1. fisicamente CONFINATO
2. attivo
3. utilizzabile più volte
4. utilizzabile in continuo
Gli EI si possono dividere in tre categorie:
5. Enzimi modificati in forme non solubili in acqua
6. Enzimi solubili confinati in membrane selettivamente permeabili
7. Enzimi (solubili) a mobilità ridotta per legame/interazione con altre
macromolecole (che vengono definite il ‘supporto’)
Caratteristiche dei SUPPORTI per EI:
• Superficie elevata (estesa interazione con gli enzimi)
• Permeabilità e idrofilicità (interazione col solvente e i reagenti)
• Insolubilità (facile recupero del catalizzatore)
• Stabilità meccanica termica e chimica (resistenza ai trattamenti)
• Resistenza ai microbi (non biodegradabile, stabilità)
• Rigenerabile (recupero del supporto per altri carichi enzimatici)
• Formabilità di particelle (facilità di manipolazione)
MORFOLOGIA del supporto:
Non Porosi: svantaggi = basso rapporto area/volume ridotta capacità di carico
dell’enzima. Vantaggi = limiti di diffusione dei reagenti ridotti
E E
E E E
E E
E E E E
non
poroso E
E E E
E poroso
E E
E E
E E
E
E E
E E
E
Figura 32.0.1 - Supporti porosi e non porosi. Gli ovali rappresentano le molecole enzimatiche legate alla superficie del
supporto (in azzurro). Substrati e prodotti sono rappresentati dai circoletti blu e rossi, rispettivamente. E’ evidenziata la
reazione di una molecola di enzima (in arancione) sulla superficie di un supporto non poroso (a sinistra) e all’interno di
un poro (a destra), nel quale si accumula il prodotto a causa della resistenza del poro stesso al trasferimento di massa
(frecce blu e rossa) di substrato e prodotto. L’accumulo del prodotto influenza negativamente l’equilibrio di reazione.
CLASSIFICAZIONE DEI SUPPORTI
I supporti possono essere di natura organica o inorganica:
• Inorganici
• Minerali (bentonite, pomice)
• Vetrosi (ceramica, vetro, silice)
• Organici
• Polimeri naturali (cellulosa, amido, destrano, agar/agarosio, alginato,
carragenano, chitina)
• Proteine (collagene, gelatina, albumina, seta)
• Polimeri sintetici (polistirene, poliacrilati)
• Carbone attivo
Cellulosa (glucosio 1-4) funzionalizzata:
• (AE) aminoetil-cellulosa
• (DEAE) dietilaminoetil-cellulosa
• (CM) carbossimetil-cellulosa
Destrano (glucosio 1-6):
(Sephadex = crosslinked)
CH2
O
OH
O
OH
OH
CH2 CH2
(1-6)
O O
OH OH
O O
OH OH
OH
CH2
O
(1-4)
OH
O
OH
OH
CH2OH O CH2OH O
OH OH
O CH2 O CH2
O O
HO HO
O 14 O O 14 O O
OH 13 OH
O O O poli G
COOH COOH COOH
O OH OH O OH OH O OH OH O
COOH COOH
O O poli MG
O O
COOH COOH
OH OH OH OH O
O OH OH O O OH OH O
-
CH2=CHCONH2 + SO4 • + X X-CH2-CH-CONH2
acrilammide persolfato (temed) •
CONH2
X-(CH2-CH)n-CH2-CH-CONH2 n CH2=CHCONH2
•
CONH2
X-(CH2-CH)n-CH2-CH-CONH2
(CH2=CHCONH)2CH2
bis-acrilammide
CH2-CHCONH
•
CH2
CONH2 CH2-CHCONH
•
X-(CH2-CH)n-CH2-CH-CONH2
2-
Figura 32.0.5 - Polimerizzazione dell’acrilammide. Il persolfato (perossido del solfato, S2O8 ) genera il radicale che attiva
il temed (N,N,N’,N’ tetrametil etilendiammina) il quale a sua volta innesca la reazione di polimerizzazione radicalica
dell’acrilammide. I punti di ramificazione sono quelli costituiti dalla bis-acrilammide, su cui possono innestarsi due catene
polimeriche nascenti.
32.1 - Sistemi di immobilizzazione
Enzimi solubili
Intrappolamento in membrane
Intrappolamento in fibre cave
Enzimi insolubili
Intrappolamento
Gel
Fibre
Microincapsulazione
Legame a supporto
Crosslinking
Adsorbimento fisico
Legame ionico
Legame con metalli
Legame covalente
I metodi più utilizzati sono la reticolazione o crosslinking, il legame al supporto e
l’intrappolamento.
I gruppi reattivi con i terminali aldeidici sono i gruppi – NH 2 (ad esempio della
lisina). Il legame che si forma (base di Schiff) è stabile al pH, alla temperatura e
irreversibile in condizioni operative:
E E
E E
E
E E E
E E
E
E E E
Figura 32.1.1 - Metodo di crosslinking per l’immobilizzazione di molecole proteiche. I simboli a manubrio rappresentano
le molecole bifunzionali che reagiscono con le molecole enzimatiche (ovali gialli) producendo un reticolo insolubile.
LEGAME AL SUPPORTO. L’interazione tra l’enzima e il supporto può essere di varia
natura, a seconda del tipo di supporto utilizzato.
• Legami ionici, più forti ma sempre reversibili agendo su pH e forza ionica (es
cellulosa e destrani funzionalizzati)
O
R H
- + - +
+ O
R H
- +
Figura 32.1.2- Tipi di legame di adsorbimento al supporto. A sinistra le interazioni di Van der waals tra le nuvole
elettroniche esterne (frazioni di carica oscillanti), al centro le interazioni elettrostatiche dipolo-dipolo (frazioni di carica
stabili) e a destra i legami idrogeno tra l’idrogeno ossidrilico e i doppietti elettronici.
- OH
INTRAPPOLAMENTO. L’unica interazione con l’enzima è un confinamento fisico.
Si può ottenere per polimerizzazione di monomeri in presenza dell’enzima (es
poliacrilammide) o tramite polimeri preformati, come la gelazione ionotropica
di alginati o carragenani in presenza di controioni: le molecole enzimatiche,
presente nella miscela di gelazione, rimangono intrappolate nel reticolo.
Figura 32.1.3 - Meccanismo della gelazione ionotropica. Le molecole libere in soluzione vengono coordinate
dall’aggiunta dello ione (in arancione). Ulteriori aggiunte di ione generano strutture di gel più resistenti, aumentando
l’ordine delle fibre.
soluzione gel I gel II
Figura 32.1.4 - Meccanismo della gelazione termica. Con l’abbassamento della temperatura i filamenti di polimero in
soluzione si associano in strutture ordinate generando il gel. Abbassando ulteriormente la temperatura o allungando i
tempi, le strutture si consolidano diventando più compatte e/o reclutando altri filamenti. Il gel diventa più resistente.
E
E
E
E
E
E
E
E E
E
E E
Figura 32.1.5 - Intrappolamento di molecole enzimatiche (in azzurro) nel reticolo di gel di agarosio.
CINETICA ENZIMATICA
Si possono avere delle apprezzabili differenze nei valori caratteristici degli enzimi di Km e Vmax.
Le variazioni possono essere dovute a:
• Effetti conformazionali o sterici che alterano la forma dell’enzima a causa dell’interazione
con la matrice
• Effetti di ripartizione o diffusione dei reagenti o dei prodotti tra l’ambiente di reazione
(bulk) ed eventuali microambienti in prossimità o all’interno della matrice. Queste
differenze possono essere dovute sia all’attrazione/repulsione dei reagenti/prodotti da
parte della superficie della matrice (es superficie carica o polare, reagenti carichi o polari,
etc), sia ad impedimenti di tipo fisico al trasferimento di massa (maglie del reticolo della
matrice particolarmente strette, substrati viscosi, etc)
Variazione del pH di massima attività (es se la superficie della matrice è carica si ha una
diversa distribuzione di ioni OH-/H+ tra il bulk e la matrice)
Variazione della temperatura di massima attività (es in seguito a delle variazioni
conformazionali dell’enzima)
Variazione della stabilità termica (es resistenza maggiore alle variazioni conformazionali che
portano alla denaturazione)
Supporto
E
Affinità per
il prodotto
Affinità per
E
il substrato
Affinità per -
il protone - H+ H+
E H+ Ambiente
- di reazione
- H+
+
H
H+
Figura 32.1.6 - Effetti della matrice sui parametri biochimici dell’enzima immobilizzato. In alto il caso di affinità della
matrice (elemento a strisce rosse) col prodotto (dischetti rossi). Al centro, affinità della matrice (elemento a strisce blu)
con il substrato (dischetti blu). Substrato e prodotto si distribuiscono in modo differenziale tra l’ambiente di reazione e la
prossimità dell’enzima (in giallo) alla superficie della matrice. In basso il caso di una matrice con carica netta negativa,
che genera un gradiente di pH tra matrice e ambiente di reazione.
Perché usare dei processi enzimatici:
• Un prodotto nuovo ed utile
• Un prodotto di qualità migliore
• Un prodotto a costo più basso
Uso limitato dalla quantità relativamente bassa (per un uso su scale industriale) di
enzima che si riesce a produrre ed al suo costo.
L aminoacido
N-acil LD aminoacido Aminoacido acilasi +
N-acil D aminoacido
ricircolo separazione
Sistema di immobilizzazione:
•Intrappolamento di cellule intere in poliacrilamide
•Intrappolamento di cellule intere in carragenano+glutaraldeide
Acido malico
Sistema di immobilizzazione:
•Cellule intere Brevibacterim sp
•Mitocondri immobilizzati
Idrolisi del lattosio (latte e siero di latte)
Idrolisi di polimeri
Processi:
•Costi di immobilizzazione
•Trasferimento di massa
•Applicabilità al processo specifico
Metodi di immobilizzazione: analoghi a quelli per gli enzimi
•Adsorbimento al supporto
•Legame covalente al supporto
•Crosslinking
•Intrappolamento: il più utilizzato (agar, alginato carragenano, cellulose,
collagene, gelatina, poliacrilamide, fotopolimeri etc)
enzimi incapsulati
ANTICORPO
SUPPORTO
Figura 32.3.1 - Funzionamento della colonna di affinità. L’anticorpo (simboli blu) è immobilizzato al supporto all’interno di
una colonna. Il campione, contenente varie proteine tra cui l’antigene (o la proteina con l’epitopo riconosciuto
specificamente dall’anticorpo), viene fatto fluire attraverso la colonna e sottoposto a lavaggi. Solo le molecole
antigeniche saranno catturate dall’anticorpo (legame di affinità) e trattenute dalla colonna. Potranno essere recuperate
con un opportuno eluente.
ELISA test Partially purified, inactivated HIV antigens
pre-coated onto an ELISA plate
Patient serum which contains antibodies. If
the patient is HIV+, then this serum will
contain antibodies to HIV, and those
antibodies will bind to the HIV antigens on the
plate.
negative
Enzimi immobilizzati nei biosensori
ANALITA
BIO-
RECETTORE
TRASDUTTORE
segnale
misurabile
Figura 32.3.3 - Schema funzionale del biosensore.
Membrane
Trasduttore
SEGNALE
ANALITA SEGNALE TRASDOTTO
CHIMICO
-(CF2CF2)n-(CFCF2)m-
OCF2CF(CF3)-(CF2CF2)-SO3-M+
clusters ionici M+
-
SO3 H2O H O
2
H2O
M +
M+ SO3-
SO3- H2O H O
2
H2O
M+ SO3-
MATRICE IDROFOBICA
(semicristallina)
Figura 32.3.5 - Struttura del NafionR. In alto la formula della molecola polimerica. In basso la struttura della membrana
costituita da celle idrofile (cluster ionici) disperse nella matrice idrofobica (in azzurro).
Il processo deve essere:
1. Di facile esecuzione
2. Non costoso
3. Massima ritenzione di attività biologica
4. Accessibilità del substrato
Figura 32.3.6 - Struttura del biosensore del glucosio con elettrodo a sensore di perossido (trasduttore elettrico) e con i
trasduttori alternativi del pH e dell’ossigeno.
Tecniche di immobilizzazione:
1. Adsorbimento
2. Intrappolamento
Supporti:
3. Silicati trasparenti Variazioni di assorbimento nello
4. Fibre ottiche spettro visibile
Analiti:
5. Glucosio
6. Colesterolo
7. Fosfolipidi
8. Bilirubina
Principio di funzionamento:
Attenuazione della fluorescenza di un colorante sensibile all’ossigeno
consumato dall’enzima del bio-recettore
Precursore + H2O2 colorante assorbimento
GOD
Glucosio + O2 Acido gluconico + H2O2
h
colorante colorante* colorante (attenuazione)
Figura 32.3.7 - Funzionamento dei biosensori ottici. Al centro la reazione dell’EI, sotto e sopra le reazione alternative di
trasduzione del segnale. Sotto, l’ossigeno reagisce col colorante eccitato dalla luce e ne impedisce l’emissione di
fluorescenza: in presenza dell’analita si consuma l’ossigeno ed il colorante può emettere la fluorescenza,
proporzionalmente alla riduzione dell’ossigeno. Alternativamente, la sintesi del colorante necessita l’acqua ossigenata
prodotta dalla reazione dell’analita (sopra): il concomitante consumo dell’ossigeno permette l’emissione della
fluorescenza.
Problematiche del biosensore ottico: Misura indiretta dell’ analita tempi di risposta
lunghi
Alternativa: Misura differenziale dell’assorbimento del coenzima della GOD o di altri enzimi
Biosensori impiantabili
Usi potenziali:
1. Correzione del metabolismo (lattato ossidasi, fosfolipasi)
2. Trattamenti tumorali (SOD, asparaginasi)
3. Detossificazione sanguigna (eparinasi, fosfolipasi)
4. Rimozione di metaboliti tossici (ureasi, alcol deidrogenasi)
Sistemi utilizzati:
1. Immobilizzazione su supporto solido
2. Incapsulati in matrice (sol-gel)
3. Incapsulati in ‘cellule artificiali’ (liposomi, eritrociti)
4. Uno o più enzimi
Eritrociti (RBC: Red Blood Cells)
Caratteristiche positive:
•Ridotta tossicità
•Enzimi incapsulati con conservata attività
Caratteristiche negative:
•Rapido smaltimento dei liposomi iniettati (macrofagi)
•Aumento emivita
•Diversa farmaco-cinetica
•Diversa biodistribuzione
•Possibilità di ligandi esterni per bersagli
cellulari specifici
Incapsulazione in sol-gel