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IL PARERE DEGLI STUDIOSI

A cura di Berlanda Filippo, Boisio Luca, Ceppi Giulio


Francesco De Sanctis

Credeva che Dante fosse un anticipatore della letteratura


romantica (che De Sanctis visse in prima persona) infatti
introdusse il concetto di “nazionalità” intesa come la
rappresentazione del proprio tempo nelle opere di un
autore. La Commedia è considerata il riassunto del
Medioevo. Quindi un’anticipazione del romanzo storico
(come i Promessi Sposi di Manzoni).

Affrontati questi temi, De Sanctis conclude che Dante,


quando scrive la Commedia, si sente sia “Uomo” come
personificazione dell'intera umanità, sia “uomo” cioè il
presente, la vita, la storia politica e umana dei suoi tempi.
Erich Auerbach
Il filologo tedesco Erich Auerbach introdusse la concezione
figurale per comprendere meglio la Commedia. I
personaggi, i luoghi e gli avvenimenti raccontati da Dante
hanno due funzioni : sono parte della storia ma sono anche
un’allegoria di qualcosa di più importante. Ad esempio
Virgilio ha la funzione di guida nel regno dei
morti,conoscendone la strada, ma rappresenta anche la
connessione di Dante con la classicità perché si sente il
continuatore delle opere greche e latine che Virgilio
personifica. Auerbach spiega perché chiama questa
rappresentazione dei soggetti “figurale“ : “Nella commedia
Virgilio è bensì il Virgilio storico, ma d’altra parte non lo è
più, perché quello storico è soltanto figura della verità
adempiuta che il poema rivela”
Con questa affermazione Auerbach dice che Virgilio è Il Virgilio storico, ma nella
Commedia è un personaggio(figura) a parte che fa da guida.E infine conclude
affermando che questa concezione vi è in tutta la Commedia con la sua ultima
frase nella sua opera “La rappresentazione figurale”.
Natalino Sapegno

Il celebre dantista aostano negli anni Cinquanta scrisse una


riflessione sulla Divina Commedia durata più di trent’anni, e
questa lo fece diventare il maggior ambasciatore di Dante
nel mondo. Sapegno afferma che il fiorentino attesta i valori
e i comportamenti della civiltà passata, peró questi a causa
di secoli di lacerazioni, di lotte e di violenze sono andati persi
per tanto tempo, e in quel periodo(anni Cinquanta) la civiltà
li stava recuperando a poco a poco. Sapegno vuole che il
messaggio di Dante venga compreso e rispettato in tutto il
mondo perché Dante nella Commedia non ha parlato
solamente dell’uomo fiorentino, ma in generale dell’umanità.
CITAZIONE
“Noi ci auguriamo che il messaggio dantesco possa ancora parlare come parla agli
uomini di tutte le parti del mondo; che la parola di Dante continui ad essere così
com’egli la voleva, qualcosa di più di un puro messaggio poetico: non soltanto una
parola bella, ma una parola persuasiva e vivente.”

N. Sapegno, Come nasce la «Commedia», Yale, 16 ottobre 1965


Charles S. Singleton
Lo studioso americano ritiene che Dante abbia realizzato la
Commedia imitando i due “libri”di Dio: il mondo è la Bibbia. Il
poema è costruito sul modello della realtà, poiché l’aldilà e i
morti rimandano al mondo terreno, e su quello delle Sacre
Scritture.

Ovviamente sarebbe stato superbo considerare il proprio


lavoro al pari di quello di Dio quindi Dante dovette fare
riferimento, con gli strumenti che la poesia offre, ai modelli
divini in modo che i lettori a lui contemporanei potessero
comprendere veramente l’opera. Oggi non siamo più sensibili
a questi simboli dato che l’interesse per la religione è calato
nel corso dei secoli.
Aldo Vallone
Si occupa della contemporaneità di Dante nel XIX secolo.

Lui afferma che il poeta fiorentino è stato riscoperto solo in


quell’epoca per diverse ragioni:

● Nell’Ottocento si riscoprì il medioevo e, con esso, i


valori filosofico-morali dell’epoca
● Dante è un poeta italico, infatti con la sua opera del De
Vulgari Eloquentia, divenne il simbolo dell’unità italiana
che, nell’epoca del Risorgimento, era ben accetta
● L’accuratezza dei modi espressivi di Dante nella sua
poesia è prediletta e ispira i poeti ottocenteschi.
Anna Maria Chiavacci Leonardi
La famosa marchigiana dantista in un suo discorso spiega
come la Divina Commedia sia la prova che la felicità vada oltre
la storia. Porre il problema della felicità vuol dire porre il
problema stesso del senso della vita dell'uomo, da sempre
l’uomo la cerca, infatti pensa che se l’uomo non abbia desideri
e non sia felice, questo non esista, dunque afferma che l’uomo
e il desiderio siano della stessa essenza.

Dante con la Divina Commedia è l’esempio perfetto di ciò,


perché attraverso un lungo e faticoso viaggio che si conclude
nel Paradiso con la maestosa contemplazione di Dio, prova la
beatitudine (felicità).
FONTI

http://www.cristinacampo.it/public/anna%20maria%20chiavacci%20leonardi.pdf

•Anna maria Chiavacci Leonardi

http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t219.pdf •Francesco De Sanctis, Vallone

Antologia della Commedia a cura di Graciela Müller Pozzebon, Palumbo editore •Auerbach

Divina Commedia a cura di Pietro Cataldi e Romano Luperini, Le Monnier Scuola• Auerbach e Charles
Singleton

http://www.sapegno.it/sapegno/data/File/brochure%20Sapegno.pdf •Natalino Sapegno

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