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Viaggio in centro Italia

L’Umbria è sempre bella..Ma veniamo a Gubbio città..Secondo noi merita una visita perche: 1- è una piccola cittadina
medioevale fatta tutta di stradine e case con mattoni a vista..Davvero carina!; 2- il palazzo dei consoli,  gli appassionati
dell’arte e della storia, è da non cdere! E’ ricchissimo e ci sono un sacco di cose interessanti da vedere..E leggere!!!; 3-
il percorso per arrivare alla basilica di sant’ubaldo è davvero bello. Si prende una funicolare molto particolare, in cui si sale su
gabbiette completamente scoperte e strettissime che si inerpicano per una salita a dir poco ripidissima!!! Sconsigliatissimo a
chi soffre di vertigini..Ma consigliatissimo per ki nn ne soffre o cmq decide di vincere le sue paure xkè è troppo divertente (e
romantico visto ke si sta abbracciati l’uno all’altro!) ed il panorama di cui si gode mentre si sale e si scende è davvero
mozzafiato!!! Una volta arrivati in cima poi...Si gode di una vista spettacolare su tutta Gubbio e le colline limitrofe...Un vero
piacere x gli okki!! ; 4- come in tutta l’Umbria si mangia benissimo! Noi consigliamo il ristorante il PICCHIO VERDE.
Consigliatoci da una signora di Gubbio (ke abbiamo “intervistato” x strada x caso..È nostra abitudine qnd andiamo fuori
fermare qlcn del luogo e kiedere consigli su dove poter pranzare bene senza spendere una fortuna..Nn disdegnamo certo la
novelle cousine..Xò qnd siamo fuori preferiamo piatti tipici locali ke da noi nn si trovano)..Ci ha piacevolmente sopreso. Si
trova in Via Savelli della Porta 65...E si trova in una stradina vicino la funicolare (x pedoni) ke si prende x andar su alla basilica
di sant’ubaldo. Noi abbiamo optato x il menù turistico (1 primo a scelta (che varia di giorno in giorno), 1 secondo sempre a
scelta, dolce/caffè, acqua vino coperto: 14 euro!!!!). In realtà solitam siamo contrari ai menù turistici...Xò qst l’abbiamo
scelto xkè ci ha xmesso di gustare piatti umbri veramente buoni e caratteristici! Come primo abbiamo scelto le tagliatelle
(fatte rigorosamente in casa..E qst ve lo posso garantire anke io xkè le faccio e quindi me ne accorgo subito dalla porosità
della spoglia) al sugo d’oca, x secondo arrosto misto con animali del luogo. X dolce invece abbiamo mangiato un buonissimo
tiramisù (sempre fatto in casa), ed il tutto contornato da un ottimo vino della casa..È un sangiovese ke assomiglia molto al ns
solo ke è più amabile e fruttato! Tra l’altro visto ke ci aveva mandato una signora del luogo loro cliente da anni ci hanno pure
offerto il caffè!; 5-il bell’anfiteatro ai piedi della città, ke x qnt in parte ricostruito (il ke fa rabbrividire gli storici..Ma a me nn
dispiace xkè così capisco meglio, da profana, come poteva essere un tempo) secondo noi va visto..Magari stendendosi sul
• Sono arrivata ad Ancona nel primo pomeriggio di un caldo giorno di luglio con un sole abbacinante che faceva brillare l’intera città, e
sarà stata la luce, sarà stata la mia naturale simpatia per le città poco famose, ma l’ho trovata immediatamente bellissima, seppur non
in senso classico. Sarà per questo che il capoluogo delle Marche viene spesso snobbato dai turisti che le danno un'occhiata frettolosa
mentre si imbarcano per Grecia e Croazia? Può darsi. Ma quel che è certo è che varrebbe la pena di fermarsi a conoscerla perché una
volta superata la prima impressione, quella di una città portuale un po' anonima, si scopre che in realtà è un luogo favoloso ed
interessante.
• Costruita su un promontorio collinoso, Ancona ha una collocazione geografica piuttosto unica che permette a chi la visita di vedere sia
l’alba che il tramonto senza spostarsi di molto: una vera chicca per fotografi e romantici di tutte le età. E se, come me, siete troppo
pigri per alzarvi e andare vedere l’alba, vi suggerisco di scegliere il Seeport Hotel per la vostra permanenza in città: oltre ad essere un
albergo splendido e moderno, potrete godervi l’alba direttamente dal letto – un lusso che vi farà cominciare la giornata con il sorriso.
• Ma di motivi per sorridere, ad Ancona, ne troverete molti altri. Sorriderete ogni volta che troverete qualcosa di incredibile e unico – il
che accadrà piuttosto spesso. Prendete, per cominciare, il Museo Tattile Statale Omero, un museo dove non solo toccare le opere
d’arte non è vietato, ma anzi: è obbligatorio. Nato dall'idea che anche i non vedenti debbano poter godere dell'arte come gli altri,
questo museo è davvero unico nel suo genere. Dopo una breve spiegazione la mia affidabilissima guida mi ha bendato e mi ha
condotto a "vedere" la mia prima opera d’arte. Mi ha fatto toccare la statua, incoraggiandomi a usare il mio senso del tatto per capire
chi o che cosa fosse rappresentato. Devo ammettere che quando mi ha chiesto se avessi idea di cosa stessi toccando sono stata molto
fiera di dire che a mio parare era una copia del Discobolo. E avevo ragione. Una grande soddisfazione per qualcuno che di solito usa il
senso del tatto solo per capire se la frutta è matura! L’esperienza, oltre che divertente, è anche molto stimolante e fa senza dubbio
riflettere. Dopo aver passato una buona mezz’ora bendata sono stata felice di tornare a vedere, anche perché il museo è situato
all'interno della Mole Vanvitelliana, un forte che vale assolutamente la pena vedere, soprattutto per la vista sul porto e sul mare che si
gode dai camminamenti.
• E questo è soltanto l'inizio. Ancona è anche una città molto interessante per quelli che amano la street art: l'intera area che circonda il
porto è un museo all'aria aperta dove ammirare graffiti creati da artisti italiani e internazionali. Il capannone dei retai è
particolarmente interessante: qui troverete vecchi pescatori alle prese con la riparazione delle reti circondati da murales di grande
intensità – consigliato a tutti quelli che amano i contrasti e le opere di protesta sociale. Chi ama l’arte più tradizionale, invece, può
dirigersi alla stupenda pinacoteca di Ancona, in pieno centro. Il palazzo, rimodernato da poco, è un connubio perfetto di antico e
moderno e ospita delle opere che faranno felici gli appassionati d’arte. Se siete dei fan di Tiziano, fino a novembre potrete ammirare
due dei sue grandi capolavori messi a confronto nella stessa stanza, una vera meraviglia anche per chi, come me, ama più l’arte
Abbiamo lasciato l’autostrada Azzurra all’uscita Versilia e ci ritroviamo sulla Via Aurelia all’ingresso di Forte dei Marmi. Ci fermiamo presso il “fortino”Lorenese
testimone della difesa della Costa Tirrenica dalle scorribande dei corsari, ma questa volta la nostra destinazione non è la rinomata stazione balneare.
Riprendiamo il nostro cammino percorrendo la Valle del Vezza che in pochi chilometri unisce le spiagge con le vette delle Panie che superano 1500 metri di
altitudine. Il primo paese che incontriamo è Seravezza dove ammiriamo la confluenza tra i torrenti Serra e Vezza, là dove danno vita al fiume Versilia. I nomi dei
torrenti prendono il nome dall’antico borgo longobardo Sala Vetitia e non viceversa. Serravezza è nota per le sue cave di marmo ai piedi del Monte Altissimo,
dove Michelangelo scelse alcuni blocchi per le sue opere. Uscendo dal paese incontriamo subito un edificio Patrimonio Mondiale dell’Unesco, si tratta del
Palazzo Mediceo di Serravezza. Proseguiamo risalendo verso Cardoso, lasciandoci alle spalle Pontestazzemese e costeggiamo vertiginose pareti di marmo e
limpidi ruscelli fino ad arrivare nel cuore verde delle Alpi Apuane meridionali. Un luogo incantato tra le Panie marmoree ed il cielo. Ci troviamo ai piedi del
Monte Forato nel piccolo paese di Pruno.
Il borgo mostra un impianto urbano nettamente medievale, anche se è di probabile fondazione romana o preromana ed il nome deriva dal termine
latino prunulus, “susino spinoso”. Giunti nel borgo scopriamo subito che custodisce una pieve romanica del XIII Secolo posta all’estremità più visibile a sud con
un campanile alto ben 22 metri in contatto visivo con la pieve del vicino Volegno. Siamo arrivati alla nostra destinazione, senza tralasciare le bellezze
architettoniche, ci prepariamo a contemplare un alba veramente speciale in un giorno altrettanto singolare: si tratta di un’alba doppia che si verifica durante il
solstizio d’estate.
Il Monte Forato, conosciuto anche come Pania Forata, presenta ben due vette, alte rispettivamente 1204 e 1230 mt.; le cime sono unite da uno straordinario
arco naturale orientato da Nord a Sud, spesso otto metri che crea tra di esse un foro di circa trenta mt. ed è proprio questa formazione calcarea a far sì che il
Sole sembri albeggiare due volte a distanza di tre minuti: inizialmente dentro il foro, successivamente, dopo essersi celato per alcuni secondi dietro l’arco, al di
sopra della vetta più alta. Fermandoci nel piccolo borgo, scopriamo che l’evento è accompagnato da una serie di appendici popolari tali da rendere l’alba ancor
più suggestiva. Con altri viaggiatori attendiamo l’aurora mattutina rapiti da balli folkloristici e da rappresentazioni teatrali.
La nascita del Sole illumina i rigogliosi boschi accompagnata da melodiosi suoni di flauto, di violino e di letture di poesie. Gli abitanti di Pruno, infatti, nella
settimana che culmina il ventuno Giugno accolgono questo fenomeno naturale con una festa di paese dai toni etnici e mistici, una sagra dal sapore antico e
rurale, che attira numerosi spettatori. Per rendere ancora più suggestiva l’alba, una squadra di alpinisti, durante la notte, stende sull’arco un sipario a forma di
vela chiudendo il foro naturale. Successivamente, qualche istante prima del sorgere del Sole, al suono di un corno Jobel e di una viola, cala il sipario ed i primi
raggi di luce iniziano ad illuminare tutta la valle dando il vita alla doppia alba. Illuminati dai raggi solari ci tornano alla mente i versi di Pascoli nella sua
descrizione della Pania osservata dal versante della Garfagnana (da I Canti di Castelvecchio):”O monte, che regni tra il fumo del nembo, e tra il lume degli astri,
…”

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