Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
2007/2008
Marketing
Paolo Meroni
1
Harley Davidson
2
Cos’è il marketing?
3
I prodotti moda non soddisfano dei bisogni personali quanto
piuttosto dei “non-bisogni” sociali : non si acquista un vestito,
un paio di scarpe o un profumo perché si deve soddisfare una
necessità primaria; lo si fa invece perché quel vestito, quelle
scarpe e quel profumo, appartengono al piacere di vita,
all’aspirazione di realizzare un proprio desiderio inespresso.
Si tratta quindi di soddisfare un non-bisogno del consumatore,
di offrirgli un prodotto che sia al tempo stesso esteticamente
bello e funzionalmente efficiente.
Il giudizio sull’utilità e la bellezza di un prodotto diventa quanto
mai relativo: esso acquista una sua funzionalità nella
considerazione dell’individuo e non tanto sulla base di una
valutazione oggettiva.
4
Il fatto che il prodotto di moda soddisfi un “non-bisogno” non è l’unico
elemento di differenziazione rispetto ad altri prodotti “tecnologici”.
La moda si rivolge a un consumatore che ha dei non-bisogni sociali:
con ciò ovviamente non intendiamo dire che l’abito, le scarpe o il
profumo siano consumi fatti sulla base del proprio contesto sociale né
che essi rappresentino uno “status symbol”.
Queste valutazioni sono ormai superate: la moda è ormai una scelta
individuale in cui certamente incidono i fattori sociali, che però hanno
un’importanza relativa rispetto al giudizio personale dell’individuo.
L’accezione sociale della scelta dei prodotti moda è invece relativa al
fatto che l’individuo tende a scegliere ciò che manifesta la propria
identità.
I capi d’abbigliamento sono degli strumenti di relazione, che
consentono di trasformare in qualcosa di fisico la propria personalità e
quindi di poterla comunicare agli altri.
5
6
Il marketing
OFFERTA Il marketing come:
impresa
•Orientamento aziendale
•Funzione aziendale
•Processo aziendale
•Materia di studio e ricerca
DOMANDA
mercato
7
L’impresa
vende ciò che sa produrre
o
produce ciò che può vendere?
8
Il rapporto produzione-consumo:
le tappe evolutive
La produzione artigianale
La rivoluzione industriale
La produzione di massa
Concorrenza e differenziazione
9
IL SISTEMA MODA:
DEFINIZIONE,DIMENSIONI,
CARATTERISTICHE
Tessile - abbigliamento
Accessori
Calzature
Pelletteria
Profumi e cosmetici
Orologi
Gioielli
Occhiali
10
11
Filiera produttiva del tessile e abbigliamento
– 80 mila imprese
– più del 20% delle imprese operanti in settori del Made in Italy
– 14% delle imprese manifatturiere.
Nel corso degli anni ‘80 e ‘90 le imprese nate dai distretti industriali hanno,
infatti, progressivamente assunto dimensioni più consistenti, uscendo dal
perimetro territoriale grazie ad una forte propensione alle esportazioni e ad una
cultura imprenditoriale in grado di cogliere le opportunità derivanti dall’apertura
dei mercati.
12
Gli esempi della Benetton, Max Mara nel settore
dell’abbigliamento, Zegna e Loro Piana nel tessile o
di altri marchi in importanti segmenti di mercato
come quello delle calze da donna (Golden Lady e
Omsa) o delle griffe (Armani, Gucci e Prada),
testimoniano la grande vitalità imprenditoriale del
nostro sistema produttivo, che è riuscito a coniugare
la cultura e le tradizioni del nostro paese con
un’organizzazione industriale competitiva.
13
I fattori comuni a tutte queste esperienze risiedono in gran parte nei
noti punti di forza sui quali si è sviluppato, seguendo un percorso
profondamente diverso da quello degli altri paesi industrializzati, il
sistema italiano delle imprese:
• il forte legame con il territorio che coniuga l’origine familiare della gran
parte delle imprese di successo con il contesto socio economico in cui
sono ubicate;
• la forte attenzione verso i mercati internazionali;
• la continua tensione verso l’innovazione di prodotto che si traduce in una
continua trasformazione dell’offerta ai consumatori;
• la presenza di una efficiente rete di sub fornitura che consente alle
imprese leader di controllare anche le fasi a monte e a valle della
manifattura, come la logistica di produzione e di distribuzione, il
design, la gestione del brand, la pubblicità, le relazioni con il mercato.
14
Made in Italy non rappresenta solo un marchio di qualità, ma un modello di
organizzazione industriale in cui un’impresa, nata con un forte legame con il
territorio e con una forte vocazione artigianale, si trasforma in un nucleo forte di
servizi avanzati in grado di gestire sia le fasi di produzione che quelle di
creazione, di distribuzione e commercializzazione.
Tale modello organizzativo ha inoltre consentito di avviare un processo di
internazionalizzazione del sistema produttivo attraverso la delocalizzazione di
alcune sue fasi produttive in paesi a minore costo del lavoro, come l’Far East e
i paesi in transizione dell’Est Europeo.
Dal punto di vista della struttura industriale, il sistema moda è caratterizzato
da una consistente interazione tra un vasto sistema di piccole imprese, che
alimentano la competitività di alcuni marchi forti con una valenza internazionale
di grande rilievo.
La presenza di marchi di grande prestigio internazionale ha tradizionalmente
consentito alla moda italiana di rivestire un ruolo di grande rilievo all’interno del
commercio mondiale.
15
Italia una quota di esportazioni sul fatturato complessivo pari a circa il
50%, rappresenta uno dei principali protagonisti del mercato globale.
Rispetto ai principali concorrenti internazionali, il sistema moda italiano
ha in questi anni spostato la propria specializzazione verso segmenti
più elevati del comparto.
Al fine di far fronte ad una concorrenza internazionale che ha visto
l’emergere di nuovi competitori (per esempio i paesi asiatici ed in
particolare la Cina la cui quota sul commercio mondiale è in grande
crescita), le imprese italiane hanno consolidato un ruolo di leadership
in alcune importanti nicchie di mercato.
Nel comparto dei beni di lusso le imprese italiane sono leader
mondiali con una quota sul commercio mondiale che sfiora il 40%.
16
17
18
Basilicata
Distretto della corsetteria di Lavello
Campania
Distretto conciario di Solofra
Distretto tessile di San Marco dei Cavoti
Distretto tessile di San Giuseppe Vesuviano
Distretto tessile di Sant'Agata dei Goti – Casapulla
Distretto orafo di Marcianise
Distretto calzaturiero di Grumo Nevano
– Aversa – Trentola Ducenta
Distretto tessile di Calitri
19
Emilia-Romagna:
Distretto calzaturiero di San Mauro in Pascoli
Distretto calzaturiero di Fusignano e Bagnacavallo
Distretto tessile di Carpi
Lazio:
Distretto dell'abbigliamento della valle del Liri
20
Lombardia:
21
Marche:
Distretto del cappello
Distretto calzaturiero di Fermo
Molise:
Distretto dell'abbigliamento di Trivento e Riccia
22
Piemonte:
23
Puglia:
Distretto calzaturiero di Casarano
Distretto calzaturiero di Barletta
Sicilia:
Distretto tessile di Bronte
24
Toscana:
Distretto calzaturiero di Valdinievole
Distretto della pelle, cuoio e calzature di Valdarno superiore
Distretto conciario e calzaturiero di Santa Croce sull'Arno
Distretto tessile di Prato
Distretto calzaturiero di Lucca
Distretto dell'abbigliamento di Empoli
Distretto della pelle, cuoio e calzature di Castelfiorentino
Distretto orafo di Arezzo
25
Veneto:
Distretto dell'abbigliamento
Distretto calzaturiero del Brenta
Distretto del packaging
Distretto orafo vicentino
Distretto trevigiano del legno arredo
Distretto dello Sportsystem di Montebelluna
26
27
Metadistretto della Moda
Regione: Lombardia
Imprese: 10.000
Fatturato: 750 milioni di euro
Exp/Produzione: 60%
28
Il settore di questo Distretto tematico lombardo è
quello della moda e il suo centro, Milano, ne è la
capitale europea.
Il territorio si sviluppa su centoventisei Comuni di
nove Province lombarde (escluse Sondrio e Lecco),
tra cui Milano e altri 11 comuni della provincia tra cui
Vigevano e Castel Goffredo.
All'interno del meta-distretto della Moda lombardo, la
provincia di Varese rappresenta il più importante
aggregato con ventidue Comuni e circa 25.500
addetti.
29
Sono inclusi nel Metadistretto moda molte
delle produzioni e delle lavorazioni locali che
alimentano un settore allargato che
comprende le filature, le tessiture, i
finissaggi, le confezioni, i ricamifici, le
maglierie, ma anche gli occhiali, oltre ai
settori dedicati alla lavorazione della pelle,
alla concia e anche alle macchine tessili.
30
I settori produttivi presenti nel Metadistretto della
moda vanno dal tessile (fibre, filati, tessuti)
all’abbigliamento (capi di abbigliamento intimo e
esterno, maglieria, calzature); dalla pelletteria
(cinture, borse) alle calzature (in cuoio, in pelle, in
nuovi materiali); dalla pellicceria alla occhialeria.
Questo Distretto coinvolge un grandissimo numero di
operatori: dagli stilisti, ai modellisti, ai filatori, ai
produttori di beni intermedi: dai bottoni alle cerniere;
dal tessile alle pelli, al cuoio.
31
Ilsistema moda infatti non si focalizza solo sul
prodotto finito ma è il frutto di ricerche che vanno
dall’utilizzo di determinate fibre, allo sviluppo di
un certo tessuto, alla ricerca del colore, della
forma e dello stile; comprende inoltre un
aggregato di operatori economici e organizzazioni
strettamente interconnesse e correlate tra loro.
32
Le tecnologie produttive impiegate vanno da
quelle della plastica ad iniezione per la
realizzazione degli occhiali a quelle per la
nobilitazione dei tessuti.
Sono operanti circa 10.000 aziende di cui il
70% artigiane e presenti ben 4 centri di
ricerca.
33
Prato
Si pensi per esempio al caso di Prato, in cui la tradizione tessile locale
risale al XII secolo.
Attualmente nel settore lavorano circa 44.000 addetti, ossia il 30%
della popolazione attiva ed il 60% degli occupati nell'industria, le
aziende tessili sono circa 9.000 e coprono tutte le lavorazioni del
settore, dalla finitura al finissaggio dei tessuti.
Le aziende di Prato sono specializzate nella produzione di filati per
maglieria, tessuti per abbigliamento ed articoli tessili diversi (tessuti a
pelo, spalmati, tessuti non tessuti, ecc.) per l'industria
dell'abbigliamento, delle calzature, dell'arredamento e per impieghi
tecnici.
Un elemento di forza del sistema industriale pratese è costituito dalle
relazioni con i mercati internazionali, infatti, il settore tessile esporta
oltre la metà della sua produzione e intrattiene
rapporti commerciali con più di 100 nazioni
34
Biella
Altro esempio di eccellenza tra i distretti italiani è quello di
Biella in cui il settore tessile è rappresentato da 1.300 unità
produttive, 25.000 addetti, 4 miliardi di Euro di fatturato, di cui
oltre il 35% destinato all’esportazione.
Biella è uno dei maggiori poli lanieri del mondo e certamente il
più importante nelle produzioni di alta qualità di filati e di tessuti
di lana e di altre fibre pregiate (cachemire - alpaca - mohair -
ecc.).
Le produzioni principali riguardano i tessuti per abbigliamento
maschile e femminile, i filati per tessitura e per maglieria
nonché tutte le lavorazioni ausiliarie della filiera tessile laniera
(pettinature, tintorie, finissaggi, ecc.).
35
Carpi
Per quanto riguarda l’abbigliamento, un esempio di distretto è quello di
Carpi, uno delle più significative realtà pro uttive per la maglieria
esterna, la cui vocazione tessile ha radici molto lontane nel tempo e la
sua origine viene fatta risalire addirittura al 1500.
Il territorio carpigiano è uno dei tradizionali poli produttivi della
provincia e, nel corso del tempo, ha subito notevoli trasformazioni per
adattarsi all’evoluzione dei mercati e della concorrenza internazionale.
Nei secoli scorsi gli artigiani locali erano specializzati nella produzione
di cappelli ed erano già orientati all’esportazione; con il declino dell’uso
del cappello, nel secondo dopoguerra,
si verificò la crisi definitiva del settore, da cui si originò tuttavia la
nascita della futura industria tessile locale.
Alcuni imprenditori della zona, avvalendosi dei rapporti commerciali e
della rete di lavoro a domicilio utilizzata, iniziarono a diversificare la
produzione verso maglie e camicie.
36
37
Negli anni cinquanta e sessanta si verificò un vero e proprio “boom ” di
esportazioni di prodotti di vestiario trainate dal mercato tedesco.
Oggi il distretto comprende quasi 1.900 imprese con un’occupazione
complessiva di oltre 10.000 addetti, un fatturato di circa 981 milioni di euro, di
cui quasi il 40% realizzato all’estero I principali punti di forza del distretto di
Carpi sono individuabili nell’ampia capacità produttiva,
garantita da un elevato numero di piccole e piccolissime imprese, nell’elevato
grado di flessibilità e nella capacità di risposta in tempi rapidi alle esigenze del
mercato.
Il 90%delle aziende ha meno di 10 addetti, meno dell’1% ne ha più di 50.
Tra i marchi più noti della zona di Carpi si ricordano: Blumarine ,Avirex ,Liu-
Jo ,Robe di Kappa, Marchese Coccapani.
Anche nel distretto di Carpi è presente un Centro Servizi (Citer) specializzato in
consulenza e formazione sulle tendenze moda per l’industria tessile e della
maglieria.
38
Necessità di risorse finanziarie:
quotazioni in borsa
39
Tendenzialmente limitata
presenza di manager
40
Un'azienda di successo tende a percorrere
sempre la stessa strada, spesso senza rendersi
conto che il mondo è cambiato*.
Il ruolo del manager è proprio far sì che il
contesto interno resti coerente con l'evolversi
della situazione esterna*.
41
Distanza dal mercato
42
Il punto chiave delle strategie competitive
delle aziende è:
43
Polarizzazione delle performance delle
aziende italiane (crescita, redditività,
internazionalizzazione):
45
46
47
Gli orientamenti delle imprese verso il
mercato
ORIENTAMENTO AL PRODOTTO
ORIENTAMENTO AL MARKETING
48
49
L’orientamento dell’impresa
50
1. L’orientamento alla produzione
51
1. L’orientamento alla produzione
52
53
54
2. L’orientamento al prodotto
L’ipotesi che guida questo orientamento è che i
consumatori preferiscano quei prodotti che si
distinguono in termini di qualità, performance e
caratteristiche innovative.
L’obiettivo dei manager che adottano questo
approccio è quello di realizzare prodotti superiori a
quelli della concorrenza e di continuare a innovarli e
migliorarli.
55
2. L’orientamento al prodotto
56
57
58
3. L’orientamento alle vendite
65
66
67
68
69
70
71
72
(Kotler e Scott, p. 30)
Orientamento alla vendita e orientamento al marketing: confronto
Punto Centro
Mezzi Obiettivo
di partenza dell’attenzione
Profitti
Vendita e (volume
Fabbrica Prodotto
promozione vendite)
Profitti
Bisogni Coordinamento (soddisfazione
Mercato del cliente attività marketing del cliente)
Orientamento al marketing
73
Evoluzione del concetto di marketing
74
… verso il Marketing sociale
75
5. L’orientamento sociale
76
Cosa significa per un’impresa essere
orientata al marketing?
77
L’impresa orientata al marketing
78
Bisogni del cliente
79
Bisogni del cliente
81
Come si gestisce nell’impresa
il processo di marketing?
82
Pianificazione strategica
e pianificazione di marketing
83
Alcuni esempi
84
Gruppo Pirelli
(al 31.12.2001)
P ir e lli & C .
38.37%
100% 100%
P ir e lli S . p . A .
100%
P i r e l l i P n e u m P a i r t ei c l il i C a v i P i r e l l i C a v i
N . V . e S i s t e m i E e n Se ir s g t i e a m i T e l e c
S . p . A . S . p . A .
85
Gruppo Barilla
Fonte: www.barilla.it (settembre 2002)
Business:
pasta
prodotti da forno
88
Clienti
FORZE POLITICHE
PRODOTTO
PROMOZIONE
PREZZO
FORZE
CLIENTE
SOCIO CULTURALI FORZE
LEGALI
DISTRIBUZIONE
FORZE
TECNOLOGICHE
FORZE
COMPETITIVE
89
Leorganizzazioni devono definire i loro
prodotti non come beni che esse producono
90
Qual è il suo business?
Costruire parchi
a tema?
91
NO
RENDERE FELICI LE
PERSONE
92
La SODDISFAZIONE e il PIACERE del cliente
possono derivare da qualsiasi cosa egli
riceva quando compra e usa un prodotto
93
SCAMBIO SODDISFACENTE
MONETA CREDITO LAVORO BENI
VENDITORE COMPRATORE
95
Customer satisfaction
96
Modifica adattamento e sviluppo dei
prodotti
Prodotto fashion
Prodotto alimentari (Ben&Jerry:cimitero dei
sapori, top flavors)
97
Target market
98
Target market
99
Nike
Target molteplici
Crosstrainer, alpinisti, cestisti
appassionati di aerobica, acquirenti
di scarpe da ginnastica
Differenti prodotti, prezzi, sistemi di
distribuzione e promozione
100
Marketing mix
4p
Prodotto
Prezzo
Distribuzione (punto vendita)
Promozione
101
Esempio: differenti marketing mix
Linea Polo
102
Marketing mix
103
Esempio:
Pc a basso costo
facile collegamento
pronto per la
connessione internet
104
Variabile prodotto
105
Nomi di marca (brand name)
Packaging
Es:Tiger Woods ( American Express, Buick,
general Mills, propria linea di prodotti Nike)
Nuovi prodotti, modificare, eliminare
Es Fiat 500
106
107
Variabile prezzo
Strumento di concorrenza
Guerre di prezzo
Avvalorare immagine del prodotto
108
Variabile distribuzione
109
Variabile promozione
110
Modelli di business e performance delle aziende moda
111 2
Scenario internazionale del settore moda/lusso
50
Crescita 6% 11 % 10 % 5% 14 % 17 % 3% 0% -5 % 5% 9%
annua
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Effetto fashion e
Tasso Crescita mercato donna
2005-2008 Brandizzazione
4%
4
Tasso Crescita
2005-2008 35% • Crescita ponderosa Mercato Cinese
40% • Ripresa Mercato Giapponese
• Sviluppo progressivo Mercato Indiano
10%
• Consolidamento Mercati Occidentali
10%
6%
6% 5%
4%
CONTESTO SOCIO-ECONOMICO-
STORIA,
COMPETENZE,
CULTURALE
LOCALIZZAZIONE,
HERITAGE
AZIENDA/BRAND
IDENTITA’
IDENTITA’DI
DI
MARCA
MARCA
IDENTITA’ IDENTITA’ DI
STILISTICA STRATEGIA
STRATEGIADI
DI IMMAGINE
SEGMENTAZIONE
SEGMENTAZIONE
POSIZIONAMENTO
POSIZIONAMENTO
STRATEGIA DI STRATEGIA
STRATEGIA STRATEGIA DI
PRODOTTO COMUNICAZIONE
DISTRIBUTIVA
DISTRIBUTIVA
- varietà/gamma - target comunicazione
- canali diretti/retail - messaggio, media,
- fasce
- canali indiretti strumenti
prezzo
115 - servizio/delivery
12
Indice
PARTE I - Il marketing
– Il Marketing – Parte generale
Definizioni
L’orientamento dell’impresa
Il market plan
La segmentazione
Il comportamento del consumatore
PARTE II - Il Marketing Mix Management
– Il prodotto
La definizione di prodotto
Lo sviluppo di un nuovo prodotto
Il ciclo di vita del prodotto
– Il prezzo
– La comunicazione
– La distribuzione
PARTE III – La Qualità nei servizi
116
PARTE I
Il Marketing
117
Il Marketing
Parte Generale
1) Definizioni
2) L’orientamento dell’impresa
3) Il market plan
4) La segmentazione
5) Il comportamento del consumatore
118
L’ importanza del marketing
119
Definizioni di marketing
120
Marketing management
121
I compiti dei marketing manager
122
Definizioni alternative
123
Il Marketing
Parte Generale
1) Definizioni
2) L’orientamento dell’impresa
3) Il market plan
4) La segmentazione
5) Il comportamento del consumatore
124
Il coordinamento delle politiche di
marketing
125
L’organizzazione nell’ottica del
marketing
CLIENTE
RETE DI VENDITA
MIDDLE
MANAGEMENT
TOP
MANAGEMENT
126
Il business nell’ottica del marketing
127
Il Marketing
Parte Generale
1) Definizioni
2) L’orientamento dell’impresa
3) Il market plan
4) La segmentazione
5) Il comportamento del consumatore
128
La pianificazione: schema generale
Pianificazione a livello
BUSINESS PLAN di divisione, di SBU, di
prodotto…
130
Argomenti
1. Executive Summary
2. La società
3. I prodotti
4. L’analisi del settore
5. L’analisi di mercato
6. La strategia di marketing
7. La struttura del management
8. Il piano di realizzazione
9. I capitali necessari
10. Le informazioni finanziarie
131
Struttura del Business Plan
SOMMARIO ESECUTIVO
PARTE
PARTE PARTE TECNICO
QUANTITATIVA
INTRODUTTIVA OPERATIVA
MONETARIA
Previsioni
Analisi di
Descrizione economico
fattibilità
dell’idea finanziarie
dell’idea
132 dell’idea
La copertina e l’indice
COPERTINA INDICE
Nome e logo Pagine numerate in
Indirizzo sequenza
Nomi, indirizzo, Capitoli evidenziati e
recapiti numerati
dell’Imprenditore Tabelle e dati
Mese, anno di numerati
elaborazione
133
Principi generali
134
1. L’executive summary
137
3. I prodotti/servizi
Occorre specificare se i prodotti/servizi sono pronti per l’immissione sul
mercato o, in caso contrario, indicare il time to market
Le caratteristiche distintive del prodotto (es. marchio) o le altre possibili
fonti di vantaggio competitivo dovranno essere dettagliatamente descritte
1. Prodotti Attuali: brevetti, caratteristiche distintive, vantaggi per il cliente, punti di
forza e di debolezza prezzi di vendita, i costi ed il margine di profitto, portafoglio
clienti, componenti dei prodotti/servizi, eventuali problemi attuali e futuri relativi alla
fornitura dei componenti, la catena del valore della offerta, trends di vendita e di
marginalità dell’attuale portafoglio prodotti
2. Prodotti Futuri: innovazioni delle linee di prodotto esistenti, Prodotti/servizi nuovi,
tempi di sviluppo previsti, prezzo di vendita, il costo e margine di profitto previsti per
i futuri prodotti ed in che modo si prevede che cambieranno il mix di vendita e la
redditività globale, le innovazioni previste cambieranno sostanzialmente il
posizionamento strategico e la catena del valore?
138
4. L’analisi del settore
Occorre spiegare il motivo per cui i prodotti/servizi daranno alla società
un vantaggio competitivo sostenibile nel mercato
– Quali sono le dimensioni, la fase di sviluppo e la natura competitiva del
settore?
– Quali sono le barriere all’entrata e allo sviluppo del settore?
– In che modo i cambiamenti macroeconomici influenzano il settore?
– Quali sono la posizione finanziaria e la profittabilità del settore?
– Che ruolo svolgono l’innovazione ed il cambiamento tecnologico nel settore?
– In che modo il settore è influenzato da fattori regolamentari e politici?
– Quali sono i principali concorrenti, clienti, fornitori, potenziali entranti e
prodotti sostituitivi e quali sono i rapporti di forza relativi rispetto alla
società?
139
5. L’analisi di mercato
L’analisi di mercato costituisce il momento in cui vengono
evidenziate le reali opportunità per la società di
raggiungere gli obiettivi prefissati
– Quale è il mercato target e la clientela specifica attuale
tenendo presente che non necessariamente coincidono?
– Che dimensioni ha il mercato (Storico, Attuale, Previsto)?
– In che modo si può segmentare il mercato?
– Quali sono i trend del mercato target?
– Quali sono le loro preferenze di prodotti/servizi e le
motivazioni all’acquisto?
– In che modo avviene la distribuzione nei mercati target?
– Qual'è la quota di mercato attuale e prevista della società?
140
6. La strategia di marketing
Quale è il mercato target (per segmento)?
Quali sono i gruppi di clienti a cui la società si rivolge?
Il servizio offerto dalla concorrenza a tali gruppi è inadeguato o
addirittura inesistente?
Quali sono i vantaggi e svantaggi geografici della società?
Su cosa sarà basata la credibilità nel mercato (società e
prodotto)?
La strategia dei prezzi punta sulla fascia alta, media o bassa del
mercato e perché?
Per generare vendite, a quali attributi del prodotto/servizio si
darà risalto?
Quale immagine si cercherà di trasmettere?
Quanto si prevede di investire in pubblicità e pubbliche relazioni?
Di quali canali distributivi si servirà la società?
Come verrà strutturato il servizio di assistenza per il prodotto?
Indicare le modalità di vendita del prodotto.
141
7. La struttura del management
142
8. Il piano operativo
143
9. I capitali necessari e le informazioni
finanziarie
Occorre prevedere
– qual è l’importo totale dei fondi necessari al piano di
sviluppo e quale è l’importo richiesto dalla società
all’investitore finanziario
– qual è l’andamento economico e finanziario della
impresa, verificandone la fattibilità finanziaria. Per
questo motivo è opportuno effettuare anche l’analisi
dei flussi di cassa
144
10. Le informazioni specifiche del settore e la documentazione
supplementare
145
Il piano di marketing
146
2. Ricerca e selezione dei mercati
MERCATI
(gruppi di clienti)
2
T OD ORP
i noi z nuf(
147
2. Ricerca e selezione dei mercati
Se acquisto un televisore
Non sto acquistando uno schermo, o un tubo catodico
o un telecomando.
Il principale concorrente
della scatola di cioccolatini
è generalmente il fiorista
149
3. Strategie di marketing
La strategia di marketing riguarda principalmente
il posizionamento del prodotto
1
Alta
3
Qualità
2
Bassa
Basso Alto
Prezzo
150
4. Il piano di marketing
151
Il marketing mix
Prodotto Prezzo
Varietà, Packaging Varietà di prezzi
Qualità, Servizi Criteri di
Design, GaranzieSEGMENTO determinazione
Brand ……. DI Dilazioni, Sconti
MERCATO …….
Distribuzione Comunicazione
Canali Pubblicità
Copertura Rete di vendita
Assortimento, Scorte Relazioni pubbliche
Logistica ……. …….
152
4. Il piano di marketing
I. Sintesi Sintesi del piano
153
5. Il controllo del piano
Il piano di marketing va controllato (e corretto) con cadenza
periodica. I controlli sono essenzialmente di 3 tipi:
– controllo periodico dei target di vendita, di profitto, della quota di
mercato e individuazione dei correttivi
– controllo strategico
154
Il Marketing
Parte Generale
1) Definizioni
2) L’orientamento dell’impresa
3) Il market plan
4) La segmentazione
5) Il comportamento del consumatore
155
La strategia di marketing
DEFINIZIONE DEL MERCATO
(confini)
POSIZIONAMENTO DELL’OFFERTA
identificare il posizionamento per ogni segmento obiettivo e
declinare il marketing mix per ogni segmento obiettivo
156
La segmentazione
157
Un esempio di
segmentazione
16%
27%
46%
16%
- Fuel, Food and Fast
- Sotto i 25
- Alto
27%
21% consumo
Homebodies di snack–
21%
- Casalinghe
- Assenza di
Price Shoppers – 20%
preferenze
- Cercano il prezzo
- Solitamente basso
reddito
Road Warriors
Mercato - 16% Segmen
100% - Alto reddito
- Premium
to PPP
gasoline
e bevande
- Snack
-
59%
Lavaggio
True auto - 16%
Blues
- Reddito medio-alto
158 - Fedeli alla marca e alla
stazione - Premium gasoline
Micro e macro
segmentazione
159
Macro segmentazione
160
Macro
segmentazione: chi?
162
Macro segmentazione:
come?
163
Esempio di segmentazione
Esempio: Piastrelle ceramiche
Funzione d’uso
lo gia Clienti
cn o
Edilizia residenziale
Te (nuova e ristrutturazione)
Edilizia non residenziale
Due tecnologie di base:
• Smaltato con cui si produce bicottura e monocottura
164 • Non smaltato che produce grès, cotto e clinker
L’attrattivita’ di settore
NUOVI ENTRANTI
MINACCIA DI NUOVI
ENTRANTI
FORNITORI
CLIENTI
POTERE POTERE
CONTRATTUALE LIVELLO CONTRATTUALE
COMPETITIVO
MINACCIA DI
PRODOTTI/SERVIZI
SOSTITUTIVI
PRODOTTI SOSTITUTIVI
165
L’analisi dei competitori
166
La matrice dei gruppi strategici (aziende
dell’abbigliamento intimo)
FASCIA DI
PREZZO/QUALITÀ
B A
FINE
C1 D1
MEDIO/FINE C2
C3 D2
MEDIO/
E F
ECONOMICA
BASSA MEDIA
ALTA
AMPIEZZA DI GAMMA
167
La matrice dei gruppi strategici (aziende
dell’abbigliamento intimo)
Gruppo A
E’ composto da aziende posizionate nella fascia più alta del mercato, grazie alla qualità
delle produzioni, alla ricerca stilistica, al contenuto moda e/o agli aspetti legati
all’innovazione (dei materiali e dei capi). L’offerta è ampia e comprende produzioni tanto
per l’intimo giorno che l’intimo notte. La distribuzione è selettiva ed orientata a stabilire
rapporti sempre più stretti col mercato finale (vendita diretta e partnership). Accanto alle
griffes dell’abbigliamento (quali, ad esempio, Roberto Cavalli), che si posizionano nella
fascia più alta di prezzo, competono con un altrettanto ampio ambito d’azione: il Gruppo
La Perla, Parah, Christies e il Gruppo Arcte.
Gruppo B
Come per le aziende del gruppo A, l’attenzione è posta sugli elementi qualitativi del
prodotto e sull’immagine tuttavia, l’ambito d’azione è più ristretto e il posizionamento di
mercato è lievemente inferiore. Competitor come Delmar, Cotton Club, Valery e alcuni
importatori (fra cui Chantelle, Femimode, Filodoro Calze, Warnaco, Wolford) contendono
infatti lo spazio ad alcune produzioni provenienti dal gruppo A (Malizia del Gruppo La
Perla), B e D. Operano, in questo gruppo, anche piccole aziende artigianali presenti
soprattutto a livello locale, che fanno perno su una maggiore specializzazione produttiva
e sulla caratterizzazione estetica del prodotto (utilizzo di tessuti esclusivi e pregiati e
criteri costruttivi di tipo sartoriale).
168
La matrice dei gruppi strategici (aziende
dell’abbigliamento intimo)
Gruppo C
All'interno di un'ampia fascia di mercato (medio/fine), si individuano tre sottogruppi di
aziende contraddistinti da una specifica tecnologia produttiva, che ne delimita l'ambito
competitivo.
Nel sottogruppo C1 si collocano le aziende specializzate nella corsetteria, con una
gamma articolata per marchi e target di riferimento (Ladyberg, Intercor), che attuano una
politica distributiva mista. In questo sottogruppo operano anche aziende di media e
piccola dimensione, orientate prevalentemente al canale lungo. Nel sottogruppo C2
operano gli specialisti della maglieria (Liabel, Emmebivi, Manufat), che offrono un'ampia
gamma di articoli, godono di un'immagine di tradizionalità e puntano su una politica
distributiva mista su più canali. Liabel si differenzia per l'utilizzo di marchi diversi per
sostenere le proprie scelte a livello distributivo (Liabel all'ingrosso, Cardiff alla grande
distribuzione, Over the Skin al dettaglio). A questi si affiancano operatori più piccoli,
caratterizzati da una struttura produttiva flessibile, con frequente ricorso alle lavorazioni
esterne. Nel sottogruppo C3 operano le aziende focalizzate nell'intimo notte tra cui:
Linclalor che si caratterizza per l'offerta di un prodotto tradizionale, distribuito
prevalentemente all'ingrosso; e T.&J. Vestor che è presente unicamente al dettaglio.
169
La matrice dei gruppi strategici (aziende
dell’abbigliamento intimo)
Gruppo D
Comprende i maggiori complessi industriali del settore, diversificati infra ed extrasettorialmente ed
aziende di piccola e media dimensione della fascia medio/fine e media. All’interno di questa ampia
fascia si individuano due sottogruppi.
Nel sottogruppo D1 si collocano il Gruppo Sara Lee (divisione Playtex di Sara Lee B.A. e Lovable
Italiana), Triumph e il Gruppo CSP (CSP International e Lepel), focalizzati nell'area giorno con un
elevato know how di prodotto, forte immagine di marca (supportata da un costante utilizzo della leva
pubblicitaria), presidio dei canali tradizionali con un orientamento crescente verso la moderna
distribuzione (GDO, franchising, catene di negozi). Il Gruppo Sara Lee e Triumph, specialisti della
corsetteria, hanno ampliato l'ambito d'azione agli altri segmenti dell'area giorno, mentre il nuovo
entrante Gruppo CSP è collocato qui in quanto unisce alla competenza corsettaia di Lepel quella nel
seamless della capogruppo. Si colloca in questo gruppo anche Liberti, caratterizzata da dimensioni
decisamente inferiori, e da una politica distributiva orientata prevalentemente al canale breve.
Nel sottogruppo D2 sono collocate alcune aziende diversificate tanto nell'area giorno quanto nell'area
notte (Imec, Intima Moda Cagi, Man. di Valduggia, Man. di Farà, Gruppo Usanza). Cagi e Man. di
Valduggia, aziende tradizionalmente specializzate nei manufatti in maglia, hanno negli ultimi anni
operato scelte strategiche volte a riposizionare il marchio e recuperare efficienza e flessibilità
produttiva, attraverso processi di decentramento e razionalizzazione della gestione operativa, anche
tramite la rilocalizzazione produttiva all'estero.
170
La matrice dei gruppi strategici (aziende
dell’abbigliamento intimo)
Gruppi E ed F
Vi operano le aziende della fascia media e medio/economica del mercato, con un
ambito d'azione più (gruppo E) o meno ristretto (gruppo F). Garda, Cotonella e
Compagnia Italiana Intimo si connotano per un'ampiezza d'ambito superiore (presenza
nella maglieria e nella corsetteria); Garda, Cotonella e Infil si distinguono anche per un
utilizzo peculiare della politica di marchio, attuata attraverso un'azione pubblicitaria
diretta alla consumatrice finale. Questa scelta strategica le contraddistingue dalle
aziende (anche di dimensione artigianale) che si posizionano nello stesso gruppo e che
operano nel settore con produzioni a façon e/o con marchio anonimo.
In questo gruppo si collocano, inoltre, i nuovi entranti dal settore della calzetteria
femminile quali Pompea, che propongono articoli basici per l'intimo giorno (soprattutto
parti basse, ma anche parti alte e corsetteria), entrando in competizione anche con
alcune aziende dei gruppi C e D.
171
Segmento di mercato
172
Il segmento
173
Dalla segmentazione al
posizionamento
1. Identificazione delle variabili di segmentazione
2. Definizione dei profili SEGMENTAZIONE
174
La differenziazione
175
Il marketing mix
Prodotto Prezzo
Varietà, Packaging Varietà di prezzi
Qualità, Servizi Criteri di
Design, GaranzieSEGMENTO determinazione
Brand ……. DI Dilazioni, Sconti
MERCATO …….
Distribuzione Comunicazione
Canali Pubblicità
Copertura Rete di vendita
Assortimento, Scorte Relazioni pubbliche
Logistica ……. …….
176
Gli strumenti della differenziazione
PRODOTTO SERVIZI PERSONALE IMMAGINE
Design
177
Il modello T (anni’20):
“questo modello è
offerto in qualsiasi
colore purché sia nero”
(Henry Ford)
178
Micro
segmentazione
L’obiettivo consiste nell’analisi della diversità dei bisogni
all’interno dei prodotti-mercati già identificati dalla macro-
segmentazione, e all’interno di questi mercati individuare
sotto-insiemi, gruppi di acquirenti cioè, che ricercano lo
stesso paniere di attributi nel prodotto.
Secondo le modalità usate, la micro-segmentazione
viene divisa in socio-demografica, in base ai vantaggi
perseguiti, comportamentale e per stili di vita.
179
Variabili di segmentazione
GRUPPO1 GRUPPO2
Età Reddito
Residenza Patrimonio
Stato di famiglia
GRUPPO3
Cultura
Istruzione
Professione
GRUPPO4
GRUPPO5
Profilo psicologico Stile di vita
Disponibilità alla Valori
delega
180
1. Segmentazione socio-
demografica
181
Segmentazione socio-demografica (per
stato di famiglia)
CELIBATO
– individui giovani non sposati
CELIBATO MATURO
– adulti non sposati
GIOVANI COPPIE
– coppie giovani senza figli
NEO FAMIGLIE
– giovani coppie con figli piccoli
NIDO PIENO
– coppie mature con figli a carico
NIDO VUOTO
– coppie mature senza figli conviventi
PENSIONATI
182
Segmentazione socio-demografica
FASCIA A
– nati tra il 1960 e il 1977
– basso patrimonio
– propensi all’innovazione
FASCIA B
– nati tra il 1950 e il 1960
– propensi al risparmio
FASCIA C
– nati tra il 1936 e il 1950
– alto patrimonio
– conservatori
FASCIA D
– nati prima del 1936
183
2. Segmentazione in
base ai vantaggi
perseguiti
Ci si concentra sulle differenze tra i sistemi
di valori che ogni consumatore possiede.
Persone con lo stesso profilo socio-
demografico possono avere sistemi di valori
anche molto differenti tra loro e possono
attribuire importanza diversa alle stesse
caratteristiche di un prodotto.
184
3. Segmentazione
comportamentale
185
4. Segmentazione per
stili di vita
Lo stile di vita è definito in base a:
sistema di valori;
attività, interessi, atteggiamenti;
abitudini di consumo.
ATTIVITA’ INTERESSI
OPINIONI ABITUDINI
186
Eurisko – La segmentazione per stili di
vita
C:gli Spettatori
P:le Appartate
(Modeste, Povere,
Sole)
A:i Liceali
E:gli Impegnati
I:le Commesse
O:gli Accorti
B:i Delfini
F:
gli Organizzatori
L:le Raffinate
G:gli Esecutori
M:le Massaie
D:gli Arrivati
188H:le Colleghe
Eurisko – La segmentazione per stili di
vita
Liceali: giovani e giovanissimi studenti delle scuole medie superiori o dell’università.
Appartengono a famiglie della classe media e vivono in modo sostanzialmente spensierato, con
poche responsabilità, condizionati solo dal bisogno di appartenere ad un gruppo e di
confrontarsi con esso. La loro giornata si divide fra scuola e amici, svaghi e attività sportive.
Delfini: Il baricentro di età è fra i 18 ed i 34 anni. Sono studenti universitari, giovani impiegati o
professionisti, che risiedono prevalentemente nei medio-grandi centri del nord, prevalentemente
con i genitori, oppure sono sposati ma senza figli. Dispongono di un reddito medio-alto/alto. La
curiosità, l’apertura verso il nuovo, la voglia di capire e di conoscere, ma anche di divertirsi,
sono i tratti caratteristici del gruppo.
Spettatori: sono giovani uomini che vivono soprattutto nei piccoli centri, più al sud, in genere
con i genitori. Sono operai o comunque svolgono un lavoro autonomo (se non sono
disoccupati): la loro istruzione scolastica si è fermata alla media inferiore. Reddito e status sono
medio-bassi/bassi. La vita significa soprattutto lavoro, abitudini semplici e consolidate: stare
insieme agli amici, parlare soprattutto di sport e tifare per una squadra di calcio sono i modi
preferiti per riempire il tempo libero. Gli scarsi strumenti culturali a disposizione delle persone di
questo gruppo fa di esse degli spettatori passivi della trasformazione sociale e delle facili prede
dei più effimeri miti consumistici.
189
Eurisko – La segmentazione per stili di
vita
Arrivati: Sono uomini (al 70%) e donne (al 30%), di età adulta (fra i 35 ed i 54 anni); l’istruzione
è universitaria; abitano nei grandi centri urbani, nel nord ovest. Sono imprenditori, dirigenti o
liberi professionisti; circa il 50% vive in coppie con figli, in un appartamento molto bello. Reddito
e status sono molto elevati. E’ questo lo stile di chi ha vinto. Avevano strumenti (ricchezza,
istruzione) e li hanno sfruttati al meglio. Lavorano molto, ma anche viaggiano, leggono, si
tengono informati, partecipano. Hanno con la vita un rapporto pieno e vivo.
Impegnati: Sono uomini (al 60%) e donne (al 40%), di età adulta e tardo adulta (40/55 anni),
che risiedono nei centri medio-grandi, nel nord. La loro istruzione è la più elevata in assoluto.
Sono impiegati, dirigenti, imprenditorI; dispongono di un reddito medio-alto/alto. Questo stile
individua un segmento che ha posto la cultura e la conoscenza al di sopra del denaro e del
successo tout court - che pure non manca. Chi appartiene a questo gruppo tende a far
dipendere i propri comportamenti e atteggiamenti dall’affermazione di un impegno o di una
testimonianza, sia essa culturale, religiosa o politica.
Organizzatori: Uomini intorno ai 35/44 anni, che vivono nei centri urbani di media dimensione al
nord; l’istruzione è medio-alta/alta; sono liberi professionisti, imprenditori, dirigenti, impiegati,
lavoratori autonomi; sono coniugati senza figli o con un figlio, abitano in una casa bifamiliare o in
un appartamento. Hanno un reddito medio-alto/alto.
190
Eurisko – La segmentazione per stili di
vita
Esecutori: Sono uomini intorno ai 35-44 anni, presenti un po’ in tutto il territorio nazionale, (con
un’accentuazione nel nord est). Sono in prevalenza operai, lavoratori autonomi, piccoli
imprenditori, di istruzione e di status non elevati. Sono sposati, con uno o due figli, a volte
grandi; il loro reddito è medio-basso. E’ lo stile di chi concentra nei due contesti del lavoro e
della famiglia praticamente tutto il suo tempo e i suoi interessi. Il lavoro molto spesso è faticoso
e non procura un reddito soddisfacente. Nonostante il poco tempo disponibile, gli appartenenti a
questo stile credono nell’impegno sociale e politico e cercano di praticarlo in qualche misura.
Colleghe: Sono donne intorno ai 35 anni, di elevata istruzione che vivono soprattutto al nord.
Dividono la loro giornata tra la professione - come insegnanti, impiegate o dirigenti - e la
famiglia: sono sposate senza figli o con un figlio piccolo. Status e reddito sono medio-alti. Il
doppio ruolo professionale e di massaia è colto da questo stile che isola un gruppo di donne
giovani e adulte con un’occupazione impegnativa fuori casa e con molti altri impegni personali e
familiari - primo tra tutti quello dei figli - da affrontare. Tipico di questo stile il tentativo (non
sempre riuscito) di conciliare evasione (svaghi, divertimenti) ed impegno (letture, interessi
culturali).
Commesse: Donne intorno ai 25/34 anni, di istruzione non particolarmente elevata, presenti un
po’ su tutto il territorio nazionale; sono operaie, oppure lavoratrici autonome, con reddito e
status medio-bassi. In genere vivono ancora in casa dei genitori, oppure sono sposate con figli
piccoli. Hanno spesso un lavoro non particolarmente qualificato e ad esso assegnano
principalmente lo scopo di procurare del reddito. I loro interessi sono infatti altrove: divertirsi,
uscire la sera, stare in compagnia. Qualche lettura, soprattutto di genere sentimentale.
191
Eurisko – La segmentazione per stili di
vita
Raffinate: Sono donne mature, con elevato reddito e discreta istruzione, che vivono soprattutto
nelle grandi città del nord, in case molto curate; sono in prevalenza casalinghe, decisamente
benestanti, con figli già grandi. La loro condizione economica (alta) e la loro cultura (discreta) le
rendono attente alla cura della casa e della famiglia, da un lato, ma anche all’immagine di se
stesse. Hanno una vita sociale piuttosto brillante e discreti interessi culturali. Viaggiare,
conoscere, arricchirsi sotto tutti i punti di vista è per loro molto importante.
Massaie: Sono donne intorno ai 45 anni, di istruzione medio-bassa/bassa, che vivono nei centri
medi e grandi, presenti un po’ in tutto il territorio nazionale. Sono quasi esclusivamente
casalinghe di status medio-basso, che dispongono di un reddito non molto elevato. Hanno
almeno un figlio. L’intera responsabilità della gestione domestica, non certo facile, pesa sulle
sue spalle. Fuori della famiglia non ha praticamente interessi. Evade con la televisione, i
fotoromanzi e i romanzi sentimentali.
Avventati: Sono uomini (al 70%) e donne (30%) intorno ai 40 anni, con figli, che vivono in un
alloggio poco decoroso, in prevalenza al sud e nei centri medio-piccoli; svolgono un lavoro
autonomo, oppure sono operai. Si caratterizzano per bassa scolarità, basso reddito e basso
status. Sono persone che hanno con il denaro e il mondo dei consumi un rapporto problematico
e conflittuale. La marginalità culturale, l’isolamento sociale le spingono ad un’impossibile ricerca
della qualificazione attraverso i consumi, che superano i mezzi finanziari a disposizione. Anche
la socializzazione è condizionata da un atteggiamento “vistoso” e dalla ricerca di supplementi di
prestigio nelle raccomandazioni e negli appoggi dei potenti.
192
Eurisko – La segmentazione per stili di
vita
Accorti: Sono maschi operai e pensionati, poco istruiti, con figli grandi conviventi
oppure a loro volta già sposati; vivono prevalentemente in centri piccoli del sud ed
isole, in un’abitazione modesta, ma quasi sempre di proprietà. Il loro status è il più
basso fra i vari stili maschili; il reddito è medio-basso/basso. E’ uno stile improntato
alla regolarità e alla parsimonia, tipico di buona parte degli uomini anziani e di molti
pensionati. Gli interessi e le attività sociali sono drasticamente ridotte, ma più per
limitazioni oggettive (mancanza di mezzi, età avanzata) che per assenza di
curiosità. Discreto l’interesse per la politica.
Appartate: Sono donne anziane, casalinghe o pensionate, che risiedono nei piccoli
centri, nel sud Italia; vivono spesso da sole, oppure con i figli soltanto o con il
marito, in una casa unifamiliare decisamente povera. Si caratterizzano per il
bassissimo livello di istruzione - il più basso in assoluto - basso status e reddito
medio-basso/basso. Lo stile di vita di questo gruppo è drammaticamente
determinato dalla limitatezza delle risorse. Sono in prevalenze donne anziane. La
socializzazione è inesistente, così come gli interessi culturali. I quotidiani contatti
con il mondo esterno alla casa sono dati dalla televisione, dalle piccole compere,
dagli incontri di conoscenti in occasione dei riti religiosi, assiduamente
frequentati.
193
Eurisko:
I liceali
E’ lo stile dei giovani studenti che appartengono a famiglie della classe media e
vivono in modo sostanzialmente spensierato, con poche responsabilità,
condizionati solo dal bisogno di appartenere ad un gruppo e di confrontarsi con
esso. La loro giornata si divide fra scuola e amici, svaghi e attività sportive.
Caratteri sociodemografici
Sono giovani e giovanissimi studenti delle scuole medie superiori o dell’università, in ugual
misura maschi e femmine; vivono quasi tutti con i genitori, soprattutto in medio-grandi
centri urbani, in un bell’appartamento. Il loro reddito (personale) è medio/medio-basso, ma
lo status è medio-alto/alto.
Attività sociali
Sono dominati dalla spensieratezza e dal disimpegno. Amano trascorrere il tempo riuniti tra
amici, per ascoltare musica, ballare, chiacchierare. Nei confronti della politica esprimono il
più totale disinteresse, sia ad un livello semplicemente informativo che - a maggior ragione -
a livello di partecipazione personale. Frequentano i riti religiosi in misura superiore alla
media.
194
Eurisko:
I liceali
Tempo libero e interessi culturali
Praticano continuativamente almeno uno sport e altri saltuariamente. Amano molto
viaggiare sia in Italia sia in Europa. Hanno interessi culturali piuttosto estesi. Sono forti
lettori di libri, vanno molto spesso al cinema e sono forti ascoltatori di musica rock/pop.
Modello di consumo
Sono fortemente influenzati dalla appartenenza al gruppo e dalla pubblicità. I loro consumi
sono caratterizzati da una concezione “leggera” del denaro e acquistano più in base a criteri
istintivi ed emozionali che razionali: il budget disponibile è destinato prevalentemente
all’abbigliamento (che deve corrispondere ai dettami del gruppo e consentire distinzione dal
resto della società) al motorino ed al fast-food, importante luogo di socializzazione con i loro
coetanei.
Dinamica
L’età si “allunga” leggermente, si alza il livello del titolo di studio e il benessere della
famiglia di origine, presso cui tendono a prolungare ulteriormente la permanenza
confermano la loro serenità di fondo; se mostrano qualche crescente preoccupazione per il
195
futuro, questa appare sostanzialmente “rimandata”.
La scelta dei segmenti
196
Full market coverage
197
Un esempio di microsegmentazione:
198
Risultato
199
Il mapping socio-culturale
Exporation Cultural creatives (4%)
I più etici: Cultural Creatives
I più tradizionali: Out of Fashion Modernist (8%)
I più edonisti: Labelists
I più moderni: Cultural Creatives
The edge (15%)
The sensible choosers (11%)
The fast fashion flirts (10%)
The labelist (10%)
Social Individual
Stability
200
Il posizionamento delle linee di
prodotto
Successivamente all’introduzione della nuova
segmentazione è stato necessario ripensare il
posizionamento delle linee di prodotto nel mercato
jeanswear e casualwear
Sotto il ‘marchio-ombrello’ Levi’s l’offerta è stata
raggruppata in due sub-brands (Levi’s Originals e
Levi’s Premium), all’interno delle quali sono state
introdotte linee di prodotto innovative.
201
Le nuove linee di prodotto
Originals: (con le linee Levi’s Engineered jeans, Sta- Prest, All
Duty e Red Tab) corrisponde al core storico dell’offerta e
propone prodotti basici.
Le linee All Duty e Sta-Prest sono indirizzate ai segmenti di
consumatori:
The Edge,
Sensibile Choosers
Fast Fashion Flirts (in riferimento ai consumatori di fascia
media)
202
Le nuove linee di prodotto
La linea Red Tab è indirizzata ai segmenti di
consumatori:
Labelists
Regulars
Out of Fashion (i consumatori posizionati alla base della piramide
di consumo).
203
Le nuove linee di prodotto
Premium: (con le linee Levi’s Vintage Clothing e RED) una
linea indirizzata a un consumatore esigente, con chiari
riferimenti ‘fashion’ e caratterizzata da un premium price
elevato.
La linea Premium si rivolge quindi ai segmenti di consumatori
Cultural Creatives e Modernist (ovvero i gruppi di
consumatori più esigenti) ed è in concorrenza con griffe di
abbigliamento fashion (Prada, Gucci, ecc.) ma anche con
nuovi brand di abbigliamento casual giovane di fascia alta
(Tommy Hilfiger e Paul Smith)
204
La piramide d’offerta
Levi’s
Premium Premium
Vintage clothing RED
Fascia Alta CULTURAL
CREATIVES MODERNIST
Originals Originals
Red Tab Sta-Prest
All-Duty
205
Classificazione dei prodotti
BENI DI CONSUMO
BENI INDUSTRIALI
A. CONVENIENCE GOODS
B. SHOPPING GOODS
C. SPECIALITY GOODS
207
A. Convenience goods
• CARATTERISTICHE:
• prezzo unitario basso
• non sono voluminosi
• non sono molto influenzati dalla moda
• vengono acquistati di frequente
208
B. Shopping goods
• CARATTERISTICHE:
• prezzo unitario più elevato dei convenience goods
• acquisto meno frequente
209
C. Speciality goods
• CARATTERISTICHE:
• prezzo unitario elevato
• acquisto meno frequente
• numero ristretto di punti di vendita in cui trovare il prodotto
210
Comportamento di acquisto
delle organizzazioni
211
Politiche di marketing per le
organizzazioni
212
Caratteristiche del marketing
industriale
213
Caratteristiche del marketing
industriale
Caratteristiche del prodotto
– è importante la tecnologia
– specificazione dei dettagli tecnici
– procedure di acquisto formalizzate
– standardizzazione modesta
Caratteristiche operative
– canali corti
– è il venditore che contatta il compratore
– lungo addestramento della forza di vendita
214
Il Marketing
Parte Generale
1) Definizioni
2) L’orientamento dell’impresa
3) Il market plan
4) La segmentazione
5) Il comportamento del consumatore
215
Le decisioni di consumo
Fattori
culturali Fattori
Fattori
sociali
personali Fattori
Età psicologici
Cultura Gruppi di
riferimento Occupazione Personalità
Consumo
Sub- Famiglia Stile di Motivazioni
cultura Vita
Apprendimento
Ruolo e Condizioni
Classi di stato economiche Auto-
sociali sociale immagine
Personalità
216
Le variabili culturali
217
L’influenza delle classi sociali
218
Le classi di reddito
REDDITI ALTI
– Costituiscono un piccolo mercato di prodotti di lusso
– Hanno canali propri di informazione
– Comprano spesso al di fuori dei confini nazionali
REDDITI MEDI
– Spende molto per casa e abbigliamento
– Dà molta importanza all’educazione dei figli
– E’ in genere fedele alla marca
– E’ influenzato da riviste specializzate
– E’ raggiungibile attraverso i principali canali di informazione (giornali, radio,
TV)
REDDITI BASSI
– Ha una forte lealtà ai prodotti
– Ha una modesta educazione scolastica
– E’ un modesto acquirente di beni di consumo durevoli
219
Le determinanti psicologiche
220
Scala dei valori di Maslow
Bisogno
Bisogno di
di
autorealizzazione
autorealizzazione
sviluppo
sviluppoeerealizzazione
realizzazionedi
dise
sestessi
stessi
Bisogno
Bisogno di
di stima
stima
autostima,
autostima,riconoscimento
riconoscimento
Bisogni
Bisogni sociali
sociali
senso
sensodi
diappartenenza,
appartenenza,amore
amore
Bisogno
Bisogno di
di sicurezza
sicurezza
sicurezza,
sicurezza,protezione
protezione
Bisogni
Bisogni fisiologici
fisiologici
fame,
fame,sete
221 sete
Scala dei valori di Maslow
BISOGNI FISIOLOGICI
trovano collocazione nella
parte più bassa della piramide
e sono i primi a dover essere
soddisfatti. Sono i bisogni
fondamentali che, una volta
appagati, non influenzano il
comportamento.
222
Scala dei valori di Maslow
BISOGNO DI SICUREZZA
sicurezza fisica, preservazione
della struttura fisica
dell’organismo, sicurezza
psicologica, conservazione della
propria personalità. Bisogno di
identità propria, di sentirsi
padroni del proprio destino.
223
Scala dei valori di Maslow
BISOGNI SOCIALI
aiuto reciproco, senso di
appartenenza, senso della
comunità, bisogno di integrarsi in
un gruppo e di esserne
riconosciuto come membro,
bisogno di amare ed essere
amato.
224
Scala dei valori di
Maslow
BISOGNO DI STIMA
stima di sé, dignità personale,
fiducia in sé e nelle proprie
capacità. Bisogno di considerazione
da parte degli altri, di essere
rispettati dai propri simili, bisogno di
uno status sociale rispettato,
riconosciuto e condiviso dagli altri.
225
Scala dei valori di
Maslow
BISOGNI DI REALIZZAZIONE
realizzazione di sé, della propria
persona, dare un senso alle cose,
trovare la loro ragione d’essere. È il
più elevato dei bisogni ed è in cima
alla piramide. Si raggiunge tale
bisogno solo se si sono appagati
tutti gli altri.
226
Le abitudini di acquisto
Valutazione
Qual è lo alternative
stimolo?
Decisione
d’acquisto
Qual è la
fonte? Comportamento
228 post-vendita
Tipologie di consumo
GRADO DI COINVOLGIMENTO
ALTO BASSO
DIFFERENZIAZIONE
229
Tipologie di consumo
231
L’acquisto abituale
• Il consumatore ha già assunto questa
decisione nel passato e questa scelta è stata
conservata nella memoria
• E’ un processo che si sviluppa in seguito
ad una sollecitazione esterna (un cartellone
pubblicitario o la percezione di un bisogno)
• I criteri di scelta sono già stati sviluppati
attraverso precedenti esperienze e la
conseguente elaborazione di regole di
assunzione delle decisioni che riflettono i
bisogni fisiologici, le convinzioni, i
232sentimenti…
L’acquisto abituale
La scelta è semplificata e si riduce a poche
decisioni tipicamente di tipo dicotomico
Le decisioni sono in un certo senso automatiche (si
parla di script)
I criteri utilizzati sono tipicamente pochi: la marca,
il prezzo, l’aspetto…
LA FIDELIZZAZIONE
DEL CLIENTE
235
Le variabili di Marketing Mix
Le 4 variabili di marketing mix:
1. Il prodotto
2. Il prezzo
3. La comunicazione
4. La distribuzione
236
Marketing mix management:
IL PRODOTTO
1) La definizione di prodotto
2) Lo sviluppo di un nuovo prodotto
3) Il ciclo di vita del prodotto
237
La concezione di prodotto
238
La definizione di prodotto
239
La percezione del prodotto
Caratteristiche del
prodotto, attributi Valore percepito Soddisfazione
e benefici
240
La percezione del prodotto
Caratteristiche del
Valore
prodotto, attributi Soddisfazione
percepito
e benefici
242
Valore
percepito
Il valore percepito
Qualità Costo
Le 5 dimensioni Le 4 tipologie di costo
fondamentali della qualità sostenute dai consumatori:
di un servizio: 1. costi monetari
1. aspetti tangibili 2. costi fisico-temporali
2. affidabilità 3. costi psicologici
3. capacità di risposta 4. costi sociali
4. capacità di rassicurazione
5. empatia
244
La qualità
Le 5 dimensioni fondamentali della qualità di un servizio:
1. aspetti tangibili
aspetto delle strutture fisiche, attrezzature, personale
1. affidabilità
capacità di prestare servizio promesso in modo affidabile e preciso
1. capacità di risposta
volontà di aiutare i clienti e di fornire il servizio con prontezza
1. capacità di rassicurazione
competenza e cortesia dei dipendenti e loro capacità di ispirare fiducia
e sicurezza
1. empatia
assistenza premurosa e individualizzata che l’azienda presta ai clienti
245
Il costo
Le 4 tipologie di costo sostenute dai consumatori:
1. costi monetari
esborsi monetari per acquistare il prodotto; includono, prezzo, costi di
viaggio, conservazione, consegna e altre spese sostenute per acquistare o
entrare in possesso del prodotto
1. costi fisico-temporali
energia spesa per acquistare il prodotto e tempo dedicato all’acquisto
1. costi psicologici
senso di colpa, vergogna, ansia, rabbia, disappunto, e rimorso
(conseguenze psicologiche che talvolta accompagnano gli acquisti)
1. costi sociali
alcuni acquisti possono determinare la disapprovazione o le critiche altrui
246
Marketing mix management:
IL PRODOTTO
1) La definizione di prodotto
2) Lo sviluppo di un nuovo prodotto
3) Il ciclo di vita del prodotto
247
Il lancio di nuovi prodotti
248
Il concetto di nuovo prodotto
250
Il processo di sviluppo di nuovi
prodotti
Lo sviluppo di
nuovi prodotti è Le 6 fasi:
rischioso e A. Generazione dell’idea
costoso.
B. Analisi delle opportunità
Le imprese hanno
identificato 6 fasi C. Progettazione
distinte volte a D. Sviluppo
massimizzare le
probabilità di E. Test
successo.
F. Commercializzazione
251
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
A) La generazione dell’idea
1. Definire il mercato Nella fase di
L’impresa sviluppa una matrice per generazione dell’idea
ciascun nuovo prodotto potenziale in
cui gli attributi desiderabili del l’impresa deve
mercato sono ponderati in base alla intraprendere due
strategia d’impresa (matrici attività tra loro
opportunità e prodotti/mercati) connesse
Variabili: 2. Creare concetti
– Volume delle vendite
Il product concept può essere generato
– Sviluppo delle vendite
attraverso fonti interne/esterne
– Quota di mercato
attraverso un processo creativo
– Fase nel ciclo di vita
– Ordine di entrata sul mercato – Le fonti interne
– Effetti di esperienza brand mangers, R&D, venditori,
– Redditività ed altri ritorni dipendenti generici
– Rischi – Le fonti esterne
– Sinergie con le core competences interviste, focus group, MIS
delle imprese
252
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
A) La generazione dell’idea
Per svolgere l’attività di marketing l’impresa ha bisogno di
informazioni
– Informazioni raccolte “una tantum” ⇒
RICERCHE DI MERCATO
– Informazioni che devono affluire in modo continuo ⇒
SISTEMA INFORMATIVO DI MARKETING (MIS)
Sistema informativo di marketing (MIS) e marketing
intelligence
– Il sistema di marketing intelligence può essere definito come
l’insieme delle procedure e delle fonti usato dai dirigenti per
ottenere le informazioni correnti sugli sviluppi pertinenti
nell’ambiente di marketing.
253
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
A) La generazione dell’idea
IL SISTEMA INFORMATIVO DI
MARKETING
MARKETING INFORMATION SYSTEM
(MIS)
Internal Ricerca di
accounting marketing
Ambiente
Marketing
di
manager
Marketing
Sistemi di
Sistema
supporto
analitico
alle decisioni
di mercato
di marketing
254
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
255
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
Convenienza
Delicatezza (tassi, commissioni)
Cortesia e
Gusto competenza del
personale
C) La progettazione
Se l’idea di un nuovo prodotto supera la fase di sviluppo e l’analisi
delle opportunità entra nella fase di progettazione, dove hanno luogo
tre attività principali:
– Progettazione del prodotto fisico (o del servizio)
Tradurre l’idea del nuovo prodotto in una forma che possa
essere prodotta e distribuita in modo efficiente, che sia in
grado di soddisfare i bisogni dei consumatori, che permetta di
conseguire un vantaggi competitivo rispetto ai concorrenti e di
generare un profitto
– Progettazione del marketing mix
– Progettazione delle attività di supporto all’interno dell’azienda
(produzione, risorse umane, finanza)
257
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
D) Lo sviluppo
Durante il processo di sviluppo di nuovi prodotti le imprese devono
progettare il prodotto o il servizio e svilupparne modelli che siano il più
vicino possibile alla versione finale
– Pre-test sul prototipo (i metodi)
Giudizio di esperti
Valutazioni dei dipendenti
Test di laboratorio
Test sul campo
– Pre-test sul marketing mix
– Sviluppo e coordinamento dei programmi dell’impresa
258
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
Obiettivi:
- profitto Sì
- fatturato
- crescita L’impresa ha la dotazione
- immagine necessaria di risorse?
No
(know-how di marketing
No e produttivo, distribuzione
Possono essere e capitale)
Sì
reperite sul
mercato a costi
Sì
convenienti? No
RIFIUTO
Sì ACCETTAZIONE
259
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
E) Il testing
Le previsioni di mercato basate sui pre-test non sono così accurate come i test di mercato veri e propri,
realizzati in condizioni realistiche prima del lancio del prodotto
– Tali test sono più lunghi (6 mesi/un anno) e più costosi delle previsioni basate sui pre-test (10-30 volte)
– Non tutte le imprese realizzano necessariamente test di mercato in tutte le situazioni (possono dare informazioni ai
concorrenti)
Alternative
– Introduzione in mercati rappresentativi
Test in condizioni realistiche senza modificare le caratteristiche del prodotto e del marketing mix
– Esperimento sul campo
Le imprese cercano di misurare le reazioni dei consumatori a diversi livelli di prezzo di pubblicità ecc.
– Esperimenti in ambiente controllato
Le imprese possono manipolare design, prezzi, pubblicità e altri stimoli (esperimento molto complesso)
260
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
E) La commercializzazione
Il lancio di un nuovo prodotto comporta:
– Pianificare l’introduzione
– Strategia di roll-out: introduzione graduale nelle diverse aree
– Monitorare i progressi
Non basta monitorare l’andamento delle vendite occorre misurare:
– Quanto validamente e velocemente i prodotti entrano nei canali distributivi e nei
negozi
– Se il passaparola è positivo o negativo e quanto è rilevante
– La rapidità con cui crescono la notorietà presso i consumatori e la relativa
disponibilità del nuovo prodotto
– Gli atteggiamenti, le intenzioni e la soddisfazione dei consumatori
– Le reazioni dei concorrenti
– Le condizioni economiche
– Gli sviluppi politici e legali
– Qualunque forza sul mercato possa influenzare le vendite
– Introdurre cambiamenti
Le imprese possono manipolare design, prezzi, pubblicità e altri stimoli
261
(esperimento molto complesso)
Il processo di sviluppo di nuovi prodotti
Innovatori
Pionieri
Adottanti
Early adopters successivi Pigri
262
Lo schema generale del processo
di sviluppo di un nuovo prodotto
valutazion valutazion valutazion valutazion
e e e e
Generazione Analisi delle
Progettazione Sviluppo Test Commercializzazione
delle idee opportunità
Attuazione
Misura e analisi Progettazione
Generazione Sviluppo di programmi
dei bisogni dei del prodotto
esterna di del prodotto
consumatori fisico
idee di nuovi
prodotti Introduzione
Analisi di prodotti
Pre-test del
dell’ambiente
prodotto
competitivo
Progettazione
Valutazione
del marketing Test di mercato
Analisi dei risultati
mix Pre-test del
dell’ambiente
Marketing
Generazione legale, sociale
mix
interna di ed economico Gestione dei prodotti
idee di nuovi attraverso il ciclo di vita
prodotti Progettazione
Analisi Sviluppo e
dei programmi
economica coordinam. di Management dei nuovi
di supporto
altri programmi programmi di sviluppo
dei prodotti
264
Il caso della ®
265
®
Il caso della
266
Il caso della ®
L'esempio Post-it.
Negli anni '70, il ricercatore Art Fry fu ispirato
dall'esigenza di realizzare un segnalibro che aderisse
alle pagine senza però strappare i fogli del libro dei canti
utilizzato dal coro polifonico della sua chiesa.
Collaborando con un tecnico esperto di adesivi, Art
riuscì così a mettere a punto i primi foglietti rimovibili
Post-it.
1) La definizione di prodotto
2) Lo sviluppo di un nuovo prodotto
3) Il ciclo di vita del prodotto
268
La gestione dei prodotti esistenti
269
Il ciclo di vita del prodotto
270
Il ciclo di vita del prodotto
Vendite
271
Le fasi del CVP
Una fase di introduzione, durante la quale il prodotto viene
immesso sul mercato e le vendite aumentano lentamente
Una fase di sviluppo, nella quale le vendite del prodotto, che
ha incontrato il favore dei consumatori, aumentano molto
rapidamente
Una fase di maturità, che corrisponde ad una sostanziale
saturazione del mercato, nella quale i volumi di vendita restano
stazionari
Una fase di declino (?), nella quale le vendite cominciano a
ridursi, per numerosi motivi (prodotti sostitutivi, mutamenti
tecnologici, mutamenti nei gusti dei consumatori ecc.)
272
Le fasi del CVP
FASE VENDITE RISULTATI RISULTATI
ECONOMICI FINANZIARI
DECLINO In calo ? ?
273
Categorie speciali di CVP
274
La fase di INTRODUZIONE
DOMANDA Compratori con redditi elevati, che vanno convinti e
indirizzati
275
Il marketing mix nella fase di
introduzione
276
Il marketing mix nella fase di
introduzione
– le spese di distribuzione e soprattutto di promozione sono
elevate:
per informare i potenziali clienti del nuovo prodotto
per indurre a “provare” il prodotto
per garantire un’adeguata copertura del mercato
277
Il marketing mix nella fase di
introduzione
– il prezzo è elevato a causa:
bassivolumi di fatturato (no economie di scala)
possibile esistenza di problemi di tipo tecnologico non
ancora risolti
necessità di coprire gli alti costi di promozione
278
Le strategie di introduzione
Livello di promozione
Alto Basso
Strategia di Strategia di
“skimming” “skimming” lenta
Alto (scrematura) rapida
Prezzo
Strategia di Strategia di
penetrazione rapida penetrazione lenta
Basso
279
Le strategie di introduzione
L’obiettivo dell’impresa è di acquisire un first
mover advantage
First mover 29 29
Early follower 17 21
Late Follower 13 15
280
La fase di SVILUPPO
DOMANDA Rapido sviluppo orizzontale e verticale
281
Le strategie di sviluppo
282
Le strategie di sviluppo
283
La fase di MATURITA’
DOMANDA Mass market, acquisti ripetuti, domanda di
sostituzione
285
Le strategie di marketing mix nella
fase di maturità
286
La fase di DECLINO
DOMANDA Consumatori informati, domanda in calo
287
Le strategie fondamentali nella fase di
declino
288
Le caratteristiche del modello CVP
Il CVP è un modello:
289
Le implicazioni del modello CVP
290
Il marketing mix nel CVP
I C M D
Obiettivi Promuovere Massimizzare Massimizzare Riduzione costi e
conoscenza la quota di il profitto e “mungitura”
prodotto e mercato difesa quota
stimolare la prova
292
Considerazioni conclusive
293
Marketing mix management:
IL PREZZO
1) Generalità
2) Le fasi per la determinazione del prezzo
294
Prezzo
Influenza il livello della domanda
determina la redditività dell’attività
contribuisce al posizionamento della marca (immagine di marca)
consente il confronto fra prodotti o marche concorrenti
295
Le politiche di prezzo
296
Determinazione del prezzo
FORZE DI
CONSEGUENZE
MERCATO
sulla società
(efficienza, equità)
FISSAZIONE sull’impresa
(quota di mkt..)
DEL PREZZO
sul consumatore
VINCOLI (standard di vita..)
SOCIALI E
NORMATIVI
297
Comportamento d’acquisto del
consumatore
QUALITA’
A
P PERCEPITA
C
R
Q
E PERCEZIONE
VALORE U
Z DI PREZZO*
PERCEPITO IS
Z
T
O
O
SACRIFICIO
PERCEPITO
* gli acquirenti reagiscono a prezzi o
298 “segnali” di prezzo?
F
O SCOPI GENERALI
R DELL’ORGANIZZAZIONE
Z
E
OBIETTIVI DI MARKETING VINCOLI
SOCIALI E
D
NORMATIVI
I
M OBIETTIVI DI FISSAZIONE
E DI PREZZO
R MARKETING
C MIX
A
T
O TATTICHE DI PREZZO
299
Marketing mix management:
IL PREZZO
1) Generalità
2) Le fasi per la determinazione del prezzo
300
Le fasi per la determinazione del
prezzo
301
1. La relazione tra obiettivi e prezzo
Il prezzo è funzione
degli obiettivi perseguiti
302
Obiettivi e politiche di prezzo
Sopravvivenza: Il prezzo copre i costi fissi
(CF) e variabili (CV) nel
€
breve periodo.
r
Tc
Non si ha profitto
CF
q
Prezzo (inclinazione retta)
303
Obiettivi e politiche di
prezzo
304
Obiettivi e politiche di
prezzo
305
2. Analisi della domanda
P1
P2
Q1 Q2 Q1 Q2
307
3. Stima dei costi della produzione
tipologia dei costi (fissi, variabili..)
livello delle economie di scala
q q
308
3. Stima dei costi
Livello delle curve d’esperienza: i costi diminuiscono in relazione
all’esperienza accumulata dai soggetti umani operanti all’interno
dell’impresa
€
prezzo corrente
Profitto
costo unitario
Produzione cumulata
309
4. Analisi concorrenza
……
310
5. I metodi per la
determinazione del prezzo
Aspetti
preliminari alla scelta del
metodo:
– curva di domanda dei clienti
– prezzi dei concorrenti
– funzione dei costi
311
I metodi più utilizzati
312
Il metodo del mark-up
313
Il target-return pricing
l’impresa si pone come obiettivo quello di
raggiungere un ROI congruo
ROI ⋅ CI
P = CU +
Q
315
La break even analysis
Il punto di break even si calcola facilmente
sulla base della seguente formula:
Fatturato – Costi = 0
scomponendo
(P Q) – CF – (CV unitari Q )= 0
da cui
LIVELLO DI CF
BREAK-EVEN (Q) =
P – CV
316
Il criterio del valore percepito
317
Il value pricing
318
Il going-rate
319
L’appalto
Nel caso di pricing sulla base di una gara d’appalto
l’impresa deve presentare offerte superiori ai costi ma
inferiori a quelle della concorrenza (non conosciuti)
321
Customary Pricing (prezzo abituale)
322
Charm Pricing (prezzi attraenti)
323
Price lining (linea di prezzi)
324
Price lining (linea di prezzi)
Il trading-up
– Gli acquirenti nonostante l’iniziale preferenza per il prodotto
basic sono indotti a considerare quelli a prezzo più elevato in
virtù della contenuta differenza
Es. Concessionario di auto
Pubblicità abiti da uomo (buono/ottimo/eccezionale; 99/149/199)
325
Riduzioni di prezzo
326
Sconti
327
Prezzi discount
328
Gli sconti nel settore industriale
Sconti di cassa
– Lo sconto è una riduzione di prezzo offerta
all’acquirente a condizione che il pagamento
avvenga entro un certo periodo di tempo,
altrimenti dovrà essere corrisposto il prezzo pieno
329
Gli sconti nel settore industriale
Sconti funzionali
– Gli sconti funzionali sono abbuoni offerti all’acquirente per
particolari servizi resi che, nonostante possano tradursi in
pagamenti in contanti, più spesso consistono i riduzioni del
prezzo d’acquisto dei beni
Sconto al grossista per la distribuzione
Sconto a chi effettua particolari promozioni
Stoccaggio, spedizioni, estensioni del credito…
– Configura una remunerazione agli intermediari per la
funzioni di marketing svolte
330
Gli sconti nel settore industriale
Sconti quantità
– Gli sconti quantità sono riduzioni di prezzo basate
sul volume totale acquistato
Sconto quantità cumulativo (periodo di tempo)
Sconto quantità non cumulativo (singola transazione)
331
Marketing mix management:
LA DISTRIBUZIONE
1) Il sistema distributivo
2) L’evoluzione della distribuzione in Italia
3) Il rapporto industria distribuzione
4) Il category management
332
Definizione
Un sistema distributivo è l’insieme di
individui, organizzazioni e attrezzature volti
ad assicurare il soddisfacente trasferimento
dei beni dal produttore al consumatore
– è concepito per favorire il raggiungimento degli obiettivi
del produttore
– esercita un impatto molteplice sulla vita dei consumatori
– influenza il benessere complessivo del sistema economico
al cui interno è collocato
333
Il valore economico dei sistemi
distributivi
Il sistema distributivo consente
un’allocazione delle risorse più efficiente di
quanto non accadrebbe in loro assenza
(contatto diretto produttore / consumatore)
Il ruolo degli intermediari
– disparità di quantità
– disparità di assortimento
334
Il sistema distributivo
335
Il sistema distributivo: dimensioni-
chiave
Sistemi
distributivi
Aziendali Convenzionali
Es.banche Contrattuali
Es.Concessionari auto
Amministrati
336
Il sistema distributivo: dimensioni-
chiave
Gli stadi
Monostadio Multistadio
Canale
Forza vendita
diretto esterna
Grossisti-
dettaglianti
e-commerce
Vendita diretta a Gruppi acquisto-
Outlet, …. dettaglio dettaglio……
Franchising,….
337
Il sistema distributivo: dimensioni-
chiave
Distribuzione
Multicanale
338
Marketing mix management:
LA DISTRIBUZIONE
1) Il sistema distributivo
2) L’evoluzione della distribuzione in Italia
3) Il rapporto industria distribuzione
4) Il category management
339
Argomenti trattati
1. Alcune definizioni
2. Il processo di modernizzazione della distribuzione
3. Le centrali d’acquisto
4. Gli assortimenti
5. La marca privata
6. Le iniziative promozionali
7. Il discount
8. Un raffronto con i gruppi stranieri
340
1. Alcune definizioni
Suddivisione punti vendita per mq/offerta
– Fino a 6.000
Ipermercati
Ipermercati – Oltre 6.000
Ingrosso
Ingrosso
Cash
Cash&&Carry
Carry
341
1. Alcune definizioni
Convenzionale suddivisione dei punti vendita
Per organizzazione
– Grande Distribuzione (GD)
GDO
– Distribuzione organizzata (DO)
342
1. Alcune definizioni
Tre concetti che stanno cambiando la distribuzione
Promozionalità
– Insieme di attività volte ad stimolare il consumo nei punti
vendita principalmente tramite la leva del prezzo
Centrale d’Acquisto
– Società che effettua acquisti centralizzati per più insegne sia
di grande distribuzione che di distribuzione organizzata
Piattaforma distributiva
– Centro logistico dove viene consegnata la merce da parte del
fornitore e da dove viene in seguito redistribuita ai singoli
punti vendita da parte del distributore
343
1. Alcune definizioni
Due speciali tipologie di marca
Marca Privata
– Prodotto a marchio di proprietà del distributore
344
2. Il processo di modernizzazione della distribuzione
106,667 Continua la diminuzione del
numero di punti vendita
104,468
101,862
99,185
96,919
94,557
IL PROCESSO DI CONCENTRAZIONE
Il processo di concentrazione è iniziato tra gli anni ‘50 e gli
anni ’60 tramite aggregazioni di imprese in due forme:
– Unioni Volontarie
– Gruppi di acquisto
L’obiettivo di questi consorzi di acquisto era quello di
aumentare il potere contrattuale nei confronti dei fornitori
Da allora i gruppi di imprese indipendenti vennero chiamate
generalmente Distribuzione Organizzata
347
2. Il processo di modernizzazione della
distribuzione
Modernizzazione della rete distributiva
Aumenta il peso ponderato dei consumi in Super +
Iper
63.3
61.5
59.7
55.1
Francia 96.0
Belgio 90.0
Germania 80.0
Spagna 72.0
Grecia 67.0
Portogallo 2.28
della rete Slovacchia 2.26
distributiva Irlanda 2.14
Spagna 1.30
Norvegia 0.95
Belgio 0.83
Svizzera 0.82
Finlandia 0.80
Austria 0.75
Germania 0.70
Francia 0.63
Danimarca 0.56
Svezia 0.54
Francia 87.1
Germania 81.4
Belgio 74.0
Spagna 57.1
Grecia 47.3
ITALIA 39.7
351 Fonte: AC Nielsen Europe (2003)
2. Il processo di modernizzazione della
distribuzione
Distribuzione % degli Ipermercati
nelle regioni italiane (prime 10)
Lombardia 30.9
Piemonte 11.3
Veneto 9.2
Emilia R. 8.5
Toscana 6.9
Lazio 5.5
Puglia 4.4
Marche 3.5
Campania 3.5
Sicilia 3.2
352 Fonte: AC Nielsen GNLC (2004)
2. Il processo di modernizzazione della
distribuzione
Distribuzione % dei Supermercati
nelle regioni italiane (prime 10)
Lombardia 14.9
Veneto 11.0
Lazio 10.4
Sicilia 8.6
Emilia R. 7.0
Piemonte 6.6
Campania 6.0
Puglia 5.8
Toscana 5.2
Calabria 4.1
353 Fonte: AC Nielsen GNLC (2004)
2. Il processo di modernizzazione della
distribuzione
Le insegne della GDO DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
- Agorà Network
- C3
GRANDE DISTRIBUZIONE
- Co. Dist.
- Bennet - Conad
- Coop Italia - Conitcoop
- Esselunga - Coralis
- Finiper - Crai
- Gruppo Carrefour It. - Interdis
- Gruppo Lombardini - Selex
- Gruppo PAM - Sigma
- Gruppo SUN - Sintesi
- Rewe - Sisa
- Rinascente - Indipendenti
354
2. Il processo di modernizzazione della
distribuzione
Analisi Gruppi
Conad 11.9
Quota % di
SUPERFICIE dei
Interdis 11.0
primi 10 Gruppi
Selex 10.1 (Grocery)
Coop 10.0
Carrefour 7.3
Auchan 6.1
Sisa 6.1
Sintesi 6.1
Rewe 2.9
Sigma 2.8
Altri 25.7
Carrefour 10.4
Conad 9.5
Analisi Gruppi
Auchan 8.4
Quota % di
Esselunga 8.1 FATTURATO dei
Selex 7.5 primi 10 Gruppi
Interdis 5.6
(Grocery)
Sintesi 4.3
Finiper 4.1
Sisa 4.1
Altri 20.8
1991
41.6 41.8
1998
38.7
2004
29.1
26.7
18.5
2.3 2.7
0.9
INTERMEDIA 90 16.3%
MECADES 15.7%
MECADES 20.0%
INTERMEDIA 90 18.8%
SIGMA D - AL Discount - - - 13 13
ECU - - - 42 42
Economy Discount - 1 - - 1
Il Punto Sigma - - 13 - 13
Ipersidis 2 1 - - 3
Ok Sigma - 1 28 - 29
Sigma 3 240 478 4 725
Sosty Discount - - - 7 7
TOTALE 5 243 519 66 833
∆
Canale 2001 2002 2003 2004
'04/'01
40.6
38.2
35.1
29.1
25.4
21.3
11.2
Incidenza
Incidenza%
%didiM.P.
M.P. Prezzo
PrezzoM.P.
M.P.(Mercato
(Mercato==100)
100)
Caffè 5 95.9
Preferenze % consumatori
371
6. Le iniziative promozionali
L’impatto della convenienza sulla store loyalty
% consumatori
372
7. Il Discount
Richiesta di convenienza
Intutta Europa è in corso una grande richiesta di
convenienza per i prodotti grocery:
– perdita di potere d’acquisto dovuto all’Euro
– incrementi di prezzi di beni primari (casa, benzina, energia,
…)
– visione pessimistica sul futuro
– spostamento verso “nuovi consumi” (elettronica, telefonia
mobile, moda, …)
373
7. Il Discount
Quota di penetrazione “potenziale” del Discount.
Frequenta il Discount?
2004 2005
Posizionamento
Marche commerciali 84
Prodotti Discount 57
375
7. Il Discount
Richiesta di convenienza
Aumenta la quota di mercato dei Discount
7.02
6.71
6.53
6.50
6.44
6.35
Coop Italia
Carrefour
Rinascente Auchan
Interdis
Conad
Selex
Esselunga
Sisa
Finiper
Gruppo Pam
- 10 20 30 40 50 60 70 80
Carrefour - F
Ahold - NL
Metro - D
Tesco - GB
Rew e - D
Intermarchè - F
Aldi - D
Aschw arz Gruppe - D
Edeka - D
Casino - F
Auchan - F
Leclerc - F
Tengelmann - D
Sainsbury - GB
Delhaize Group - B
Asda - Wal Mart - GB
El Corte Ingles - E
Systeme U - F
Migros - CH
Marks & Spencer - GB
Coop Italia
Coop Italia
1) Il sistema distributivo
2) L’evoluzione della distribuzione in Italia
3) Il rapporto industria distribuzione
4) Il category management
381
Evoluzione del contesto competitivo
Contesto competitivo: maggior competizione
– Concentrazione ed internazionalizzazione della distribuzione
– Innovazione industriale e distributiva
– Gestione dell’informazione
382
Fattori che influenzano i rapporti industria /
distribuzione
Condizioni
Condizioni
Economiche
Economiche
Rapporti
Rapporti
Industria
Industria//Distribuzione
Distribuzione
Condizioni
Condizioni Condizioni
Condizioni
Commerciali
Commerciali Industriali
Industriali
383
Fattori che influenzano i rapporti
Industria / Distribuzione
Condizioni
Condizioni Condizioni
Condizioni Condizioni
Condizioni
Economiche
Economiche Commerciali
Commerciali Industriali
Industriali
384
La matrice dei rapporti
Alto
Potere distribuzione
Conflittualità Partnership
Funzionalità Contrattualità
Basso
Basso Alto
Potere industria
385
Declino dei rapporti
Maggior
Maggiorpotere
potere
Distribuzione
Distribuzione
Maggiori
Maggiori
Minor
Minorpotere
potere investimenti
investimentiinin
Industria
Industria Trade
TradeMktg
Mktg
Riduzione
Riduzione Minori
Minoriinvestimenti
investimenti
quota
quotaMkt
MktIndustria
Industria ininConsumer
ConsumerMktg
Mktg
Minor
Minorpubblicità
pubblicità
Riduzione
Riduzionevalore
valore Minor
MinorR&S
R&S
brand
brandIndustria
Industria Minor
MinorInnovazione
Innovazione
386
La reazione dell’Industria al potere
della Distribuzione
Strategie
Strategiedi
direcupero
recuperodel
delpotere
potere negoziale
negozialenei
neiconfronti
confronti
della
dellaDistribuzione
Distribuzione
Acquisizioni
Acquisizioni
Trade
TradeMarketing
Marketing aziendali
aziendali
Creare
Creare valore
valore
387
Il Trade Marketing
Logistica
Logistica
Consumer
Consumer Vendite
Vendite
Marketing
Marketing
388
Il Trade Marketing
Fattori che ne rafforzano lo sviluppo
Differenziazione dell’offerta
– Variazione di qualità e quantità dei servizi offerti dalla
Distribuzione
Centralizzazione logistica
– Perdita di contatto tra industria e punto vendita
Potere della Distribuzione
– Da vendite articolate territorialmente a vendite per Cliente
Clienti chiave
– Alcuni clienti hanno raggiunto un peso notevole sul
fatturato dell’azienda
389
Il Trade Marketing
L’evoluzione delle reti di vendita
DA A
Unica
Unicastruttura
strutturadidivenditori
venditori
sia
siadiretti
direttiche
cheindiretti
indiretti
specializzati
specializzatiperperPV
PVcon
conilil
Più
Piùreti
retididivendita
vendita compito
compitodidivendere
venderegliglistessi
stessi
prodotti
prodottialla
allaGDGD(diretti)
(diretti)ed
ed
alalCanale
CanaleTradizionale
Tradizionale
(indiretti)
(indiretti)
1. Nuovi prodotti
2. Politiche promozionali
3. Logistica integrata
4. Merchandising industriale
5. Condizioni di vendita
391
1. Nuovi prodotti
392
1. Nuovi prodotti
La mappa del valore Linea di
Prezzo equivalenza
Svantaggio
Svantaggio
percepito di
divalore
valore
Vantaggio
Vantaggio
di
divalore
valore
Beneficio percepito
393
1. Nuovi prodotti
La mappa del valore
Prezzo
percepito
Beneficio percepito
394
2. Politiche promozionali
Nuovi flussi di comunicazione
Comunicazione
Industria
Industria Industria
Industria Distribuzione
Distribuzione
Co
ne
Comunicazione
zio
m
Comunicazione
un
i ca
i ca
un
zio
m
Co
ne
Consumatore
Consumatore Consumatore
Consumatore
395
2. Politiche promozionali
Pubblicità e promozione congiunte
Pubblicità
Pubblicità Accende
Accendenelnelconsumatore
consumatoreilildesiderio
desideriooolala
tradizionale
tradizionale conoscenza
conoscenzadel
delprodotto
prodotto
Pubblicità
Pubblicità Fornisce
Forniscealalconsumatore
consumatoreinformazioni
informazioniutili
utili
congiunta
congiunta aasapere
saperedove
dovereperire
reperireililprodotto
prodotto
Promozione
Promozione Stimola
Stimolal’acquisto
l’acquistodidiimpulso
impulsonel
nelPV
PV
congiunta
congiunta
396
Politiche promozionali
Comportamento dei consumatori
Cut price
Risparmio
• Di sostituzione
monetario
Couponing • Di opportunità
• Di stoccaggio
3X2
Regalo
"Qualcosa in più"
Sampling
Raccolta punti
Concorso "Gioco"
397
Politiche promozionali
Caratteristiche del prodotto
Prezzo unitario
Dimensione della confezione
Frequenza di acquisto prodotto
Deperibilità
Necessità
…
398
Politiche promozionali
Posizione competitiva delle marche
399
Politiche promozionali
Durata dell’iniziativa promozionale
400
La differenziazione commerciale
delle marche
401
Logistica integrata
402
Merchandising industriale
Modificazione
Modificazione degli
degli istituti
istituti negoziali
negoziali ee delle
delle
condizioni
condizioni
Vincolare
Vincolare le
le condizioni
condizioni di
di vendita
vendita ai
ai servizi
servizi dati
dati ee
ricevuti
ricevuti
404
Le condizioni di vendita
Gli istituti negoziali più frequenti
1) Il sistema distributivo
2) L’evoluzione della distribuzione in Italia
3) Il rapporto industria distribuzione
4) Il category management
406
Definizione di Category Management
407
Definizione di Category Management
Brian Harris
408
Obiettivi del Category Management
Semplificazione
Semplificazionedell’azione
dell’azionedi
diacquisto
acquisto
del
delconsumatore
consumatorenel
nelpunto
puntovendita
vendita
Incremento
Incrementodelle
dellevendite
venditeeedel
delprofitto
profittodella
dellacategoria
categoria
409
Category Manager
Missione della posizione
410
Category Manager
Descrizione delle funzioni
Partecipa alla definizione delle categorie di prodotto
411
Il comportamento del consumatore: le tre
dimensioni del consumatore
Consumatore
Consumatore
Cosa
Cosadevo
devocomprare?
comprare?
350 REF
350 REF
Acquirente
Acquirente Shopper
Che
Cheprodotto
prodottometto
metto
Shopper
Dove
Doveposso
possocomprarlo?
comprarlo?
nel carrello?
nel carrello? 500.000
500.000––20.000
20.000REF
REF
2020REF
REF
412
Il processo decisionale di acquisto
Dinamiche
Dinamiche Dinamiche
Dinamiche
aacasa
casa “in
“instore”
store”
•• Localizzazione
Localizzazionedel
del
•• Fedeltà
Fedeltàalalprodotto
prodotto prodotto
prodotto
specifico
specifico
•• Confronto
Confrontotra
traprodotti
prodottiaa
•• Scelta
Sceltadel
delcanale
canale/ /Punto
Punto scafale
scafale
vendita
vendita
•• Decisione
Decisioned’acquisto
d’acquisto
413
Scelta predeterminata
o decisione davanti allo scaffale?
Acquisto di una
merendina
76% 24%
Dolci
in avancassa 40% 60%
Piatti pronti
surgelati 20% 80%
415
Il corridoio
50% entrano dal
9% entrano ed retro ed
escono dal retro escono dal fronte
Retro
Fronte
23% entrano dal 18% entrano ed
fronte ed
416 escono dal retro
escono dal fronte
Marginalità Tasso di
Importanza
prodotto rotazione
1 buono alto
Livello Occhi
4 basso medio
i
an
m
o
ell
v
Li
26%
5 basso alto
i v e l lo suolo
13% L
417
Definizione delle categorie di prodotti
E’
E’un
uninsieme
insiemedidiprodotti
prodottipercepiti
percepiticome
come
Cos’è
Cos’èuna
unacategoria?
categoria? interrelati
interrelatieesostituibili
sostituibilinella
nella
soddisfazione
soddisfazionedidiun
unbisogno
bisogno
Baby
BabyWorld:
World:definizione
definizionedella
dellacategoria
categoria
La
Lapercezione
percezionedell’Universo
dell’UniversoBaby
Babycomprende
comprendetutte
tutteleledimensioni
dimensionilegate
legate
alla
allacorrelazione
correlazionecon
conililbambino,
bambino,con
conuna
unacentralità
centralitàdeideimomenti
momenti
maggiormente
maggiormenteintimi
intimi
Vestiti
Alimen
Cambio Bagno Bellezza
tazione Passeggio
Gioco
418
Definizione delle categorie di prodotti
Eliminare
Eliminareiiprodotti
prodottiche:
che:
Cosa
Cosanon
nonrientra nella •• non
rientranella nonsoddisfano
soddisfanoiibisogni
bisogni
categoria?
categoria? •• sono
sonopercepiti
percepitinon
nonsostituibili
sostituibili
•• non
nonsono
sonomisurabili
misurabili
Saponi
Colonie
419 Shampoo
Definizione delle categorie di prodotti
Segmentare
Segmentare
lalacategoria
categoria
B a b y W o r ld
A c c e s s o r iI g i e n e C i b i A b b ig li a m e n t o
I n f a n z ia I n f a n z ia I n f a n z ia N e o n a t o
C u l la P a n n o l i nL i a t t e p o l v e B r eo d y
P a s s e g g i nS o a lv i e t t Oe m o g e n e i zT z u a t i t n i e
F a s c i a t o ioI g i e n e . . . C u f f ie
S e d i le a u t o . . . . . .
420 . . .
Comprendere l’importanza della categoria per il
distributore
421
Evidenziare opportunità
per il Punto Vendita
Preferenze
Preferenze Marginalità
Marginalità
consumatore
consumatore categoria
categoria
Proposte
Proposte
Posizionamento
Posizionamento
PV
PVrispetto
rispetto
alalmercato
mercato
422
La segmentazione del mercato delle
merende PRODOTTI DA FORNO E CEREALI
1) La comunicazione di marketing
2) Le figure professionali nell’ambito della
pubblicità
424
Obiettivi della comunicazione
INFORMARE trasmissione di informazioni affinché coloro che sono
chiamati a prendere decisioni possano farlo al meglio.
425
Emittente ESPERIENZA (cultura, conoscenza, competenza)
♦ CREDIBILITA’
AFFIDABILITA’ (onestà, sincerità, coerenza, imparzialità)
426
Messaggio CONTENUTO
APPELLI EMOTIVI: riguardano la sfera dei sentimenti e delle emozioni; essi sono
antecedenti motivazionali del comportamento. In questo tipo di appelli si utilizzano tre
tipi di tattiche: stato d’animo positivo/negativo, humor, paura.
427
Messaggio (segue)
STRUTTURA
modalità di articolare, impostare, ideare un messaggio
APPELLI:
- unidimensionali: vengono presentati solo aspetti favorevoli dell’argomento; è usato (ed efficace) quando il
ricevente è ben disposto verso l’argomento proposto;
- bidimensionale: vengono presentati sia gli aspetti favorevoli sia quelli sfavorevoli; è usato (ed efficace)
quando il ricevente non è ben disposto rispetto all’argomento proposto e quindi esposto a
controargmentazioni.
QUANTITA’ DI INFORMAZIONI
- quante informazioni devo “comunicare” nel messaggio affinchè il mio ricevente lo assimili? (rischio del
sovraccarico)
428
Messaggio (segue)
RIPETIZIONE
- effetti di mera esposizione: semplice e ripetuta esposizione ad uno stesso stimolo;
- effetti intrastimolo: ripetizione nell’ambito dello stesso messaggio;
- effetti interstimolo: ripetizione del messaggio in diverse esposizioni/occasioni.
COMUNICAZIONE
- micro: volta a far apprendere sempre più informazioni al singolo ricevente;
- macro: volta a far apprendere l’informazione a più riceventi possibili.
429
Mezzo di comunicazione
MEZZO PERSONALE:
MEZZO IMPERSONALE:
430
Modello a due stadi
CONTATTO
CONTATTO PERSONALE
IMPERSONALE
431
Modello a due stadi (segue)
INNOVATORI
O
PI
MASS MEDIA LE ON NI PUBBLICO GENERICO
AD
ER
432
Ricevente
Il processo di comunicazione è influenzato da caratteristiche sue proprie, quali:
- personalità (es. una ridotta autostima o una fiducia verso il prossimo sono più facilmente
persuasibile);
- livello culturale;
- valori/pregiudizi;
- pazienza;
- ecc...
433
Modello probabilità di elaborazione -
ELM -
Motivazione a ricevere il messaggio
Capacità di elaborare il messaggio
COMUNICAZIONE PERSUASIVA
NO
Vi sono argomenti? NO Vi sono elementi secondari?
NON SI HA PERSUASIONE
SI NO SI
SI SFAVOFREVOLE SI
ATTEGGIAMENTO NEGATIVO
Com’è il bilancio delle argomentazioni? EFFETTO PERSUASIVO DEBOLE E
TEMPORANEO
FAVOFREVOLE
RISPOSTA COPING
APPRAISAL
EMOTIVA
435
Marketing mix management:
LA COMUNICAZIONE
436
Le figure professionali nell’ambito della
pubblicità
437
PARTE III
La Qualità nei servizi
438
Differenze tra prodotti e
servizi
PRODOTTO SERVIZIO
Tangibile Immateriale
Standardizzabile Eterogeneo
Magazzinabile Immagazinabile
Trasportabile Non trasferibile
Contatto indiretto produttore- Contatto diretto produttore-cliente
cliente
440
L’erogazione dei servizi
L’erogazione dei servizi da parte di
un’impresa si definisce nel modo seguente:
l’organizzazione sistematica e coerente
di tutti gli elementi, fisici e umani,
dell’interazione cliente-impresa, volta a
realizzare una prestazione di servizi di
cui sono state determinate le
caratteristiche commerciali e i livelli di
qualità
441
La progettazione del sistema di
servuction
Rigore nella progettazione
- definizione precisa del risultato da
raggiungere (vincoli economici)
- individuazione delle caratteristiche degli
elementi necessari per realizzare il servizio
- individuazione delle relazioni tra i diversi
elementi
Segmentazione della clientela
Definizione della capacità del sistema di
erogazione
442
Segmentazione della clientela
Identificazione di grandi gruppi di clienti con
bisogni omogenei
Scelta di uno di questi gruppi per specializzare
l’erogazione del servizio in funzione di esso
443
Capacità
Quante unità di servizio possono essere erogate in una unità
di tempo?
Quanti clienti possono essere serviti in un giorno?
Quanti clienti possono essere serviti contemporaneamente e a
quali condizioni?
444
Il La
problema della
fabbricazione e il qualità
consumo dei servizi sono
in genere simultanei e ciò elimina i
meccanismi di filtro della qualità che esistono
nell’industria. Non si può controllare la qualità
dei servizi e scartare quelli che non
raggiungono un certo standard prima di
immetterli sul mercato
445
La qualità del servizio va valutata rispetto a tre
dimensioni:
• Output: è il risultato dell’erogazione. La qualità del
servizio è relativa, può definirsi e esprimersi solo in
relazione a qualcosa (es. le attese del cliente. Di qui la
necessità di conoscere queste attese e di segmentare la
clientela)
• Elementi dell’erogazione: si esprime su due
dimensioni:
• qualità intrinseca di ognuno di essi preso singolarmente
• grado di coerenza reciproca e grado di adattamento al
servizio richiesto
• Processo di erogazione: è l’insieme delle interazioni
necessarie alla fabbricazione del servizio. La qualità si
esprime nella facilità delle interazioni, la loro efficacia,
la sequenza, il grado di adeguamento alle esigenze del
cliente
446
Il problema della misurazione
.
della qualità del servizio
447
La misurazione della qualità del servizio: un esempio
(Telecom Italia)
Indicatore Obiettivi
Tempo di fornitura 40gg (percentile 95%)
dell’allacciamento iniziale 90gg (percentile 99%)
80% di ordini completati entro data concordata con
cliente
449
L’approccio filosofico
450
L’approccio
fondato
La qualità è una variabile sul prodotto
precisa e misurabile che cambia a seconda del
prodotto considerato.
Differenze di qualità riflettono differenze nella quantità di alcuni ingredienti
o attributi posseduti da un prodotto (semplicistico, chi stabilisce quali
attributi considerare?)
Esempi
– Il gelato di qualità ha un maggiore contenuto di burro; l’auto di buona qualità ha una
cilindrata superiore, il tappeto di buona qualità ha più nodi al cm quadro, il diamante di
buona qualità ha meno imperfezioni, il servizio in camera di buona qualità è più rapido
(impiega meno tempo).
Corollari:
– Una qualità superiore può essere ottenuta solo ad un costo superiore
– La qualità è una caratteristica oggettiva che può essere valutata e misurata a
prescindere dalle preferenze e dalle esigenze del cliente del prodotto è
qualcosa di oggettivo e misurabile
451
L’approccio
fondato
La qualità è “negli occhi sull’utilizzatore
dell’utilizzatore”.
Si riconosce che clienti diversi hanno bisogni e preferenze diverse.
Essi considerano di maggior qualità ciò che più si avvicina alla loro
preferenza.
La qualità diventa un attributo soggettivo.
L’impresa dovrà combinare gli attributi del prodotto in modo tale da
condurre alla specifica soddisfazione del cliente (concetto di
idoneità all’uso)
Problemi:
– Non è facile aggregare le preferenze (cioè generalizzare il concetto di
qualità all’intero mercato)
– Max soddisfazione del cliente e max qualità sono concetti correlati ma
non necessariamente coincidenti. Un cliente può preferire un prodotto
pur sapendo che un altro è di qualità migliore
452
L’approccio
La qualità è “conformitàfondato
alle specifiche”.sulla
Una voltaproduzione
che una specifica è stata
definita, ogni scostamento indica una riduzione della qualità.
La qualità diventa un attributo oggettivo.
La qualità consiste nel realizzare le specifiche e nel Produrre nel modo
giusto la prima volta
L’attenzione è tutta rivolta a fattori interni, ma riconosce l’interesse del
consumatore alla qualità in termini di affidabilità e sicurezza
L’affidabilità è la dimensione temporale della qualità
Prevenzione della difettosità
Corollario
– L’accento è posto su due fasi: progettazione e produzione
La progettazione deve sviluppare l’affidabilità, la produzione pone l’enfasi
sul controllo statistico della qualità, ricordando che prevenire i difetti è meno
costoso che ripararli o eliminare gli scarti
453
L’approccio
Un prodotto di qualità èfondato
un prodotto chesul valore
consente:
– un determinato livello di prestazione ad un prezzo ragionevole
– la conformità ad un prezzo accettabile
La qualità è concepita in relazione al prezzo
La qualità consiste nel realizzare le specifiche e nel Produrre nel modo
giusto la prima volta
L’attenzione è tutta rivolta a fattori interni, ma riconosce l’interesse del
consumatore alla qualità in termini di affidabilità e sicurezza
L’affidabilità è la dimensione temporale della qualità
Prevenzione della difettosità
Corollario
– L’accento è posto su due fasi: progettazione e produzione
La progettazione deve sviluppare l’affidabilità, la produzione pone l’enfasi
sul controllo statistico della qualità, ricordando che prevenire i difetti è meno
costoso che ripararli o eliminare gli scarti
454
Un modello per l’analisi della qualità
del servizio
Comunicazioni
Comunicazioni
tramite
esterne
passa-parola verso i clienti
Scostamento 4
Esigenze
personali
i t neil c
os ett a
evi tt eff e
oi zi vr eS
i noi z ecr eP
i noi z at s er P
oi zi vr es l us
i d ehci fi c epS
Esperienza Scostamento 1
passata
456
Modello operativo per misurare (e migliorare continuamente) la qualità
del servizio
I vostri clienti hanno la percezione Continuare a
SI
che le vostre prestazioni soddisfino verificare le aspettative e le
o superino le loro aspettative? percezioni dei clienti
NO