiglio ascolta
lo Stato membro in questione e può rivolgergli delle
raccomandazioni, deliberando secondo la stessa procedura.
Il Consiglio verifica regolarmente se i motivi che hanno
condotto a tale constatazione permangono validi.
Alla procedura preventiva può affinacarsi quella
sanzionatoria successiva
( già introdotta dal Trattato di Amsterdam)
Il Consiglio europeo, deliberando all'unanimità su proposta di un terzo degli Stati
membri o della Commissione europea e previa approvazione del Parlamento
europeo, può constatare l'esistenza di una violazione grave e persistente da parte di
uno Stato membro dei valori di cui all'articolo 2, dopo aver invitato tale Stato
membro a presentare osservazioni.
Qualora sia stata effettuata la constatazione di cui al paragrafo 2, il Consiglio,
deliberando a maggioranza qualificata, può decidere di sospendere alcuni dei diritti
derivanti allo Stato membro in questione dall'applicazione dei trattati, compresi i
diritti di voto del rappresentante del governo di tale Stato membro in seno al
Consiglio. Nell'agire in tal senso, il Consiglio tiene conto delle possibili conseguenze
di una siffatta sospensione sui diritti e sugli obblighi delle persone fisiche e giuridiche.
Lo Stato membro in questione continua in ogni caso ad essere vincolato dagli
obblighi che gli derivano dai trattati.
Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può successivamente decidere di
modificare o revocare le misure adottate a norma del paragrafo 3, per rispondere ai
cambiamenti nella situazione che ha portato alla loro imposizione.
Dunque
• Rispetto alla procedura preventiva, si accentua il carattere
politico, essendo il Consiglio europeo a decidere (non già il
Consiglio) all’unanimità (non già a maggioranza) e non
riconoscendo al PE il potere di proposta, che tuttavia deve
approvare la decisione. La gravità della procedura e
l’innalzamento delle soglie previste per l’adozione rafforza,
tuttavia, il principio del contraddittorio, poiché lo Stato non è
semplicemente “ascoltato”, ma è legittimato a presentare
«osservazioni». La violazione grave, in questa seconda fase di
accertamento, viene qualificata «persistente» (da intendersi,
secondo la risoluzione del PE prima ricordata, nel senso che
aumenta o rimane invariata almeno nell’arco di due anni).
• Le sanzioni successive all’accertamento non sono una conseguenza
necessaria: il Consiglio (a maggioranza qualificata) «può» (art. 7, par.
3) adottarle. Le sanzioni consistono nella sospensione di «alcuni»
dei diritti propri dello Stato, derivanti dall’applicazione dei Trattati,
compresi i diritti di voto del rappresentante del governo dello Stato
in questione, in seno al Consiglio. Le sanzioni, rectius (par. 4) le
«misure» sono modificabili o revocabili, considerati i «cambiamenti
nella situazione che ha portato alla loro imposizione». Anche in tal
caso vale il principio rebus sic stantibus(sulle procedure di voto l’art.
7, par. 5, rinvia all’art. 354 TFUE; in particolare, lo Stato membro in
questione non partecipa al voto e non se ne tiene conto nel calcolo
del terzo o dei quattro quinti).
• Quali siano i diritti sospendibili, la norma non lo precisa,
lasciando qualche incertezza, salvo prevedere che può
trattarsi anche dei diritti di voto, e che comunque il Consiglio
deve tener conto dei diritti e degli obblighi dei terzi, persone
fisiche e giuridiche: non se ne precisa la cittadinanza,
potendo dunque appartenere anche a Paesi terzi.
• Gli interessi dei soggetti diversi dagli Stati non debbono,
dunque, essere pregiudicati dalla sanzione applicata allo
Stato. Un limite, questo, che comporta un bilanciamento di
interessi e una probabile attenuazione dell’efficacia delle
sanzioni.
rilievi
• Se le istituzioni dell’Unione possono facilmente compierlo
quando le violazioni dei valori riguardano l’applicazione del
diritto UE, più difficilmente possono svolgere questo compito
quando le violazioni riguardano l’applicazione di norme interne
ovvero l’ambito di competenza interna, in particolare
costituzionale, dello Stato. La gravità delle violazioni “interne”,
non diversamente da quelle del diritto UE, può essere tale da
pregiudicare quella fiducia reciproca fra gli Stati che è valore
fondante dell’Unione. La comunicazione della Commissione, già
ricordata, ritiene che esistono «situazioni preoccupanti […] che
comunque rappresentano una minaccia sistemica allo Stato di
diritto».
• Il contributo di organizzazioni non governative per la tutela
dei diritti della persona o di organi propri di organizzazioni
internazionali, come la Commissione di Venezia
(Commissione europea per la democrazia attraverso il
diritto), che è organo consultivo del Consiglio d’Europa sulle
questioni costituzionali, ma anche le denunce o segnalazioni
dei cittadini (dell’Unione o non) alla Commissione UE o,
attraverso petizioni, al PE (artt. 24, 227 TFUE; art. 44 Carta)
contribuiscono al monitoraggio da parte della Commissione.
Un ruolo importante, anche se non specifico rispetto
all’applicazione dell’art. 7, è svolto dall’Agenzia per i diritti
fondamentali, che ha, fra gli altri, il compito di raccogliere,
registrare, analizzare e diffondere informazioni e dati
rilevanti, attendibili e comparabili (sull’Agenzia per i diritti
fondamentali v. il reg. 168/2007, spec. l’art. 4, par. 1, lett. a).
RICORSO IN CARENZA
presupposti
• Esistenza di un obbligo di agire a carico dell’istituzione in causa
• Violazione dell’obbligo stesso
La violazione dell’obbligo di agire può essere fatta valere solo se:
a) L’istituzione sia stata preventivamente RICHIESTA DI AGIRE (messa in mora che
chiarisca all’istituzione che in caso di inerzia rischia di subire un ricorso e che
indichi con precisione quali sono i provv che l’istituzione è richiesta di adottare)
b) sia scaduto il termine di 2 mesi da tale richiesta senza che l’istituzione abbia
PRESO POSIZIONE
Dunque due fasi procedurali:
1) PRECONTENZIOSA: istituzione viene richiesta di agire e deve prendere
posizione
2) CONTENZIOSA: mancata risposta dell’istituzione fa azionare la Corte di
giustizia
Cosa è una PRESA DI POSIZIONE ?
• Adozione del provvedimento richiesto
• Rifiuto espresso e motivato di adottare l’atto
in questione
• Adozione di un atto con contenuto non
coincidente con la richiesta
Tali atti impediscono la proposizione del ricorso
in carenza ma sono impugnabili con ricorso in
annullamento
LEGITTIMAZIONE ATTIVA E PASSIVA
LEGITTIMAZIONE ATTIVA
LEGITTIMAZIONE PASSIVA
PE; Consiglio Europeo; Consiglio, COmmisisone, BCE
Organi e organismi dell’UE
La natura della sentenza
• Si tratta di una sentenza di ACCERTAMENTO
che non deve colmare la carenza adottando
l’atto omesso né condannare l’istituzione
responsabile ad un obbligo di facere specifico.
La sentenza fa sorgere in capo all’istituzione
un obbligo di agire, dunque di prendere i
provvedimenti che l’esecuzione della sentenza
comporta
RICORSO IN
ANNULLAMENTO
Atti soggetti a controllo
• UNICAMENTE ATTI DI DIRITTO DERIVATO
DELL’UNIONE
Atti legislativi sempre impugnabili mentre per altri atti
vige il criterio degli effetti = onere della prova
Si deve inoltre trattare di Atti definitivi
Legittimati passivi (autore dell’atto)
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LEGITTIMAZIONE ATTIVA
Interesse ad agire:
Il pregiudizio causato dall’Unione deve essere
diretto e personale
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LEGITTIMAZIONE PASSIVA
Il ricorso può essere diretto contro:
Istituzioni
Agenti della Comunità nell’esercizio delle loro funzioni
(sent. Sayag)
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I TERMINI
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RESPONSABILITA DELL’UNIONE PER ATTI DI
CARATTERE NORMATIVO
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IL DANNO
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IL NESSO DI CAUSALITA’
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Responsabilità da ATTIVITà LECITA
• Presupposto sarebbe l’ECCEZIONALITà del
DANNO subito da un soggetto per effetto di
un’attività svolta nell’interesse generale
IL RINVIO PREGIUDIZIALE
Caratteristiche generali
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Caratteristiche generali (2)
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LA PROCEDURA
La natura incidentale
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LA PROCEDURA
La natura incidentale
La Corte non decide nel merito della
controversia, ma risponde unicamente alle
questioni sollevate dalla giurisdizione di rinvio.
La Corte non è competente né a pronunciarsi su
questioni di fatto sollevate nell'ambito della
causa principale né per l'interpretazione o
applicazione del diritto nazionale.
Il giudice nazionale e’ l’unico che può decidere
nel merito della controversia.
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LA PROCEDURA
L’assenza di formalismo
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DISPOSIZIONI CHE POSSONO ESSERE
OGGETTO DI UN RINVIO
Interpretazione:
Trattato CE
Statuti degli organismi creati dalle Istituzioni
Sentenze della Corte di giustizia
Interpretazione e validità:
Atti delle Istituzioni comunitarie (Parlamento, Commissione,
Consiglio, Corte dei Conti, Corte di giustizia) e degli organismi
creati dalle Istituzioni (es. Agenzie; v. sent. Meroni)
Atti della BCE
Atti di conclusione di accordi internazionali (sent. Haegerman II)
Disposizioni nazionali che rinviano ad una norma comunitaria per
determinare la regola applicabile (sent. Dzozi)
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DISPOSIZIONI CHE POSSONO ESSERE OGGETTO
DI UN RINVIO: condizioni oggettive di rinvio
Atti derivati:
Sono inclusi gli atti non direttamente applicabili (es.
direttive; v. sent. Grad).
Sono inclusi gli atti non obbligatori (sent. Frecassetti).
Sono inclusi gli atti a carattere individuale eccetto i casi in
cui il ricorrente era legittimato ad ottenere quanto richiesto
impugnando l’atto nei termini (sent. Deggendorf TWD). Il
rinvio per interpretazione resta comunque sempre
possibile.
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LA GIURISDIZIONE DI RINVIO
condizioni soggettive di rinvio
deve trattarsi di una ‘giurisdizione’ a sollevare i quesiti
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LA GIURISDIZIONE DI RINVIO
La nozione comunitaria di giurisdizione
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LA CORTE COST IT
• CGUE non ha mai messo in discussione che la Corte cost sia abilitata a proporre quesiti pregiudiziali
• Corte cost. fino a non molto tempo fa riteneva di essere competente in tal senso solo quando agiva
da giurisdizione di merito di una controversia
• Con ordinanza 2008 Pres cons v Regione Sardegna la corte cost ha ritenuto che quando una
questione di interpretazione di norme UE si pone nel quadro di un giudizio di costituzionalità in via
principale per violazione di vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario richiamati dall’art. 117
(1) cost la corte cost pur nella sua peculiare posizione di supremo organo di garanzia costituzionale
nell’ordinamento interno, costituisce una giurisdizione nazionale di UNICA ISTANZA legittimata a
proporre rinvio CGUE
= la storica “svolta” che ha condotto la Corte costituzionale a sollevare per la prima volta rinvio
pregiudiziale alla Corte di giustizia (sent. n. 102/2008) ha visto poi estesa la possibilità di operare
rinvio per la corte cost anche ai giudizi instaurati in via incidentale) significativo recupero del ruolo
della Corte costituzionale nella gestione delle dinamiche di relazione tra ordinamenti, nell’ottica,
però, di un loro approfondimento in senso cooperativo.
(i) nei giudizi in via principale (posto che manca un giudice a quo),
e (ii) nei giudizi in via incidentale, ma solo qualora le norme invocate siano sprovviste di efficacia
diretta. (C. cost., 18.7.2013, n. 207
LA GIURISDIZIONE DI RINVIO
L’obbligo di rinvio
Vi e’ obbligo di rinvio pregiudiziale se contro la decisione
della giurisdizione nazionale non e’ possibile proporre
un ricorso giurisdizionale di diritto interno (regola
generale).
---obbligo per GIURISDIZIONI DI ULTIMA ISTANZA
Viceversa il TR prevede la Facoltà di rinvio per tutte le altre
giurisdizioni
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Tuttavia : eccesioni/elementi di flessibilità
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GLI EFFETTI DELLA SENTENZA
Rinvio pregiudiziale di validità
La sentenza che dichiara l’invalidità:
ha effetto erga omnes sebbene abbia come diretto destinatario solo il giudice che
si è rivolto alla Corte=costituisce per qualsiasi altro giudice un motivo sufficiente
per considerare tale atto non valido ai fini di una decisione che esso debba
emettere” (sentenza 13 maggio 1981, causa 66/80, ICC).
Dal canto loro, le istituzioni dell’Unione sono tenute a rimuovere l’atto invalido
dall’ordinamento.
l’atto invalido deve essere disapplicato, ma la sentenza non comporta il suo
annullamento;
ha effetto RETROATTIVO (chiarisce il significato e la portata della norma quale deve
o avrebbe dovuto essere intesa ed applicata dal momento della sua entrata in
vigore, anche a momenti anteriori rispetto alla sentenza interpretativa) ma la Corte
può eccezionalmente limitare nel tempo gli effetti della sentenza (sent. Societe des
produits de mais) per esigenze di certezza del diritto e legittimo affidamento;
La sentenza che dichiari un atto valido può anch’essa essere tenuta in conto dai
giudici diversi dal giudice a quo, ma non impedisce loro di proporre nuovamente la
questione di validità del medesimo atto, per motivi diversi da quello sul quale la
Corte si è già pronunciata 79