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Let monarchica
Lespansione romana
Conseguenze dellespansione romana
Tiberio Gracco
Caio Gracco
Gli Homines Novi
Il governo di Caio Giulio Cesare
ESPANSIONE NEL
LAZIO
V IV sec. a.C.
I Romani
sconfiggono i
Latini e stipulano
un patto di
alleanza, il foedus
cassianum
I Romani, alleati
con i Latini,
riescono ad
imporsi
GUERRE
SANNITICHE
1 Guerra Sannitica
343 - 341 a.C.
2 Guerra Sannitica
326 304 a.C.
Battaglia di Boiano
305 a.C.
3 Guerra Sannitica
298 290 a.C.
Battaglia di Sentino
(Umbria)
295 a.C.
Romani e Sanniti
si impegnano a
non sviluppare
politiche di
influenza su
Capua
Roma controlla
ormai tutta lItalia
centrale dal Mar
Tirreno
allAdriatico
Roma diventa
padrona
dellItalia centromeridionale, dalle
Marche fino alle
attuali Puglia e
Calabria
GUERRA CONTRO
TARANTO
280 272 a.C.
Battaglia di Eraclea
(Lucania)
Battaglia di Ascoli
Satriano (Puglia)
Pirro, re dellEpiro,
sconfigge i Romani
grazie allutilizzo
degli elefanti
Battaglia di Malevento
275 a.C.
I Romani riescono a
sconfiggere Pirro e
dopo la vittoria
rinominano la citt
Malevento in
Benevento
La Calabria e la
Puglia vengono
sottomesse a Roma
1 GUERRA PUNICA
264 241 a.C.
Battaglia di Milazzo
(Sicilia)
260 a.C.
Battaglia di Capo
Ecnomo
256 a.C.
Battaglia di Trapani
241 a.C.
Sicilia, Sardegna e
Corsica diventano
province romane.
Cartagine deve pagare
ingenti danni di guerra.
2 GUERRA PUNICA
218 - 202 a.C.
Nellultima battaglia a
Zama il console romano
Publio Cornelio
Scipione sconfigge
definitivamente
Annibale che si rifugia
in Siria. Dopo la guerra
Cartagine subisce
pesanti condizioni di
pace:
-Consegna di tutte le
navi da guerra a Roma;
-Pagamento di
unenorme indennit di
guerra;
-Divieto di fare guerra
senza il consenso
romano.
Roma conquista il
Mediterraneo
occidentale
3 GUERRA PUNICA
149 - 146 a.C.
GUERRE
MACEDONI
1 Guerra Macedone
215 205 a.C.
2 Guerra Macedone
200 197 a.C.
Filippo V di
Macedonia viene
sconfitto e
vengono stipulati
degli accordi con
Roma
Battaglia di Cinocefale
(Tessaglia)
3 Guerra Macedone
171 168 a.C.
Battaglia di Pidna
(Tessaglia)
GUERRA SIRIACA
191 189 a.C.
Battaglia delle
Termopili
191 a.C.
Battaglia di Magnesia
189 a.C.
Antioco III di
Siria, sconfitto
dal console Lucio
Cornelio
Scipione, cede
ampie aree a
Roma
Le conseguenze dellespansione
romana
SOCIALI
Nasce una grande classe
di nullatenenti
Aumentano i latifondi
Arriva un gran numero di
schiavi
Nasce una nuova classe
i cavalieri
POLITICHE-ECONOMICHE
Corruzione delle votazioni
popolari
Si generano 2 forze
politiche(Optimates,Popul
ares)
Nasce uneconomia di
tipo schiavile
Utilizzo di nuove tecniche
di coltivazione
Caio Gracco
Nel 123 a.C. Caio Gracco,fratello di Tiberio Gracco,fu eletto tribuno della
plebe.
Segu la strada tracciata dal fratello ma in modo pi razionale e radicale.
Con la sua riforma fece approvare quattro provvedimenti principali:
1.
Attribu pi potere ai cavalieri
2.
Distribu terra e grano al popolo affamato
3.
Raddoppi il numero dei senatori
4.
Allarg la cittadinanza agli italici
La sua riforma fall proprio per questo motivo. I
nullatenenti avevano paura che gli italici portassero
una nuova manodopera a Roma. Inoltre i cavalieri
non gradivano la concorrenza degli imprenditori
italici e cos il senato,che da sempre si opponeva a
Caio,non ebbe difficolt a isolarlo. Caio si far dare
la morte da uno schiavo nel 121 a.C
1.
2.
3.
4.
Caio Mario
Era un comandante
militare,divenne tribuno della
plebe nel 119 a.C.
Veniva da Arpino ed era di
origine plebea.
Nel 105 a.C. combatt contro
Giugurta,re della Numidia e lo
sconfisse grazie ad un nuovo
esercito. Aveva infatti
riorganizzato la vita militare
rendendo volontario
larruolamento e attribuendo le
spese dellarmatura allo Stato.
Al fianco di Silla sconfisse
Teutoni e Cimbri. La gloria di
Mario si esaurir nell86
a.C.,dopo la sconfitta da parte di
Silla
Silla
Era un uomo
aristocratico,appoggiava infatti gli
optimates.Nel 91 a.C. intraprese
una guerra contro i socii ma
venne sconfitto ed allarg la
cittadinanza agli italici. Nell86
a.C. si schier,insieme a
Crasso e Pompeo,contro i
populares guidati da Mario il
giovane,figlio di Caio Mario
.Sconfigge Mario e si fa eleggere
dittatore a vita.
Nel 79 a.C. si ritir a vita privata
e mor lanno succcessivo
Gneo Pompeo e
Marco Licinio Crasso
Pompeo,gi distintosi come
comandante al fianco di Silla,fu
inviato nel 76 a.C. in Spagna per
sedare una rivolta. Nel 73 a.C.
per,in Italia scoppi una grave
rivolta di schiavi,che riusc a
essere faticosamente domata da
Crasso,ricchissimo esponente
della classe dei cavalieri. Una
volta tornato in Italia allora
Pompeo decise di allearsi con
Crasso. Si autonominarono
consoli e smantellarono la riforma
di Silla,restituendo ai cavalieri il
potere e riformando il senato. Nel
63 a.C. Pompeo costretto a
lasciare lItalia e nascono
numerosi scontri tra Optimates
(Guidati da Cicerone e Catone) e
Populares (Guidati da Cesare e
Catilina)
Gneo Pompeo
Licinio Crasso
banchetti. I suoi li aveva acquistati con premi, gli avversari con manifestazioni di clemenza, insomma aveva
dato ad una citt, ch'era stata libera, l'abitudine di servire, in parte per timore, in parte per rassegnazione.
I suoi gusti nella sfera sessuale furono spesso motivo di pettegolezzo e canzonatura da parte sia dei suoi detrattori che
dei suoi stessi soldati. La sua fama di rubacuori a tutto campo veniva sintetizzata da Cicerone secondo cui egli era "il
marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti". Infatti, la pratica dell'omosessualit, molto diffusa in Oriente, era
guardata con sospetto a Roma, dove veniva considerata un atto di sottomissione di un uomo nei confronti di un altro
uomo.
LE IDI DI MARZO
Secondo la tradizione la morte di Cesare fu preceduta da un incredibile numero di presagi: da pi parti si ivdero
bruciare fuochi celesti, uccelli solitari giunsero nel foro e si udirono strani rumori notturni. Pochi giorni prima del
suo omicidio Cesare non era riuscito, mentre compiva un sacrificio, a trovare il cuore della vittima e il che
costituiva un presagio di malaugurio. Nello stesso periodo fu scoperta la tomba del fondatore di Capua, Capi, e
sulla lapide tombale vi fu trovata la scritta: Quando verranno scoperte le ossa di Capi, un discendente di Julio verr
assassinato per mano dei suoi consanguinei, e subito sar vendicato con grandi stragi e lutti.
Le mandrie di cavalli che Cesare aveva fatto liberare al momento del passaggio del Rubicone iniziarono a piangere
a dirotto, e uno scricciolo (che anche chiamato uccellino regale), che era entrato nella Curia di Pompeo (dove il
senato si riuniva dopo che la Curia era andata distrutta nell'incendio di cui sopra) portando un ramoscello d'alloro,
fu subito attaccato e ucciso da parecchi uccelli che sopraggiunsero all'istante. Alla vigilia dell'omicidio, Calpurnia,
la moglie di Cesare, donna del tutto priva di superstizioni religiose, fu sconvolta da sogni in cui la casa le crollava
addosso, e lei stessa teneva tra le braccia il marito ucciso. Lo stesso Cesare sogn di librarsi nell'etere, volando
sopra le nubi e stringendo la mano a Giove. Il giorno successivo, quello delle Idi di marzo, il 15 del mese,
Calpurnia preg dunque Cesare di restare in casa, ma quegli, che la sera prima aveva detto, a casa di Lepido, che
avrebbe preferito una morte improvvisa allo sfinimento della vecchiaia, sebbene si sentisse poco bene, fu convinto
dal congiurato Decimo Bruto Albino a recarsi comunque in senato, in quanto sarebbe sembrato sconveniente che
non salutasse neppure tutti i senatori che si erano riuniti per nominarlo, proprio quel giorno, re. Cesare, che poco
pi di un mese prima aveva imprudentemente deciso di congedare la scorta che sempre lo accompagnava, usc
dunque in strada, e qui fu avvicinato da un indovino, Artemidoro di Cnido, che gli consegn un libello in cui lo
ammoniva del pericolo che stava per rischiare. L'indovino si sincer che Cesare lo leggesse quanto prima, ma il
dittatore, che pi volte si apprest a farlo, non vi riusc per colpa della folla che lo circondava. Giunto alla Curia di
Pompeo, Cesare fu avvicinato da un aruspice di nome Spurinna, che lo aveva avvisato di guardarsi dalle Idi di
marzo: a questi il dittatore disse, con aria beffarda, che le Idi erano arrivate, ma lindovino gli rispose che non
erano ancora passate.
L ASSANINIO DI CESARE
Guerra tra
i Bruto,
appoggiat
o da
Ottaviano,
e Antonio
Antonio
sconfitto
si rifugia
da
Lepido
Appena
ventenne
Ottaviano si
candida come
console ma il
Senato si
oppone alla
Vittoria
Vittoriadei
deitriumviri
triumvirie e
suicidio
suicidiodei
deinemici
nemici
40a.c. PATTO DI
BRINDISI e
suddivisione di Roma
in 2 parti
Riforma politica
Emergono i cavalieri
PROVINCE
IMPERIALI
Instabili
Governate da ex Consoli
scelti dal Principe
Governatori poco
autonomi
Tributi incassati dal
Principe
Riforma economica
Sistema stradale
con efficacia di
un sistema
postale e
commerciale
Conio di monete
in oro, argento e
rame
Riforma esercito
19/08/14
19/08/14morte
morte
didiAugusto
Augusto
Non
Nonpi
piritorno
ritorno
alla
repubblica
alla repubblica
Dinastia
Giulio-Claudia
( 14-68 a.c.)
25 legioni
600 uomini a
tutela dei confini
25 anni di fermo,
10 per la
cavalleria
Ridimensionament
o della flotta
Politica interna
Stabilit
politica
Risanamento
economico
Tutela province
26 d.c. si
trasferisce a
Capri;
Roma
governata da
Seiano
Politica estera
Consolidamento
dei confini con
campagne militari
affidate a
Germano
Alla morte di
Germanico
Tiberio diviene
diffidente e
compie molti
omicidi
Caligola successore
di Tiberio
Si dimostra come un
despota feroce e
autoritario, radicalizza un
potere monarchico e
disconosce il Senato
Riforma politica
Agrippina
avvelena
Britannico,
erede al trono;
Nerone al
potere
(54 a.c.)
Principato di Nerone che affiancato da
consiglieri: Seneca, Burro, Agrippina
Senatori provinciali
Estensione della cittadinanza
romana
Nuove colonie per romanizzare le
provincie
Dopo aver
condannato sua
moglie Messalina
perch considerata di
facili costumi, sposa
la nipote Agrippina,
madre di Nerone.
Acquista autonomia
allontanando Seneca e
assassinando gli altri
Rinnovo
dellImpero per
una monarchia di
stampo orientale
Persecuzioni e
accuse contro i
cristiani
Legittimazione
del Senato
- Sicurezza
- Stabilit
- Risanamento
bilancio
Principato da elettivo
a ereditario per
diritto di sangue
Conquistata
Gerusalemm
e nel 70 d.c.
Vespasiano, primo
Imperatore non patrizio,
proviene dalla
cavalleria. Con la Lex de
imperi vespasiani
assume poteri speciali
Domiziano
si dimostra
autoritario
e dispotico.
Conflitto
con il
Senato
I periodo
II periodo
Clemente
Segue la
politica dei
predecessori
Marziale,
perch povero,
rimane alla sua
corte
assecondandol
o
Autoritario e
sospettoso,
duro contro
gli
oppositori
Allontana
gli
intellettuali
Imperatori
Nerva dal 96 al 98
Traiano 98-117: conquise militari,
opere pubbliche, risanamento
economia italiana.
Adriano 117-138: colto, sensibile ed
equilibrato. Fine conquiste militari e
riorganizzazione dello Stato.
Impero
dopo
Costantin
o
Impero ai
3 figli
che
lottano
per la
successio
ne
337
morte di
Costantin
o
353 muoiono
2 di loro e
Costanzo
prende il
potere
Unit
dellimpero
Conciliazione
con i Cristiani
Conflitto con i
Persiani
361 morte di
Costanzo
Giuliano, suo
successore nominato
Imperatore dal suo
esercito
Settimio Severo
Potenzia il ruolo delle province e riduce il valore della centralit romana
Caracalla
DIOCLEZIANO AL POTERE
(divisione dellimpero in 4 parti)
OCCIDENTE
-Massiminiano (Milano)
(Nicomedia)
-Costanzio Cloro (Treviri)
AUGUSTI
CESARI
ORIENTE
- Diocleziano
-Sirmio (Pannonia)
Diocleziano, salito al trono imperiale nel 284, attu una quadripartizione del
governo che fu chiamata Tetrarchia (governo di quattro).
LA RIFORMA AMMINISTRATIVA
Venne nominato un prefetto del pretorio per ogni area; questo aveva 3
funzioni:
Giudiziario
Mantenimento della corte
il senato perde
Mantenimento dellesercito
il potere
LA RIFORMA DELLESERCITO
interno dellimpero
Le insulae
Le terme
La tipica domus
romana risulta la
combinazione di un
antica casa italica
con una greca.
Essa,di pianta
rettangolare,
labitazione di
popolazioni
meridionali che
coinvolge la vita
allaperto.I vari e
particolari ambienti
sono tutti disposti
intorno a due aree
centrali da cui
ricevono aria e
luce. Solitamente
a un solo piano.
Si accede alla
Domus tramite
Un VESTIBULUM
Corridoio che
Porta direttamente
Allatrio.
Attorno allatrio si
aprono i
CUBICULA,stanze
da letto destinate
ai padroni
dellabitazione.
Il bagno generalmente
Era collocato accanto ai
CUBICULA e abbastanza
Illuminato.
Le domus dei
ricchi,spaziose,areat
e ed
igieniche,dotate di
acqua,sono forse le
pi comode che si
siano costruite fino
al sec XX. Ancora
oggi vengono fatti
scavi sui siti
archeologici e ci
che ritrovato ha un
inestimabile valore.
La insula Romana
La Insula Romana (Insulae),
le' il tipico esempio di casa
popolare, dove viveva la
grande massa della
popolazione.
Le insulae erano sorte nel IV
sec. a.C., in stridente
contrasto con le splendide
abitazioni signorili,
dall'esigenza di offrire
alloggio ad una in continua
crescita.
Le insulae sfruttavano infatti,
lo spazio in altezza che, nel
periodo imperiale, raggiunse
il sesto piano,
Le insulae divennero presto il
tipo di abitazione pi diffuso
a Roma. Questi palazzi a pi
piani, alti oltre venti metri,
erano divenuti cos numerosi
che Cicerone definiva Roma
una citt sospesa per aria.
L EDUCAZIONE DELLA
RAGAZZA
I padri romani erano molto affezionati alle loro figlie; davano loro nomignoli gentili quali Uccellino o Mammina.
Agli inizi della Repubblica, le figlie erano considerate effettivamente delle piccole madri: apprendevano a cucinare, a filare e a
tessere: Pi tardi, nelle famiglie tradizionaliste, le figlie continuavano a filare e a tessere; fierissimo, il padre faceva ammirare agli
amici la toga tessuta dalla figlia.
La figlia di una famiglia agiata era affidata alle cure di una nutrice greca che le raccontava le prime favole in lingua greca. La
ragazza doveva imparare a dipingere, poich la madre pensava che ci le sarebbe pi tardi servito nella scelta dei tappeti e dei
tendaggi per la sua casa. Imparava anche a cantare, a danzare e a suonare alcuni strumenti.
Se la famiglia non aveva precettore, a 6 anni la fanciulla veniva mandata a scuola per imparare a leggere e a scrivere. Verso i 10
anni veniva fidanzata dal padre o dal tutore, che le sceglievano il futuro sposo, a volte anche con laiuto di un sensale di
matrimoni. Il futuro sposo regalava alla fidanzata un anello di fidanzamento doro o di ferro su cui aveva fatto incidere due mani
che si stringevano. Il matrimonio avveniva alcuni anni dopo. Alla fine della Repubblica, essendo divenuto il divorzio un fatto assai
comune, non era difficile vedere uomini o donne che si sposavano quattro cinque o volte . Cesare si spos quattro volte;
Cicerone divorzi da sua moglie per sposare unereditiera pi giovane della figlia Tullia. Sua moglie per non si disper a lungo.
Si rispos infatti per ben due volte. Quando il matrimonio veniva celebrato religiosamente, la futura sposa portava sul capo un
velo arancione sormontato da una corona di fiori darancio. Dopo aver firmato il contratto di matrimonio, una matrona la
conduceva dal suo sposo. Anche presso i Romani, come presso i Greci, la sposa superava la soglia della casa fra le braccia del
marito.
Verso la fine della Repubblica, il matrimonio generalmente si limitava a una cerimonia civile. Lo sposo, davanti ai testimoni,
domandava alla sposa se voleva diventare "madre di famiglia": ella rispondeva di s e a sua volta domandava allo sposo se
voleva diventare " padre di famiglia": Dopo di che, essi erano legalmente marito e moglie. Bench la sposa potesse disporre
liberamente dei propri beni e della propria dote, in realt il capo di casa era sempre il marito. Ma secondo quanto diceva un
romano: "Noi governiamo il mondo, ma sono le nostre mogli a governare noi".
Non era cosa rara che una sposa dodicenne abbandonasse la casa paterna per stabilirsi nella propria, passando per cos dire
dalla balia alla vita pubblica. Altre donne si occupavano di politica, preparavano le campagne elettorali in occasione delle elezioni
e addirittura dipingevano frasi di incitamento sui muri delle case. Dopo le elezioni, iscrizioni del genere venivano cancellate con
una mano di calce. Avendo il Senato proposto un giorno una legge tendente a limitare i gioielli di propriet di una donna, una
matrona infuriata tenne nel Foro, il luogo delle pubbliche riunioni, un discorso cos violento che la legge fu subito abrogata. Negli
ultimi anni della Repubblica vi furono perfino avvocatesse che difendevano i loro clienti nei tribunali.
Durante lImpero, donne di nobili famiglie lottarono come gladiatori nellarena, parteciparono a incontri di lotta e guidarono carri
durante la caccia al cinghiale. La matrona romana formosa era ormai una figura del passato: le ragazze portavano busti fin
dallinfanzia . Quelle che non avevano forme snelle e aggraziate erano considerate "lottatrici". Tuttavia le matrone romane non
persero mai il oro coraggio. Quando limperatore Claudio ordin a Cecina Peto di uccidersi e questi esit per paura, la sua sposa
si pugnal, estrasse il pugnale dalla ferita e lo tese al marito dicendo:
" Non fa male, Peto": Sulla tomba delle loro spose i Romani facevano incidere epitaffi di questo genere: "Viandante, breve il
mio messaggio; arrestati leggi ! Questa pietra odiosa copre una bella donna".
Mentre nel mondo moderno labbigliamento della donna si distingue nettamente da quello delluomo, in Roma la differenza non
consisteva tanto nella foggia del vestire quanto piuttosto nei tessuti impiegati e nella variet dei colori. Anche le donne usano la
tunica, pi lunga di quella maschile; su di essa indossano la "stola" che la veste caratteristica della matrona romana, cos
come la toga il costume nazionale degli uomini.
La stola, che ha subito attraverso il tempo vari mutamenti a seconda della moda, una sopravveste molto ampia che scende
sino ai piedi; stretta in vita da una cintura (talvolta le cinture sono due, una pi alta e laltra sui fianchi) ed chiusa sul petto
da una fibbia, oppure sulle spalle da bottoni ornati di pietre preziose; le maniche possono essere lunghe o corte: nella parte
inferiore la stola ornata da una striscia di porpora o da una balza ricamata in oro.
Per uscire in pubblico, nei primi secoli dellet repubblicana le matrone usavano gettare sulla stola un mantello quadrato di
dimensioni piuttosto limitate, cui si va sostituendo, con il passar del tempo, la "palla" ossia un grande manto rettangolare che, a
differenza della toga maschile, copre entrambe le spalle; pu essere lungo fino ai piedi, ma generalmente scende fin sotto le
ginocchia. In pubblico la donna talvolta si copre la testa con un lembo della palla; nei tempi antichi lo faceva sempre, poich
alla lana ed al lino vanno sostituendosi nellet imperiale i tessuti misti: lana e cotone; cotone e lino, cotone e seta. Le donne
amano soprattutto le stoffe fini e leggere, come la seta che rappresenta il massimo delleleganza e della raffinatezza.
Anche nellambito dei colori vi una larga possibilit di scelta: abilissimi tintori hanno creato tutta una gamma di sfumature che
soddisfano qualsiasi esigenza.
I gioielli: ecco la grande passione delle donne romane! Un tempo, nei primi secoli della Repubblica, il lusso eccessivo delle
vesti e degli ornamenti era severamente riprovato dai Censori; allora lausterit e la semplicit caratterizzavano ancora la vita
del popolo romano. Poi vennero le grandi conquiste degli ultimi due secoli prima di Cristo e con le conquiste si oper una
profonda trasformazione materiale e morale nella vita e nei costumi dei cittadini: la ricchezza ed il lusso ebbero un enorme
incremento, le leggi che ogni tanto venivano emanate dal Senato per limitare le spese del vestiario, dei banchetti, degli
ornamenti, rimanevano senza alcuna efficacia pratica: nessuno si curava di osservarle.
Patrizi e grossi borghesi vanno a gara nel coprire di ornamenti preziosi le mogli e le figlie, per ostentare davanti a tutta la citt la
loro ricchezza ed il loro sfarzo; le donne, dal canto loro, si danno da fare per non rimanere indietro in questa competizione che
solletica la loro vanit: pretendono pietre sempre pi rare, le gemme pi costose e si mettono addosso interi patrimoni. E
naturalmente c chi esagera in questo sfoggio di gioielli e si trasforma in una specie di vetrina ambulante con risultati ridicoli.
La variet degli ornamenti femminili enorme: vi sono diademi di metallo prezioso, nastri ornati di gemme che si inseriscono
tra i capelli; spille e fibbie in oro e argento; anelli con pietre preziose che si portano
non solo alle dita delle mani, ma anche a quelle dei piedi o intorno alla caviglia; braccialetti in oro massiccio; collane di perle e
pendenti in smeraldo che adornano il collo ed il petto.
Fra gli orecchini sono di gran moda i "crotalia" e cio dei pendenti doppi che hanno allestremit una perla; quando la donna
cammina, producono un piacevole tintinnio.
Affinch i l quadro sia completo ricordiamo ancora alcuni accessori che una signora veramente elegante non dimentica mai
quando esce di casa: la borsetta, il ventaglio e lombrellino.
I ventagli non sono pieghevoli come i nostri, ma rigidi: sono fatti di piume di pavone dai brillanti colori, oppure di foglie di loto.
Nove giorni dopo la nascita, il padre dava al figlio un nome, poi gli poneva al collo un piccolo amuleto doro o di bronzo o di cuoio, chiamato bulla e destinato
a scacciare il " malocchio"; il ragazzi lo conservava fino alla maggior et.
Nei primi tempi della repubblica il ragazzo veniva allevato dalla madre o da una vecchia parente; in seguito se la sua famiglia poteva permetterselo, egli
veniva educato da una schiava greca apprendendo cosi a parlare il greco contemporaneamente al latino.
I suoi passatempi erano il gioco a mosca cieca, la trottola, il cavallo di legno, i trampoli.
Di solito era il padre che gli insegnava a leggere, scrivere nuotare e cavalcare.
Un padre ricco poteva servirsi di un liberto o comperare uno schiavo colto perch facesse da precettore al figlio; altrimenti a sette anni il ragazzo veniva
mandato a scuola.
Le lezioni non si svolgevano in un edificio apposito; il maestro stesso affittava una stanza in qualche retrobottega oppure faceva lezione sul tetto a terrazza di
una casa qualsiasi.
Chiunque poteva aprire una scuola purch naturalmente trovasse allievi paganti. Le lezioni cominciavano piuttosto presto. Il ragazzo usciva di casa prima
dellalba, rischiarandosi il cammino con una lanterna. Il povero portava da se stesso il sacco con le tavolette incerate e comperava per via un pezzo di pane
per la colazione; il ricco invece, si faceva accompagnare da uno schiavo che gli portava i libri. Il problema principale del maestro era quello di mantenere la
disciplina.
Se insegnava in una bottega, laula era separata dai rumori della strada soltanto da una tenda.
Linsegnante era spesso un liberto che aveva imparato a leggere e scrivere quando ancora era schiavo; ma poteva anche essere un ex lottatore oppure un
mimo, che i figli dei liberi cittadini non rispettavano minimamente.
Le lezioni duravano sei ore, con una pausa per la colazione a mezzogiorno . A volte invece di tornare a scuola dopo lintervallo gli allievi si intrufolavano nel
circolo per vedere le corse dei carri.
Durante la repubblica lanno scolastico contava pi di un centinaio di giorni festivi durante i quali la scuola era chiusa, senza tener conto naturalmente delle
vacanze estive.
Per cinque anni lallievo imparava a leggere a fare di conto (addizioni sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni fatte con laiuto di un abbaco).
Labbaco pi semplice era costituito da una scatola di sabbia con dischi metallici mobili.
Gli abbachi pi complicati, o pallottolieri, erano composti o di asticelle sulle quali si facevano scorrere alcune palline di legno colorate. Linsegnante stava
seduto su una sedia, mentre gli allievi sedevano su panche e tenevano sulle ginocchia le tavolette per scrivere. Incidevano le lettere sulla cera mediante una
cannuccia appuntita di ferro chiamata stylum (da cui e derivata la parola "stilografica"). Le lettere che essi tracciavano, erano praticamente identiche a quelle
in cui noi ci serviamo oggi.
A dodici anni il ragazzo iniziava lo studio, a casa o a scuola, della letteratura sotto la guida di un grammatico, generalmente greco, dellAsia o di Egitto.
Gli allievi dovevano arrivare a parlare, a leggere e a scrivere il greco correttamente come il latino.
I Romani si burlavano di quei grammatici che tenevano corsi di lezione su argomenti assurdi:
per esempio su quali fossero i canti delle sirene.
Nei primi tempi della Repubblica, il ragazzo diventava ufficialmente uomo a 17 anni.
Deponeva allora la "bulla" e la toga praetexta con un fregio rosso, per indossare la toga tutta bianca o toga virilis. Ormai era un cittadini che doveva prestare
servizio nellesercito.
Verso la fine della Repubblica e sotto lImpero, il ragazzo poteva a volte indossare la toga virilis gia a 14 anni senza per questo dover servire nellesercito.
Dopo aver rivestito la toga virile, il giovane studiava la filosofia e loratoria.
Alla fine della Repubblica si recava anche allestero: ad Atene ad Alessandria e Rodi.
Cesare Cicerone e il poeta Orazio studiarono allestero.
Pi tardi, ai tempi dellimpero il giovane poteva ricevere questa formazione "universitaria" anche nel suo paese, poich gli imperatori favorirono listruzione
superiore fondando nuove scuole e distribuendo borse di studio agli studenti poveri.
LABBIGLIAMENTO MASCHILE
Su di una specie di camicia di lino piuttosto corta e a diretto contatto con la pelle, il romano infila la "tunica", ossia una veste di lana
formata da due pezzi di stoffa cuciti insieme e tenuta stretta intorno al corpo da una cintura piuttosto bassa sui fianchi; la tunica cade in
modo ineguale: fin sul ginocchio davanti, un po pi lunga dietro. Le maniche o mancano del tutto o non arrivano allaltezza del gomito; solo
gli effeminati usano tuniche lunghe fino alla caviglia, senza cintura e con maniche fino ai polsi, il che considerato, almeno nellet
repubblicana e nei primi secoli dellImpero cosa assai riprovevole.
La tunica la veste che si indossa nellintimit della casa, in campagna, in provincia ; la veste che usa la gente che lavora, perch
semplice e pratica.
Quando fa freddo si mettono due o pi tuniche luna sullaltra.
Ornamento pi comune della tunica una striscia di porpora che serve a determinare lordine o la
classe sociale cui si appartiene: quella dei senatori molto larga, pi ridotta quella dei cavalieri.
Vi poi la tunica "palmata" adorna di splendidi ricami che indossano i generali vincitori durante il trionfo.
Il cittadino romano prima di uscire di casa si avvolge nella "toga": questo labito ufficiale dei romani, inseparabile da tutte le
manifestazioni della loro attivit civica.
La toga stata usata fin dai tempi antichissimi; essa costituisce il costume nazionale e distintivo dei romani.
La toga un manto di lana bianca pesante, tutto di un pezzo; le sue dimensioni e il modo con cui si avvolge intorno al corpo hanno subito
vari mutamenti attraverso i secoli.
Alle origini doveva essere una specie di coperta di forma quadrata che si gettava semplicemente sulle spalle; poi, con il passare del
tempo, quel manto fu tagliato in modo da permettere un drappeggio menu rudimentale.
Nellet di Augusto di moda una toga molto ampia tagliata a forma di ellisse, che avvolge il corpo con una sapiente drappeggiatura,
lasciando libero il braccio destro.
Mettersi addosso la toga in modo che cada bene, che avvolga armoniosamente il corpo, richiede una notevole abilit; chi pu si fa aiutare
da uno schiavo che ha provveduto fin dalla sera prima a preparare labito disponendo in ordine le pieghe; gli altri si arrangiano da soli, ma
talvolta non possono evitare che la toga, come dice Orazio, cada male, esponendo chi la porta ai commenti maligni del prossimo.
Bello e dignitoso questo abito, ma assai poco pratico: quando si cammina, quando si gesticola, quando ci si fa largo nelle vie e nelle
piazze formicolanti di gente, difficile mantenerlo composto ed in bellordine! E inoltre, quanti lavaggi sono necessari per conservare il suo
candore immacolato! La lana a furia di lavarla, si rovina
Poich la toga veramente poco pratica, non c da stupirsi se i Romani cercano di limitarne luso alle situazioni in cui strettamente
indispensabile e se, con il passare del tempo, vanno via via sostituendola con manti pi semplici e pi comodi, alcuni dei quali, si possono
indossare anche sulla toga, quando fa freddo. Cos, soprattutto nellet imperiale il cittadini romani comincia ad usare il "pallium", una
sopravveste pi corta, meno ampia della toga e che perci non impaccia i movimenti. Quando ci si mette in viaggio, o in citt quando fa
molto freddo, si indossa sopra la tunica una specie di blusa interamente chiusa davanti, fornita di cappuccio, che si infila passando la testa
attraverso una apertura centrale.
Quando il romano indossa la toga o esce in pubblico, porta i "calcei", stivaletti alti fin quasi al polpaccio che coprono interamente il piede;
neri sono i calcei dei senatori, rossi quelli dei patrizi generalmente i romani vanno a capo scoperto; solo quando si mettono in viaggio o a
teatro quando stanno lunghe ore fermi al sole, si riparano con un cappello di feltro a larghe tese annodato sotto il mento o sulla nuca che
si chiama "petasus".
Lunico ornamento che gli uomini usano sono gli anelli. Nellet imperiale si diffonde la consuetudine di portare anelli esclusivamente come
ornamento; certi tipi stravaganti giungono al punto di metterne uno ad ogni dito e persino parecchi allo stesso dito; altri pi bizzarri ancora
sfoggiano anelli "destate" e anelli "dinverno.
BARBA E CAPELLI
Prima di uscire di casa il cittadino romano dedica pochissimo tempo alla cura della propria persona: siccome al pomeriggio far il bagno alle
Terme, oppure in casa sua, al mattino si limita a lavarsi il viso e le mani nellacqua fresca. Cos, dopo che ha consumato una rapida colazione
consistente in cibi leggeri quali pane, formaggio, miele, datteri, pu uscire e dedicarsi alle sue occupazioni.
Nel corso della mattinata egli far certamente una sosta nella bottega del barbiere.
Nei tempi antichissimi, i Romani si lasciavano crescere liberamente barba e capelli.
Quando si diffuse linfluenza del mondo greco cominci a farsi sentire nei costumi e nelle usanze, si diffuse tra i Romani la consuetudine di
tagliarsi i capelli e radersi le guance. Soltanto in segno di lutto o in occasioni di calamit e sventure che colpivano la citt, i cittadini
tralasciavano per qualche tempo di tagliarsi capelli e barba.
I giovani aspettavano che la barba diventasse bella folta, allora si sottoponevano per la prima volta allopera del barbiere e lavvenimento
veniva festeggiato in modo solenne. Assumeva infatti il carattere di una cerimonia sacra: la barba deposta in una pisside doro, di vetro, o in
un vaso di semplice fattura veniva offerta come primizia agli dei; in casa del giovane si faceva gran festa, si invitavano gli amici si
scambiavano doni.
La bottega di un barbiere dallalba fino alle prime ore del pomeriggio un continuo via vai di gente:
chi si siede sulle panche che circondano la bottega, chi si rimira negli specchi appesi al muro, chi si ferma ad oziare, a pettegolare, a
raccontare le ultime novit.
Allinterno avvolto in un accappatoio di mussola o di lino, oppure protetto da un asciugamano intorno al collo, sta il cliente di turno seduto su
di uno sgabello; intorno a lui si affaccendano il barbiere e i suoi aiutanti.
Gli strumenti che vediamo nelle loro mani(forbici e rasoio) ci danno unidea della difficolt dellimpresa.
Poich nessuna testimonianza accenna ad una qualche operazione preliminare per lubrificare la pelle con olio o con altre sostanze emollienti,
probabile che il barbiere si limitasse a passare sul viso del cliente un po dacqua, prima di cominciare il suo lavoro.
Chi non aveva il tempo di far lunghe sedute dal barbiere poteva ricorrere ad un altro sistema: si faceva strofinare la faccia con uno dei tanti
linimenti depilatori. Si tratta di unguenti a base di resina e di pece, oppure di grasso dasino o fiele di capra, o sangue di pipistrello, bava di
rana, polvere di vipera
Sulla loro efficacia non possiamo pronunciarci, sappiamo soltanto che lautore consiglia in ogni caso di far ricorso anche alle pinzette per
strappare i peli ribelli della barba: i due sistemi combinati
Insieme dovevano pur dare qualche risultato ed erano probabilmente preferibili al supplizio del rasoio. Ognuno si arrangiava come poteva; vi
era persino chi usava in una sola volta, sulla propria faccia, tutti e tre gli strumenti del barbiere: forbici rasoio e pinzette.
Il barbiere ha anche il compito di tagliare o arricciare i capelli; la grande maggioranza dei romani usa portarli n troppo lunghi, n troppo corti;
solo la gente di campagna e gli schiavi di fatica si fanno rasare; gli schiavi di lusso ed i giovinetti liberi portano lunghi capelli ondulati sulle
spalle.
Naturalmente accanto ai comuni mortali che si accontentano di un taglio e di un colpo di pettine non mancano nella variopinta societ romana
quelli che noi oggi chiameremmo "gag": bellimbusti dalle chiome arricciate e abbondantemente profumate con oli e balsami vari.
Il barbiere deve cercare di accontentare sempre il cliente: gli elegantoni vogliono la pettinatura allultima moda; coloro che hanno i capelli grigi
e bianchi vogliono illudersi di essere ancora giovani e allora bisogna ricorrere alla tintura; quelli che sono calvi o quasi calvi, devono essere
aiutati a nascondere i danni che il tempo ha provocato, con risultati talvolta piuttosto ridicoli.
Quello del barbiere un mestiere assai redditizio; chi particolarmente abile pu arricchire facilmente, come ci dimostrano gli accenni nelle
opere di Marziale e di Giovenale alla rapida ascesa di tanti barbieri, divenuti ricchi proprietari di fondi, o entrati nellordine dei cavalieri.
CIBI E BEVANDE
Due erano i pasti principali dei romani antichi .Il prandium e la cena.
anche dopo poco il risveglio si mangiava qualcosa, generalmente
pane, frutta secca e formaggio, ma questa prima colazione non era
di tutti. Cera chi beveva soltanto una ciotola di latte. I cibi
fondamentali erano ottenuti dai cereali e dai vegetali, per quanto
riguarda la generalit della popolazione, che faceva poco uso di
carne se non in particolari occasioni. La base della nutrizione era
una pappa di cereali bolliti , farro o miglio o semola. Frequente era
anche luso di pane bollito insieme ai vegetali. Chi poteva
permetterselo, aggiungeva a questa pappa uova, formaggio o miele,
ottenendo, cosi, la cosiddetta puls punica. Col nome di polenta si
indicava lorzo bollito, se tale orzo gi molle veniva allungato con
miele e un po dacqua si otteneva la tisana, una bevanda
rinfrescante, altrettanto medicamentoso era il decotto di riso trattato
con miele, che per veniva preparato raramente, poich il riso era
importato dallIndia e costava un occhio.
INSEGNAMENTO
Alunni:
Cacciatore Gabriele
Cacciatore Marta
Calosso Ilaria
Cataldi Davide
Cavalera Michele
Degli Angeli Federica
De Matteis Chiara
Ligetta Gabriele
Mariello Massimo
Reho Alberto
Sabato Paola
Solida Davide
Trianni Erika
Troisi Daniela