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Società e

Politica
Sistema Sociale
 Sistema collettivo di interazioni coordinate
 Si collega sempre a una rete di bisogni e ai
corrispondenti scopi, che gli individui cercano di
raggiungere collettivamente.
Sistema Sociale
 La molteplicità di scopi individuale, potenzialmente in
conflitto, deve essere incanalata verso la realizzazione di
scopi collettivi, coordinando la motivazione dei membri del
sistema e indirizzandole verso il raggiungimento di un fine
comune, indipendente dai singoli, dallo spazio e dal tempo.
 Ciò rende necessaria l’organizzazione delle
attività da parte di un complesso di istituzioni,
che chiamiamo sistema politico.
Sistema politico

 E’ una rete di interazioni riferite a decisioni


relative al modo in cui vantaggi e risorse
vengono distribuiti a gruppi o individui di una
data società.
 Ciò presuppone l’esercizio di un poter, in cui è
implicito “l’us o la minaccia dell’uso della forza
fisica legittima” (Max Weber), ma anche una
legittimazione simbolica
Sistemi politici

• Possono essere di vario tipo, centralizzati o non


centralizzati
• Noi ci occuperemo di studiare i sistemi politici della
società occidentale
• Negli ultimi due secoli questi modelli politici si sono
diffusi su tutto il pianeta. Attualmente non vi sono
territori abitati privi di confini politici legati alla presenza
di un autorità statale.
Stato
Nella società occidentale l’organizzazione
della politica ha la sua forma suprema di
istituzionalizzazione nello Stato
Stato

Si intende anzitutto una comunità politica


che si riconosce in:
• Un sistema giuridico comune (quindi un
insieme di leggi, la cui forma suprema è
una costituzione)
• In un territorio definitivo, nei cui confini si
applicano le norme del sistema giuridico
dello Stato
• E in un insieme di cittadini, i quali vengono
riconosciuti membri dello Stato in
questione
Alcuni
stati…
Stato e nazione

Negli ultimi due secoli nella società


occidentale il rapporto fra comunità
politica, territorio e cittadinanza è stato
formulato attraverso il discorso della
nazione, a tal punto che a tutt’oggi nel
linguaggio comune i termini nazione e
Stato vengono sovente usati come
sinonimo.
Nazione
In generale il concetto
di nazione viene
utilizzato per indicare
l’esistenza di una
comunità politica
“naturale”, fatta di
individui legati da una
stessa tradizione
storica, culturale,
linguistica e territoriale:
un concetto che viene
spesso sovrapposto al
concetto di etnia.
Whiphala: Bandiera plurinazionale
della Bolivia (quasi 40 etnie, tra cui
gli aimara, quechua, ayoreos,
guaranies, ecc.
Nazione
L’uso del concetto di nazione contiene
tuttavia un elemento in più rispetto al
concetto di etnia: questo è appunto la
rivendicazione politica, ossia l’affermazione
del diritto di una comunità etnica a costituirsi
in Stato, con cittadini, territorio e diritto
comuni.
Nazione

La Storia, prima europea e poi mondiale, fra XIX e


XX secolo è quella del costituirsi e del consolidarsi
di Stati-nazione sulla base di identità etniche.
Si tratta di un processo ancora in corso e allo
stesso tempo messo in crisi, come vedremo, dal
fenomeno della globalizzazione.
Nazione

 Questo non sclude che esistono Stati-nazione


non istituiti su un’unità etnica. Il caso più
evidente è quello degli Stati Uniti, uno stato
sorto alla fine del Settecento attraverso lìunione
di comunità con identitàa etniche differenti e
successivamente cresciuto attraverso
migrazioni spontanee e forzate )le deportazioni
di schiavi). A tutt’oggi gli Stati Uniti riuniscono,
attraverso una forma politica federale, etnie
diverse che si riconoscono tuttavia in
un’identità nazione comune, in una
cittadinanza, in un diritto e in confini comuni.
Stati: istituzioni
La concreta esistenza degli Stati si concentra in un insieme
di istituzione come, appunto, i sistemi giuridici e autorità
quali magistratura, i parlamenti, la polizia, la burocrazia,
l’esercito.

Il concetto di autorità si collega alla possibilità di gestire i


processi decisionali.

Un autorità politica centrale è quella del governo, che è


un’istituzione con funzioni generali di iniziativa politica
decisionale.
Il governo è un aspetto centrale del regime politico, inteso
come insieme di valori, norme e strutture di autorità che
caratterizza una determinata comunità politica.
Due forme di organizzazione
politica: democrazia e
totalitarismo
Esaminiamo due regimi politici che hanno avuto
un ruolo fondamentale nell’ultimo secolo della
storia dell’Occidente:

• Il regime politico democratico


• Il regime politico totalitario

Questi due regimi si caratterizzano non solo per la


forma generale che attribuiscono allo Stato e alla
comunità politica, ma anche per i valori di fondo
che orientano il concetto di cittadinanza politica e
per la divisione del potere che attuano.
Concezioni politiche

Prima di esaminare questi due regimi


politici occorre considerare le
concezioni politiche che in parte ne
hanno modellato la forma.
Nella storia del pensiero politico tra
Età moderna e contemporanea
queste concezioni sono
principalmente il liberalismo e il
socialismo, le quali hanno anche
importanti risvolti in campo
economico.
Liberalismo
Affonda le radici, fra XVII e XIX scoli, nel pensiero
di filosofi come John Locke e John Stuart Mill, è
possibile adottare la definizione dello storico del
pensiero politico Giuseppe Bedeschi (1939):
“Il liberalismo può essere definito com una
dottrina, o piuttosto come un complesso di
dottrine che affermano (…) l’idea della persona
come valore, anteriore al costituirsi della società
civile; il sorgere della società civile da un accordo
fra gli individui (contrattualismo); l’idea della
società come somma delle sfere di autonomia e di
libertà dei singoli ) sia in campo spirituale e
intellettuale, sia in campo economico), che lo
Stato non può ledere e anzi deve garantire da
qualunque intromissione”
«Lo stato mi sembra la società degli
uomini costituita soltanto per conservare
e accrescere i beni civili. Chiamo beni
civili la vita, la libertà, l'integrità del
corpo e la sua immunità dal dolore, e il
possesso delle cose esterne, come la
terra, il denaro, le suppellettili ecc....»

Nello John Locke


Stato di natura tutti gli uomini possono essere ugua (1632 – 1704)
li e godere di una libertà senza limiti; con l'introduzi
one del denaro e degli scambi commerciali, tuttavia
, l'uomo tende ad accumulare le sue proprietà e a di
fenderle, escludendone gli altri dal possesso. Sorge
a questo punto l'esigenza di uno stato, di una orga
nizzazione politica che assicuri la pace fra gli uomi
ni. A differenza di Hobbes, infatti, Locke non ritenev
a che gli uomini cedessero al corpo politico tutti i l
oro diritti, ma solo quello di farsi giustizia da soli. L
o Stato non può perciò negare i
diritti naturali,
vita, libertà, uguaglianza civile e proprietà
coincidente con la cosiddetta property, violando il
contratto sociale, ma ha il compito di tutelare i dirit
Liberalismo
Per il liberalismo lo Stato deve garantire agli individui la piena
libertà in campo sociale, intellettuale ed economico. Più in
generale il pensiero liberale è convinto che l’antagonismo fra
individui, gruppi, ceti e classi è apportatore di dinamismo e
progresso.

Liberalismo nell’economia = Liberismo


Questa fiducia nell’”insocievole socievolezza” degli esseri
umani, secondo le parole di Immanuel Kant, si traduce in una
visione del processo economico, il liberismo, secondo la
quale lo Stato deve limitarsi a garantire il funzionamento
libero del mercato (evitando quindi la formazione di monopoli
ma anche interventi direttivi statali), lasciando le decisione
fondamentali agli operatori privati e riducendo al minimo il
proprio intervento.
Liberismo economico
Alla fine degli anni Sessanta l’economista statunitense
Milton Friedman rafforza questa visione del processo
economico sviluppando una concezione neoliberista,
secondo la quale il libero operare delle forze di
mercato, senza alcun intervento pubblico, è in grado di
garantire stabilità al sistema economico.
Pertanto lo Stato dovrebbe accompagnare questa
tendenza naturale dell’economia alla crescita stabile
con regole automatiche di garanzia e gestione.

Il liberalismo ha un potente influsso sullo sviluppo dei


regimi politici europei della seconda metà
dell’Ottocento, sebbene debba confrontarsi con le
tendenze antagonistiche del pensiero politico
socialista.
Milton Friedman
e il “neo
liberismo”
 https://youtu.be/VJiE2YByg1k
Socialismo

Secondo lo storico Massimo Salvatori, “Il socialismo è un


movimento insieme teorico e pratico che ha come scopo
l’affermazione della solidarietà in campo etico e dell’equità
sociale in campo economico. Quanto ai mezzi per
conseguire le loro finalità, i socialisti si sono divisi da un
lato in rivoluzionari e riformisti e dall’altro in fautori
dell’abolizione della proprietà privata…”

Sul piano economico, larga parte del pensiero socialista e


dell’ideologia politica comunista, ritiene fondamentale un
intervento massiccio dello Stato in economia, allo scopo di
cancellare le condizioni e gli effetti di ineguaglianza
prodotti dal capitalismo e dal libero mercato.
Concezione Socialista

L’obiettivo da raggiungere è quindi un nuovo


ordine politico in grado di ridurre o eliminare le
disuguaglianze sociali mediante forme di
socializzazione dei mezzi di produzione e
interventi sui processi di distribuzione dei beni.
Originariamente tutte le
dottrine e movimenti di
matrice socialista miravano
a realizzare degli obiettivi
attraverso il superamento
delle
classi sociali e la soppressi
one totale della
proprietà privata dei
mezzi di produzione e di
scambio. Fino al
1848, i termini socialismo e

comunismo erano consider


ati intercambiabili. In quell'
anno, nel
Manifesto del Partito Comunis
ta
di Marx ed
Engels, si opera la suddivisi
one tra "socialismo utopisti
co" e "socialismo scientific
o", che essi chiamano anch
e"
Oggi il socialismo rappresenta dunque un'ideologia
staccata dal comunismo, per quanto ne condivida a
volte alcuni presupposti marxisti, ed è
sostanzialmente rappresentato dal
socialismo riformista, dal
socialismo liberale e dalla
socialdemocrazia, è insomma per grandissima part
e un'ideologia che non mira al superamento del
capitalismo (o comunque non ad una sua totale sop
pressione), bensì ad un miglioramento in senso soci
alista all'interno della società attuale, e spesso al r
aggiungimento di un
sistema economico misto.
 socialismo Il termine compare per la prima volta nel 18° sec., per designare la corrente
antihobbesiana del giusnaturalismo (➔) moderno, ossia quei contrattualisti che
ponevano all’origine della società non la natura egoista e ferina dell’uomo, ma la sua
tendenza alla socialitas (da cui la definizione di «socialisti»). Questo significato rimarrà
tuttavia di uso assai ristretto e il termine acquisirà il suo significato moderno, destinato a
uno straordinario successo, soltanto negli anni Trenta dell’Ottocento, quando – a seguito
dei problemi sociali sollevati in Inghilterra e in Francia dallo sviluppo industriale – verrà
usato per designare le dottrine politiche (owenismo, sansimonismo, fourierismo) che
propugnavano la costruzione di un sistema sociale alternativo a quello capitalistico,
caratterizzato dalla scomparsa o dalla forte limitazione della proprietà privata, dalla
cooperazione collettiva (in luogo della competizione individualistica), dall’eguaglianza
sociale ed economica (e non soltanto giuridica e politica). Da allora in avanti l’idea
socialista verrà declinata in modi molto diversi, che possono essere classificati, con una
qualche semplificazione, attraverso il riferimento a due temi di cruciale importanza: la
natura del fine e la scelta dei mezzi per raggiungerlo. Quanto alla natura del fine, le
questioni dirimenti sono l’atteggiamento verso la proprietà privata, il mercato e la
democrazia liberale. Per la tradizione socialista che si rifà, in vario modo, alle teorie di
Marx (e che sarà largamente maggioritaria sino alla prima metà del Novecento), la
proprietà privata dovrà essere abolita e sostituita da un’integrale socializzazione dei
mezzi di produzione, con la conseguente scomparsa del mercato e la radicale
trasformazione dell’assetto istituzionale (lo Stato liberal-democratico, che è soltanto lo
strumento del dominio borghese, verrà distrutto e sostituito da uno Stato proletario che,
dopo una fase transitoria di ‘dittatura rivoluzionaria’, si estinguerà, lasciando il posto a
una società di liberi produttori che si autogovernano). Per la tradizione che si rifà alle
teorie di Proudhon (il s. libertario o mutualistico, che rimarrà minoritario), la proprietà di
tipo capitalistico va abolita, ma non bisogna procedere alla sua collettivizzazione, bensì
alla sua diffusione tra i lavoratori, dando vita a una società di piccoli produttori
organizzati in libere associazioni autogestite, ispirate ai principi della cooperazione e
Sistemi politici: Democrazia
Sistema politico democratico:
Sotto questa etichetta sono state collocate concezioni
politiche e forse di governo caratterizzate da consistenti
differenze.
Per Norberto Bobbio, una “definizione minima” della
democrazia sarebbe una procedura, un metodo per prendere
decisioni collettive, con almeno due regole:
1- tutti partecipano alla decisione direttamente o
indirettamente
2- la decisione viene presa dopo una libera discussione
a maggioranza.

Anche se le decisioni vengono prese da pochi, da alcuni,


anche da uno solo, l’importante è che quella decisione venga
Sistema democratico
Possiamo indicare altri elementi necessari per la realizzazione di
un sistema democratico all’interno di una comunità politica:
 Regole consensualmente accettare e valide per tutti, come la
Costituzione
 Elezioni libere, periodiche e corrette, attraverso le quali tutti i
cittadini possono concorrere alla formazione della volontà
collettiva
 Una pluralità di gruppi politici organizzati
 Mezzi di tutela elle minoranze
 Meccanismi di controllo e di informazione

Tutti questi elementi sono presenti nelle forme di go


La democrazia, oltre a trovare un metodo per la
formazione delle decisioni e dei requisiti politici
minimi, traccia anche uno schema fondamentale
dei rapporti sociali ed economici.
Tra l’Ottocento e il Novecento questo è avvenuto
principalmente in due forme:
- Forma liberaldemocratica
 Forma socaldemocratica

 Entrambe le forme attribuiscono importanza


alla sovranità popolare, cioè all’attribuzione del
potere politico alla totalità dei cittadini, e
all’uguaglianza, cioè alla garanzia per ogni
cittadino di poter partecipare, al pari degli altri,
all’esercizio del potere pubblico.
Liberaldemocrazie

 Dopo la seconda guerra mondiale, le


democrazie occidentali si organizzano per lo più
sotto forma di democrazie rappresentative.
 Si scelgono parlamentari, per l’esercizio del
potere legislativo.
 Nei regimi politici che possiamo chiamare
liberaldemocrazie le legislazioni principali si
propongono anzitutto di coniugare i principi
liberali dei diritti di libertà (anche economica)
con quelli democratici di uguaglianza, giustizia
sociale e partecipazione.
La
Socialdemocrazia
 Questi regimi si
sviluppano già a partire
degli anni trenta in
paesi del Nord Europa,
come la Svezia, dove
partiti di ispirazione
socialista e riformista
raggiungono il potere.
 Per far fronte alla forte
crisi economica degli
anni Trenta e ai guasti
della Seconda guerra
mondiale adottano un
impegno riformatore, in
parte ispirandosi al
ruolo correttore dello
Stato in economia
sostenuto
dall’economista inglese
John Maynard Keynes
(1883-1946).
Socialdemocrazia

I sistemi politici socialdemocratici:


 Si fondano sulla fiducia di correggere,
attraverso l’azione di governo, gli squilibri e le
ingiustizie dello sviluppo capitalistico
 Sostenere costantemente la crescita produttiva
 Influire sulla ripartizione dei relitti (attraverso la
tassazione)
Socialdemocrazi
Concretamente, questi principi di attuano mediante:
• l’intervento pubblico nella determinazione del volume
della domanda e dell’occupazione
• Con incentivi al consumo e alla produzione
• Imprenditoria diretta con lavori pubblici
• Interventi redistributivi del reddito attraverso politiche
fiscali di tassazione della ricchezza
• Interventi regolativi sui salari

Inoltre, viene anche sviluppata la politica del Welfare State


(lo Stato Sociale) o Stato del Benessere, per costituire
forme di protezione sociale generali a opera dello Stato.
Differenze tra concezione liberal-
democratica e sociademocratica

Si distinguono in parte per i diversi livelli di


impegno sugli aspetti formali e sostanziali dei
diritti riconosciuti ai cittadini.
 Molti regimi liberal-democratici sono attenti ad
assicurare uguaglianza formale ai cittadini,
intendendo con questo la piena uguaglianza sul
piano giuridico, lasciando ad ogni individuo il
compito di attuare i propri diritti.

 La socialdemocrazia, invece, tende ad agire in


modo che la uguaglianza formale diventi
effettiva, cioè sostanziale.
Differenze tra concezione liberal-
democratica e sociademocratica

Questa distinzione può essere tradotta anche


come un accrescimento dei diritti di cittadinanza:
 Dalla cittadinanza civile, relativa ai diritti
fondamentali di libertà individuale (personale,
di parola, di pensiero..)
 Alla cittadinanza politica, la quale concerne i
diritti di partecipazione politica, elettorato
passivo e attivo
 E, infine, alla cittadinanza sociale, con l’accesso
ai diritti sociali come la salute, l’istruzione, ecc.
La democrazia totalitaria

Fra i regimi politici


democratici trovano
spazio anche Stati e
governi dove la
definizione di democrazia
è in conflitto con i principi
minimi prima enunciati
 Lo storico delle dottrine politiche Corrado Malandrinò
segnala a questo proposito che “con l’avvento dei
movimenti e dei partiti socialisti (e, maggior ragione,
comunisti) si creo una divaricazione rispetto
all’interpretazione liberale della democrazia (…). Tanto il
liberalismo classico tendeva a restringere il quadro del
godimento dei diritti di eguaglianza alle classi dominanti
i intermedie della popolazione, tanto il socialismo e il
comunismo lo estendevano a tutte e vi comprendevano
la giustizia sociale. La democrazia liberale fu definita
allora dai teorici del movimento socialista e anarchico
come “borghese”, tipica cioè di una societa dominarla
dalla borghesia, e ad essa fu contrapposta la democrazia
“socialista””.
Frutto ultimo di questa contrapposizione sono gli
Stati Comunisti detti anche “democrazie popolari”,
dove:
- un partito unico esercita il potere mediante
conferme con voti tipo plebiscitario
 Controllando i mezzi di comunicazione e delle
opinioni
 Con la massificazione degli stili di vita e lo
schiacciamento della libertà individuale

Si parla a questo proposito di “democrazia


totalitaria”, indicando con questa espressione una
variante del regime politico totalitario.
Totalitarismo

Secondo il sociologo francese Raymond Arno, il totalitarismo (di


cui il nazimo hitleriano e il comunismo staliniano sono due
realizzazioni storiche) è un regime in cui:
 Un solo partito ha il monopolio dell’attività politica e ha
un’ideologia che diviene l verità ufficiale dello Stato
 Diffusa mediante il controllo totale dei mezzi di comunicazione e
l’uso della forza
 Le attività economiche e professionali sono subordinate o
integrate allo Stato e alla sua ideologia
 Con una politicizzazione assoluta e un controllo poliziesco e
ideologico diffusi
 Permanente mobilitazione delle masse, impegnate nel sostegno
al regime
 Esercizio dittatoriale del potere, dove le decisioni politiche sono
competenza di pochi individui

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