Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La stanza di Eliodoro, decorata tra il 1511 e il 1514, prende il nome da uno dei dipinti presenti al suo interno. Qui papa
Giulio II chiese una chiara rappresentazione dell’appoggio divino alla Chiesa e un’esaltazione della propria politica. Questo
per dare un segno di forza in un momento in cui il papato era messo in crisi da diversi nemici su più fronti, nell’ambiente
che era riservato alle udienze pubbliche.
•Si parte con l’episodio della Cacciata di Eliodoro dal tempio in cui viene rappresentato il cancelliere del re di Siria, sorpreso
a rubare il tesoro del Tempio di Gerusalemme, cacciato da un cavaliere divino e due giovani. La cacciata è un riferimento
all’intoccabilità dei patrimoni della Chiesa. Raffaello, in modo molto originale, spostò la narrazione dell’evento in due zone
agli estremi della parete. A sinistra vi è il pontefice che assiste alla scena e a destra la cacciata vera e propria.
Vecchia sala da pranzo di Leone X, la Stanza dell’Incendio di Borgo, commissionata dal papa stesso a Raffaello, il quale a sua volta
affidò gran parte della sua realizzazione agli allievi che la terminarono tra il 1514 e il 1517. Gli affreschi al suo interno illustrano le
grandi aspirazioni politiche di Leone X per mezzo di storie tratte dalle vite di due papi precedenti con lo stesso nome: Leone III e
IV. In tutti gli episodi però il papa assume i tratti del pontefice regnante, Leone X, in una sorta di dimostrazione di continuità
politica, militare e diplomatica.
Nell’affresco dell’Incendio di Borgo, la scena è drammatica, caratterizzata da una moltitudine di personaggi in cerca di una
salvezza dalle fiamme. Sulla sinistra un uomo salva la sua famiglia caricandosi un anziano sulle spalle, una donna si sacrifica per
risparmiare il figlio, mentre sulla destra un gruppo prende i secchi per cercare di spegnere l’incendio.
Non c’è dubbio che le Stanze rappresentino uno dei massimi capolavori di Raffaello, il cuore politico del papato. Questi ambienti
hanno permesso all’artista di misurarsi con i soggetti più diversi e di adottare ogni volta nuove soluzioni.
Benin Francesco 3B LSSA
La Ritrattistica – Agnolo Doni e Maddalena
Strozzi
Il ritratto di Agnolo Doni, ricco mercante di drappi, mecenate e collezionista, è una delle massime testimonianze
della formidabile ritrattistica di Raffaello Sanzio. Nella tavola emerge la capacità dell’artista di impostare con
estrema sicurezza la composizione della figura, contraddistinta da un'equilibratissima pienezza sonora e da una
struttura perfettamente controllata, stagliata di tre quarti sullo sfondo di un cielo luminoso. Il dipinto, assieme a
quello della moglie di Doni, Maddalena Strozzi, la quale sembra ricordare la famosa Gioconda di Leonardo
venne realizzato poco dopo le loro nozze, celebrate nel 1504. I due ritratti formano un dittico.