s’innalza invece di abbassarsi; e una qualità è un difetto che ha saputo rendersi utile. (De Sade) VIZI: la storia I vizi capitali : Aristotele li definisce "gli abiti del male". I vizi derivano dalla ripetizione di azioni che formano nel soggetto che le compie una sorta di "abito" che lo inclina in una certa direzione. Nel medioevo i vizi sono visti come un'opposizione della volontà umana alla volontà divina. Nell‘Età dei lumi la differenza tra vizi e virtù perde importanza, poiché anche i vizi, come le virtù, concorrono allo sviluppo industriale, commerciale ed economico. I vizi diventano la manifestazione della "psicopatologia" dell'uomo. I vizi diventano quindi malattie dello spirito. SUPERBIA ಌ Sfoggio della propria superiorità sugli altri
Il superbo ostenta sicurezza e cultura
e sminuisce i meriti altrui. La sua posizione psicologica è però più complessa: non sempre è realmente convinto di possedere tutte le qualità che lui stesso si attribuisce. Teme delusioni e insuccessi perché rivelerebbero la triste verità che egli stesso sospetta, quella di essere in realtà un mediocre, un normodotato, di rientrare nella media. Nell’arte…..→ ACCIDIA ಌ la pigrizia, l'ozio, la poca voglia di fare, l'apatia, il disinteresse verso gli altri, verso se stessi, e verso la vita.
l'accidioso indugia voluttuosamente
nell'ozio e nell'errore. Sa quali siano i suoi impegni, ma pur di non assolverli, ne ridimensiona la portata, autoconvincendosi che si tratti di piccolezze e che rimandarle non comporti conseguenze gravi. Nell’arte…→ AVARIZIA ಌ mancanza di generosità, colui che è taccagno, ma in origine indicava la tendenza all'accumulo eccessivo ed ingiustificato, la tesaurizzazione.
L'avaro si sente un virtuoso e si
descrive con aggettivi delicati ed equilibrati: prudente, attento, oculato, parco. Nell’arte….→ LUSSURIA ಌ dedizione al piacere e al sesso La lussuria non è la semplice dedizione ai piaceri sensuali. Lussurioso è soprattutto chi si lascia rapire e cullare continuamente dalla fantasie sensuali. La lussuria diventa un vizio quando il costante volgersi del pensiero al desiderio impedisce il normale svolgimento delle incombenze quotidiane. INVIDIA ಌ desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o situazioni migliori delle proprie Per l'invidioso, la felicità altrui è fonte di personale frustrazione. Sminuisce i successi altrui e li attribuisce alla fortuna o al caso o sostiene che siano frutto di ingiustizia. GOLA ಌ abbandono e esagerazione nei piaceri della tavola Il peccato di gola non è la mera ingordigia o la smodata consumazione di cibo, ma il lusso alimentare, la predilezione per la cucina raffinata, la propensione a cibarsi esclusivamente di pietanze pregiate e costose. IRA ಌ il lasciarsi facilmente andare alla collera
L'ira non è l'occasionale
esplosione di rabbia: diventa un vizio in presenza di un'estrema suscettibilità che fa sì che anche la più trascurabile delle inezie sia capace di scatenare una furia selvaggia. LE VIRTU’ Virtù, è la abituale e salda capacità di un uomo di eccellere in qualcosa, di compiere un certo atto in maniera ottimale, letteralmente "modo perfetto d'essere". La virtù è anche la qualità di eccellenza morale sia per l'uomo sia per la donna. È detto virtù anche un tratto caratteriale positivo. LE VIRTU’ TEOLOGALI Per la teologia cristiana le virtù teologali sono quelle virtù che riguardano Dio, rendono l'uomo capace di vivere in relazione con la Trinità e fondano ed animano l'agire morale cristiano, vivificando le virtù cardinali. Di ricevono attraverso il Sacramento del Battesimo. FEDE La fede è la luce di Dio in noi; quanto più essa è pura e forte, tanto più lo conosceremo, lo ameremo, lo serviremo per rendergli grazie e glorificarlo con la nostra vita. La fede apre l'anima a nuovi orizzonti e la rende capace di pensare, di amare e di operare in modo nuovo. Chi crede, tende a Dio con tutto il proprio essere e considera il prossimo e gli eventi alla luce della fede. Credere è affidarsi, racchiudere la propria esistenza dentro la Parola di verità, di potenza, di grazia. La risposta di fede più bella e più gradita a Dio, è stata quella sbocciata dal cuore della Vergine di Nazareth, Maria. SPERANZA L'uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, aspira all'infinito e all'eterno. Dio soltanto può essere la sua felicità. La speranza ci aiuta a dare il giusto valore ai beni materiali, orientando le scelte della vita ai beni eterni, non fuggendo l'oggi, ma vivendolo in pienezza, per attuare, già su questa terra, le promesse del Regno. La virtù della speranza risponde all'aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; La speranza salvaguarda dallo scoraggiamento, sostiene in tutti i momenti di abbandono, dilata il cuore nell'attesa della beatitudine eterna. Lo slancio della speranza preserva dall'egoismo e conduce alla gioia della carità. La speranza cristiana si fonda sul fatto che il Signore Gesù ha vinto la morte e ci ha fatto partecipi della condizione di figli di Dio e eredi del Regno di Dio. CARITA’ "La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta." La carità è il dono più desiderabile, Dio si identifica in essa.La carità è il vincolo di perfezione, senza di essa anche le doti umane più ambite e le più prodigiose perderebbero di valore e non gioverebbero all'uomo. Dio è tutto amore, con tutto se stesso ama e vuole essere amato;perciò vorrebbe che i suoi figli fossero interamente trasformati in Lui per amore. "Come le perle sono tenute insieme dal filo, così le virtù dalla carità. E come se si rompe il filo, le perle cadono; così se viene meno la carità, le virtù si disperdono" (P.Pio) La carità, dunque, tra i doni infusi nel cuore degli uomini, agisce nel progresso della vita spirituale come il vento che, gonfiando le vele spiegate di un naviglio, lo spinge più agevolmente verso la meta. LE VIRTU’CARDINALI Le virtù morali cristiane si chiamano anche "virtù cardinali", nel senso che esse sono il cardine intorno a cui ruota la vita morale del credente. Attorno a esse si raggruppano tutte le altre virtù. Secondo il libro della Sapienza queste virtù basilari sono quattro: "la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza" (8,7). Ricordiamo che esse differiscono sostanzialmente dalle virtù teologali perché, mentre queste ultime si ricevono per infusione nell'atto di ricevere il battesimo, le quattro virtù morali crescono sotto l'influsso dello Spirito ma vengono acquisite per una decisione della volontà personale. PRUDENZA La prudenza è la virtù che dispone l'intelletto all'analisi accorta e circostanziata del mondo reale circostante e esorta la ragione a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene, scegliendo i mezzi adeguati per compierlo. È detta « auriga virtutum – cocchiere delle virtù »: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare. FORTEZZA La fortezza assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. La fortezza è la capacita di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino di perfezione, cioè di andar avanti ad ogni costo, senza lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà, dalla paura. La fortezza si oppone alla pusillanimità che, come insegna S. Tommaso, è il difetto di chi non raggiunge l'altezza delle proprie possibilità, cioè non si esprime nella pienezza delle sue potenzialità, fermandosi davanti agli ostacoli o accontentandosi di condurre un'esistenza mediocre. La fortezza. Dipinto di Sandro Botticelli, Galleria degli Uffizi, Firenze TEMPERANZA La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell'onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore. La temperanza è spesso lodata nell'Antico Testamento: « Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri ». Nel Nuovo Testamento è chiamata « moderazione » o « sobrietà ». Noi dobbiamo « vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo » Giotto, La Giustizia, 1306, Cappella degli Scrovegni, Padova GIUSTIZIA La giustizia è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata « virtù di religione ». La giustizia verso gli uomini dispone a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l'armonia che promuove l'equità nei confronti delle persone e del bene comune. L'uomo giusto, di cui spesso si fa parola nei Libri Sacri, si distingue per l'abituale dirittura dei propri pensieri e per la rettitudine della propria condotta verso il prossimo. « Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia ». « Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo ». Giotto, La Giustizia, 1306, Cappella degli Scrovegni, Padova
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